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Home » 8 marzo » Otto donne per l’8 marzo: le testimonianze in Luce

Otto donne per l’8 marzo: le testimonianze in Luce

Lucia Aleotti, Giusy Versace, Carla Bassu, Francesca Michielin, Arisa, Pegah Moshir Pour, Francesca Vecchioni e Beatrice Paola Fraschini sono le protagoniste dello speciale per la Festa della Donna

Redazione
8 Marzo 2023
Otto donne per l'8 marzo

Otto donne per l'8 marzo

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“I nostri lettori trovano oggi, sui quotidiani del gruppo, in occasione della Giornata internazionale della Donna, una speciale sovracopertina a cura di Diego Casali e delle firme delle nostre testate – scrive Letizia Cini, responsabile del canale digitale Luce! di Editoriale Nazionale – arricchita dall’opera realizzata ad hoc e firmata dallo street artist Ozmo. ‘Un’immagine polarizzante e divisiva, dal valore fortemente simbolico’, spiega l’artista toscano, che si contraddistingue proprio per la sua grande intensità e per l’impatto figurativo dei suoi lavori. Agnese Pini – direttrice di Qn, La Nazione, il Resto Carlino, il Giorno e del canale dedicato all’inclusione Luce! – firma invece la riflessione sull’importanza di questa data, al di là della retorica e dei luoghi comuni”.

Nelle pagine interne e qui di seguito, “8 donne protagoniste del nostro tempo portano il loro auguro a tutte e tutti, prendendo spunto dal proprio ruolo e della propria esperienza personale, a partire dalla costituzionalista Carla Bassu, militante delle libertà fondamentali e appassionata sostenitrice delle battaglie per la parità di genere. E ancora l’invito che Arisa rivolge all’universo femminile ad amarsi di più, il coraggio di Beatrice Paola Fraschini, ragazza capace di trovare la forza di denunciare l’ex compagno che l’aveva ridotta in fin di vita, il grido per l’Iran dell’attivista Pegah Moshir Pour, le riflessioni della senatrice e paralimpica Giusy Versace e di Francesca Michielin, l’appello a guardare oltre stereotipi di Francesca Vecchioni e l’esperienza della manager Lucia Aleotti sono quel fil rouge capace di dare la sveglia e arrivare dritto al cuore. Buona festa della Donna”.

Lucia Aleotti: “I collaboratori? Da scegliere in base al valore”

Lucia Aleotti
Lucia Aleotti, manager nel board di Menarini

Dall’operaia all’alta dirigente, per le donne è sempre più dura: stipendi più bassi e pochi ruoli chiave. Come azzerare il gap? Nella sua azienda da 17.800 dipendenti, com’è la situazione?
“Nel gruppo Menarini il 49,5% dei dipendenti sono donne e nel settore della ricerca superano addirittura la metà. Ci sono aree in cui le donne sono una leadership. Questo non perché crediamo nelle quote rosa, ma perché portiamo avanti una cultura aziendale che punta all’inclusività, dove si sceglie in base al valore e non al sesso. Gli esempi sono reali e concreti: il nostro amministratore delegato, Elcin Barker Ergun, è una donna perché era il miglior candidato che abbiamo esaminato. Credo che questo debba essere una garanzia per tante ragazze che hanno l’ambizione di fare carriera nel gruppo Menarini. Del resto, già mio padre ha dato il ruolo di assoluta parità a me e a mio fratello Alberto Giovanni nella guida dell’azienda. In generale so bene che le donne incontrano ancora difficoltà nel mondo del lavoro, ma mi auguro che sia sempre di più solo un retaggio del passato in via di esaurimento”.

