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Home » 8 marzo » Quattro donne alla guida delle migliori cinque università al mondo

Quattro donne alla guida delle migliori cinque università al mondo

Secondo i dati del World University Rankings 2023, cresce la presenza femminile a capo di atenei. Ma su 200 istituti solo 48 sono rettrici o vicerettrici

Barbara Berti
6 Marzo 2023
Irene Tracey, neuroscienziata e direttrice dell'Università di Oxford

Irene Tracey, neuroscienziata e direttrice dell'Università di Oxford

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Università e donne, un binomio in ascesa. A guidare quattro delle migliori cinque università al mondo sono per la prima volta donne: secondo i dati del World University Rankings 2023 stilato ogni anno dal “Times Higher Education” (The) e che sarà pubblicato l’8 marzo le università di Oxford, Harvard, Cambridge e l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts (Mit) vedranno una donna al vertice entro luglio di quest’anno. Ma se lo sguardo si allarga alle 200 migliori università il numero di rettrici o vicerettrici donne è solo 48, poco meno di 1 su 4. Secondo le prime anticipazioni dei dati che verranno rilasciati in modo completo l’8 marzo la presenza di donne ai vertici delle migliori università al mondo è gradualmente in aumento: lo scorso anno il numero di rettrici o vicerettrici tra i 200 migliori atenei era di 43, quest’anno è di 48, con un aumento del 12% rispetto al 2022 e del 41% rispetto a 5 anni fa.

Deborah Prentice a breve sarà alla guida di Cambridge (Foto Università di Cambridge)
Deborah Prentice a breve sarà alla guida di Cambridge (Foto Università di Cambridge)

A guidare la migliore università al mondo, quella di Oxford, secondo la classifica del “The”, è attualmente Irene Tracey, neuroscienziata classe 1966, che si è insediata il 5 ottobre 2019, diventando la 51esima direttrice del college. A partire da luglio, invece, Claudine Gay assumerà il ruolo di rettrice ad Harvard (seconda in classifica), e Deborah Prentice andrà alla guida di Cambridge (terza).

A queste tre donne si aggiunge Sally Kornbluth attualmente alla guida del Mit, quinta istituzione in classifica. La più alta presenza femminile ai vertici nella lista dei migliori 200 atenei è negli Stati Uniti con 16 donne su 58 università, seguita da Francia (3 su 5), i Paesi Bassi (5 su 10) e il Regno Unito (8 su 28).

Claudine Gay sarà il 30esimo presidente di Harvard
Claudine Gay sarà il 30esimo presidente di Harvard

Da sottolineare inoltre la nomina della neuroscienziata Nancy Ip a presidente dell’Università di Scienza e Tecnologia di Hong Kong, prima donna leader di una delle 200 migliori università della regione negli ultimi cinque anni, e Hana Abdullah Al-Nuaim alla guida della più grande università dell’Arabia Saudita. “Da un lato è incredibile vedere che quattro delle cinque migliori università del mondo saranno a breve guidate da donne – ha commentato Rosa Ellis, redattrice delle classifiche del Times Higher Education – ma, ed è un peccato che ci sia un ma, solo il 24% delle 200 migliori università è guidato da donne”. Inoltre, delle 200 migliori università appena il 2,5% è guidato da donne di colore.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Università e donne, un binomio in ascesa. A guidare quattro delle migliori cinque università al mondo sono per la prima volta donne: secondo i dati del World University Rankings 2023 stilato ogni anno dal “Times Higher Education” (The) e che sarà pubblicato l'8 marzo le università di Oxford, Harvard, Cambridge e l'Istituto di Tecnologia del Massachusetts (Mit) vedranno una donna al vertice entro luglio di quest'anno. Ma se lo sguardo si allarga alle 200 migliori università il numero di rettrici o vicerettrici donne è solo 48, poco meno di 1 su 4. Secondo le prime anticipazioni dei dati che verranno rilasciati in modo completo l'8 marzo la presenza di donne ai vertici delle migliori università al mondo è gradualmente in aumento: lo scorso anno il numero di rettrici o vicerettrici tra i 200 migliori atenei era di 43, quest'anno è di 48, con un aumento del 12% rispetto al 2022 e del 41% rispetto a 5 anni fa.
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Claudine Gay sarà il 30esimo presidente di Harvard
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Da sottolineare inoltre la nomina della neuroscienziata Nancy Ip a presidente dell'Università di Scienza e Tecnologia di Hong Kong, prima donna leader di una delle 200 migliori università della regione negli ultimi cinque anni, e Hana Abdullah Al-Nuaim alla guida della più grande università dell'Arabia Saudita. “Da un lato è incredibile vedere che quattro delle cinque migliori università del mondo saranno a breve guidate da donne - ha commentato Rosa Ellis, redattrice delle classifiche del Times Higher Education - ma, ed è un peccato che ci sia un ma, solo il 24% delle 200 migliori università è guidato da donne”. Inoltre, delle 200 migliori università appena il 2,5% è guidato da donne di colore.
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