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Home » 8 marzo » Impossibile? Per noi donne è solamente più difficile

Impossibile? Per noi donne è solamente più difficile

Gender gap e crescita professionale al femminile. L’esperienza di Simona Sisca oggi responsabile dei centri di distribuzione Amazon Fresh e Prime Now

Diego Casali
8 Marzo 2022
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Niente è impossibile ma, solo più difficile da realizzare». Un mantra o, più semplicemente, la filosofia di vita per Simona Sisca, Country Senior Operations Manager per i centri di distribuzione Amazon Fresh & Prime Now in Italia. Una donna e una professione in un comparto prevalentemente maschile. Perché il settore della logistica e qual è stato il suo percorso di carriera in Amazon?

«Ho sempre saputo di voler lavorare nella logistica, sin dall’università, spinta dall’interesse per quei processi che ritengo essere il cuore pulsante di ogni azienda. Ho iniziato alla fine degli anni ‘90 con diverse esperienze in multinazionali, poi nel 2011 ho iniziato a lavorare in Amazon come Operation Manager partecipando all’apertura del primo centro di distribuzione di Amazon in Italia, a Castel San Giovanni (Piacenza). La sfida è stata enorme e la soddisfazione altrettanta. Nel 2015 mi è stata poi assegnata la responsabilità di lanciare un nuovo business con un innovativo livello di servizio inizialmente chiamato ’Prime Now’ e oggi conosciuto come ’Amazon Fresh’».

Simona Sisca è stata scelta come Country Senior Operations Manager per i centri di distribuzione Amazon Fresh & Prime Now in Italia

E poi?

«Ho seguito l’apertura prima di Milano, poi Roma, infine Torino e Bologna. Nel 2019 ho potuto inoltre condividere l’esperienza acquisita in Italia anche all’estero gestendo in parallelo ai siti italiani anche Amazon Fresh Francia. Adesso in qualità di Country Senior Operations Manager di Amazon Fresh Italia sono ritornata a seguire in maniera continuativa il mercato italiano. Grazie all’ambiente aperto al confronto in azienda ho avuto la possibilità di sviluppare e implementare nuovi modelli e procedure per la gestione ottimizzata di magazzini e spedizioni. Le mie proposte sono diventate degli standard per tutti i siti Europei e per il Nord America. Il modello adottato in Italia è preso ora d’esempio in tutte le altre nazioni e questo non può che riempirmi d’orgoglio».

Lei, formatasi all’Università di Parma, è responsabile per tutta l’Italia dei centri di distribuzione Amazon Prime Now. Un ruolo ricoperto anche in Francia. Meglio all’estero o in Italia per affermarsi come donna sul luogo di lavoro?

«Sono circa 25 anni che lavoro nel settore della logistica. È inutile negare che quando ho iniziato, le donne erano davvero pochissime. Ho avuto la fortuna di fare esperienze professionali all’estero lavorando già per Amazon e in tutta onestà non posso dirle di aver percepito una differenza tra il lavoro in Italia e quello all’estero perché in una grande realtà come è quella di Amazon, la cultura della parità di genere è parte integrante della filosofia aziendale, sempre, in qualunque sede tu ti trovi. Le posso però dare un dato che credo ben sintetizzi quanto lavoro c’è ancora da fare in tema di parità di genere: secondo il Global Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum, al ritmo attuale, possiamo sperare di colmare i divari di genere in 135,6 anni a livello globale e 52,1 anni in Europa occidentale».

La strada è quindi ancora molto lunga. Non solo gender gap, ma anche un tema chiave dell’essere donna, ovvero conciliare lavoro e vita privata. Qual è la sua esperienza e come ci stiamo muovendo in Italia su questo fronte?

«In Italia purtroppo su alcune tematiche siamo ancora indietro e in questi anni la pandemia ha fatto emergere drammaticamente quando sia difficile in molti casi riuscire a conciliare la vita professionale con la sfera privata. Che si abbia figli o meno, ancora troppo spesso la responsabilità della vita domestica e dell’accudimento dei propri cari ricade sempre e su noi donne. Io ho davvero la grande fortuna di confrontarmi in un ambiente estremamente all’avanguardia in questo senso, dove i valori di diversità, equità e inclusione costituiscono i criteri alla base delle decisioni aziendali e muovono anche la selezione dei talenti. Per farle un esempio concreto: nostro motivo di orgoglio è la policy di parental leave che consente a tutte le coppie, sposate, conviventi e di fatto, di usufruire fino a 6 settimane di assenza retribuita, per figli naturali e adottivi. I vantaggi del congedo sono proposti dall’azienda anche ai padri, con le medesime condizioni».

