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Home » Attualità » Papa Francesco a Che tempo che fa: “Non sono un santo e neanche normale: ho le mie anormalità”

Papa Francesco a Che tempo che fa: “Non sono un santo e neanche normale: ho le mie anormalità”

"I papi di prima erano santi, io no. Per questo ho bisogno dei rapporti umani"

Sofia Francioni
6 Febbraio 2022
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Ospite da remoto su Rai 3 a Che Tempo che Fa, il salotto televisivo di Fabio Fazio, Papa Francesco sente il bisogno di ricordare a tutti una cosa: “Non sono normale. Anche io ho le mie anormalità. I papi di prima erano santi, io non me la cavo…non sono tanto santo” dice aiutandosi con la mano.  “Per questo ho bisogno dei rapporti umani” e “per questo, aggiunge, abito in un albergo a Santa Marta dove posso stare con le persone” e non nelle stanze vaticane. “L’amicizia mi fa forza, e ne ho bisogno. Non ho tanti amici, sono pochi, ma sono veri“.

“Il chiacchiericcio distrugge le identità”

Papa Francesco ospite della puntata di Che rempo che fa su Rai3

In una devota intervista di circa 50 minuti condotta da Fazio, Papa Francesco ha trovato il coraggio di mostrarsi come un Papa e un uomo imperfetto. Da bambino: “volevo fare il macellaio per i soldi! Per mettere tante monetine in tasca. Un desiderio che forse tradisce la radice genovese da parte materna”, dice ironizzando. Nel corso dell’intervista, il Papa coglie l’occasione per sottolineare l’aumento del numero di suicidi giovanili. “L’aggressività sociale oggi scoppia. Pensiamo al problema sociale del bullismo a scuola, quando prendono un ragazzo e dai e dai e dai“, dice Francesco come se stesse picchiando qualcuno. “L’aggressività va educata: dentro di noi c’è un’aggressività positiva, ma ce n’è un’altra distruttiva, che inizia con la lingua. Il chiacchiericcio che si fa nelle famiglie e nei quartieri distrugge le identità”, dice fermo. “Dobbiamo essere coraggiosi e o non dire niente e tenercela. Oppure dire le cose in faccia”.

 

“Il migrante va accolto, promosso e integrato”

Di fronte ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici calpestati, alle guerre, al Cimitero del Mediterraneo, ai “datori di lavoro che guardano i loro dipendenti dall’alto verso il basso: per dominarli, sfruttarli”, Papa Francesco invita tutti a provare a toccare gli altri. “Toccare significa farsi carico degli altri. Ma se noi non tocchiamo mai, siamo indiffenti e alimentiamo la cultura dell’indifferenza”. “Ci sono cose al primo posto nel mondo, come le guerre e cose al secondo posto come i migranti, i poveri, le persone che non hanno da mangiare e che non contano”. Il fatto che “il Mediterraneo sia il cimitero più grande d’Europa ci deve far pensare”. Un dramma di cui, secondo il Pontefice, dovrebbe farsi carico l’Unione Europea trovando equilibrio nell’accoglienza di ciascun paese. “Italia e Spagna sono i paesi più vicini dove arrivano più migranti”, che “in tanti casi dopo aver sofferto in mare vengono respinti”. Invece, aggiunge Francesco: “Il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato”

L’appello del Papa ad avere “un po’ di umorismo!”

Papa Francesco ospite in esclusiva della puntata di Che Tempo Che Fa di Rai3
Papa Francesco ospite a Che tempo che fa du Rai3

Dopo aver raccontato di ascoltare i classici e di essere un appassionato di tango, Papa Francesco si congeda con un’esortazione: “Ah!, Una cosa per favore: un po’ di umorismo! L’umorismo è una medicina, che aiuta a relativizzare le cose e ti rende gioioso. Come la preghiera del Buon Umore di Thomas More”.

 

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
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"Il migrante va accolto, promosso e integrato"

Di fronte ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici calpestati, alle guerre, al Cimitero del Mediterraneo, ai "datori di lavoro che guardano i loro dipendenti dall'alto verso il basso: per dominarli, sfruttarli", Papa Francesco invita tutti a provare a toccare gli altri. "Toccare significa farsi carico degli altri. Ma se noi non tocchiamo mai, siamo indiffenti e alimentiamo la cultura dell'indifferenza". "Ci sono cose al primo posto nel mondo, come le guerre e cose al secondo posto come i migranti, i poveri, le persone che non hanno da mangiare e che non contano". Il fatto che "il Mediterraneo sia il cimitero più grande d'Europa ci deve far pensare". Un dramma di cui, secondo il Pontefice, dovrebbe farsi carico l'Unione Europea trovando equilibrio nell'accoglienza di ciascun paese. "Italia e Spagna sono i paesi più vicini dove arrivano più migranti", che "in tanti casi dopo aver sofferto in mare vengono respinti". Invece, aggiunge Francesco: "Il migrante va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato"

L'appello del Papa ad avere "un po' di umorismo!"

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