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Home » Attualità » Addio a Franco Battiato. Dal rock alla musica lirica, ci lascia il Maestro gentile e ‘diverso’: “Lascio agli eredi l’imparzialità, la volontà di crescere e capire”

Addio a Franco Battiato. Dal rock alla musica lirica, ci lascia il Maestro gentile e ‘diverso’: “Lascio agli eredi l’imparzialità, la volontà di crescere e capire”

Nato in provincia di Catania 76 anni fa, il cantautore è morto oggi, dopo lunga malattia, nella sua casa di Milo, in Sicilia. Oltre 50 anni di carriera, dal primo contratto discografico ottenuto grazie all'amico Giorgio Gaber, nei quali ha costruito un percorso davvero unico nel panorama musicale italiano

Domenico Guarino
18 Maggio 2021
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“Cerco un centro di gravità permanente”. Alzi la mano chi non ha canticchiato almeno una volta questo motivo. O chi non si è mai chiesto cosa in realtà fosse il cinghiale bianco la cui era stava finalmente arrivando. Franco Battiato è stato l’outsider per eccellenza della musica italiana; al pari di quello che fu, più o meno negli stessi anni, Frank Zappa nel panorama internazionale. O più recentemente Jhon Zorn. Come loro e più di loro Battiato ha sviluppato negli anni, e via via affinato, una straordinaria capacità di coniugare musica colta e musica popolare, filosofia e movida, stratagemmi retorici ed introspezione, dimensioni mistiche ed ammiccamenti erotici. Con quello sguardo spesso coperto da occhiali da sole per ‘avere più carisma e sintomatico mistero‘.

Giovanissimo sperimentatore di liriche e suoni, Battiato è stato sempre un po’ più avanti. Anche quando le sue performance, agli albori della carriera, non riuscivano, tecnicamente, a restituire dal palco il mostruoso talento e l’intelligenza sopraffina che lo ha fatto vivere sempre al di là ed al di fuori degli schemi. Con lui, ed accanto a lui, sono nati personaggi improbabili e miti talvolta durati il breve volgere di una stagione ma mai banali (Alice, Giusto Pio, Giuny Russo e tanti altri). Nato in un epoca in cui le carriere musicali si misuravano ancora in decenni (il 23 marzo 1945 a Riposto, allora Ionia, in provincia di Catania), non si è mai piegato alle mode ma le ha imposte con la forza del carisma e del talento. Spaziando dal rock progressivo, all’avanguardia alla musica leggera, alla canzone d’autore, alla musica etnica e all’elettronica, fino all’opera lirica.

Un’enciclopedia del suono e del pensiero che, come Pessoa, rappresenta una scoperta continua. Nell’oceano di Battiato, da quella ‘spiaggia solitaria’ di cui cantava, ci si può immergere a più riprese riportando a galla, ogni volta, una diversa parola, un significato nuovo, una nota non ben compresa, un concetto che scava nell’animo prima di ritrovare una ragione nel pensiero che, spesso, segue affannoso il ritmo della musica e del canto, perché vinto da quella densità concettuale che si fluidifica nelle armonie sublimi.

L’ombra della luce che proietta l’ascoltatore in una dimensione spesso sconosciuta eppure comprensibile, per chi ha la sensibilità e la pazienza di ascoltare, mettendosi al servizio del proprio inconscio rituale come della propria coscienza indomita e libera. Battiato, il Maestro Battiato è stato tutto questo. E ancor di più. Non era semplice cantare di Dio ma lui lo ha fatto. Non era facile portare in radio le meditazioni mistiche, ma lui ci è riuscito. La reincarnazione come parabola esistenzial-musicale dell’oggi e del domani escatologico. Un precursore assoluto che della sua diversità si è fatto scudo, trasformandola in un luminoso marchio di fabbrica. Nell’epoca in cui “dovevi essere di qua o di là politicamente”, quella dominata dai cantautori, lui si impose come un diamante grezzo e folle. Incompreso ma inattaccabile.

Poi la maturazione e l’avvicinamento progressivo a linguaggi più consoni al grande pubblico, che lo avrebbero reso indimenticabile autore di versi insuperabili, in grado di regalare ad ogni approccio una vibrazione, un sussulto, un brivido, che ti scuote nel profondo e ti chiede ragione. Sempre alla ricerca, sempre sperimentatore, sempre spiazzante, sempre anti-divo. Sempre in grado di sorprendere e di ‘includere’ nella sua parabola musicale, intere librerie di suoni e di stili.
Cosa ci lascia? Lo ha scritto in una meravigliosa canzone:

“Lascio agli eredi l’imparzialità, la volontà di crescere e capire,
uno sguardo feroce e indulgente, per non offendere inutilmente.

Lascio i miei esercizi sulla respirazione,
Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione.

Lascio agli amici gli anni felici, delle più audaci riflessioni,
la libertà reciproca di non avere legami

E mi piaceva tutto della mia vita mortale,
anche l’odore che davano gli asparagi all’urina.

We never die,
we were never born!

Il tempo perduto chissà perché, non si fa mai riprendere
i linguaggi urbani si intrecciano e si confondono nel quotidiano.

“Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”…
l’idea del visibile alletta, la mia speranza aspetta.

Appese a rami spogli, gocce di pioggia si staccano con lentezza, mentre una gazza, in cima ad un cipresso, guarda.

Peccato che io non sappia volare, ma le oscure cadute nel buio
mi hanno insegnato a risalire.

E mi piaceva tutto della mia vita mortale,
noi non siamo mai morti, e non siamo mai nati.

We never die,
we were never born!”

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
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