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Home » 8 marzo » In Italia il digitale è donna. Ma pesa il gender gap

In Italia il digitale è donna. Ma pesa il gender gap

Nel triennio 2017-2019 le imprese femminili operanti nel terziario che hanno investito in tecnologie informatiche sono l’8,5%

Maurizio Costanzo
9 Marzo 2023
Anna Lapini, presidente di Terziario Donna Confcommercio

Anna Lapini, presidente di Terziario Donna Confcommercio

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In Italia il digitale è donna, ma sulle imprese pesa il gender gap. Nel triennio 2017-2019 le imprese femminili operanti nel terziario che hanno investito nel digitale sono l’8,5% (percentuale simile alle imprese maschili), ma salgono al 13,7% nel periodo del Covid-19 contro il 14,0% delle maschili, per poi diminuire leggermente al 13% nel triennio 2022-24 (18,3% le maschili). Sono questi i dati principali di una ricerca, condotta da Terziario Donna Confcommercio in collaborazione all’Istituto Tagliacarne, i cui risultati sono stati presentata a Cosenza in occasione del convegno “Digitalizzate e connesse con il futuro”.

“Solo l’8% delle imprese femminili del terziario – viene esplicitato nella ricerca – prevede di investire nel triennio 2022-24 nella duplice transizione (sia tecnologie digitali sia green) e un ulteriore 5% delle imprese investirà solo nelle tecnologie digitali. Ma c’è anche chi non effettuerà transizioni: il 48% delle imprese non investirà nel 2022-24 né in tecnologie digitali né in sostenibilità ambientale”. Per quasi la metà delle imprese femminili intervistate, la crisi da Covid-19 ha avuto effetti sulla decisione di investire in soluzioni digitali e sull’ammontare degli investimenti a esse dedicate (contro il 38% delle maschili). Di contro, per poco più di un terzo delle imprese le decisioni in tema di investimenti digitali sono state prese a prescindere dalla crisi. Il 69% circa delle imprese femminili ha potenziato l’utilizzo dei social media e il 43% circa ha migliorato la propria “vetrina” digitale. Le imprese femminili rispetto a quelle maschili investono meno nel cloud per la gestione dei dati aziendali (20,4% contro 22,8%), nell’e-commerce (20,2% contro 20,8%) e in sicurezza informatica (15,3% contro 18,3%).

Fonte: indagini Confcommercio-Terziario Donna
Fonte: indagini Confcommercio-Terziario Donna

“In Italia il digitale è donna, o potrebbe esserlo se ci fossero condizioni di contesto migliori, perché anche nel digitale esiste un gender gap, che può essere colmato con la formazione, i finanziamenti, la semplificazione, il superamento di stereotipi” afferma Anna Lapini, Presidente di Terziario Donna Confcommercio. “Il nostro progetto ‘Imprenditrici digitali’ promosso da Terziario Donna ed EDI Confcommercio – aggiunge Lapini – mira a supportare le imprenditrici nel cammino della transizione digitale fornendo loro ascolto e soluzioni mirate. Nel giro di pochissimo abbiamo realizzato già 250 check up di posizionamento digitale gratuiti, dal Trentino alla Sicilia, a dimostrazione che le imprenditrici anche su questo sono in prima linea”.

Fonte: indagini Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere
Fonte: indagini Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere

