Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » 8 marzo » Maria Chiara Carrozza: “Donne libere di scegliere il proprio futuro”

Maria Chiara Carrozza: “Donne libere di scegliere il proprio futuro”

La presidente del Cnr: "Per favorire la partecipazione femminile al mondo scientifico è necessario partire da un aspetto fondamentale: l’orientamento"

Elsa Toppi
8 Marzo 2023
Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr

Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr

Share on FacebookShare on Twitter

E’ la prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche. E non solo. Ha ricoperto ruoli politici prestigiosi. E’ stata la più giovane rettrice d’Italia ed è considerata una delle 25 donne più influenti nel settore della robotica. Pisana, classe 1965, Maria Chiara Carrozza è anche una scienziata che ha messo al servizio le sue ricerche e il suo talento professionale per gli altri, declinandoli al sociale e al servizio dei più fragili. E in occasione dell’8 Marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, ci racconta quale dovrebbe essere la missione della scienza e la strada da perseguire per colmare il gender gap.

E’ stato difficile crearsi una professionalità in materie scientifiche e in ambienti accademici da sempre non così favorevoli e aperti alle donne? 
“La mia professionalità è nata da una passione, una passione per le materie scientifiche che avevo già da giovanissima, ulteriormente favorita, poi, da un’insegnante di fisica molto brava. Poi, con il dottorato, svolto alla Scuola Superiore Sant’Anna, mi sono gradualmente avvicinata al tema della robotica biomedica per l’assistenza alle persone, e da lì è iniziata la mia vita professionale, che via via mi ha portata anche ad acquisire competenze gestionali che possono sembrare distanti dal classico lavoro del ricercatore. È stata una strada impegnativa, ma non perché mi sia sentita discriminata, quanto perché ho sempre affrontato questo percorso come una sfida verso nuovi obiettivi”.

Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr
Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr

Come è la giornata tipo della presidente del Cnr? 
“Sempre impegnativa ma sempre diversa, per cui non posso dire che esista una giornata ‘tipo’. Quest’anno siamo particolarmente coinvolti con le celebrazioni del centenario, che prevendono un vasto programma di eventi e iniziative che mi stanno portando a girare sedi del Cnr e sedi istituzionali di tutta Italia. L’obiettivo è duplice: da un lato far conoscere sempre di più all’esterno – e soprattutto al pubblico dei giovani e dei giovanissimi – le attività dell’Ente, dall’altro favorire nuove collaborazioni e opportunità con altri soggetti e con la società civile, a tutti i livelli”.

Come si può colmare il gender gap che penalizza le donne? E cosa intende fare in qualità di presidente del Cnr?  
“Per favorire la partecipazione femminile al mondo scientifico – dall’università alle professioni- è necessario partire da un aspetto fondamentale: l’orientamento, che deve essere fatto già dai primissimi anni di formazione. Dobbiamo raggiungere le famiglie, le scuole, ma anche le periferie, la provincia, i luoghi che ancora mancano di cultura scientifica: è qui che dobbiamo far capire l’importanza dell’investimento in cultura e fornire in parallelo anche gli strumenti per realizzarlo, attraverso politiche attive e inclusive. Perché una società più equa, in cui l’accesso alle professioni sia garantito paritariamente a maschi e femmine, e in cui c’è diversità di genere, culturale, è una società di maggior successo. In parallelo, occorre agire sugli ostacoli che ancora frenano le carriere femminili nel mondo scientifico e accademico, a partire dal gap salariale fino ad arrivare a implementare misure di welfare per una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia, il sostegno alla natalità e alle pari opportunità: al Cnr lo stiamo facendo con la messa a punto di un ‘Gender Balance Plan’ che si concretizzerà in vari aspetti”.

Al Cnr ci sono diversi ricercatori ipovedenti o con altri tipi di disabilità che hanno fatto scoperte straordinarie: quanto sono importanti l’inclusione e la valorizzazione delle diversità per il nostro avvenire? 
“Una ricerca scientifica e un’innovazione tecnologica che siano davvero al servizio delle persone e della collettività devono guardare prima di tutto alle categorie più fragili, alle persone più bisognose di assistenza, agli ultimi. E quindi anche alle persone disabili. In questo ambito, la ricerca è essa stessa un fattore di inclusione nel momento in cui riesce a immaginare e implementare soluzioni innovative che risolvano le cause di vulnerabilità ed esclusione, e che compensino le fragilità fisiche fornendo una migliore qualità della vita e una maggiore inclusione sociale. Come ricercatori abbiamo il dovere di individuare soluzioni innovative e di impedire che le disabilità siano trasformate dall’indifferenza o dal disinteresse sociale in una condizione di emarginazione, il cui peso grava solo sulle spalle dei diretti interessati e dei loro caregiver. La comunità del Cnr, operando sinergicamente in collaborazione con varie altre istituzioni scientifiche e università, punta a un approccio interdisciplinare che ha prodotto risultati importanti: ne sono esempi eclatanti l’applicazione di tecnologie robotiche e digitali in campo medico così come lo sviluppo di soluzioni che favoriscano una maggiore autonomia delle persone fragili”.

