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Sentenza aborto Usa, folla alla Corte Suprema: esplode la rabbia, proteste in tutto il Paese

di REMY MORANDI -
25 giugno 2022
senato usa aborto

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La Corte Suprema degli Stai Uniti ha abolito la sentenza Roe v. Wade con cui, nel 1973, aveva legalizzato l’aborto negli Usa. Ora quindi i singoli Stati saranno liberi di applicare le leggi federali in materia. La decisione è stata presa con 6 voti a favore e 3 contrari, rispecchiando la forte divisione ideologica all’interno del gruppo dei nove giudici, a forte maggioranza conservatrice. È stata quest’ala a ribadire che “l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti“, vale a dire autorizza gli Stati la possibilità di vietarlo. Ecco arrivare il verdetto tanto atteso quanto temuto, quello che, appena un mese e mezzo fa era già ventilato al di fuori delle stanze del tribunale supremo americano, attraverso una bozza di opinione fatto trapelare dal giudice Samuel A. Alito Jr. e diffusa da Politico. Un nuovo passo indietro degli Stati Uniti sul fronte dei diritti delle donne. Centinaia di persone si sono radunate davanti alla Corte Suprema per il secondo giorno consecutivo per protestare contro la decisione dei massimi giudici di annullare il diritto all’aborto. Alle 12.30 ora locale (le 18.30 in Italia), sono già tanti i manifestanti che partecipano anche se altre proteste sono previste nel pomeriggio (in serata ora italiana) nella capitale Usa ma anche in tante altre città da New York alla California. Stati Uniti profondamente lacerati dopo la sentenza della Corte Suprema Usa che ha di fatto vietato l’interruzione di gravidanza. Manifestazioni di protesta in moltissime città e in alcuni casi, come a Phoenix, ci sono stati anche momenti di tensione tra dimostranti e forze dell’ordine. Tante le prese di posizione contro la sentenza, non solo da parte di esponenti politici ma anche dal mondo dello sport e dello spettacolo. L’America si interroga sulle conseguenze di una decisione che avrà sicuramente forti ripercussioni sociali. I manifestanti sono tornati anche davanti alla Corte Suprema a Washington, Biden: “Una decisione devastante”.

Il Senato degli Stati Uniti ha bloccato il provvedimento che serviva per garantire alle donne il diritto all'aborto a livello federale (Foto Ansa)

A che cosa serviva il provvedimento bocciato dal Senato Usa?

Il provvedimento che è stato bocciato dal Senato Usa era stato pensato per contrastare la probabile decisione della Corte Suprema che, come emerso dalla bozza del dispositivo firmata dal giudice conservatore Samuel Alito e finita sui media, dovrebbe portare alla revoca, dopo quasi 50 anni, della sentenza Roe v. Wade che stabilì il diritto all'aborto per le donne, a prescindere dalla decisione degli Stati Uniti. Il democratico Joe Manchin, che ha definitivamente affossato il provvedimento shierandosi con i repubblicani, ha detto di essere a favore di un diritto federale all'aborto, ma che la legge presentata al Senato, chiamata Women's Health Protection Act, è andata "troppo oltre" ed è "troppo ampia". Pur dando per scontato l'affossamento della legge, vista la spaccatura del Senato 50 a 50 e le profonde differenze sull'aborto, i democratici hanno deciso di provare lo stesso per dimostrare all'America e agli americani l'estremismo dei repubblicani e per cercare di convincere gli elettori indecisi a eleggere un maggior numero di liberal alle prossime elezioni di novembre.

L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, 75 anni, e il giudice conservatore Samuel Alito (Foto Ansa)

Che cos'è la sentenza Roe v. Wade?

Il dibattito sul diritto all'aborto negli Stati Uniti si è riacceso nelle ultime settimane con la fuga di notizie dalla Corte Suprema. I saggi sembrano infatti orientati a capovolgere la Roe v. Wade, la sentenza del 1973 che ha legalizzato l'aborto degli Stati Uniti. La bozza di decisione firmata dal giudice Samuel ALito e pubblicata dai media americani ha infiammato gli animi e scatenato proteste in tutti gli Stati Uniti, con le donne scese in strada e decise a preservare il loro diritto di scelta di fronte a una Corte Suprema a maggioranza conservatrice. I democratici sono corsi ai ripari dichiarando battaglia in difesa di un diritto ormai acquisito e che, a loro parere, va tramutato ora in legge per essere difeso. Ma intanto il provvedimento che doveva servire per garantire alle donne il diritto all'aborto a livello federale è stato affossato e bocciato dal Senato degli Stati Uniti.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, 79 anni, ha puntato il dito contro l'ostruzionismo dei repubblicani e ha sottolineato: "Continueremo a combattere per le donne" (Foto Ansa)

Biden: "Continueremo a combattere per le donne"

"Continueremo a combattere per le donne". Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha commentato il no del Senato Usa al provvedimento che avrebbe garantito l'accesso delle donne all'aborto. Il presidente Usa ha attaccato l'ostruzionismo dei repubblicani e ha invitato gli elettori a scegliere "più senatori pro-scelta in novembre". "Non c'è nulla come il diritto all'aborto: non è solo la brutalità di strappare alle donne il diritto di controllare il proprio corpo ma anche tutti i danni che questo comporta", ha aggiunto Biden, sottolineando: "Ricordatemi le mie parole: nel mirino finirà anche la decisione sulle nozze gay". Alla condanna del presidente degli Stati Uniti si è aggiunta anche quella della vicepresidente Kamala Harris: "Tristemente il Senato ha fallito nel difendere il diritto di scelta delle donne sul proprio corpo. E quella della speader della Camera, Nancy Pelosi: "Non smetteremo mai di difendere le nostre libertà fondamentali. Gli americani dovranno ricordarsi alle urne in novembre di chi ha cercato di punire e controllare le decisioni delle donne".

Gucci ha deciso di sostenere le spese di viaggio delle dipendenti costrette a trasferirsi per abortire (Foto Ansa)

Gucci pagherà le spese di viaggio alle dipendenti costrette a trasferirsi per abortire

Intanto, mentre lo scontro politico va avanti, alcuni si stanno muovendo in autonomia per garantire alle donne americane il diritto all'aborto. Gucci è scesa in campo "fermamente convinta che l'accesso alla salute riproduttiva è un diritto umano fondamentale". E per questo la maison del gruppo Kering "rimborserà le spese di viaggio a tutte le dipendenti negli Stati Uniti che avessero bisogno di accedere a servizi sanitari non disponibili nello stato di residenza". Attraverso la fondazione Chime for Change, Gucci continuerà poi a sostenere organizzazioni partner che "facilitano l'accesso alla salute riproduttiva e proteggono i diritti umani, specialmente per le persone più vulnerabili", si legge nel comunicato della casa di moda. La maison del gruppo Kering ha lanciato Chime for Change con l'aiuto di Salma Hayek e Beyoncé nel 2013 allo scopo di "ispirare la partecipazione in una comunità collettiva e unire i popoli attraverso i confini e le generazioni nella battaglia per la parità di genere". In meno di un decennio la fondazione ha raccolto oltre 19 milioni di dollari per progetti a sostegno di donne, ragazze e bambine in 89 Paesi del mondo. Non è la prima volta che Gucci si schiera su posizioni pro-choice: nel maggio del 2019, presentando a Roma la sua collezione cruise, Alessandro Michele aveva mandato in passerella numerosi capi con messaggi allusivi all'aborto e ai diritti delle donne: tra questi un abito da sera con un utero ricamato in posizione strategica e una giacca con il logo "My Body, My Choice" sulla schiena.