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Home » Attualità » A piedi da Gubbio a Roma: la nonna ‘in cammino’ che combatte contro la violenza sulle donne

A piedi da Gubbio a Roma: la nonna ‘in cammino’ che combatte contro la violenza sulle donne

Ex insegnante in pensione, Giuliana Baldinucci si definisce una "femminista da sempre". Ha compiuto la sua impresa in due settimane e oggi sarà accolta dalla cooperativa BeeFree alla Casa Internazionale delle Donne

Marianna Grazi
9 Giugno 2021
Maria Pia Ercolini, laureata in Lettere e poi in Storia e Società, è fondatrice e presidente dell’associazione Toponomastica femminile

Maria Pia Ercolini, laureata in Lettere e poi in Storia e Società, è fondatrice e presidente dell’associazione Toponomastica femminile

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L’insegnante di matematica in pensione Giuliana Baldinucci, 73 anni, che ha percorso strade, stradine e viottoli da Gubbio a Roma. ANSA/Agnese Malatesta

Ha percorso circa 200 chilometri in due settimane, a piedi. Niente di eccezionale, apparentemente, visto che di imprese del genere se ne sente parlare sempre più spesso, con percorsi anche molto più lunghi coperti in tempi da record. Ma se l’impresa in questione è stata compiuta da un’insegnante di matematica in pensione, di 73 anni, per una raccolta fondi benefica, allora acquista tutto un altro valore.

La camminatrice, Giuliana Baldinucci, è a Roma e oggi, 9 giugno, sarà accolta per iniziativa della cooperativa BeeFree, alla Casa Internazionale delle Donne. Una conclusione simbolica di questa sua inedita esperienza di cui è “molto soddisfatta e contenta”.

Il 22 maggio la 73enne ha indossato i suoi scarponcini, ha preso il suo zaino e, cellulare alla mano, si è incamminata dalla sua Umbria alla volta della Capitale. La “femminista da sempre”, come si definisce, aveva uno scopo ben preciso: trovare risorse da destinare ai centri antiviolenza dell’Umbria. Tutto è iniziato alla fine del lockdown nel 2020 quando la donna, ex sindacalista della Cgil e presidente dell’Auser della sua zona, scopre di essere un appassionata di passeggiate. “Ho provato un gran piacere nel camminare nei sentieri, in mezzo alla natura, con un passo che adatti via via a te stesso. E siccome mi piace sfidarmi ho cominciato a pensare dove sarei potuta arrivare: a Roma, mi sono detta, dove abita mio figlio”.

E allora perché alla piacevole e salutare attività non aggiungere anche uno scopo benefico? Prendendo spunto da sua nuora, che stava raccogliendo fondi per il non profit a Londra, dove vive insieme all’altro suo figlio, Giuliana ha realizzato che poteva fare qualcosa di veramente speciale: “abbinerò il mio camminare ad una causa giusta“, di è detta. “La scelta dei centri antiviolenza è stato l’inevitabile passo successivo – ha aggiunto – sia per la mia storia di donna impegnata, sia per le carenti risorse di cui ora dispongono”. Per fare questa lunga camminata si è allenata quasi un anno: “volevo essere in forma e raggiungere il mio scopo. Ora il mio fisico si è rinforzato e ho meno dolori. Mi dicevano ‘ma sei pazza?’ Un po’ pazza lo sono, a Gubbio è normale”, scherza.

“In fondo non ero sola, con avevo con me persone care”, spiega Baldinucci. Ad accompagnarla nel suo viaggio, infatti, c’erano il gruppo whatsapp creato appositamente dai familiari, lo zaino di uno dei figli e il bastone, eredità dei suoi genitori. Una compagnia simbolica a cui si sono aggiunti gli incontri lungo il percorso. “Ho conosciuto tante persone gentili e generose. Persone che quando le incontri ti rimettono in pace col prossimo”. Persone alle quali Giuliana ha voluto parlare delle donne, delle violenze che subiscono costantemente, dell’impegno necessario a contrastare questa piaga della società. A chi ha voluto ha dato anche l’iban dell’associazione “Libera…mente donna” (https://www.liberamentedonna.it/), che gestisce i centri antiviolenza a Perugia e a Terni, a cui fare una donazione.

In queste due settimane non sempre è filato tutto liscio: una sera il figlio ha dovuto chiamare i vigili del fuoco visto che Giuliana, in prossimità di Spoleto, aveva perso il sentiero. Ma gli ostacoli sono fatti per essere superati e l’inconveniente non l’ha bloccata né tanto meno allarmata. Anzi le ha permesso di fare l’incontro che porta nel cuore. “Una volta recuperata, ho visto un bambino di 4-5 anni che insieme alla mamma ed altre persone erano lì ad vedere il soccorso. Quel bimbo mi ha regalato un fiore con tanta dolcezza. Deve avermi vista come una nonna. Ecco, quel momento mi ha molto emozionata“. Il suo percorso poi, farebbe invidia anche ai più allenati: dai 15 ai 23 chilometri al giorno, adattandosi di volta in volta a strade e ritmi personali. Il momento più difficile? “Quello da Piediluco a Rieti, in mezzo alla strada, senza un albero con un gran caldo. Quella è stata davvero una tappa molto difficile. La sera sono crollata e al mattino sono tornata sul mio percorso”.

