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L'addio di Lucy Salani: "Perché, una donna non può chiamarsi Luciano?"

Il ricordo di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, autori del documentario dedicato all'unica donna trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti recentemente scomparsa

di GIOVANNI BOGANI -
23 marzo 2023
I registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini insieme a Lucy Salani (Instagram)

I registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini insieme a Lucy Salani (Instagram)

Si chiamava Lucy Salani. È scomparsa il 22 marzo, a 98 anni, dopo una vita fra le più rocambolesche, drammatiche e affascinanti che si possano immaginare. Sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, Lucy era la più anziana transgender d’Italia. Su di lei, hanno realizzato un film documentario Matteo Botrugno e Daniele Coluccini. Il film si chiama "C’è un soffio di vita soltanto" e proprio nei giorni scorsi è stato premiato come miglior documentario al festival del cinema di Spello, in Umbria. Ripercorriamo, insieme ai due autori, le tappe di questa vita fuori dall’ordinario. Una vita di coraggio, di ostinazione, di amore.
Il post di Matteo Botrugno insieme al collega Daniele Coluccini e a Lucy Salani

Il post di Matteo Botrugno insieme al collega Daniele Coluccini e a Lucy Salani

Matteo e Daniele, chi era Lucy Salani? E che cosa vi ha spinti a fare un documentario su di lei?
"Noi abbiamo conosciuto la storia di Lucy vedendo un’intervista video che le era stata fatta nel 2010. Abbiamo pensato: ‘che storia incredibile’. Eravamo sicuri che fosse già stata raccontata al cinema. Invece, nessuno si era occupato di lei. E allora siamo andati a Bologna, dove Lucy viveva, con la nostra telecamera e l’abbiamo incontrata".
Che cosa vi colpiva della sua storia?
"Inizialmente pensavamo che la sua storia fosse ‘solo’ quella di una sopravvissuta ai campi di concentramento di Dachau. Invece, abbiamo scoperto che era la trans più anziana d’Italia, probabilmente d’Europa. E abbiamo scoperto che la sua vita accoglieva molte vite differenti".
Quando Lucy era finita a Dachau, che età aveva?
"Aveva diciannove anni. A quel tempo era un ragazzo ed era stato appena arruolato nell’Esercito italiano. Dopo l’8 settembre, Luciano – non ancora Lucy – disertò dall’esercito. A Bologna, viveva di relazioni omosessuali. Fu scoperto, catturato, portato in un campo di concentramento in Austria. Per fuggire, si è attaccato sotto un treno, che però non andava in Italia, ma a Berlino. Lì l’hanno arrestato ed è finito a Dachau".
La vicesindaca di Bologna Emily Marion Clancy insieme a Lucy Salani

Emily Marion Clancy insieme a Lucy Salani

Come è sopravvissuta?
"All’ultimo limite delle forze. Ricorda il periodo del campo di concentramento come l’esperienza peggiore della sua vita. Ma il fatto di essere sopravvissuta le ha dato una forza immensa per andare avanti: superato questo, ha pensato, posso superare qualsiasi cosa".
Quindi ha iniziato a pensare a se stessa come donna?
"La parola transessuale ancora non esisteva: non si parlava di identità di genere. Ma lei già si sentiva donna fin dall’infanzia: a quattro anni le regalarono un cavalluccio di legno, ma lei voleva una bambola. Pianse, si impuntò, prese tante botte, ma alla fine ricevette la sua bambola…".
Lucy Salani

Lucy Salani

Come si è guadagnata da vivere?
"Ha fatto spettacoli, avanspettacolo, ha fatto spettacoli al circo, cabaret, spettacoli di rivista. Ha fatto i primi spettacoli ‘en travesti’ dell’epoca. Poi per gran parte della vita, suo malgrado, è stata una prostituta. Per quindici anni è riuscita a fare la tappezziera a Torino. Appena poteva, cercava un lavoro ‘normale’. Ma la strada quasi obbligata per lei era quella della prostituzione".
Un mondo difficile...
"Sì. Fra droga, violenza, prevaricazione fisica, stando sempre per strada, è stato per lei un lavoro rischioso. Ma ha anche avuto la forza di adottare una ragazzina, a Torino. E questa ragazza è cresciuta, ed ha iniziato a chiamarla mamma. Questo la dice lunga sul concetto di famiglia, e su quanto la famiglia sia un luogo di incontro, di amore reciproco, piuttosto che dogmaticamente l’unione di un uomo e di una donna. Non c’è scritto da nessuna parte che la famiglia deve essere in un modo solo".
Lucy non ha mai cambiato il nome sulla carta di identità. Perché?
"Non le importava. A Dachau, diceva, mi hanno chiamata con un numero. E negli ultimi anni, diceva: ma perché, una donna non si può chiamare Luciano?".
I due registi ospiti di Serena Bortone a "Oggi è un altro giorno" con in collegamento Lucy Salani (Instagram)

I due registi ospiti di Serena Bortone a "Oggi è un altro giorno" con in collegamento Lucy Salani (Instagram)

Lei ha anticipato tutti i movimenti Lgbtq+…
"Quando lei ha affermato la sua persona, quando lei ha vissuto le sue battaglie, non se ne parlava ancora. Il vero ‘atto politico’ di Lucy è la sua stessa vita".
Lucy era la più anziana trans d’Italia?
"Sì, anche Giò Stajano, che è stata un’icona del transgender in Italia, era più giovane. Credo fosse la trans più anziana d’Europa".
Che cosa pensava dell’atteggiamento della società di oggi verso il mondo Lgbtq+?
"Pensava: per ora ci tollerano, ma domani non si sa. Qualcosa è cambiato, ma ancora la percezione di noi è quella di persone differenti, ancora c’è discriminazione, e l’inclusività è più di superficie che reale".