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Home » Attualità » Adolescenti senza pace tra la pandemia e la guerra, cosa possono fare i genitori? Intervista alla psicologa Montorsi

Adolescenti senza pace tra la pandemia e la guerra, cosa possono fare i genitori? Intervista alla psicologa Montorsi

"La generazione dai 14 e ai 22 anni è in grande scacco evolutivo a causa della pandemia. I genitori devono tenere fermi i paletti morali e dei valori"

Sofia Francioni
5 Marzo 2022
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“Ieri sera una ragazza sportiva molto grintosa, una che nella vita è abituata a combattere, mi ha chiesto: Perché ci fanno studiare storia, se gli adulti non la imparano mai?”. Elena Giulia Montorsi, psicologa dello sport e psicoterapeuta, riporta la frase di una sua paziente per provare a spiegare agli adulti che cosa stanno provando adolescenti e ragazzi adesso che l’Ucraina è in guerra. “La prima guerra che hanno vicini a casa, nella loro Europa. E la prima che da soli possono seguire sui social”, sottolinea Montorsi, specializzata in adolescenti e giovani adulti e autrice del libro Soltanto mia insieme a Lorenzo Puglisi sulla violenza di genere.

Giovani minacciati “da depressione e ansia in aumento” in un continuum di violenza e morte che dalla pandemia all’invasione dell’Ucraina si ripresenta ai loro occhi. “Disturbi depressivi e ansiogeni sempre più diffusi” che la dottoressa Montorsi registra nei suoi due studi a Milano e Roma. “Anche se il lavoro è molto più online rispetto a prima. Ora solo un paziente su dieci fa sedute in presenza”.

La psicologa dello sport e psicoterapeuta Elena Giulia Montorsi

Dottoressa, come stanno i ragazzi?

“Non sentono pace in quello che sta continuando ad accadere. La pandemia e la guerra messe insieme hanno aumentato in loro la paura, l’angoscia e la voglia di stare in casa. Dal punto di vista sociale, la generazione dai 14 e ai 22 anni è in grande scacco evolutivo a causa della pandemia”.

Gli adolescenti si stanno chiudendo sempre più in se stessi?

“C’è questo rischio. Al primissimo lockdown i ragazzi hanno provato grande stupore: non erano abituati a stare in famiglia, a seguire le lezioni a distanza, a stare lontani dagli ambienti sociali. Ma dopo, la fatica è stata quella di uscire di nuovo di casa. Perché online avevano costruito una rete sociale dove si sentivano più sicuri. Anche negli universitari il problema è diffuso: all’università di Genova, dove tengo alcune lezioni, soltanto 1/4 degli studenti iscritti è tornato a seguire in presenza”.

Perché si sentono più sicuri?

“Perché nel bene e nel male dietro uno schermo, magari spento, o in chat non vedono la reazione dell’altro alle loro parole. Tutto questo non può che comportare la perdita di profondità delle relazioni”.

Lei cosa consiglia in questi casi?

“Tornare a lezione: con calma, con i propri tempi, ma tornarci. Le amicizie che si creano tra i banchi dell’Università rimangono per una vita e possono diventare delle relazioni anche professionali importanti per il futuro”.

Quali pensa possano essere gli effetti della guerra in Europa sugli adolescenti?

“Non è facile rispondere. Ciò che distingue questa guerra dalle altre guerre è che è la prima sui social. I ragazzi la vedono e la seguono (volendo) costantemente, h 24. In modo molto diverso rispetto a quando io seguivo la guerra in Ex Jugoslavia tramite i telegiornali. Online non ci sono confini e questo espone totalmente i ragazzi alla cattiveria di una guerra aggressiva. In più, hanno il timore che possa succedere anche qui. E dopo la pandemia è un altro shock, essendo il primo conflitto che si ritrovano vicino casa da quando sono nati”.

Scioperi studenteschi contro la didattica a distanza

I genitori come stanno reagendo?

“Sono attoniti quanto i figli di fronte all’invasione di uno stato sovrano. Sono scioccati, come me, come la maggior parte di noi. Da genitori non sanno quanto spingere i figli a uscire di casa, quanto forzarli, quanto parlargli, quanto chiedere o cosa dire loro riguardo a quello che sta succedendo”.

E per quanto riguarda il rapporto dei ragazzi con l’online?

“Non sanno cosa fare, sono spiazzati perché non possono rifarsi a quella che era la loro adolescenza: ‘I social? E chi ce li aveva!’, mi dicono quando li sento. Esporsi online, nelle stories, nei Tik Tok, davanti a una telecamera, dover essere al meglio, che non è la realtà ma chi vorrei essere. I genitori sui social da adolescenti non ci sono stati e non conoscono dall’esperienza i problemi dei loro figli“.

@Belledifaccia, le attiviste bodypositive raccontate su Luce!

Quali sono gli effetti negativi dell’online?

“Legate al contatto con i social, sono tornare le patologie del corpo, i disturbi del comportamento alimentare. Un problema non solo delle ragazze, ho visto anche tanti ragazzi in difficoltà con l’esporre il loro fisico, perché considerato non in linea con gli standard maschili”.