“La provincia di Cosenza – dichiara il presidente di Confcommercio Cosenza, Klaus Algieri – mostra una vocazione all’imprenditoria femminile più alta rispetto alla media nazionale. Un dato che restituisce il valore e la capacità delle nostre imprenditrici di conquistare spazio e mercato. Avere qui tra noi l’evento ‘Impresa è Donna’ mostra come continuiamo a essere centro propulsore di analisi, studi e condivisione di idee anche nell’ambito della digitalizzazione”. L’adozione di nuovi strumenti digitali comporta spesso la necessità di avviare specifiche iniziative di formazione all’interno dell’impresa. L’acquisizione di competenze digitali può riguardare la figura dell’imprenditore/imprenditrice (poco meno del 50% sia nelle imprese femminili che in quelle maschili) oppure i dipendenti rispetto ai quali le percentuali scendono considerevolmente (rispettivamente al 12,4% e al 14,2%). Per più della metà delle imprenditrici sarebbe auspicabile semplificare le procedure amministrative per ottenere incentivi e agevolazioni a supporto degli investimenti in sostenibilità ambientale e tecnologie digitali. Elevata è anche la percentuale delle imprenditrici che preferirebbero avere maggiori incentivi fiscali. Circa una imprenditrice su tre punterebbe alla formazione sia scolastica/universitaria sia finalizzata a incrementare le competenze in materia (green&digitale) all’interno delle imprese. L’accesso al credito rimane comunque una delle principali problematiche da risolvere (nel 31,8% dei casi).

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere

In Italia il digitale è donna, ma sulle imprese pesa il gender gap. Nel triennio 2017-2019 le imprese femminili operanti nel terziario che hanno investito nel digitale sono l'8,5% (percentuale simile alle imprese maschili), ma salgono al 13,7% nel periodo del Covid-19 contro il 14,0% delle maschili, per poi diminuire leggermente al 13% nel triennio 2022-24 (18,3% le maschili). Sono questi i dati principali di una ricerca, condotta da Terziario Donna Confcommercio in collaborazione all'Istituto Tagliacarne, i cui risultati sono stati presentata a Cosenza in occasione del convegno "Digitalizzate e connesse con il futuro".

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Fonte: indagini Confcommercio-Terziario Donna
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"In Italia il digitale è donna, o potrebbe esserlo se ci fossero condizioni di contesto migliori, perché anche nel digitale esiste un gender gap, che può essere colmato con la formazione, i finanziamenti, la semplificazione, il superamento di stereotipi" afferma Anna Lapini, Presidente di Terziario Donna Confcommercio. "Il nostro progetto 'Imprenditrici digitali' promosso da Terziario Donna ed EDI Confcommercio - aggiunge Lapini - mira a supportare le imprenditrici nel cammino della transizione digitale fornendo loro ascolto e soluzioni mirate. Nel giro di pochissimo abbiamo realizzato già 250 check up di posizionamento digitale gratuiti, dal Trentino alla Sicilia, a dimostrazione che le imprenditrici anche su questo sono in prima linea".

Fonte: indagini Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere
Fonte: indagini Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere

"La provincia di Cosenza - dichiara il presidente di Confcommercio Cosenza, Klaus Algieri - mostra una vocazione all'imprenditoria femminile più alta rispetto alla media nazionale. Un dato che restituisce il valore e la capacità delle nostre imprenditrici di conquistare spazio e mercato. Avere qui tra noi l'evento 'Impresa è Donna' mostra come continuiamo a essere centro propulsore di analisi, studi e condivisione di idee anche nell'ambito della digitalizzazione". L'adozione di nuovi strumenti digitali comporta spesso la necessità di avviare specifiche iniziative di formazione all'interno dell'impresa. L'acquisizione di competenze digitali può riguardare la figura dell'imprenditore/imprenditrice (poco meno del 50% sia nelle imprese femminili che in quelle maschili) oppure i dipendenti rispetto ai quali le percentuali scendono considerevolmente (rispettivamente al 12,4% e al 14,2%). Per più della metà delle imprenditrici sarebbe auspicabile semplificare le procedure amministrative per ottenere incentivi e agevolazioni a supporto degli investimenti in sostenibilità ambientale e tecnologie digitali. Elevata è anche la percentuale delle imprenditrici che preferirebbero avere maggiori incentivi fiscali. Circa una imprenditrice su tre punterebbe alla formazione sia scolastica/universitaria sia finalizzata a incrementare le competenze in materia (green&digitale) all'interno delle imprese. L'accesso al credito rimane comunque una delle principali problematiche da risolvere (nel 31,8% dei casi).

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