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Home » 8 marzo » Differenza di genere, anche tra le mura di casa non c’è parità

Differenza di genere, anche tra le mura di casa non c’è parità

Secondo un’indagine "Taskrabbit", alle donne spettano i lavori domestici ma per riparare un tubo o un guasto elettrico meglio se interviene un uomo

Maurizio Costanzo
3 Marzo 2023
I lavori domestici sono ancora una prerogativa delle donne

I lavori domestici sono ancora una prerogativa delle donne

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L’Italia non sembra essere (ancora) un Paese per donne, e l’equità di genere è ancora lontana non solo nel mondo del lavoro, ma anche in casa. Certo, importanti passi in avanti sono stati fatti, e molte professioni tipicamente maschili hanno aperto le porte all’universo femminile: oggi abbiamo donne astronaute, nell’esercito, che guidano taxi e mezzi pesanti, persino gondoliere, che hanno sbriciolato dopo nove secoli di dominio ininterrotto il feudo maschile della voga. Eppure i pregiudizi resistono, anche (e soprattutto) tra le mura di casa e i piccoli lavori domestici. Non solo il gender gap si fa sentire in ufficio, dove le professioniste risultano essere pagate meno rispetto ai colleghi uomini, avere meno possibilità di carriera e ricevere giudizi più severi. Anche nelle incombenze e nei piccoli problemi quotidiani, come i guasti casalinghi, lavori manuali come il montaggio di mobili, e lavori specifici come idraulico, elettricista, muratore e falegname, i pregiudizi di genere esistono eccome. È quanto emerge da un’indagine “Taskrabbit”, dalla quale è risultato che 3 uomini su 10 si fiderebbero poco o per niente di una donna per riparare un tubo o un guasto elettrico. Peccato però che siano pronti a diffidare e prontissimi a giudicare mogli e compagne, ma alquanto restii a rimboccarsi le maniche per aiutarle concretamente.

Nonostante l’84% degli italiani sia convinto che gli uomini e le donne possano svolgere gli stessi lavori, di fronte alle attività domestiche, invece, sembra che la differenza di genere si faccia ancora sentire
Nonostante l’84% degli italiani sia convinto che gli uomini e le donne possano svolgere gli stessi lavori, di fronte alle attività domestiche, invece, sembra che la differenza di genere si faccia ancora sentire

Pulire casa, riordinare e stirare: la (non) equità di genere in casa

Gli uomini e le donne possono svolgere gli stessi lavori: l’84% degli italiani ne è convinto, almeno a parole. Eppure, di fronte alle attività domestiche, sembra che la differenza di genere sia preponderante. Non sorprende quindi che i nostri connazionali si fiderebbero più di una donna che di un uomo per pulire la casa (77% vs 41%), per riordinare i vestiti nell’armadio (79% vs 39%) e per stirare (76% vs 36%). È questa la fotografia scattata da Taskrabbit, il network globale che mette in contatto chi ha bisogno di una mano per lavori dentro e fuori casa con tasker competenti e affidabili, in occasione della Giornata Internazionale della donna.

Elettriciste, idrauliche, falegname: non sono lavori per donne

Una cosa è pure e prendersi cura della casa, altra cosa è la manutenzione delle mura domestiche. Qui gli stereotipi di genere vengono confermati eccome, anche se si riparare una lampada che si è fulminata. I dati parlano chiaro: gli italiani ripongono più fiducia in un uomo che in una donna per riparare un guasto elettrico, con la metà (49%) degli intervistati che si fiderebbe ciecamente di un uomo e il 37% di una donna, per sistemare un tubo che perde (50% vs 39%) e per i lavori di falegnameria (51% vs 39%). Al contrario, il 29% degli uomini si fiderebbe poco o niente di una donna per riparare un guasto elettrico, il 27% non farebbe aggiustare un tubo che perde a una donna e il 24% metterebbe in dubbio il risultato di un lavoro di falegnameria se a farlo fosse una donna.

Queste percezioni, seppure in proporzione minore, vengono condivise anche dalle donne stesse: il 22% di loro non si fiderebbe di una persona dello stesso genere per le riparazioni elettriche, il 18% non pensa che le donne siano in grado di aggiustare un tubo che perde e il 17% non sarebbe sicura del risultato di un lavoro di falegnameria se a farlo fosse una donna. La visione femminile cambia se queste attività, invece, venissero svolte da un uomo: solo 1 donna su 10 si fiderebbe poco o per niente del risultato di un lavoro all’impianto elettrico o idraulico se eseguito da un uomo, percentuale che scende all’8% per i lavori di falegnameria.