I loro modelli di riferimento?

“Gli influencer. La mia era la generazione dei calciatori e delle veline: adesso ci siamo evoluti negli influencer (ride)”

Qual è la differenza fra questi modelli generazionali?

“Prima di tutto ai tempi non c’erano filtri, anche se i ritocchi alle foto esistevano già. In più c’è da dire che una volta Claudia Schiffer e Naomi Campbell le vedevamo sui giornali, in tv, oggi il tempo trascorso sui social è decuplicato rispetto ad altri media nel passato. E le icone sono vicinissime. I corpi filtrati che dai social arrivano agli adolescenti diventano per alcuni di loro un treno irraggiungibile. Una corsa a perdere che crea frustrazione e senso di inadeguatezza. La difficoltà del piacersi e vedersi c’è sempre stata, non è certo una novità. Come ci sono sempre stati i giornali e i belli. Ma oggi! Oggi sembra che tutti siano bellissimi!”.

Che tipo di bellezza è quella da cui siamo bombardati?

“Apparente, non legata né comportamento della persona, né alla sua intelligenza o al carattere o a quello che sì è. Non è una bellezza a tutto tondo, è solo apparenza”.

Ashley Graham, modella di fama internazionale che ha sdoganato le curve

Della tendenza alla bodypositive online cosa ne pensa? Funziona?

“Sì perché normalizza. Antesignana della body positive di oggi è sicuramente la modella curvy, Ashley Graham, che ha sdoganato le forme. È una combattente, ha sfilato anche per Dolce e Gabbana, ma a chi le ha detto ‘se vuoi fare la modella devi dimagrire’, lei ha risposto ‘no, dimagrisci tu’”.

Adolescenti pericolanti e a volte anche pericolosi: le sembrano particolarmente arrabbiati?

“Sì, la loro rabbia la percepisco, ma è come se non potessero permettersela perché hanno tutto. Hanno tante possibilità, non possono stare male. Come se  possedere materialmente delle cose potesse renderci felici. In più ricordiamoci che la rabbia resta un sentimento primario, come si vede in Inside out, vero capolavoro della Pixar”.

Vuole dire qualcosa agli adolescenti?

“Il mondo è un posto da scoprire, da conoscere e non è solo uno schermo. Guardate a chi siete con la voglia di migliorarvi giorno dopo giorno. Fare uno sbaglio non significa essere sbagliati. Prendere quattro, non vuol dire valere quattro”.

E ai genitori?

“Ai genitori dico di rimanere saldi nei valori morali da dare ai ragazzi perché saper scegliere fra bene e male, fra giusto e sbagliato, a prescindere dalla società in cui si vive, fa e farà sempre la differenza. Voglio dire loro anche che un no a volte è molto più educativo di mille sì e che possono anche loro sbagliare, che succede”.

 

 

 