Beatrice Paola Fraschini: “Troviamo coraggio per denunciare chi ci ha ferite”

Beatrice Fraschini, 29 anni, è stata vittima di aggressione da parte di uno stalker

Quattro anni fa lei ha pubblicato sui social una foto con il volto tumefatto a causa delle violenze subite dal suo ex compagno. Come si sente oggi dopo quei maltrattamenti qual è il suo messaggio?
“Alle ragazze dico di stare in guardia, sempre. Per quattro giorni il mio ex mi ha sequestrata e picchiata. Per fuggire, mi sono calata dal balcone. Quello è stato solo il culmine di tutta una serie di maltrattamenti che ho subìto per anni. Mi aveva allontanata dagli amici, dalle persone care, ma tutto questo è stato graduale e non me ne sono resa conto. Oggi sono molto più consapevole del valore che devo darmi io in primis e che mi deve essere riconosciuto anche dagli altri. È questo che ogni donna deve tenere a mente, non solo con il proprio partner. Ora so quali sono i limiti da non varcare in una relazione e in questi anni ho cercato di sfruttare questa mia esperienza negativa per aiutare altre donne che si sono trovate nella mia situazione. Le foto sono state l’inizio perché faccio la volontaria per due associazioni che si battono contro la violenza e spesso andiamo nelle scuole per sensibilizzare i più giovani”.

Giusy Versace: “Abolire il pay gap. Ancora troppe le discriminazioni”

Giusy Versace, atleta paralimpica e senatrice

Diritti e donne. Molto è stato fatto, molto resta da fare. Ma serve ancora una giornata dedicata alle donne?
“Me lo chiedo spesso! Vanno ricordate, e non solo oggi, le conquiste sociali, economiche e politiche ottenute, ma anche le troppe disparità esistenti: l’obiettivo 5 dell’Agenda Onu 2030 ci chiede di ’realizzare l’eguaglianza di genere’. Serve più coraggio. Le donne guadagnano ancora un terzo rispetto agli uomini e la pandemia ha peggiorato la situazione. Il pay gap delle lavoratici è aumentato e lo smartworking è sempre più prerogativa femminile. Prima del 2005 quando ebbi l’incidente in cui persi le gambe, ero una retail manager e supervisor ed ero pagata quasi la metà rispetto al pari ruolo uomo! Ancora più grave la situazione delle donne disabili, vittime di doppie discriminazioni. Da inguaribile ottimista, non ignoro i buoni passi avanti degli ultimi anni. Anche nello sport siamo indietro: non solo per il professionismo ma anche per i ruoli dirigenziali, monopolio nel mondo maschile. In un campo però la donna la fa ancora da padrona, ed è quello del volontariato!… Chiedetevi perché…”.

Pegah Moshir Pour: “Donne iraniane. Una speranza chiamata libertà”

Pegah Moshir Pour
Pegah Moshir Pour, attivista e creator digitale

Coraggio, lotta e determinazione. C’è questo e molto altro nell’impegno delle donne iraniane per migliorare il loro futuro. La libertà è un obiettivo raggiungibile?
“La parola ’libertà’ è il sinonimo stesso di donna iraniana. L’esempio dell’Iran sta ispirando anche donne di altri paesi nel mondo. Nel 2022 è nato un nuovo movimento che si chiama ’Donna Vita Libertà’. Nel mio Paese le donne si sono fatte strada in ogni campo, il tasso di alfabetizzazione ha superato il 97% e il 65% dei laureati è costituito da donne. Il 70% di loro ha studiato materie STEM che ti permettono di avere accesso al mondo informatico, per poter rompere la censura del regime e raggiungere la libertà. Dal 1979 a oggi le donne iraniane non hanno smesso di resistere e di combattere per i propri diritti. Nonne, mamme, figlie: tutte hanno ereditato tale compito. Da quasi sei mesi i social riportano fatti di cronaca reali, le donne scendono per le strade e riprendono con i telefoni ciò che accade nelle vie. Uno smartphone è l’unica arma che hanno le donne in Iran. E internet è la finestra per lanciare un grido disperato verso il mondo e chiedere aiuto”.