Secondo un’indagine Taskrabbit, 3 uomini su 10 si fiderebbero poco o per niente di una donna per riparare un tubo o un guasto elettricoQuando i partner non aiutano ma… giudicano

Il 60% delle italiane dichiara di essersene occupata senza l’ausilio di altre persone, rispetto al 54% degli uomini. Il 46% degli intervistati si fiderebbe ciecamente di una donna per spostare scatoloni per un trasloco, percentuale che sale al 63% se a svolgere questa attività fosse un uomo. Eppure il 63% delle intervistate ha affermato di lavare da sola la propria auto, il 42% di montare in autonomia i mobili, il 19% di riparare i tubi quando perdono acqua, il 13% di fare lavori di falegnameria e il 9% di riparare i guasti all’impianto elettrico. Oltre a queste attività considerate ancora atipiche per le donne, il 91% delle intervistate sostiene di occuparsi regolarmente della pulizia della casa (contro il 61% degli uomini), il 90% della spesa (73% uomini), l’87% di riordinare i capi nell’armadio (55% uomini), l’85% di lavare i vetri (54% uomini) e il 79% di stirare (35% uomini).

Taskrabbit, un programma di mentorship per abbattere gli stereotipi

Proprio per accrescere la consapevolezza delle donne nelle proprie capacità e per scardinare gli stereotipi di genere, Taskrabbit ha lanciato un mentorship program per le nuove tasker iscritte alla piattaforma, in cui le mentori saranno proprio le tasker che in questi anni sono state particolarmente attive nei lavori di riparazione e montaggio mobili. “Siamo lieti di lanciare un mentorship program per riaccendere la fiducia delle donne nelle proprie potenzialità. L’anno scorso in Italia abbiamo notato che il 60% delle persone che hanno visitato la piattaforma per iscriversi come tasker erano donne” ha dichiarato Begüm Zarmann, Managing Director di Taskrabbit Europe. Taskrabbit è il network globale che mette in contatto chi ha bisogno di una mano per lavori dentro e fuori casa con tasker competenti e affidabili. Offre ai suoi clienti più di 40 categorie di servizi che spaziano dal montaggio e assemblaggio mobili al giardinaggio, da una mano per i traslochi a piccoli interventi di manutenzione della casa. “Quando si parla di pregiudizi – ha aggiunto Zarmann – c’è ancora molto lavoro da fare e la nostra iniziativa è solo un piccolo passo nella lotta contro gli stereotipi, ma i piccoli passi sono necessari per avviare un movimento più grande”.

Cucinare e lavare: le donne italiane sono le più indaffarate d’Europa

Nonostante qualche progresso, è nelle case italiane che rimane la maggiore differenza di genere nei lavori domestici rispetto al resto del mondo occidentale. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista “Demographic Research”, su 19 Paesi nelle case italiane in media le donne passano più di tre ore in più a settimana a lavare e cucinare rispetto ai partner, un gap che per esempio in Canada è di appena un’ora. Lo studio dell’università di Oxford ha analizzato le ricerche fatte sul tema negli ultimi 50 anni. Italia e Spagna, spiegano gli autori, sono i Paesi con la maggiore differenza, anche se questa si sta riducendo. Se nel 1980 nel nostro Paese il gap era di quattro ore, in quarant’anni c’è stata una riduzione del 25%, e un trend simile è stato visto nelle case spagnole.

Le donne tradizionalmente si sobbarcano un carico di lavori domestici maggiore rispetto agli uomini
Le donne tradizionalmente si sobbarcano un carico di lavori domestici maggiore rispetto agli uomini

Faccende domestiche: 38 minuti per gli uomini, oltre 3 ore per le donne

In Italia nel 1980 l’uomo passava appena 17 minuti nelle faccende domestiche, mentre nel 2008, ultimo anno disponibile, erano cresciuti a 38, mentre per la donna erano 221. Nei Paesi del nord Europa e del nord America, che ovviamente svettano invece per virtuosità, il trend della diminuzione è più lento, con Canada, Usa e Finlandia poco sopra i 60 minuti a settimana di differenza che negli ultimi anni sono rimasti costanti. Un canadese, per esempio, nel 2010 passava 55 minuti nelle faccende, contro i 119 della propria compagna. “La ricerca ha trovato che i Paesi esaminati si muovono nella direzione della parità tra i generi – scrivono -. Ma ci sono dei limiti a quello che si può raggiungere senza cambiare le politiche sociali, l’atteggiamento di datori di lavoro e manager e le convinzioni culturali su quali siano i ruoli maschili e femminili nella società”.