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
"Ieri sera una ragazza sportiva molto grintosa, una che nella vita è abituata a combattere, mi ha chiesto: Perché ci fanno studiare storia, se gli adulti non la imparano mai?". Elena Giulia Montorsi, psicologa dello sport e psicoterapeuta, riporta la frase di una sua paziente per provare a spiegare agli adulti che cosa stanno provando adolescenti e ragazzi adesso che l'Ucraina è in guerra. "La prima guerra che hanno vicini a casa, nella loro Europa. E la prima che da soli possono seguire sui social", sottolinea Montorsi, specializzata in adolescenti e giovani adulti e autrice del libro Soltanto mia insieme a Lorenzo Puglisi sulla violenza di genere. Giovani minacciati “da depressione e ansia in aumento” in un continuum di violenza e morte che dalla pandemia all’invasione dell’Ucraina si ripresenta ai loro occhi. “Disturbi depressivi e ansiogeni sempre più diffusi” che la dottoressa Montorsi registra nei suoi due studi a Milano e Roma. "Anche se il lavoro è molto più online rispetto a prima. Ora solo un paziente su dieci fa sedute in presenza".
La psicologa dello sport e psicoterapeuta Elena Giulia Montorsi
Dottoressa, come stanno i ragazzi? "Non sentono pace in quello che sta continuando ad accadere. La pandemia e la guerra messe insieme hanno aumentato in loro la paura, l’angoscia e la voglia di stare in casa. Dal punto di vista sociale, la generazione dai 14 e ai 22 anni è in grande scacco evolutivo a causa della pandemia”. Gli adolescenti si stanno chiudendo sempre più in se stessi? "C'è questo rischio. Al primissimo lockdown i ragazzi hanno provato grande stupore: non erano abituati a stare in famiglia, a seguire le lezioni a distanza, a stare lontani dagli ambienti sociali. Ma dopo, la fatica è stata quella di uscire di nuovo di casa. Perché online avevano costruito una rete sociale dove si sentivano più sicuri. Anche negli universitari il problema è diffuso: all'università di Genova, dove tengo alcune lezioni, soltanto 1/4 degli studenti iscritti è tornato a seguire in presenza". Perché si sentono più sicuri? "Perché nel bene e nel male dietro uno schermo, magari spento, o in chat non vedono la reazione dell’altro alle loro parole. Tutto questo non può che comportare la perdita di profondità delle relazioni". Lei cosa consiglia in questi casi? "Tornare a lezione: con calma, con i propri tempi, ma tornarci. Le amicizie che si creano tra i banchi dell'Università rimangono per una vita e possono diventare delle relazioni anche professionali importanti per il futuro”. Quali pensa possano essere gli effetti della guerra in Europa sugli adolescenti? "Non è facile rispondere. Ciò che distingue questa guerra dalle altre guerre è che è la prima sui social. I ragazzi la vedono e la seguono (volendo) costantemente, h 24. In modo molto diverso rispetto a quando io seguivo la guerra in Ex Jugoslavia tramite i telegiornali. Online non ci sono confini e questo espone totalmente i ragazzi alla cattiveria di una guerra aggressiva. In più, hanno il timore che possa succedere anche qui. E dopo la pandemia è un altro shock, essendo il primo conflitto che si ritrovano vicino casa da quando sono nati".
Scioperi studenteschi contro la didattica a distanza
I genitori come stanno reagendo? "Sono attoniti quanto i figli di fronte all'invasione di uno stato sovrano. Sono scioccati, come me, come la maggior parte di noi. Da genitori non sanno quanto spingere i figli a uscire di casa, quanto forzarli, quanto parlargli, quanto chiedere o cosa dire loro riguardo a quello che sta succedendo". E per quanto riguarda il rapporto dei ragazzi con l'online? "Non sanno cosa fare, sono spiazzati perché non possono rifarsi a quella che era la loro adolescenza: 'I social? E chi ce li aveva!', mi dicono quando li sento. Esporsi online, nelle stories, nei Tik Tok, davanti a una telecamera, dover essere al meglio, che non è la realtà ma chi vorrei essere. I genitori sui social da adolescenti non ci sono stati e non conoscono dall’esperienza i problemi dei loro figli".
@Belledifaccia, le attiviste bodypositive raccontate su Luce!
Quali sono gli effetti negativi dell'online? "Legate al contatto con i social, sono tornare le patologie del corpo, i disturbi del comportamento alimentare. Un problema non solo delle ragazze, ho visto anche tanti ragazzi in difficoltà con l'esporre il loro fisico, perché considerato non in linea con gli standard maschili". I loro modelli di riferimento? "Gli influencer. La mia era la generazione dei calciatori e delle veline: adesso ci siamo evoluti negli influencer (ride)" Qual è la differenza fra questi modelli generazionali? "Prima di tutto ai tempi non c’erano filtri, anche se i ritocchi alle foto esistevano già. In più c'è da dire che una volta Claudia Schiffer e Naomi Campbell le vedevamo sui giornali, in tv, oggi il tempo trascorso sui social è decuplicato rispetto ad altri media nel passato. E le icone sono vicinissime. I corpi filtrati che dai social arrivano agli adolescenti diventano per alcuni di loro un treno irraggiungibile. Una corsa a perdere che crea frustrazione e senso di inadeguatezza. La difficoltà del piacersi e vedersi c'è sempre stata, non è certo una novità. Come ci sono sempre stati i giornali e i belli. Ma oggi! Oggi sembra che tutti siano bellissimi!". Che tipo di bellezza è quella da cui siamo bombardati? "Apparente, non legata né comportamento della persona, né alla sua intelligenza o al carattere o a quello che sì è. Non è una bellezza a tutto tondo, è solo apparenza".
Ashley Graham, modella di fama internazionale che ha sdoganato le curve
Della tendenza alla bodypositive online cosa ne pensa? Funziona? "Sì perché normalizza. Antesignana della body positive di oggi è sicuramente la modella curvy, Ashley Graham, che ha sdoganato le forme. È una combattente, ha sfilato anche per Dolce e Gabbana, ma a chi le ha detto 'se vuoi fare la modella devi dimagrire', lei ha risposto ‘no, dimagrisci tu’". Adolescenti pericolanti e a volte anche pericolosi: le sembrano particolarmente arrabbiati? "Sì, la loro rabbia la percepisco, ma è come se non potessero permettersela perché hanno tutto. Hanno tante possibilità, non possono stare male. Come se  possedere materialmente delle cose potesse renderci felici. In più ricordiamoci che la rabbia resta un sentimento primario, come si vede in Inside out, vero capolavoro della Pixar". Vuole dire qualcosa agli adolescenti? "Il mondo è un posto da scoprire, da conoscere e non è solo uno schermo. Guardate a chi siete con la voglia di migliorarvi giorno dopo giorno. Fare uno sbaglio non significa essere sbagliati. Prendere quattro, non vuol dire valere quattro". E ai genitori? "Ai genitori dico di rimanere saldi nei valori morali da dare ai ragazzi perché saper scegliere fra bene e male, fra giusto e sbagliato, a prescindere dalla società in cui si vive, fa e farà sempre la differenza. Voglio dire loro anche che un no a volte è molto più educativo di mille sì e che possono anche loro sbagliare, che succede".        
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