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Home » 8 marzo » Le donne in vetta non le hanno viste arrivare

Le donne in vetta non le hanno viste arrivare

Festeggiare l'8 marzo continua ad avere un senso? Sì, ce l'ha eccome

Agnese Pini
8 Marzo 2023
Illustrazione di Ozmo

Illustrazione di Ozmo

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Non le hanno viste arrivare. Proprio così. Lo ha detto dieci giorni fa Elly Schlein parlando della sua scalata al Partito democratico. Lo ha detto ieri Giorgia Meloni parlando del salto quantico che le donne hanno fatto, in questo ultimo anno, nelle istituzioni, nella politica, nel Paese: “Voglio dire alle italiane che il fatto di essere sempre o quasi sempre sottovalutate è un grande vantaggio, perché sì, spesso non ti vedono arrivare”. Il segreto è stato tutto lì, in fondo, lo stesso (quasi) per tutte: le underdog della politica, della scienza, della cultura, dell’imprenditoria, hanno raggiunto traguardi impensabili e impensati fino a pochissimi anni fa. Tutto bene, dunque? No. Festeggiare l’8 marzo continua ad avere un senso? Sì, ce l’ha eccome.

Perché la parità non guarda solo l’eccellenza. La vera parità parte prima di tutto dalla base. E qui i numeri, ancora una volta, raccontano fatti non contestabili. Nel 2022, cioè ieri e non un secolo fa, il tasso medio di occupazione mensile delle donne è oscillato tra il 50 e il 51%. Nel 2004, 18 anni prima, si attestava al 45%, sempre molto inferiore a quello maschile, tra il 68 e il 70%.

E la violenza, con 120 donne ammazzate soltanto nel 2022? Nei primi due mesi di quest’anno i femminicidi sono stati diciotto. Diciotto donne uccise per la colpa di essere donne. La realtà, in definitiva, racconta come per la parità di genere, per la parità dei diritti, per assicurare a tutti le medesime possibilità di accesso all’istruzione, al lavoro, o anche semplicemente a una vita serena, i passi da fare sono ancora tantissimi.

Però. Però torniamo al dato di partenza, perché è storico e perché nessuno ce lo può togliere, ora che finalmente lo abbiamo conquistato: per la prima volta il capo del governo è una donna. E per la prima volta, contemporaneamente, la leader del maggiore partito di opposizione è una donna.

Un fatto straordinario, che lo street artist Ozmo, usando anche l’intelligenza artificiale, ha voluto sottolineare con l’opera che vi proponiamo in questa copertina. Se è vero che noi tutti abbiamo bisogno  di simboli e di suggestioni per immaginare il futuro, allora il simbolo e la suggestione di due donne nel cuore delle istituzioni ci autorizzano all’ ottimismo. È un’occasione. A ciascuno di noi, adesso, il compito di dare sostanza e contenuto a questa occasione, il compito di scegliere la parte migliore. E di prendercela.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Non le hanno viste arrivare. Proprio così. Lo ha detto dieci giorni fa Elly Schlein parlando della sua scalata al Partito democratico. Lo ha detto ieri Giorgia Meloni parlando del salto quantico che le donne hanno fatto, in questo ultimo anno, nelle istituzioni, nella politica, nel Paese: “Voglio dire alle italiane che il fatto di essere sempre o quasi sempre sottovalutate è un grande vantaggio, perché sì, spesso non ti vedono arrivare”. Il segreto è stato tutto lì, in fondo, lo stesso (quasi) per tutte: le underdog della politica, della scienza, della cultura, dell'imprenditoria, hanno raggiunto traguardi impensabili e impensati fino a pochissimi anni fa. Tutto bene, dunque? No. Festeggiare l'8 marzo continua ad avere un senso? Sì, ce l'ha eccome. Perché la parità non guarda solo l'eccellenza. La vera parità parte prima di tutto dalla base. E qui i numeri, ancora una volta, raccontano fatti non contestabili. Nel 2022, cioè ieri e non un secolo fa, il tasso medio di occupazione mensile delle donne è oscillato tra il 50 e il 51%. Nel 2004, 18 anni prima, si attestava al 45%, sempre molto inferiore a quello maschile, tra il 68 e il 70%. E la violenza, con 120 donne ammazzate soltanto nel 2022? Nei primi due mesi di quest’anno i femminicidi sono stati diciotto. Diciotto donne uccise per la colpa di essere donne. La realtà, in definitiva, racconta come per la parità di genere, per la parità dei diritti, per assicurare a tutti le medesime possibilità di accesso all’istruzione, al lavoro, o anche semplicemente a una vita serena, i passi da fare sono ancora tantissimi. Però. Però torniamo al dato di partenza, perché è storico e perché nessuno ce lo può togliere, ora che finalmente lo abbiamo conquistato: per la prima volta il capo del governo è una donna. E per la prima volta, contemporaneamente, la leader del maggiore partito di opposizione è una donna. Un fatto straordinario, che lo street artist Ozmo, usando anche l'intelligenza artificiale, ha voluto sottolineare con l'opera che vi proponiamo in questa copertina. Se è vero che noi tutti abbiamo bisogno  di simboli e di suggestioni per immaginare il futuro, allora il simbolo e la suggestione di due donne nel cuore delle istituzioni ci autorizzano all' ottimismo. È un’occasione. A ciascuno di noi, adesso, il compito di dare sostanza e contenuto a questa occasione, il compito di scegliere la parte migliore. E di prendercela.
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