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Abusi sessuali a bordo dei sottomarini: la denuncia choc delle donne militari inglesi

Richieste esplicite, aggressioni e rapporti nel sonno, pugni e addirittura una lista di "vittime" da stuprare in caso di affondamento

di MAURIZIO COSTANZO -
6 novembre 2022
Scandalo sulla Royal Navy

Scandalo sulla Royal Navy

Partiamo da un dato certo: il ruolo delle donne nelle Forze armate è in aumento in tutto il mondo. Dal Medio Oriente all’Ucraina, le donne soldato al fronte sono sempre di più. Tuttavia si percepisce ancora la differenza di genere all’interno del mondo militare, da colmare tramite provvedimenti di legge e buone pratiche. Gerarchia che qualche volta si trasforma in prevaricazione, o peggio ancora in bullismo, con richieste o abusi sessuali contro coloro che, oltre ad essere il 'sesso debole', hanno anche un grado inferiore. È quanto, secondo alcune denunce, sarebbe accaduto nella Royal Navy, che ha ordinato un'indagine su presunte accuse di bullismo e molestie sessuali ai danni di alcune militari impegnate a bordo dei sottomarini della marina militare britannica. Lo riporta la Bbc, citando le testimonianze affidate da diverse donne che hanno prestato servizio nella flotta al Daily Mail.

L'ammiraglio Sir Ben Key

"Le molestie sessuali non hanno posto nella Royal Navy"

L'ammiraglio Sir Ben Key ha definito le affermazioni "ripugnanti", aggiungendo che "le molestie sessuali non hanno posto nella Royal Navy e non saranno tollerate". Chiunque venga ritenuto colpevole sarà considerato responsabile", ha detto. Tra i fatti rivelati in dettaglio dal Mail, delle liste compilate dai membri maschi dell'equipaggio che stabilivano l'ordine in cui le colleghe sarebbero state violentate in caso di affondamento del sottomarino. Una donna ha detto al Mail di essere stata aggredita sessualmente da un uomo di rango superiore mentre dormiva, e che, in un'altra occasione, ha ricevuto un pugno ad un rene da un alto ufficiale. Un'altra ha dichiarato che un commilitone avrebbe lasciato foto di modelle nude e delle monete nella sua cabina, suggerendo di aspettarsi in cambio un atto sessuale. Altre ancora hanno riferito di richieste di atti sessuali, grida, o di essere state oggetto di lanci di appunti o penne. Gli abusi si sarebbero consumati per più di un decennio, praticamente da quando, nel 2011, le donne sono state ammesse nella Marina.

In Italia il servizio militare femminile è stato avviato nel 2000 con l’entrata in vigore della legge n. 380/1999 che ha permesso alle donne di arruolarsi nelle Forze Armate, nell’Arma dei Carabinieri e nella Capitaneria di porto, registrando in vent’anni la presenza di 18mila unità femminili, equivalente al 6% del personale militare, come riportato sul sito della Camera dei deputati. I dati italiani riportano un aumento della presenza femminile negli ultimi anni, con una crescita sostanziale tra il 2018 e il 2020 e un numero, a fine 2019, di 1.924 ufficiali, 2.663 sottufficiali, 12.694 graduate e militari di truppa e 664 allieve di accademie e scuole militari. Secondo un sondaggio di Eumetra promosso dallo Stato maggiore della Difesa sull’attrattiva della carriera militare per le ragazze italiane, condotto su un campione di 2.026 giovani di cui 1.029 ragazze e 997 ragazzi tra i 17 e i 25 anni, le ragazze in linea teorica sono più interessate dei loro coetanei maschi alla carriera militare (il 52% rispetto al 48% dei ragazzi), ma non trasformano questo interesse nell’arruolamento vero e proprio, perché lo trovano incompatibile con la vita privata. Per il 28% delle ragazze (a fronte del 17% dei ragazzi), infatti, la carriera militare richiede troppo tempo e non lascia spazio alla vita personale, mentre per il 15% delle donne (12% degli uomini) l'arruolamento non consente di avere una famiglia e di prendersene cura.

A differenza di altri Paesi, l’impiego delle donne nell’esercito italiano non segue un protocollo differenziato per quanto riguarda le mansioni nazionali e le carriere maschili e femminili sono equiparate, come ha spiegato il tenente colonnello Rosa Vinciguerra, capo della sezione Pari opportunità e prospettiva di genere dello Stato maggiore della Difesa: "L’assenza di preclusioni di incarichi e di impieghi oltre di ruolo o di categorie rende il modello di reclutamento italiano tra i più avanzati del mondo per quanto riguarda le pari opportunità".

Le donne curde del Rojava che nel 2012 hanno imbracciato i fucili contro l’avanzata di Daesh in Siria

Le donne militari nel resto del mondo

Come è stato per le donne curde del Rojava che nel 2012 hanno imbracciato i fucili contro l’avanzata di Daesh in Siria, le donne combattenti tornano al centro dei notiziari dieci anni dopo in occasione della guerra in Ucraina. Donne soldato che nel febbraio scorso si sono volontariamente arruolate nella Guardia nazionale ucraina, come Olena Kushnir, sergente maggiore e medico, una delle cento donne ucraine rimaste a combattere a Mariupol, che ha perso la vita il giorno di Pasqua durante l’assedio della sua città, dopo aver messo in salvo il figlio grazie a un corridoio umanitario. Donne soldato come Alla Akimova, 38 anni, che ha scelto di arruolarsi nell’esercito ucraino come cuoca, per difendere il suo Paese e stare accanto a suo marito durante la guerra. Donne soldato come Giulia Schiff, italiana, detta Jasmine, pilota dell’Aeronautica, vittima nel 2018 di atti di nonnismo da parte dei suoi colleghi nell’esercito italiano, oggi unica donna volontaria nella legione straniera in Ucraina, arruolata per combattere insieme ad altri "foreign fighters" provenienti da tutto il mondo. Donne militari che oggi rappresentano il 15,6% dell’esercito ucraino, una cifra aumentata di 15 volte negli ultimi dieci anni, a causa dell’inasprimento delle relazioni tra l’Ucraina e la Russia e a seguito dell’annessione della Crimea da parte di Mosca.

Le donne ucraine prestano il servizio militare dal 1993, due anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, e ricoprono anche ruoli di prima linea. Secondo i dati del ministero della Difesa, nel 2008 si è registrata nell’esercito ucraino la presenza di 1.800 donne, nel 2017 di 23 mila, nel 2018 di 24.487 mila, nel 2019 di 27.074 mila e di 29.760 mila soldatesse nel 2020. Dopo anni di arruolamento volontario a partire dal 2014 nei cosiddetti “battaglioni invisibili”, nel 2017 le donne soldato ucraine sono state autorizzate dalle Forze armate ad arruolarsi in 62 posizioni di combattimento, precluse invece alle donne soldato russe, che non possono svolgere le mansioni di sentinella e di presidio e non vengono mandate in prima linea al fronte in caso di guerra, nonostante siano autorizzate da un decreto presidenziale ad arruolarsi regolarmente dal 1992.

L’esercito russo, inoltre, secondo il Center for Strategic & International Studies, nel 2020 contava il 4,26% di donne (circa 41 mila in totale), un numero relativamente basso rispetto al totale dei militari russi. Se guardiamo alla storia contemporanea, le donne hanno fatto il primo ingresso nell’esercito regolare durante la Prima guerra mondiale proprio con la creazione di un battaglione di cosacche travestite da uomini capitanate dalla russa Marija Bochkareva, chiamato il “Battaglione della morte delle donne”, che ha combattuto in Bielorussia nel 1917 contro i nemici dello Zar. A cui sono seguiti i battaglioni femminili della Seconda guerra mondiale di provenienza prevalentemente britannica e statunitense, come crocerossine e nell’antiaerea, e le 100mila soldatesse dell’Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia di Tito schierate contro le potenze dell’Asse, che hanno combattuto a fianco dei loro colleghi maschi fin dall’inizio della lotta partigiana.

