Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » 8 marzo » Quel prezzo pagato per pandemia, guerre e povertà

Quel prezzo pagato per pandemia, guerre e povertà

I dati italiani sull’occupazione femminile sono i più bassi d’Europa. Nel mondo due terzi dei 720milioni di analfabeti è una donna. Quanto è complicato il cammino verso l’acquisizione dei diritti

Geraldina Fiechter
8 Marzo 2022
Share on FacebookShare on Twitter

Le guerre non sono mai un buon affare. Lo sono ancora meno per le donne, che pagano sempre il prezzo più alto. Ma se a precipitare nel conflitto vero e proprio sono in queste ore le donne ucraine (a cui dovremmo aggiungere le madri e le mogli dei soldati russi mandati a combattere e a morire), i dati internazionali dimostrano come l’intero mondo femminile abbia subìto un brusco arresto sulla via della libertà e della emancipazione. Colpa dei 2 anni di pandemia, che, proprio come una lunga guerra, ha costretto molte donne del pianeta a lasciare il lavoro per stare dietro alla famiglia, in molti casi a raddoppiarlo, o a rinunciare alle cure, e in generale a subire i contraccolpi di un’emergenza che, come spesso accade, aumenta le disuguaglianze e la precarietà delle fasce di popolazione meno tutelate.

Dal 2017 al 2019 l’indice che studia il benessere delle donne nel mondo era cresciuto del 7 per cento. Nei due anni successivi (2020-2021) il miglioramento si è fermato al 3 per cento (fonte: Woman, Peace and Security Index 2021/2022). Con enormi differenze, ovviamente. Restano ancorati ai primi posti i Paesi del nord Europa (Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca, e non gli Stati Uniti, che si classificano al 21esimo posto), mentre in fondo alla lista troviamo i Paesi del sud est asiatico, del Medio Oriente e del Nord Africa, piegati da leggi discriminatorie (come l’Afghanistan, precipitato dopo il ritorno dei Talebani) e dai conflitti locali.

E l’Italia? Fra 170 Paesi analizzati tenendo conto di tutti gli indicatori possibili e calcolabili (come sicurezza, salute, leggi, lavoro, scolarizzazione, partecipazione politica, violenza domestica), il nostro Paese si colloca al 28esimo posto, poco prima della Polonia. Un risultato non gratificante, soprattutto se paragonato agli altri Paesi europei, dovuto soprattutto ai dati sull’occupazione femminile, il più basso in Europa (il 31%), e a quelli sugli aiuti/flessibilità nella gestione dei figli.

 

Gli studi che ogni anno monitorano la situazione delle donne nel mondo sono numerosi. Uno dei più approfonditi è quello della Banca Mondiale. E sapete perché? Perché anche al più freddo economista è molto chiaro che solo i Paesi dove la parità fra uomo e donna è compiuta, possono ambire alla vetta non solo del progresso umano ma anche della ricchezza. E tutti i report concordano su un risultato: facendo la media mondiale, le donne hanno il 75% in meno dei diritti rispetto agli uomini. Se non bastano i dati sui matrimoni forzati, sulla mortalità materna, sui femminicidi, sugli abusi sessuali, sulle leggi discriminatorie e altre arretratezze del genere, ecco i numeri che forse non ci saremmo aspettati: dei 720 milioni di adulti analfabeti nel mondo, circa due terzi sono donne, una per centuale rimasta invariata per due decenni. Con una media di 10 anni di scuola (ma in Germania più di 13), in Italia possiamo ritenerci fortunate.

IL TERMOMETRO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA AL FEMMINILE Questo è il mondo diviso in colori secondo l’indice per la pace e la sicurezza delle donne (Wps) del 2021-2022. Sulla base dei numerosissimi indicatori, il rapporto sulla condizione femminile nel mondo viene aggiornato ogni anno. I 170 Paesi analizzati sono classificati su una scala 0-1 con un punteggio di 1 come risultato più alto possibile . Le tendenze mostrano che l’avanzamento globale delle donne ha rallentato e che le disparità sono cresciute

La difesa del lavoro. La libertà di scelta

La storia ha voluto tramandare una straordinaria coincidenza. L’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, nel 2020 ha coinciso con l’introduzione del primo lockdown e dello stato d’emergenza che è tuttora in vigore. Lo scotto, dice l’Istat, l’hanno pagato soprattutto le donne: il 98% delle persone che ha perso o lasciato il lavoro nel primo anno di pandemia sono donne. Una situazione di svantaggio che richiama all’origine della ricorrenza. Ormai smentito che l’8 marzo 1908 sia scoppiato l’incendio nella fabbrica di camicie di New York da cui discenderebbe la scelta della data della celebrazione (qualcosa di simile successe, ma il 25 marzo 1911, con 123 vittime) resta il ricordo dei milioni di donne che hanno dovuto combattere per ottenere il minimo dei diritti. In una scalata non ancora finita.

