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Home » Attualità » Adescato, picchiato e violentato perché gay: in Afghanistan inizia la ‘caccia’ alle persone Lgbt+

Adescato, picchiato e violentato perché gay: in Afghanistan inizia la ‘caccia’ alle persone Lgbt+

La comunità, anche attraverso le associazioni, denuncia la repressione delle persone omosessuali e transessuali da parte dei Talebani, che si servono dei social per trovarle e "punirle", perché ritenute 'impure'

Sofia Francioni
30 Agosto 2021
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Un uomo gay afghano è stato adescato dai talebani per essere picchiato, stuprato e “denunciato” alla famiglia. Il gruppo militante estremista, come già dichiarato da altre fonti, si serve infatti sistematicamente dei social network per punire coloro che la Sharia ritiene ‘impuri’ e lo ha fatto anche in questo caso, giocando con la disperazione di Hanan (pseudonimo scelto da ITV Newsper proteggere l’identità dell’uomo), che da quando i Taliban hanno preso il controllo ha cercato insistentemente un modo per lasciare il suo Paese e salvarsi.

Come riporta ITV News, tre settimane fa su un social network non specificato, un uomo ha contattato Hanan promettendogli di aiutarlo a lasciare l’Afghanistan. I due hanno continuato a chattare per settimane, finché hanno fissato un incontro dal vivo. Ma quando Hanan si è presentato ad aspettarlo c’erano due talebani, che lo hanno picchiato e violentato, chiedendogli di consegnare loro il cellulare per prendere il numero di suo padre e fargli sapere che suo figlio è un omosessuale.

“I Talebani faranno account falsi per ingannare le persone Lgbt+, fingendo di essere membri della comunità”, ha detto a ITV News Artemis Akbary, attivista per i diritti LGBT+ afghano che ora vive in Turchia. “I miei amici in Afghanistan sono spaventati, non sanno cosa accadrà loro in futuro, quindi stanno solo cercando di nascondersi“. Una strategia confermata anche dall’autore gay afghano Nemat Sadat che, parlando con Pink News, ha affermato che i talebani “elimineranno e stermineranno” le persone Lgbt+ nominando degli “informatori per attirare uomini gay e bisessuali online e negli spazi pubblici e portarli in un luogo appartato per ucciderli e sbarazzarsi dei loro corpi”.

Dichiarazioni che arrivano mentre l’ente benefico Rainbow Railroad, che aiuta i richiedenti asilo Lgbt+, rivela di essere in contatto con più di 200 afghani queer che stanno cercando di fuggire. “La nostra paura, con i talebani, è che i membri della comunità Lgbt+ saranno presi di mira”, ha detto Kimahli Powell, direttore esecutivo di Rainbow Railroad a CBC News.
“Stiamo già vedendo rapporti inquietanti secondo cui i talebani stanno cercando membri della comunità e un rapporto di qualcuno che è già stato presumibilmente ucciso“.

“Noi Lgbtq+ afghani siamo minacciati di sterminio per quello che siamo. Chiediamo di concedere l’asilo a tutte le persone Lgbtq+ dell’Afghanistan”, si legge sul profilo Instagram @afghanlgbt, uno dei pochi account rimasti attivi. Un appello che si unisce a quello delle oltre 130 organizzazioni che hanno chiesto di inserire tra le persone vulnerabili meritevoli di protezione, insieme a donne e bambini, anche le persone della comunità arcobaleno.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Un uomo gay afghano è stato adescato dai talebani per essere picchiato, stuprato e "denunciato" alla famiglia. Il gruppo militante estremista, come già dichiarato da altre fonti, si serve infatti sistematicamente dei social network per punire coloro che la Sharia ritiene 'impuri' e lo ha fatto anche in questo caso, giocando con la disperazione di Hanan (pseudonimo scelto da ITV Newsper proteggere l’identità dell’uomo), che da quando i Taliban hanno preso il controllo ha cercato insistentemente un modo per lasciare il suo Paese e salvarsi. Come riporta ITV News, tre settimane fa su un social network non specificato, un uomo ha contattato Hanan promettendogli di aiutarlo a lasciare l’Afghanistan. I due hanno continuato a chattare per settimane, finché hanno fissato un incontro dal vivo. Ma quando Hanan si è presentato ad aspettarlo c'erano due talebani, che lo hanno picchiato e violentato, chiedendogli di consegnare loro il cellulare per prendere il numero di suo padre e fargli sapere che suo figlio è un omosessuale. "I Talebani faranno account falsi per ingannare le persone Lgbt+, fingendo di essere membri della comunità", ha detto a ITV News Artemis Akbary, attivista per i diritti LGBT+ afghano che ora vive in Turchia. "I miei amici in Afghanistan sono spaventati, non sanno cosa accadrà loro in futuro, quindi stanno solo cercando di nascondersi". Una strategia confermata anche dall’autore gay afghano Nemat Sadat che, parlando con Pink News, ha affermato che i talebani "elimineranno e stermineranno" le persone Lgbt+ nominando degli "informatori per attirare uomini gay e bisessuali online e negli spazi pubblici e portarli in un luogo appartato per ucciderli e sbarazzarsi dei loro corpi". Dichiarazioni che arrivano mentre l’ente benefico Rainbow Railroad, che aiuta i richiedenti asilo Lgbt+, rivela di essere in contatto con più di 200 afghani queer che stanno cercando di fuggire. "La nostra paura, con i talebani, è che i membri della comunità Lgbt+ saranno presi di mira", ha detto Kimahli Powell, direttore esecutivo di Rainbow Railroad a CBC News. "Stiamo già vedendo rapporti inquietanti secondo cui i talebani stanno cercando membri della comunità e un rapporto di qualcuno che è già stato presumibilmente ucciso". "Noi Lgbtq+ afghani siamo minacciati di sterminio per quello che siamo. Chiediamo di concedere l'asilo a tutte le persone Lgbtq+ dell'Afghanistan", si legge sul profilo Instagram @afghanlgbt, uno dei pochi account rimasti attivi. Un appello che si unisce a quello delle oltre 130 organizzazioni che hanno chiesto di inserire tra le persone vulnerabili meritevoli di protezione, insieme a donne e bambini, anche le persone della comunità arcobaleno.
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