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Home » 8 marzo » Prato, le storie delle donne che sono d’esempio

Prato, le storie delle donne che sono d’esempio

Azzurro Donna promuove "Dieci (più due) ragazze per noi, donne pratesi". Sarà presente anche la deputata Erica Mazzetti

Redazione
5 Marzo 2023
La deputata Erica Mazzetti (Facebook)

La deputata Erica Mazzetti (Facebook)

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Donne con ruoli importanti declinati in tanti mondi diversi, donne che hanno tanto da raccontare. Saranno le protagoniste di un appuntamento organizzato da Azzurro Donna, venerdì 10 marzo alle 18 all’ex chiesa di San Giovanni di Prato. Un modo di festeggiare l’8 marzo con gli esempi, con le storie di chi si spende per la città.

Francesca Ranaldi, coordinatrice del centro antiviolenza La Nara di Prato
Francesca Ranaldi, coordinatrice del centro antiviolenza La Nara di Prato

“Dieci (più due) ragazze per noi, donne pratesi” è il titolo dell’iniziativa ideata dalle coordinatrici regionale e provinciale, Rita Pieri e Marianna Baldi. Un viaggio “nei superpoteri” delle donne tra lavoro, famiglia, vocazioni e impegno per Prato. Sul palco ci saranno la presidente della Fondazione Cassa di risparmio e già sovrintendente dei beni archivistici toscani Diana Toccafondi, ma anche Elvira Trentini, imprenditrice, arrivata a Prato dopo l’esodo dall’Istria, una vita a fianco di un’altra grande donna, Roberta Betti, con la quale ha condiviso la straordinaria battaglia per il Politeama. Ci sarà anche Beatrice Magnolfi, guida tenace e competente del nostro teatro dopo la scomparsa di Roberta, dopo essere stata parlamentare e sottosegretaria nel governo Prodi. Presente, poi, Qiuxiu Hua, arrivata a Prato dalla Cina dopo la laurea, che ha deciso di far conoscere la cultura vera del té, aprendo Zenté in via Respighi, un negozio – salone con té preziosi e originali, e un’altra imprenditrice del commercio, Sandra Coppini, che con la sorella Valeria gestisce lo storico negozio di piazza Ciardi, piazza non facile, da tanti punti di vista.

Qiuxiu Hua, imprenditrice pratese
Qiuxiu Hua, imprenditrice pratese

All’evento ci saranno Madre Paola Collotto, un luminoso esempio di lavoro nel sociale e nel volontariato, Paola Bini, la battagliera presidente della Croce Rossa, e Giovannella Pitigliani, con il suo infaticabile impegno nella lotta ai tumori. Ci saranno la presidente del Pin Daniela Toccafondi, la deputata Erica Mazzetti e Francesca Ranaldi, responsabile del Centro antiviolenza La Nara, punto di riferimento indispensabile per tante donne che dagli uomini subiscono violenza.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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