Gestione economica, quando nelle spese di casa decidono gli uomini

Il potere decisionale delle donne in famiglia, in molti casi, è inferiore a quello guadagnato a livello professionale e a ciò si somma il maggior carico di lavoro domestico che le donne tradizionalmente ancora si sobbarcano rispetto al proprio partner. Lavoratrici e madri, una doppia condizione che penalizza anche il tempo da dedicare alle proprie passioni che risulta estremamente assottigliato. Questi sono solo alcuni degli aspetti emersi dalla survey LEI (Lavoro, Equità, Inclusione) condotta da Fondazione Libellula, per conoscere lo stato di soddisfazione delle donne in ambito domestico, e che ha coinvolto oltre 4.300 lavoratrici tra impiegate, operaie, dirigenti e libere professioniste da tutta Italia. Un quadro davvero variegato che restituisce un comune stato d’insoddisfazione dovuto allo squilibrio nelle mansioni casalinghe e al basso potere nelle scelte finanziarie: 3 donne su 4 (76%) infatti non sono felici di come viene suddiviso il carico di lavoro con il partner e solamente una donna su 10 (9,3%) risulta la principale responsabile dell’indirizzo economico della famiglia. Oltre al problema dello squilibrio nelle mansioni viene evidenziato anche il tema del basso potere decisionale per le questioni economiche. Solo nel 9,3% dei casi le donne sono le principali responsabili delle decisioni finanziarie della famiglia prese nella stragrande maggioranza dagli uomini. La gestione economica condivisa con il partner è nella maggior parte dei casi focalizzata sulla gestione ordinaria a breve termine.

Gestione di figli e cure ai familiari: una donna su due se ne occupa da sola

Non bisogna dimenticare che la stessa frustrazione riguarda anche la gestione dei figli, infatti nell’indagine LEI una donna su 2 afferma di occuparsene senza alcun supporto dal partner. Quando le mamme non sono coinvolte in modo esclusivo, altre figure di accudimento come nonni/e o baby-sitter sono più frequenti della situazione in cui sia il partner ad occuparsene prevalentemente in prima persona. Sono appena il 2% i casi in cui è l’uomo ad occuparsi esclusivamente dei figli, contro l’8% rappresentato dalle altre figure. Ma non è tutto: le donne intervistate affermano di utilizzare più dell’80% del loro tempo per lavoro, spostamenti e attività di cura, domestiche e familiari. Ne consegue uno spazio ridotto per altre attività come sport, iniziative culturali e volontariato, che ne limitano la dimensione individuale, il tempo per sé e l’impatto sulla comunità.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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Nonostante l’84% degli italiani sia convinto che gli uomini e le donne possano svolgere gli stessi lavori, di fronte alle attività domestiche, invece, sembra che la differenza di genere si faccia ancora sentire
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Gli uomini e le donne possono svolgere gli stessi lavori: l’84% degli italiani ne è convinto, almeno a parole. Eppure, di fronte alle attività domestiche, sembra che la differenza di genere sia preponderante. Non sorprende quindi che i nostri connazionali si fiderebbero più di una donna che di un uomo per pulire la casa (77% vs 41%), per riordinare i vestiti nell’armadio (79% vs 39%) e per stirare (76% vs 36%). È questa la fotografia scattata da Taskrabbit, il network globale che mette in contatto chi ha bisogno di una mano per lavori dentro e fuori casa con tasker competenti e affidabili, in occasione della Giornata Internazionale della donna.