Carla Bassu: “Parità di genere? Serve un radicale cambio culturale”

La costituzionalista Carla Bassu

Come come realizzare concretamente il principio costituzionale dell’uguaglianza e della parità?
“La parità si ottiene garantendo eque condizioni di partenza, che assicurino a donne e uomini di competere alla pari. Resiste una forte questione culturale che impedisce la concretizzazione dell’uguaglianza affermata in Costituzione. I dati raccontano che nelle famiglie economicamente solide le donne lavorano e avanzano nella carriera, anche se spesso a scapito della vita privata, mentre in realtà meno stabili la componente femminile è sacrificata. Le ragazze primeggiano per risultati nei ranghi scolastici e accademici, salvo subire un blocco per quasi scomparire, con poche eccezioni, nei ruoli dirigenziali. Ciò perché gli stereotipi e le incombenze familiari formano un carico fisico e mentale che affatica le donne e le rallenta. La parità potrà dirsi raggiunta quando le donne saranno presenti in misura equilibrata in tutti i settori e a ogni livello, ma questo accadrà solo quando nel loro percorso non incontreranno gli impedimenti che le rendono meno competitive”.

Francesca Michielin: “Il femminismo ’annacquato’ è inutile e dannoso”

Francesca Michielin, cantautrice, 28 anni

Donne e diritti. Coma è stato fatto fino a oggi e cosa c’è ancora da fare per una parità di genere che non sia solo uno slogan?
“Una delle cose più positive di questo periodo in cui i social hanno un ruolo così rilevante è che per la prima volta, temi come questo, che in passato erano trattati in maniera più ‘elitaria’, ora sono diventati popolari. Se ne parla ogni giorno e vengono intercettati dai media, ampliando la risonanza di riflessioni come quella sulla necessità di avere un futuro – e un presente – più paritario e egualitario per le donne e, in generale, per chi si senta marginalizzato. Serve consapevolezza: da grandi privilegi derivano grandi responsabilità. Lo scopo del nostro impegno deve essere quello di ‘creare spazi per dare spazio’ a chi una voce non ce l’ha, a chi vive all’ombra di stereotipi, pregiudizi e limiti culturali. C’è tanto da fare: non serve il ‘pink washing’ o esprimere pensieri di femminismo ’annacquato’. Nel nostro Paese non c’è un sistema egualitario. Vediamo ancora troppe poche donne in ruoli alti, di potere, nei vertici, e questo non perché non siano brave, ma perché non viene dato loro uno spazio”.

Francesca Vecchioni: “Mostriamo l’essere femminile oltre gli stereotipi”

Francesca Vecchioni, presidente Fondazione Diversity (Jordy Morell)

Qual è, secondo la sua opinione, la figura di donna che va festeggiata oggi, nel contesto della società contemporanea?
“Penso che uno degli obiettivi dell’8 marzo sia quello di esaltare ciò che non è visto, l’immagine di donna fuori dagli stereotipi, oltre i luoghi comuni e le aspettative sociali. Credo che questa giornata vada a celebrare gli aspetti del femminile, oltre che dell’essere donna, e quelle qualità così importanti che dovrebbero essere universalizzate. L’augurio è di fare passo ulteriore: che quell’essere femminile assuma valore agli occhi di tutte le altre persone, che quello sguardo rappresenti dei valori da adottare da parte di tutti i generi. Solo così potremo riuscire a disegnare un mondo più inclusivo. Come le giornate dedicate ad aree sottorappresentate spero sia una spinta in più, quella in cui si va a contare quante donne davvero siedono ai tavoli importanti, quante hanno la forza e il potere di cambiare le cose. Bisogna raccontare la donna reale, non quella dell’immaginario collettivo, ogni giorno, perché questo serve a togliere quella negazione che è alla base della violenza di genere”.

