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Home » Attualità » Aborto legale a San Marino: la Repubblica del Titano approva la legge che lo regolamenta

Aborto legale a San Marino: la Repubblica del Titano approva la legge che lo regolamenta

Dopo il referendum, in cui oltre il 77% degli elettori aveva votato sì alla depenalizzazione, Consiglio Grande e Generale ha dato il via libera alla norma sull'interruzione di gravidanza

Marianna Grazi
1 Settembre 2022
Un cartello femminista durante le manifestazioni pro-aborto negli anni'70

Un cartello femminista durante le manifestazioni pro-aborto negli anni'70

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Nel 2021 era caduta la prima, grande, pietra dal muro che impediva alle donne di godere pienamente dei propri diritti riproduttivi. Con la votazione di ieri sera, 31 agosto, del Consiglio Grande e Generale, il muro crolla definitivamente: San Marino approva la sua legge sull’aborto che d’ora in poi non è più considerato reato. L’organo parlamentare della Repubblica, il Consiglio Grande e Generale, che è composto da 60 deputati, ha dato il via libera in seconda lettura alla proposta di legge scaturita dalla consultazione popolare del 26 settembre scorso. Per le cittadine sammarinesi sarà possibile usufruire della nuova norma già dalla sua entrata in vigore, prevista il quinto giorno successivo a quello della sua legale pubblicazione.

San Marino
San Marino approva la legge che legalizza l’aborto

Il voto e le dichiarazioni dei Capitani Reggenti

Sono stati 32 voti a favore, 7 contrari e 10 gli astenuti e prima dell’approvazione in aula, c’è stata la dichiarazione inusuale e fuori dal cerimoniale dei Capitani Reggenti, che hanno ringraziato la Segreteria istituzionale e le forze politiche che hanno meditato “per raggiungere un risultato che desse attuazione di un referendum”. Inoltre un ringraziamento è andato anche ai comitati referendari stessi, “perché nel loro lavoro hanno prodotto un dibattito nel Paese, dimostrando che la partecipazione della società civile ha un grosso valore in un Paese democratico”.

aborto san marino
I cartelli elettorali che invitavano, lo scorso anno, ad esprimersi per il sì o per il no al referendum sull’aborto

Gli argomenti più controversi

Se l’esito del referendum dello scorso anno era stato schiacciante, con il sì alla depenalizzazione dell’aborto che aveva prevalso in larga maggioranza (77,28% dei voti contro il 22,72%), il passaggio epocale nella Repubblica del Titano ha richiesto una lunga e approfondita discussione da parte della Commissione e dell’Ufficio di presidenza su temi collaterali e altrettanto importanti: tra gli aspetti più controversi la contraccezione d’emergenza e l’educazione sessuale nelle scuole, ma anche il ruolo delle “strutture associative” che possano “dare sostegno alle madri”. Nella “Legge 21” è previsto l’obbligo del passaggio attraverso il consultorio per tutte le donne che scelgano di abortire entro la 12^ settimana di gravidanza, con la sola possibilità di optare per un incontro da remoto, attraverso uno schermo. Non è passato un emendamento che voleva rendere questo accesso facoltativo, per tutelare liberà scelta e privacy, ma si spiega invece come “nelle more di cui al comma 1 e fino alla costituzione del Consultorio, le richieste di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza vengono prese in carico dall’UOC Ostetricia e Ginecologia dell’ISS che demanda alla struttura sanitaria convenzionata esterna alla Repubblica”.

“Merito di Uds. Questo un punto di partenza”

Unione Donne Sammarinesi
L’Unione Donne Sammarinesi esulta dopo la vittoria del sì al referendum che ha depenalizzato l’aborto nella repubblica del Titano

“Festeggiamo, ma dobbiamo essere consapevoli che è un punto di partenza“, ha commentato l’Unione donne sammarinesi (Uds), promotrice del referendum dello scorso anno. Ad approvazione sancita, le donne del movimento, provenienti da tutti gli schieramenti politici del Paese, si sono ritrovare in Piazza della Libertà e davanti a Palazzo Pubblico per festeggiare. “Ci voleva l’organizzazione e la forza di Uds per farcela, tutte assieme, anello di una catena emancipatoria che parte da lontano e non si ferma qui, non si ferma più. Ce la intestiamo tutta”, ha commentato su Facebook Vanessa Muratori, ex parlamentare di sinistra e prima donna in politica ad intraprendere quasi 20 anni fa la battaglia per l’aborto.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Nel 2021 era caduta la prima, grande, pietra dal muro che impediva alle donne di godere pienamente dei propri diritti riproduttivi. Con la votazione di ieri sera, 31 agosto, del Consiglio Grande e Generale, il muro crolla definitivamente: San Marino approva la sua legge sull'aborto che d'ora in poi non è più considerato reato. L'organo parlamentare della Repubblica, il Consiglio Grande e Generale, che è composto da 60 deputati, ha dato il via libera in seconda lettura alla proposta di legge scaturita dalla consultazione popolare del 26 settembre scorso. Per le cittadine sammarinesi sarà possibile usufruire della nuova norma già dalla sua entrata in vigore, prevista il quinto giorno successivo a quello della sua legale pubblicazione.
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"Merito di Uds. Questo un punto di partenza"

Unione Donne Sammarinesi
L'Unione Donne Sammarinesi esulta dopo la vittoria del sì al referendum che ha depenalizzato l'aborto nella repubblica del Titano
"Festeggiamo, ma dobbiamo essere consapevoli che è un punto di partenza", ha commentato l'Unione donne sammarinesi (Uds), promotrice del referendum dello scorso anno. Ad approvazione sancita, le donne del movimento, provenienti da tutti gli schieramenti politici del Paese, si sono ritrovare in Piazza della Libertà e davanti a Palazzo Pubblico per festeggiare. "Ci voleva l'organizzazione e la forza di Uds per farcela, tutte assieme, anello di una catena emancipatoria che parte da lontano e non si ferma qui, non si ferma più. Ce la intestiamo tutta", ha commentato su Facebook Vanessa Muratori, ex parlamentare di sinistra e prima donna in politica ad intraprendere quasi 20 anni fa la battaglia per l'aborto.
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