Elettriciste, idrauliche, falegname: non sono lavori per donne

Una cosa è pure e prendersi cura della casa, altra cosa è la manutenzione delle mura domestiche. Qui gli stereotipi di genere vengono confermati eccome, anche se si riparare una lampada che si è fulminata. I dati parlano chiaro: gli italiani ripongono più fiducia in un uomo che in una donna per riparare un guasto elettrico, con la metà (49%) degli intervistati che si fiderebbe ciecamente di un uomo e il 37% di una donna, per sistemare un tubo che perde (50% vs 39%) e per i lavori di falegnameria (51% vs 39%). Al contrario, il 29% degli uomini si fiderebbe poco o niente di una donna per riparare un guasto elettrico, il 27% non farebbe aggiustare un tubo che perde a una donna e il 24% metterebbe in dubbio il risultato di un lavoro di falegnameria se a farlo fosse una donna. Queste percezioni, seppure in proporzione minore, vengono condivise anche dalle donne stesse: il 22% di loro non si fiderebbe di una persona dello stesso genere per le riparazioni elettriche, il 18% non pensa che le donne siano in grado di aggiustare un tubo che perde e il 17% non sarebbe sicura del risultato di un lavoro di falegnameria se a farlo fosse una donna. La visione femminile cambia se queste attività, invece, venissero svolte da un uomo: solo 1 donna su 10 si fiderebbe poco o per niente del risultato di un lavoro all’impianto elettrico o idraulico se eseguito da un uomo, percentuale che scende all’8% per i lavori di falegnameria.

Secondo un’indagine Taskrabbit, 3 uomini su 10 si fiderebbero poco o per niente di una donna per riparare un tubo o un guasto elettricoQuando i partner non aiutano ma… giudicano

Il 60% delle italiane dichiara di essersene occupata senza l’ausilio di altre persone, rispetto al 54% degli uomini. Il 46% degli intervistati si fiderebbe ciecamente di una donna per spostare scatoloni per un trasloco, percentuale che sale al 63% se a svolgere questa attività fosse un uomo. Eppure il 63% delle intervistate ha affermato di lavare da sola la propria auto, il 42% di montare in autonomia i mobili, il 19% di riparare i tubi quando perdono acqua, il 13% di fare lavori di falegnameria e il 9% di riparare i guasti all’impianto elettrico. Oltre a queste attività considerate ancora atipiche per le donne, il 91% delle intervistate sostiene di occuparsi regolarmente della pulizia della casa (contro il 61% degli uomini), il 90% della spesa (73% uomini), l’87% di riordinare i capi nell’armadio (55% uomini), l’85% di lavare i vetri (54% uomini) e il 79% di stirare (35% uomini).

Taskrabbit, un programma di mentorship per abbattere gli stereotipi

Proprio per accrescere la consapevolezza delle donne nelle proprie capacità e per scardinare gli stereotipi di genere, Taskrabbit ha lanciato un mentorship program per le nuove tasker iscritte alla piattaforma, in cui le mentori saranno proprio le tasker che in questi anni sono state particolarmente attive nei lavori di riparazione e montaggio mobili. “Siamo lieti di lanciare un mentorship program per riaccendere la fiducia delle donne nelle proprie potenzialità. L'anno scorso in Italia abbiamo notato che il 60% delle persone che hanno visitato la piattaforma per iscriversi come tasker erano donne” ha dichiarato Begüm Zarmann, Managing Director di Taskrabbit Europe. Taskrabbit è il network globale che mette in contatto chi ha bisogno di una mano per lavori dentro e fuori casa con tasker competenti e affidabili. Offre ai suoi clienti più di 40 categorie di servizi che spaziano dal montaggio e assemblaggio mobili al giardinaggio, da una mano per i traslochi a piccoli interventi di manutenzione della casa. “Quando si parla di pregiudizi - ha aggiunto Zarmann - c'è ancora molto lavoro da fare e la nostra iniziativa è solo un piccolo passo nella lotta contro gli stereotipi, ma i piccoli passi sono necessari per avviare un movimento più grande”.

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Le donne tradizionalmente si sobbarcano un carico di lavori domestici maggiore rispetto agli uomini

Faccende domestiche: 38 minuti per gli uomini, oltre 3 ore per le donne

In Italia nel 1980 l'uomo passava appena 17 minuti nelle faccende domestiche, mentre nel 2008, ultimo anno disponibile, erano cresciuti a 38, mentre per la donna erano 221. Nei Paesi del nord Europa e del nord America, che ovviamente svettano invece per virtuosità, il trend della diminuzione è più lento, con Canada, Usa e Finlandia poco sopra i 60 minuti a settimana di differenza che negli ultimi anni sono rimasti costanti. Un canadese, per esempio, nel 2010 passava 55 minuti nelle faccende, contro i 119 della propria compagna. "La ricerca ha trovato che i Paesi esaminati si muovono nella direzione della parità tra i generi - scrivono -. Ma ci sono dei limiti a quello che si può raggiungere senza cambiare le politiche sociali, l'atteggiamento di datori di lavoro e manager e le convinzioni culturali su quali siano i ruoli maschili e femminili nella società".

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