Arisa: “Non accontentiamoci di chi non coglie la nostra luce”

La cantante Rosalba Pippa, in arte Arisa

Le donne e il presente. Le donne e il futuro. Cosa dovrebbe fare una donna per sentirsi meglio con se stessa e anche con gli altri?
“Il mio consiglio a noi è abbracciarsi da sole più spesso e sentire che basta, assaporare il valore inestimabile dell’essere uniche, darcene possibilità e dignità. Regalarci una vita che cammini in avanti al nostro passo, cercare persone con cui trascorrere il tempo con facilità e che non ci chiedano di essere diverse da quello che siamo. Non accontentiamoci di chi non coglie la nostra luce. Noi non siamo chiunque. Indossiamo vestiti che valorizzino il nostro corpo dal nostro unico punto di vista. Passiamo meno tempo sui social e non sprechiamo il tempo a distrarci con sentimenti inutili come l’invidia. Proviamo a stabilire una fitta rete di contatti tra noi ’sorelle’, impariamo a chiedere aiuto, ’scusa’ e a dire ’grazie’; non abbandonarci alla tristezza. Sforziamoci di scoprire e credere nelle nostre attitudini, investire su noi stesse, coltivare le nostre passioni. Perdoniamo i nostri genitori. Vi abbraccio forte. Tantissimi auguri a tutte noi”.

Testi a cura di: Olga Mugnaini, Ludovica Criscitiello, Doriano Rabotti, Caterina Ceccuti, Letizia Cini, Andrea Spinelli e Marianna Grazi.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
"I nostri lettori trovano oggi, sui quotidiani del gruppo, in occasione della Giornata internazionale della Donna, una speciale sovracopertina a cura di Diego Casali e delle firme delle nostre testate - scrive Letizia Cini, responsabile del canale digitale Luce! di Editoriale Nazionale - arricchita dall’opera realizzata ad hoc e firmata dallo street artist Ozmo. 'Un’immagine polarizzante e divisiva, dal valore fortemente simbolico', spiega l’artista toscano, che si contraddistingue proprio per la sua grande intensità e per l’impatto figurativo dei suoi lavori. Agnese Pini - direttrice di Qn, La Nazione, il Resto Carlino, il Giorno e del canale dedicato all’inclusione Luce! - firma invece la riflessione sull’importanza di questa data, al di là della retorica e dei luoghi comuni". Nelle pagine interne e qui di seguito, "8 donne protagoniste del nostro tempo portano il loro auguro a tutte e tutti, prendendo spunto dal proprio ruolo e della propria esperienza personale, a partire dalla costituzionalista Carla Bassu, militante delle libertà fondamentali e appassionata sostenitrice delle battaglie per la parità di genere. E ancora l’invito che Arisa rivolge all’universo femminile ad amarsi di più, il coraggio di Beatrice Paola Fraschini, ragazza capace di trovare la forza di denunciare l’ex compagno che l’aveva ridotta in fin di vita, il grido per l’Iran dell’attivista Pegah Moshir Pour, le riflessioni della senatrice e paralimpica Giusy Versace e di Francesca Michielin, l’appello a guardare oltre stereotipi di Francesca Vecchioni e l’esperienza della manager Lucia Aleotti sono quel fil rouge capace di dare la sveglia e arrivare dritto al cuore. Buona festa della Donna".

Lucia Aleotti: "I collaboratori? Da scegliere in base al valore"

Lucia Aleotti
Lucia Aleotti, manager nel board di Menarini
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Beatrice Paola Fraschini: "Troviamo coraggio per denunciare chi ci ha ferite"

Beatrice Fraschini, 29 anni, è stata vittima di aggressione da parte di uno stalker
Quattro anni fa lei ha pubblicato sui social una foto con il volto tumefatto a causa delle violenze subite dal suo ex compagno. Come si sente oggi dopo quei maltrattamenti qual è il suo messaggio? "Alle ragazze dico di stare in guardia, sempre. Per quattro giorni il mio ex mi ha sequestrata e picchiata. Per fuggire, mi sono calata dal balcone. Quello è stato solo il culmine di tutta una serie di maltrattamenti che ho subìto per anni. Mi aveva allontanata dagli amici, dalle persone care, ma tutto questo è stato graduale e non me ne sono resa conto. Oggi sono molto più consapevole del valore che devo darmi io in primis e che mi deve essere riconosciuto anche dagli altri. È questo che ogni donna deve tenere a mente, non solo con il proprio partner. Ora so quali sono i limiti da non varcare in una relazione e in questi anni ho cercato di sfruttare questa mia esperienza negativa per aiutare altre donne che si sono trovate nella mia situazione. Le foto sono state l’inizio perché faccio la volontaria per due associazioni che si battono contro la violenza e spesso andiamo nelle scuole per sensibilizzare i più giovani".