Un’impresa di cui Giuliana va molto orgogliosa: “Mi piacerebbe che questa mia esperienza, nata come sfida con me stessa, resti un esempio per le donne. Del resto sono un’insegnante ed insegnante si resta tutta la vita. Vorrei che le donne capissero che se vogliono possono fare ciò che ritengono giusto, hanno la forza per farlo. Se io, a 73 anni, ho fatto questa lunga camminata, tutte possono fare ciò in cui credono. Devono avere più fiducia in se stesse. Le donne poi dovrebbero anche essere più solidali fra loro, evitare di farsi concorrenza l’una con l’altra”.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
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  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
L'insegnante di matematica in pensione Giuliana Baldinucci, 73 anni, che ha percorso strade, stradine e viottoli da Gubbio a Roma. ANSA/Agnese Malatesta
Ha percorso circa 200 chilometri in due settimane, a piedi. Niente di eccezionale, apparentemente, visto che di imprese del genere se ne sente parlare sempre più spesso, con percorsi anche molto più lunghi coperti in tempi da record. Ma se l'impresa in questione è stata compiuta da un'insegnante di matematica in pensione, di 73 anni, per una raccolta fondi benefica, allora acquista tutto un altro valore. La camminatrice, Giuliana Baldinucci, è a Roma e oggi, 9 giugno, sarà accolta per iniziativa della cooperativa BeeFree, alla Casa Internazionale delle Donne. Una conclusione simbolica di questa sua inedita esperienza di cui è "molto soddisfatta e contenta". Il 22 maggio la 73enne ha indossato i suoi scarponcini, ha preso il suo zaino e, cellulare alla mano, si è incamminata dalla sua Umbria alla volta della Capitale. La "femminista da sempre", come si definisce, aveva uno scopo ben preciso: trovare risorse da destinare ai centri antiviolenza dell'Umbria. Tutto è iniziato alla fine del lockdown nel 2020 quando la donna, ex sindacalista della Cgil e presidente dell'Auser della sua zona, scopre di essere un appassionata di passeggiate. "Ho provato un gran piacere nel camminare nei sentieri, in mezzo alla natura, con un passo che adatti via via a te stesso. E siccome mi piace sfidarmi ho cominciato a pensare dove sarei potuta arrivare: a Roma, mi sono detta, dove abita mio figlio". E allora perché alla piacevole e salutare attività non aggiungere anche uno scopo benefico? Prendendo spunto da sua nuora, che stava raccogliendo fondi per il non profit a Londra, dove vive insieme all'altro suo figlio, Giuliana ha realizzato che poteva fare qualcosa di veramente speciale: "abbinerò il mio camminare ad una causa giusta", di è detta. "La scelta dei centri antiviolenza è stato l'inevitabile passo successivo - ha aggiunto - sia per la mia storia di donna impegnata, sia per le carenti risorse di cui ora dispongono". Per fare questa lunga camminata si è allenata quasi un anno: "volevo essere in forma e raggiungere il mio scopo. Ora il mio fisico si è rinforzato e ho meno dolori. Mi dicevano 'ma sei pazza?' Un po' pazza lo sono, a Gubbio è normale", scherza. "In fondo non ero sola, con avevo con me persone care", spiega Baldinucci. Ad accompagnarla nel suo viaggio, infatti, c'erano il gruppo whatsapp creato appositamente dai familiari, lo zaino di uno dei figli e il bastone, eredità dei suoi genitori. Una compagnia simbolica a cui si sono aggiunti gli incontri lungo il percorso. "Ho conosciuto tante persone gentili e generose. Persone che quando le incontri ti rimettono in pace col prossimo". Persone alle quali Giuliana ha voluto parlare delle donne, delle violenze che subiscono costantemente, dell'impegno necessario a contrastare questa piaga della società. A chi ha voluto ha dato anche l'iban dell'associazione "Libera…mente donna" (https://www.liberamentedonna.it/), che gestisce i centri antiviolenza a Perugia e a Terni, a cui fare una donazione. In queste due settimane non sempre è filato tutto liscio: una sera il figlio ha dovuto chiamare i vigili del fuoco visto che Giuliana, in prossimità di Spoleto, aveva perso il sentiero. Ma gli ostacoli sono fatti per essere superati e l'inconveniente non l'ha bloccata né tanto meno allarmata. Anzi le ha permesso di fare l'incontro che porta nel cuore. "Una volta recuperata, ho visto un bambino di 4-5 anni che insieme alla mamma ed altre persone erano lì ad vedere il soccorso. Quel bimbo mi ha regalato un fiore con tanta dolcezza. Deve avermi vista come una nonna. Ecco, quel momento mi ha molto emozionata". Il suo percorso poi, farebbe invidia anche ai più allenati: dai 15 ai 23 chilometri al giorno, adattandosi di volta in volta a strade e ritmi personali. Il momento più difficile? "Quello da Piediluco a Rieti, in mezzo alla strada, senza un albero con un gran caldo. Quella è stata davvero una tappa molto difficile. La sera sono crollata e al mattino sono tornata sul mio percorso". Un'impresa di cui Giuliana va molto orgogliosa: "Mi piacerebbe che questa mia esperienza, nata come sfida con me stessa, resti un esempio per le donne. Del resto sono un'insegnante ed insegnante si resta tutta la vita. Vorrei che le donne capissero che se vogliono possono fare ciò che ritengono giusto, hanno la forza per farlo. Se io, a 73 anni, ho fatto questa lunga camminata, tutte possono fare ciò in cui credono. Devono avere più fiducia in se stesse. Le donne poi dovrebbero anche essere più solidali fra loro, evitare di farsi concorrenza l'una con l'altra".
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