Maria Chiara Carrozza, prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Maria Chiara Carrozza, prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche

Cosa può fare il mondo della ricerca per la disabilità?
“Abbiamo esempi eccellenti che mostrano quanto la ricerca possa essere vicina ai bisogni delle persone fragili, pensiamo per esempio ai robot esoscheletrici, alle protesi robotiche per la riabilitazione degli arti, alle tecnologie abilitanti, ma anche all’utilizzo di strumenti tecnologici quali giocattoli interattivi o esperienze di realtà aumentata a supporto del trattamento dei disturbi del neurosviluppo e delle patologie dello spettro autistico. Oppure ad applicazioni della robotica nel contesto domestico, fruibili anche da utenti comuni, quali persone anziane o non del tutto autosufficienti: non dimentichiamo che viviamo in un Paese che ha una delle maggiori longevità al mondo, e questo significherà avere una popolazione sempre più anziana e bisognosa di assistenza”.

Quali dovrebbero essere i grandi obiettivi del mondo della ricerca?
“Sempre più oggi la ricerca deve essere in grado di rispondere alle sfide globali che stiamo attraversando: pensiamo alla transizione verde ed ecologica, alla transizione digitale, all’importanza di individuare le migliori strategie di tutela e valorizzazione degli ecosistemi e della biodiversità, allo sviluppo di strategie circolari di riciclo, delle energie rinnovabili. Siamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica che necessita di nuove competenze scientifiche, nuove tecnologie e approcci innovativi: svilupparli è il nostro compito come comunità scientifica, ma non possiamo pensare di farlo da soli. Questi ambiziosi obiettivi si realizzeranno quanto più saremo in grado di aprirci alla cooperazione internazionale e di favorire la creazione di un ecosistema globale della conoscenza”.

Che augurio può fare alle donne che ci leggono per l’8 marzo?
“L’augurio più grande è che ogni donna e ogni giovane donna sia lasciata libera di scegliere il proprio futuro. Una possibilità che purtroppo, in alcuni Paesi del mondo non troppo lontani da noi, è tuttora negata”.

Potrebbe interessarti anche

Sindaci ’disobbedienti’: Sergio Giordani (Padova), Isabella Conti (San Lazzaro di Savena) Alice Parma (Sant’Arcangelo di Romagna)
Attualità

Diritti dei figli di coppie omogenitoriali: aumentano i sindaci ‘disobbedienti’

24 Marzo 2023
Le donne continuano a sentirsi chiedere ai colloqui di lavoro: “Lei vuole avere figli?”
Economia

Giovani e occupazione: lavorare per vivere o vivere per lavorare?

20 Marzo 2023
Ellie Goulding (Instagram)
Spettacolo

Musica contro l’isolamento. Ellie Goulding: “Il palco il mio posto sicuro”