Giusy Versace: "Abolire il pay gap. Ancora troppe le discriminazioni"

Giusy Versace, atleta paralimpica e senatrice
Diritti e donne. Molto è stato fatto, molto resta da fare. Ma serve ancora una giornata dedicata alle donne? "Me lo chiedo spesso! Vanno ricordate, e non solo oggi, le conquiste sociali, economiche e politiche ottenute, ma anche le troppe disparità esistenti: l’obiettivo 5 dell’Agenda Onu 2030 ci chiede di ’realizzare l’eguaglianza di genere’. Serve più coraggio. Le donne guadagnano ancora un terzo rispetto agli uomini e la pandemia ha peggiorato la situazione. Il pay gap delle lavoratici è aumentato e lo smartworking è sempre più prerogativa femminile. Prima del 2005 quando ebbi l’incidente in cui persi le gambe, ero una retail manager e supervisor ed ero pagata quasi la metà rispetto al pari ruolo uomo! Ancora più grave la situazione delle donne disabili, vittime di doppie discriminazioni. Da inguaribile ottimista, non ignoro i buoni passi avanti degli ultimi anni. Anche nello sport siamo indietro: non solo per il professionismo ma anche per i ruoli dirigenziali, monopolio nel mondo maschile. In un campo però la donna la fa ancora da padrona, ed è quello del volontariato!… Chiedetevi perché…".

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Pegah Moshir Pour
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Come come realizzare concretamente il principio costituzionale dell’uguaglianza e della parità? "La parità si ottiene garantendo eque condizioni di partenza, che assicurino a donne e uomini di competere alla pari. Resiste una forte questione culturale che impedisce la concretizzazione dell’uguaglianza affermata in Costituzione. I dati raccontano che nelle famiglie economicamente solide le donne lavorano e avanzano nella carriera, anche se spesso a scapito della vita privata, mentre in realtà meno stabili la componente femminile è sacrificata. Le ragazze primeggiano per risultati nei ranghi scolastici e accademici, salvo subire un blocco per quasi scomparire, con poche eccezioni, nei ruoli dirigenziali. Ciò perché gli stereotipi e le incombenze familiari formano un carico fisico e mentale che affatica le donne e le rallenta. La parità potrà dirsi raggiunta quando le donne saranno presenti in misura equilibrata in tutti i settori e a ogni livello, ma questo accadrà solo quando nel loro percorso non incontreranno gli impedimenti che le rendono meno competitive".

Francesca Michielin: "Il femminismo ’annacquato’ è inutile e dannoso"

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Donne e diritti. Coma è stato fatto fino a oggi e cosa c’è ancora da fare per una parità di genere che non sia solo uno slogan? "Una delle cose più positive di questo periodo in cui i social hanno un ruolo così rilevante è che per la prima volta, temi come questo, che in passato erano trattati in maniera più 'elitaria', ora sono diventati popolari. Se ne parla ogni giorno e vengono intercettati dai media, ampliando la risonanza di riflessioni come quella sulla necessità di avere un futuro - e un presente - più paritario e egualitario per le donne e, in generale, per chi si senta marginalizzato. Serve consapevolezza: da grandi privilegi derivano grandi responsabilità. Lo scopo del nostro impegno deve essere quello di 'creare spazi per dare spazio’ a chi una voce non ce l’ha, a chi vive all’ombra di stereotipi, pregiudizi e limiti culturali. C’è tanto da fare: non serve il 'pink washing' o esprimere pensieri di femminismo ’annacquato’. Nel nostro Paese non c’è un sistema egualitario. Vediamo ancora troppe poche donne in ruoli alti, di potere, nei vertici, e questo non perché non siano brave, ma perché non viene dato loro uno spazio".

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Francesca Vecchioni, presidente Fondazione Diversity (Jordy Morell)
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