Potrebbe interessarti anche

Una scena della pellicola Busline35A (YouTube)
Spettacolo

Busline35A, il corto animato di Elena Felici contro le molestie e chi rimane in silenzio

1 Febbraio 2023
Il Piccolo Principe del Teatro Umbro dei Burattini
Spettacolo

Il Piccolo Principe contro il bullismo. Uno spettacolo per l’inclusione sociale

4 Febbraio 2023
Piattaforma petrolifera nel Mare del Nord
Scienze e culture

Svolta ambientalista in Danimarca: si riconvertono piattaforme petrolifere per stoccare Co2

5 Febbraio 2023

Instagram

  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
  • ✨"Sento ancora la vertigine". Si intitola così il primo documentario dedicato a Elodie, la bellissima e talentuosa cantante romana, che la prossima settimana sarà in gara al Festival di Sanremo. Affascinante e ironica, sensuale e pungente, ma anche fragile e con i piedi per terra: la 32enne si mostra a 360 gradi e senza filtri in un documento reale di quello che l
Le guerre non sono mai un buon affare. Lo sono ancora meno per le donne, che pagano sempre il prezzo più alto. Ma se a precipitare nel conflitto vero e proprio sono in queste ore le donne ucraine (a cui dovremmo aggiungere le madri e le mogli dei soldati russi mandati a combattere e a morire), i dati internazionali dimostrano come l’intero mondo femminile abbia subìto un brusco arresto sulla via della libertà e della emancipazione. Colpa dei 2 anni di pandemia, che, proprio come una lunga guerra, ha costretto molte donne del pianeta a lasciare il lavoro per stare dietro alla famiglia, in molti casi a raddoppiarlo, o a rinunciare alle cure, e in generale a subire i contraccolpi di un’emergenza che, come spesso accade, aumenta le disuguaglianze e la precarietà delle fasce di popolazione meno tutelate. Dal 2017 al 2019 l’indice che studia il benessere delle donne nel mondo era cresciuto del 7 per cento. Nei due anni successivi (2020-2021) il miglioramento si è fermato al 3 per cento (fonte: Woman, Peace and Security Index 2021/2022). Con enormi differenze, ovviamente. Restano ancorati ai primi posti i Paesi del nord Europa (Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca, e non gli Stati Uniti, che si classificano al 21esimo posto), mentre in fondo alla lista troviamo i Paesi del sud est asiatico, del Medio Oriente e del Nord Africa, piegati da leggi discriminatorie (come l’Afghanistan, precipitato dopo il ritorno dei Talebani) e dai conflitti locali. E l’Italia? Fra 170 Paesi analizzati tenendo conto di tutti gli indicatori possibili e calcolabili (come sicurezza, salute, leggi, lavoro, scolarizzazione, partecipazione politica, violenza domestica), il nostro Paese si colloca al 28esimo posto, poco prima della Polonia. Un risultato non gratificante, soprattutto se paragonato agli altri Paesi europei, dovuto soprattutto ai dati sull’occupazione femminile, il più basso in Europa (il 31%), e a quelli sugli aiuti/flessibilità nella gestione dei figli.   Gli studi che ogni anno monitorano la situazione delle donne nel mondo sono numerosi. Uno dei più approfonditi è quello della Banca Mondiale. E sapete perché? Perché anche al più freddo economista è molto chiaro che solo i Paesi dove la parità fra uomo e donna è compiuta, possono ambire alla vetta non solo del progresso umano ma anche della ricchezza. E tutti i report concordano su un risultato: facendo la media mondiale, le donne hanno il 75% in meno dei diritti rispetto agli uomini. Se non bastano i dati sui matrimoni forzati, sulla mortalità materna, sui femminicidi, sugli abusi sessuali, sulle leggi discriminatorie e altre arretratezze del genere, ecco i numeri che forse non ci saremmo aspettati: dei 720 milioni di adulti analfabeti nel mondo, circa due terzi sono donne, una per centuale rimasta invariata per due decenni. Con una media di 10 anni di scuola (ma in Germania più di 13), in Italia possiamo ritenerci fortunate.
IL TERMOMETRO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA AL FEMMINILE Questo è il mondo diviso in colori secondo l’indice per la pace e la sicurezza delle donne (Wps) del 2021-2022. Sulla base dei numerosissimi indicatori, il rapporto sulla condizione femminile nel mondo viene aggiornato ogni anno. I 170 Paesi analizzati sono classificati su una scala 0-1 con un punteggio di 1 come risultato più alto possibile . Le tendenze mostrano che l’avanzamento globale delle donne ha rallentato e che le disparità sono cresciute
La difesa del lavoro. La libertà di scelta La storia ha voluto tramandare una straordinaria coincidenza. L’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, nel 2020 ha coinciso con l’introduzione del primo lockdown e dello stato d’emergenza che è tuttora in vigore. Lo scotto, dice l’Istat, l’hanno pagato soprattutto le donne: il 98% delle persone che ha perso o lasciato il lavoro nel primo anno di pandemia sono donne. Una situazione di svantaggio che richiama all’origine della ricorrenza. Ormai smentito che l’8 marzo 1908 sia scoppiato l’incendio nella fabbrica di camicie di New York da cui discenderebbe la scelta della data della celebrazione (qualcosa di simile successe, ma il 25 marzo 1911, con 123 vittime) resta il ricordo dei milioni di donne che hanno dovuto combattere per ottenere il minimo dei diritti. In una scalata non ancora finita.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto