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Home » Attualità » Abusata due volte da piccola: ora si batte contro i predatori e per i “sopravvissuti”. Ed è “australiana dell’anno”

Abusata due volte da piccola: ora si batte contro i predatori e per i “sopravvissuti”. Ed è “australiana dell’anno”

C'è necessità di “puntare sull’educazione come primo metodo di prevenzione”. E Grace Tame ricorda di essere divenuta anoressica dopo la prima violenza e di aver reagito fino a vincere una maratona

Sofia Francioni
23 Agosto 2021
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È stata insignita del premio Australiana dell’anno a gennaio 2021 (qui il video), ma le parole dell’attivista, avvocata ventisettenne Grace Tame continuano a risuonare sui social e nei dibattiti pubblici del mondo. Per questo Luce! ha deciso di riascoltarle. “Gli abusi sessuali sui minori e le culture che lo consentono esistono ancora. L’adescamento e il suo impatto duraturo non vengono ampiamente compresi. I predatori manipolano ognuno di noi: familiari, amici, colleghi, estranei, proveniente da ogni classe, cultura e comunità danno il meglio di loro quando non siamo uniti e ci armiamo delle nostre vulnerabilità. I traumi non fanno discriminazioni, né finiscono quando la violenza termina”.

 

Grace Tame ha 15 anni quando, per la seconda volta nella sua vita, viene abusata dal suo professore di matematica, in un’aula del liceo che frequenta: “Ho perso la mia verginità per colpa di un pedofilo”, racconta, “lui aveva 58 anni e per mesi ha abusato di me quasi ogni giorno. Io non sapevo chi fossi”. Ma oggi “lo so: sono una sopravvissuta”. 

Prima di essere vittima di un anno di abusi, la Tame stava già lottando contro l’anoressia, disturbo alimentare innescato da un altro abuso, subìto da bambina e perpetrato da un ragazzo più grande di lei. Un trauma che Grace racconta al suo professore, Nicolaas Bester, ma che lui usa contro di lei, inscenando la stessa violenza per un anno. “È così che fanno: i predatori si armano della nostra paura. Questo è il fondamento della loro manipolazione psicologica, un elemento chiave degli abusi sessuali prolungati”, spiega l’avvocata, che per non dimenticare mai più la lezione si è tatuata sulla mano una scritta: “mangia la mia paura” per ricordarsi che se le paure non vengono interiorizzate, possono per essere strumentalizzate. “Le persone con disabilità, la comunità Lgbtq e altri gruppi emarginati hanno infranto barriere più pesanti per aver giustizia. Ogni voce conta”, sottolinea, “Il male nasce da tutti noi, ma anche le soluzioni nascono da noi”. 

Per evitare che altre persone diventino dei “sopravvissuti” secondo la Tame è necessario “puntare sull’educazione come primo metodo di prevenzione”. Infatti, spiega: “inizia tutto dalla conversazione e tutti siamo i benvenuti al tavolo. La comunicazione genera comprensione e la comprensione è il pilastro del progresso. L’esperienza vissuta aiuta il cambiamento strutturale e sociale: quando condividiamo, guariamo”. Sulla fine del suo discorso, si rivolge alle persone che hanno condiviso il suo stesso percorso: “Sopravvissuti, siate orgogliosi: le nostre voci stanno cambiando la storia. Undici anni fa ero in ospedale, ero anoressica e i miei muscoli erano atrofizzati, facevo fatica a camminare. Lo scorso anno ho vinto una maratona. Possiamo cambiare come individui e possiamo cambiare come comunità. La prima volta che ho sporto denuncia sono stata derisa e ridicolizzata da alcune persone, ma ora la mia verità ci sta aiutando a riconnetterci. So chi sono” – conclude -“sono una sopravvissuta”. 

 

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
È stata insignita del premio Australiana dell’anno a gennaio 2021 (qui il video), ma le parole dell’attivista, avvocata ventisettenne Grace Tame continuano a risuonare sui social e nei dibattiti pubblici del mondo. Per questo Luce! ha deciso di riascoltarle. “Gli abusi sessuali sui minori e le culture che lo consentono esistono ancora. L’adescamento e il suo impatto duraturo non vengono ampiamente compresi. I predatori manipolano ognuno di noi: familiari, amici, colleghi, estranei, proveniente da ogni classe, cultura e comunità danno il meglio di loro quando non siamo uniti e ci armiamo delle nostre vulnerabilità. I traumi non fanno discriminazioni, né finiscono quando la violenza termina”.   Grace Tame ha 15 anni quando, per la seconda volta nella sua vita, viene abusata dal suo professore di matematica, in un’aula del liceo che frequenta: “Ho perso la mia verginità per colpa di un pedofilo”, racconta, “lui aveva 58 anni e per mesi ha abusato di me quasi ogni giorno. Io non sapevo chi fossi”. Ma oggi “lo so: sono una sopravvissuta”.  Prima di essere vittima di un anno di abusi, la Tame stava già lottando contro l’anoressia, disturbo alimentare innescato da un altro abuso, subìto da bambina e perpetrato da un ragazzo più grande di lei. Un trauma che Grace racconta al suo professore, Nicolaas Bester, ma che lui usa contro di lei, inscenando la stessa violenza per un anno. “È così che fanno: i predatori si armano della nostra paura. Questo è il fondamento della loro manipolazione psicologica, un elemento chiave degli abusi sessuali prolungati”, spiega l’avvocata, che per non dimenticare mai più la lezione si è tatuata sulla mano una scritta: “mangia la mia paura” per ricordarsi che se le paure non vengono interiorizzate, possono per essere strumentalizzate. “Le persone con disabilità, la comunità Lgbtq e altri gruppi emarginati hanno infranto barriere più pesanti per aver giustizia. Ogni voce conta”, sottolinea, “Il male nasce da tutti noi, ma anche le soluzioni nascono da noi”.  Per evitare che altre persone diventino dei “sopravvissuti” secondo la Tame è necessario “puntare sull’educazione come primo metodo di prevenzione”. Infatti, spiega: “inizia tutto dalla conversazione e tutti siamo i benvenuti al tavolo. La comunicazione genera comprensione e la comprensione è il pilastro del progresso. L’esperienza vissuta aiuta il cambiamento strutturale e sociale: quando condividiamo, guariamo”. Sulla fine del suo discorso, si rivolge alle persone che hanno condiviso il suo stesso percorso: “Sopravvissuti, siate orgogliosi: le nostre voci stanno cambiando la storia. Undici anni fa ero in ospedale, ero anoressica e i miei muscoli erano atrofizzati, facevo fatica a camminare. Lo scorso anno ho vinto una maratona. Possiamo cambiare come individui e possiamo cambiare come comunità. La prima volta che ho sporto denuncia sono stata derisa e ridicolizzata da alcune persone, ma ora la mia verità ci sta aiutando a riconnetterci. So chi sono” – conclude -“sono una sopravvissuta”.   
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