Oggi, 8 marzo, cosa si sente di dire alle tante donne che stanno cercando di emergere nel lavoro e nella professione?

«Io ho imparato che niente è impossibile ma, a volte, solo più difficile da realizzare. Quindi, se si vuole una cosa bisogna buttarsi a capo fitto con forte impegno, senza farsi scoraggiare dalle difficoltà, e tutti gli sforzi saranno ripagati da grandissime soddisfazioni. Essere donna in un ambiente ad alta percentuale maschile mi ha motivata a dare sempre di più ed abbattere tutti gli stereotipi».

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
  • ✨"Sento ancora la vertigine". Si intitola così il primo documentario dedicato a Elodie, la bellissima e talentuosa cantante romana, che la prossima settimana sarà in gara al Festival di Sanremo. Affascinante e ironica, sensuale e pungente, ma anche fragile e con i piedi per terra: la 32enne si mostra a 360 gradi e senza filtri in un documento reale di quello che l
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E poi? «Ho seguito l’apertura prima di Milano, poi Roma, infine Torino e Bologna. Nel 2019 ho potuto inoltre condividere l’esperienza acquisita in Italia anche all’estero gestendo in parallelo ai siti italiani anche Amazon Fresh Francia. Adesso in qualità di Country Senior Operations Manager di Amazon Fresh Italia sono ritornata a seguire in maniera continuativa il mercato italiano. Grazie all’ambiente aperto al confronto in azienda ho avuto la possibilità di sviluppare e implementare nuovi modelli e procedure per la gestione ottimizzata di magazzini e spedizioni. Le mie proposte sono diventate degli standard per tutti i siti Europei e per il Nord America. Il modello adottato in Italia è preso ora d’esempio in tutte le altre nazioni e questo non può che riempirmi d’orgoglio». Lei, formatasi all’Università di Parma, è responsabile per tutta l’Italia dei centri di distribuzione Amazon Prime Now. Un ruolo ricoperto anche in Francia. Meglio all’estero o in Italia per affermarsi come donna sul luogo di lavoro? «Sono circa 25 anni che lavoro nel settore della logistica. È inutile negare che quando ho iniziato, le donne erano davvero pochissime. Ho avuto la fortuna di fare esperienze professionali all’estero lavorando già per Amazon e in tutta onestà non posso dirle di aver percepito una differenza tra il lavoro in Italia e quello all’estero perché in una grande realtà come è quella di Amazon, la cultura della parità di genere è parte integrante della filosofia aziendale, sempre, in qualunque sede tu ti trovi. Le posso però dare un dato che credo ben sintetizzi quanto lavoro c’è ancora da fare in tema di parità di genere: secondo il Global Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum, al ritmo attuale, possiamo sperare di colmare i divari di genere in 135,6 anni a livello globale e 52,1 anni in Europa occidentale». La strada è quindi ancora molto lunga. Non solo gender gap, ma anche un tema chiave dell’essere donna, ovvero conciliare lavoro e vita privata. Qual è la sua esperienza e come ci stiamo muovendo in Italia su questo fronte? «In Italia purtroppo su alcune tematiche siamo ancora indietro e in questi anni la pandemia ha fatto emergere drammaticamente quando sia difficile in molti casi riuscire a conciliare la vita professionale con la sfera privata. Che si abbia figli o meno, ancora troppo spesso la responsabilità della vita domestica e dell’accudimento dei propri cari ricade sempre e su noi donne. Io ho davvero la grande fortuna di confrontarmi in un ambiente estremamente all’avanguardia in questo senso, dove i valori di diversità, equità e inclusione costituiscono i criteri alla base delle decisioni aziendali e muovono anche la selezione dei talenti. Per farle un esempio concreto: nostro motivo di orgoglio è la policy di parental leave che consente a tutte le coppie, sposate, conviventi e di fatto, di usufruire fino a 6 settimane di assenza retribuita, per figli naturali e adottivi. I vantaggi del congedo sono proposti dall’azienda anche ai padri, con le medesime condizioni». Oggi, 8 marzo, cosa si sente di dire alle tante donne che stanno cercando di emergere nel lavoro e nella professione? «Io ho imparato che niente è impossibile ma, a volte, solo più difficile da realizzare. Quindi, se si vuole una cosa bisogna buttarsi a capo fitto con forte impegno, senza farsi scoraggiare dalle difficoltà, e tutti gli sforzi saranno ripagati da grandissime soddisfazioni. Essere donna in un ambiente ad alta percentuale maschile mi ha motivata a dare sempre di più ed abbattere tutti gli stereotipi».
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