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Home » Attualità » Addio a Raffaella Carrà: la signora del Tuca Tuca, icona gay ‘senza fare nulla’. Cantante e soubrette, la ‘fidanzata’ che tutti gli italiani sognavano

Addio a Raffaella Carrà: la signora del Tuca Tuca, icona gay ‘senza fare nulla’. Cantante e soubrette, la ‘fidanzata’ che tutti gli italiani sognavano

L'icona della tv italiana si è spenta a 78 anni dopo una lunga malattia, tenuta segreta fino all'ultimo. L'annuncio di Sergio Iapino: "Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre". Cordoglio dal mondo dello spettacolo. Anche il Presidente Mattarella e il Premier Draghi hanno affidato al web un ricordo dell'artista

Domenico Guarino
5 Luglio 2021
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Una risata contagiosa, la capacità di entrare nella casa delle persone comuni con la familiarità di un’amica, l’ironia, la misura. La signorilità popolare di chi non si è fatta contaminare dal ‘bel mondo’ di cui pure è inevitabilmente espressione: Raffaella Carrà è un pezzo della storia italiana contemporanea. Anzi, ne ha costruito un segmento non secondario. Anche azzardando, anche accettando il ruolo di eroina nazionalpopolare quando gli intellettuali che ora la piangono storcevano il naso.

Nell’Italia bigotta degli anni ’70/’80 Raffa inventa il ruolo di soubrette moderna, parla di amore libero e balla il ‘Tuca Tuca’, tanto da diventare icona incontrastata del mondo gay, ‘senza fare nulla’ come disse una volta. Negli anni rampanti della Milano da Bere lei conta i fagioli in TV e risponde al telefono delle casalinghe indaffarate con il pranzo. Intervista ministri e calciatori. Scompare quando tutti sbracciano per apparire. Ma non si nasconde, come altre sue coetanee. Torna, ritorna, si trasforma, sempre coerente con se stessa, e trova sempre un proprio pubblico.

Sperimenta linguaggi bassi, dall’alto di una professionalità e di un talento smisurato. Senza mai sporcarsi. Come tutti i miti con la M maiuscola contamina generazioni e le accompagna: tutti gli italiani conoscono Raffaella Carrà e ciascuno ha la sua Raffaella. Ma Raffaella Carrà è stata anche, e soprattutto, un’artista. Un’artista a tutto tondo: ballerina, cantante, attrice, conduttrice. Radio, cinema, tv, teatro: nel suo palma res tutto e il contrario di tutto.

Come dimenticare le sue apparizioni in bianco e nero dal teleschermo gioioso di una Nazione che vuole vivere la leggerezza del sogno in una vita migliore? Minuta, di una bellezza solare eppure discreta, Raffaella è sexy senza bisogno di ostentare. Conquista senza azzannare. Sogno erotico di tutti, senza bisogno di s-velarsi. Nelle sue tutine improbabili danza e disegna coreografie indimenticabili. Canta e trasforma ritornelli improbabili in hit planetarie.

Mancherà Raffaella. Come mancano le persone care. Come una di famiglia. Come una di noi. In un mondo in cui i miti durano lo spazio di un vagito, la Carrà rimarrà la Carrà. La fidanzata di un’Italia che si credeva e si sperava migliore di quella che in fondo è.

A quell’Italia Raffaella è appartenuta ed apparterrà sempre. La ‘nostra’ Italia a cui voler bene, nonostante tutto. Quella che comunque, piroettando scanzonata, da qualche parte arriva. Forse anche molto lontano. Come quella piccola ragazza di Romagna, che da Bellaria parte alla conquista di Roma. Che poi è il Mondo intero.

Ciao Raffaella, continua a ballare e a sorridere per noi.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Una risata contagiosa, la capacità di entrare nella casa delle persone comuni con la familiarità di un'amica, l'ironia, la misura. La signorilità popolare di chi non si è fatta contaminare dal 'bel mondo' di cui pure è inevitabilmente espressione: Raffaella Carrà è un pezzo della storia italiana contemporanea. Anzi, ne ha costruito un segmento non secondario. Anche azzardando, anche accettando il ruolo di eroina nazionalpopolare quando gli intellettuali che ora la piangono storcevano il naso. Nell’Italia bigotta degli anni '70/'80 Raffa inventa il ruolo di soubrette moderna, parla di amore libero e balla il 'Tuca Tuca', tanto da diventare icona incontrastata del mondo gay, 'senza fare nulla' come disse una volta. Negli anni rampanti della Milano da Bere lei conta i fagioli in TV e risponde al telefono delle casalinghe indaffarate con il pranzo. Intervista ministri e calciatori. Scompare quando tutti sbracciano per apparire. Ma non si nasconde, come altre sue coetanee. Torna, ritorna, si trasforma, sempre coerente con se stessa, e trova sempre un proprio pubblico. Sperimenta linguaggi bassi, dall'alto di una professionalità e di un talento smisurato. Senza mai sporcarsi. Come tutti i miti con la M maiuscola contamina generazioni e le accompagna: tutti gli italiani conoscono Raffaella Carrà e ciascuno ha la sua Raffaella. Ma Raffaella Carrà è stata anche, e soprattutto, un'artista. Un'artista a tutto tondo: ballerina, cantante, attrice, conduttrice. Radio, cinema, tv, teatro: nel suo palma res tutto e il contrario di tutto. Come dimenticare le sue apparizioni in bianco e nero dal teleschermo gioioso di una Nazione che vuole vivere la leggerezza del sogno in una vita migliore? Minuta, di una bellezza solare eppure discreta, Raffaella è sexy senza bisogno di ostentare. Conquista senza azzannare. Sogno erotico di tutti, senza bisogno di s-velarsi. Nelle sue tutine improbabili danza e disegna coreografie indimenticabili. Canta e trasforma ritornelli improbabili in hit planetarie. Mancherà Raffaella. Come mancano le persone care. Come una di famiglia. Come una di noi. In un mondo in cui i miti durano lo spazio di un vagito, la Carrà rimarrà la Carrà. La fidanzata di un’Italia che si credeva e si sperava migliore di quella che in fondo è. A quell’Italia Raffaella è appartenuta ed apparterrà sempre. La 'nostra' Italia a cui voler bene, nonostante tutto. Quella che comunque, piroettando scanzonata, da qualche parte arriva. Forse anche molto lontano. Come quella piccola ragazza di Romagna, che da Bellaria parte alla conquista di Roma. Che poi è il Mondo intero. Ciao Raffaella, continua a ballare e a sorridere per noi.
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