Women’s army auxiliary corps (Waac) fondato nel 1942

Fondato nel 1942 come ramo femminile dello United States Army in occasione del secondo conflitto mondiale, il Women’s army auxiliary corps (Waac) è stato integrato nell’esercito regolare americano nel 1976, anno in cui le donne statunitensi sono state ammesse all’Accademia militare e poi arruolate nei teatri di guerra internazionali, come è avvenuto nella prima Guerra del Golfo, ricoprendo una percentuale del 16% sul totale dell’esercito.

Risale al 1948 invece la creazione delle Forze di difesa israeliane (Idf), che da allora prevede il servizio militare obbligatorio per le donne della durata di due anni, a fronte dei due anni e otto mesi per gli uomini, con deroga per le donne sposate, con figli o che prestano servizio nella comunità religiosa ultraortodossa. Nel 2011 il 34% dell’esercito israeliano era costituito da donne, mentre nel 2021 la percentuale femminile è salita al 40% e a oggi si ritiene che Israele abbia il maggior numero di donne arruolate al mondo in percentuale, impegnate nel territorio nazionale. Alle combattenti israeliane, ritenute per diversi decenni un unicum in Medio Oriente, si è aggiunto negli ultimi anni un gran numero di soldatesse mediorientali, per l’inasprirsi dei conflitti interni e soprattutto per l’avanzata dell’Isis nei loro Paesi. È questo il caso del primo battaglione femminile peshmerga (letteralmente “combattenti che si battono fino alla morte”), nato nel 1996 tra le donne curde stanziate nel nord dell’Iraq, durante la guerra civile scoppiata in Iraq a seguito della prima Guerra del Golfo.

Alle 600 donne peshmerga si sono ispirate altre combattenti curde, come le donne del Rojava, nel nord della Siria, che combattono i battaglioni dell’Isis alla pari dei loro compagni d’armi uomini, secondo l'ideologia egualitaria della parità di genere promulgata dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e della sua estensione siriana Ypg. O come il battaglione iracheno peshmerga Sulaimaniya, stanziato a nord- est di Baghdad, che conta 500 giovani donne tra i 20 e i 27 anni, ammesse alla scuola militare come i loro coetanei maschi. O come le combattenti yazide, di etnia curda, che hanno formato una brigata peshmerga dopo essere riuscite a sottrarsi alla schiavitù sessuale inflitta dai jihadisti dell’Isis e infine come il “battaglione Babilonia” sorto nella provincia siriana di Hasakah, formato da arabe ortodosse alleate alle peshmerga della zona. Sul fronte yemenita, invece, all’interno del conflitto tra sciiti e sunniti, si sono schierate le donne houthi di origine zaidi, che combattono i sauditi, gli americani, Israele e al-Qaeda e diffondono la dottrina radicale militarista e religiosa, pur ponendosi sul fronte opposto dei jihadisti.

In forte crescita anche il numero di donne soldato in Cina, dopo la decisione del governo a gennaio 2020 di aumentare da una a due volte l’anno la coscrizione militare per le donne, tra ragazze diplomate, laureate e studentesse universitarie. Le donne, secondo i dati diffusi nel 1994 dallo US Congressional Research Service, poi confermati nel 2015 da China Military Online, costituiscono poco più del 4,5% del personale militare dell’Esercito Popolare di Liberazione, per un totale di 53 mila donne a fronte di uno degli eserciti più grandi del mondo. In Cina le soldatesse prestano servizio anche nel Corpo dei Marines, nelle Forze Speciali e nella polizia antidroga. Il servizio militare è incoraggiato dal governo cinese ed è popolare tra le giovani donne perché offre una buona istruzione e migliora la posizione sociale, grazie alle apparizioni in televisione nelle parate ufficiali, facendo presagire un aumento progressivo delle soldatesse cinesi nel prossimo futuro.