21 Marzo 2023

Instagram

  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
E’ la prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio nazionale delle Ricerche. E non solo. Ha ricoperto ruoli politici prestigiosi. E’ stata la più giovane rettrice d’Italia ed è considerata una delle 25 donne più influenti nel settore della robotica. Pisana, classe 1965, Maria Chiara Carrozza è anche una scienziata che ha messo al servizio le sue ricerche e il suo talento professionale per gli altri, declinandoli al sociale e al servizio dei più fragili. E in occasione dell'8 Marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, ci racconta quale dovrebbe essere la missione della scienza e la strada da perseguire per colmare il gender gap. E' stato difficile crearsi una professionalità in materie scientifiche e in ambienti accademici da sempre non così favorevoli e aperti alle donne?  “La mia professionalità è nata da una passione, una passione per le materie scientifiche che avevo già da giovanissima, ulteriormente favorita, poi, da un’insegnante di fisica molto brava. Poi, con il dottorato, svolto alla Scuola Superiore Sant'Anna, mi sono gradualmente avvicinata al tema della robotica biomedica per l'assistenza alle persone, e da lì è iniziata la mia vita professionale, che via via mi ha portata anche ad acquisire competenze gestionali che possono sembrare distanti dal classico lavoro del ricercatore. È stata una strada impegnativa, ma non perché mi sia sentita discriminata, quanto perché ho sempre affrontato questo percorso come una sfida verso nuovi obiettivi”.
Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr
Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr
Come è la giornata tipo della presidente del Cnr?  “Sempre impegnativa ma sempre diversa, per cui non posso dire che esista una giornata ‘tipo’. Quest’anno siamo particolarmente coinvolti con le celebrazioni del centenario, che prevendono un vasto programma di eventi e iniziative che mi stanno portando a girare sedi del Cnr e sedi istituzionali di tutta Italia. L’obiettivo è duplice: da un lato far conoscere sempre di più all’esterno - e soprattutto al pubblico dei giovani e dei giovanissimi - le attività dell’Ente, dall’altro favorire nuove collaborazioni e opportunità con altri soggetti e con la società civile, a tutti i livelli”. Come si può colmare il gender gap che penalizza le donne? E cosa intende fare in qualità di presidente del Cnr?   “Per favorire la partecipazione femminile al mondo scientifico - dall'università alle professioni- è necessario partire da un aspetto fondamentale: l’orientamento, che deve essere fatto già dai primissimi anni di formazione. Dobbiamo raggiungere le famiglie, le scuole, ma anche le periferie, la provincia, i luoghi che ancora mancano di cultura scientifica: è qui che dobbiamo far capire l'importanza dell’investimento in cultura e fornire in parallelo anche gli strumenti per realizzarlo, attraverso politiche attive e inclusive. Perché una società più equa, in cui l’accesso alle professioni sia garantito paritariamente a maschi e femmine, e in cui c'è diversità di genere, culturale, è una società di maggior successo. In parallelo, occorre agire sugli ostacoli che ancora frenano le carriere femminili nel mondo scientifico e accademico, a partire dal gap salariale fino ad arrivare a implementare misure di welfare per una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia, il sostegno alla natalità e alle pari opportunità: al Cnr lo stiamo facendo con la messa a punto di un 'Gender Balance Plan' che si concretizzerà in vari aspetti”. Al Cnr ci sono diversi ricercatori ipovedenti o con altri tipi di disabilità che hanno fatto scoperte straordinarie: quanto sono importanti l’inclusione e la valorizzazione delle diversità per il nostro avvenire?  “Una ricerca scientifica e un’innovazione tecnologica che siano davvero al servizio delle persone e della collettività devono guardare prima di tutto alle categorie più fragili, alle persone più bisognose di assistenza, agli ultimi. E quindi anche alle persone disabili. In questo ambito, la ricerca è essa stessa un fattore di inclusione nel momento in cui riesce a immaginare e implementare soluzioni innovative che risolvano le cause di vulnerabilità ed esclusione, e che compensino le fragilità fisiche fornendo una migliore qualità della vita e una maggiore inclusione sociale. Come ricercatori abbiamo il dovere di individuare soluzioni innovative e di impedire che le disabilità siano trasformate dall’indifferenza o dal disinteresse sociale in una condizione di emarginazione, il cui peso grava solo sulle spalle dei diretti interessati e dei loro caregiver. La comunità del Cnr, operando sinergicamente in collaborazione con varie altre istituzioni scientifiche e università, punta a un approccio interdisciplinare che ha prodotto risultati importanti: ne sono esempi eclatanti l’applicazione di tecnologie robotiche e digitali in campo medico così come lo sviluppo di soluzioni che favoriscano una maggiore autonomia delle persone fragili”.
Maria Chiara Carrozza, prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Maria Chiara Carrozza, prima donna a ricoprire la carica di presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Cosa può fare il mondo della ricerca per la disabilità? “Abbiamo esempi eccellenti che mostrano quanto la ricerca possa essere vicina ai bisogni delle persone fragili, pensiamo per esempio ai robot esoscheletrici, alle protesi robotiche per la riabilitazione degli arti, alle tecnologie abilitanti, ma anche all'utilizzo di strumenti tecnologici quali giocattoli interattivi o esperienze di realtà aumentata a supporto del trattamento dei disturbi del neurosviluppo e delle patologie dello spettro autistico. Oppure ad applicazioni della robotica nel contesto domestico, fruibili anche da utenti comuni, quali persone anziane o non del tutto autosufficienti: non dimentichiamo che viviamo in un Paese che ha una delle maggiori longevità al mondo, e questo significherà avere una popolazione sempre più anziana e bisognosa di assistenza”. Quali dovrebbero essere i grandi obiettivi del mondo della ricerca? “Sempre più oggi la ricerca deve essere in grado di rispondere alle sfide globali che stiamo attraversando: pensiamo alla transizione verde ed ecologica, alla transizione digitale, all’importanza di individuare le migliori strategie di tutela e valorizzazione degli ecosistemi e della biodiversità, allo sviluppo di strategie circolari di riciclo, delle energie rinnovabili. Siamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica che necessita di nuove competenze scientifiche, nuove tecnologie e approcci innovativi: svilupparli è il nostro compito come comunità scientifica, ma non possiamo pensare di farlo da soli. Questi ambiziosi obiettivi si realizzeranno quanto più saremo in grado di aprirci alla cooperazione internazionale e di favorire la creazione di un ecosistema globale della conoscenza”. Che augurio può fare alle donne che ci leggono per l'8 marzo? “L’augurio più grande è che ogni donna e ogni giovane donna sia lasciata libera di scegliere il proprio futuro. Una possibilità che purtroppo, in alcuni Paesi del mondo non troppo lontani da noi, è tuttora negata”.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto