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Home » Attualità » Afghanistan, un pastificio rinasce dalla collaborazione di un gruppo di donne forti e coraggiose

Afghanistan, un pastificio rinasce dalla collaborazione di un gruppo di donne forti e coraggiose

L'associazione "She Works for Peace" e la Cooperativa agricola Girolomoni insieme per sostenere il lavoro femminile e il tessuto economico distrutto dai talebani

Barbara Berti
2 Agosto 2022
Il pastificio gestito da donne in una località nel nord dell’Afghanistan

Il pastificio gestito da donne in una località nel nord dell’Afghanistan

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Un gruppo di donne, forti e tenaci, che uniscono le forze per ricostruire il tessuto sociale ed economico della comunità valorizzando al tempo stesso il lavoro femminile. E’ una storia tutta ‘in rosa’ quella che vede la partnership tra l’associazione “She Works for Peace” e la Cooperativa agricola Girolomoni per aiutare la rinascita di un pastificio gestito da donne in una località nel nord dell’Afghanistan. Un progetto che nasce per iniziativa di Selene Biffi, imprenditrice sociale attiva in Afghanistan sin dal 2009 e fondatrice di “She Works for Peace”.

Al centro c’è la storia di una donna coraggiosa, Sima che nel 2018 avvia l’attività facendola crescere fino a coinvolgere nella produzione nove donne, lavoratrici, con storie difficili alle spalle e che in molti casi rappresentano l’unica fonte di reddito in famiglie numerose. Questa esperienza, però, si interrompe con l’arrivo dei talebani, nell’agosto 2021. Ma Sima non si arrende. Entrano così, in gioco “She Works for Peace” e la Cooperativa agricola Girolomoni. “Ho conosciuto Sima lo scorso marzo a Kabul, vendeva sciarpe e abiti tradizionali. ‘Il mio sogno, però, è quello di poter riaprire il mio pastificio’, mi ha detto” racconta Selene Biffi spiegando come è nata questa rete di solidarietà. “Cercavo un’azienda che non solo potesse dare un aiuto, ma che avesse una sensibilità speciale – prosegue Biffi – . L’idea mi è venuta pensando che in casa consumiamo pasta Girolomoni, una realtà che colpisce non solo per la qualità del prodotto ma per tutta la filosofia che la anima: dal rapporto con i coltivatori al recupero dei grani antichi, passando per la sostenibilità ambientale. Crediamo fortemente che questo progetto possa mostrare un modo differente di fare cooperazione, un modo dove la ricostruzione sociale ed economica di famiglie e comunità passi necessariamente attraverso la partecipazione, la formazione e l’impiego femminile, grazie al supporto di imprese attente”.

Il pastificio 'rinato' in Afghanistan grazie al coraggio di un gruppo di donne
Il pastificio ‘rinato’ in Afghanistan grazie al coraggio di un gruppo di donne

Ed è così che al lavoro portato avanti da Selene e da “She Works for Peace” per la rinascita del pastificio si è aggiunto il sostegno della Girolomoni. “Tre cose mi accomunano alle donne del pastificio di Sima – dice Maria Girolomoni, responsabile comunicazione e pubbliche relazioni della Cooperativa -: la pasta, il lavoro e la famiglia. Spesso penso che sia faticoso portare avanti tutto, ma quando ho sentito le storie di queste donne, mi sono ricordata le priorità della vita, le ho sentite vicine. Insieme a Daniela Bellini, responsabile qualità in Cooperativa da molti anni, abbiamo deciso di sostenerle e speriamo d’intercettare presto altri partner tra le aziende legate alla nostra filiera e non solo, per dare continuità e permettere a Sima di alimentare la speranza, dando lavoro alle donne di quel Paese difficile”.

Daniela Bellini e Maria Girolomoni della Cooperativa Girolomoni
Daniela Bellini e Maria Girolomoni della Cooperativa Girolomoni

Il pastificio creato da Sima oggi è di nuovo aperto e al lavoro ci sono 11 donne, inclusa Sima. La Girolomoni ha messo a disposizione le risorse necessarie per coprire i primi mesi di attività. “Questi fondi sono impiegati per il salario dei dipendenti, l’acquisto dei prodotti, l’elettricità, il trasporto dei materiali, gli strumenti per la lavorazione e il confezionamento della pasta, un kit di primo soccorso. Un aiuto che garantisce la sopravvivenza del pastificio fino ad agosto. Speriamo che in tanti rispondano al nostro appello per continuare ad essere al fianco di queste donne che con determinazione vanno avanti, malgrado un contesto che le priva dei loro diritti fondamentali” spiega Bellini della Cooperativa.

La storia del pastificio

Il pastificio creato da Sima era una realtà vitale, con uno staff di 11 persone (9 donne nella parte di produzione e due uomini per la distribuzione e la logistica) e contratti con ministeri, Ong e ospedali locali per la vendita della pasta. Il pastificio è stato insignito nel 2018 del premio “Bibi Khadija Annual Award” (un premio della Camera di Commercio femminile dedicato alle donne imprenditrici il cui lavoro ha un impatto riconosciuto in Afghanistan), che ne ha riconosciuto la qualità di produzione e le potenzialità. Con l’arrivo dei talebani nell’agosto 2021 e le limitazioni messe in atto nei confronti delle donne, tutto è cambiato: il materiale è stato requisito, le donne mandate a casa, il pastificio obbligato a chiudere. “Sono riuscita a portare via solo le macchine a manovella per fare la sfoglia”, ricorda Sima.

La partnership stretta tra “She Works for Peace” e la Cooperativa Girolomoni ha permesso di riaprire l’attività e al momento sono 11 donne. Tra di loro, c’è chi prima del regime talebano lavorava come insegnante, chi come cuoca in un ristorante, e chi invece studiava all’università. Con famiglie numerose – tra i 2 e i 6 bambini a famiglia – e, in alcuni casi, vedove o con mariti malati, queste donne sono le uniche a lavorare per poter supportare i loro famigliari al momento. Per tutte loro, il pastificio rappresenta dunque l’unico modo di provvedere alle loro famiglie, in un momento tanto complicato per il Paese.

In un futuro prossimo, il pastificio vorrebbe espandere la produzione e contribuire all’agricoltura locale, non solo tramite l’acquisto delle materie prime in loco ma anche lavorando direttamente con i produttori per migliorare la qualità di grani e farine. La creazione di ulteriori opportunità lavorative per le donne è un altro punto su cui il pastificio vuole puntare a breve. Per il futuro c’è anche l’obiettivo di espandere il mercato di riferimento al di là dell’Afghanistan, vendendo il proprio prodotto ad altri Paesi dell’Asia Centrale.

Selene Biffi e She Works for Peace

Selene Biffi, imprenditrice sociale attiva in Afghanistan sin dal 2009 e fondatrice di "She Works for Peace"
Selene Biffi, imprenditrice sociale attiva in Afghanistan sin dal 2009 e fondatrice di “She Works for Peace”

Imprenditrice sociale, ha lanciato la sua prima startup – una piattaforma per corsi online gratuiti rivolta ai giovani – a 22 anni con soli 150 euro, facendola crescere in 130 Paesi. Arriva in Afghanistan come volontaria nel 2009 e, alcuni anni dopo, apre la “Qessa Academy” a Kabul, una scuola tecnica per il recupero dello storytelling tradizionale. Lavora poi su chatbot per combattere l’hate speech sui social network, su sensori per le mine anti-uomo pensati per le comunità in zone d’emergenza e video giochi a tema scientifico. A seguito della caduta di Kabul nell’agosto 2021, si attiva per l’evacuazione di famiglie afghane e torna poi a Kabul dove crea una rete a supporto di oltre 1.500 persone (principalmente vedove e orfani, disabili e anziani). Lancia inoltre “She Works for Peace”, un’associazione no-profit che supporta oltre 300 donne e le loro micro-imprese in Afghanistan. Per l’impatto sociale del suo lavoro, ha ricevuto oltre 60 riconoscimenti, tra cui il “Rolex Awards for Enterprise” e il “Mother Teresa Memorial Award” in India, premio già assegnato al Dalai Lama e a Malala in passato.

La Cooperativa

Estesa sulla collina di Montebello ad Isola del Piano (in provincia di Pesaro Urbino), la Gino Girolomoni è una cooperativa agricola impegnata nella produzione e commercializzazione di prodotti da agricoltura biologica. Attività principale è la produzione della pasta: il modello “dal seme al piatto”, con una intera filiera votata al biologico costruita in 50 anni di lavoro, rende la Girolomoni un caso unico in Italia e in Europa. Erede dell’esperienza straordinaria di Gino Girolomoni, da molti considerato padre del movimento biologico in Italia, che avviò la sua attività pioneristica nel 1971, la nuova generazione prosegue questa storia affascinante fatta di rispetto per la terra, valorizzazione del lavoro e promozione dell’agricoltura sostenibile.

 

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Un post condiviso da GIROLOMONI – Official (@ginogirolomoni)

La cooperativa conta 30 soci e 70 dipendenti, e coinvolge nella filiera 400 aziende agricole attraverso la cooperativa Montebello. Il sito produttivo comprende 80 ettari coltivati e lo stabilimento, alimentato ad energia rinnovabile, con mulino, pastificio e magazzini. L’estero è il mercato principale: Girolomoni esporta oggi in 28 paesi, fra cui i principali sono Francia, Germania, Usa, Spagna, Australia e Giappone. La cooperativa è parte dell’“ecosistema Girolomoni”, che comprende anche la Fondazione Girolomoni per la cultura, la cooperativa Montebello per l’agricoltura, l’agriturismo per l’accoglienza e il Consorzio Marche Biologiche per promuovere l’approccio di filiera e la necessità di fare rete.

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  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
Un gruppo di donne, forti e tenaci, che uniscono le forze per ricostruire il tessuto sociale ed economico della comunità valorizzando al tempo stesso il lavoro femminile. E' una storia tutta 'in rosa' quella che vede la partnership tra l’associazione "She Works for Peace" e la Cooperativa agricola Girolomoni per aiutare la rinascita di un pastificio gestito da donne in una località nel nord dell’Afghanistan. Un progetto che nasce per iniziativa di Selene Biffi, imprenditrice sociale attiva in Afghanistan sin dal 2009 e fondatrice di "She Works for Peace". Al centro c’è la storia di una donna coraggiosa, Sima che nel 2018 avvia l’attività facendola crescere fino a coinvolgere nella produzione nove donne, lavoratrici, con storie difficili alle spalle e che in molti casi rappresentano l’unica fonte di reddito in famiglie numerose. Questa esperienza, però, si interrompe con l’arrivo dei talebani, nell’agosto 2021. Ma Sima non si arrende. Entrano così, in gioco "She Works for Peace" e la Cooperativa agricola Girolomoni. “Ho conosciuto Sima lo scorso marzo a Kabul, vendeva sciarpe e abiti tradizionali. 'Il mio sogno, però, è quello di poter riaprire il mio pastificio', mi ha detto" racconta Selene Biffi spiegando come è nata questa rete di solidarietà. "Cercavo un’azienda che non solo potesse dare un aiuto, ma che avesse una sensibilità speciale - prosegue Biffi - . L’idea mi è venuta pensando che in casa consumiamo pasta Girolomoni, una realtà che colpisce non solo per la qualità del prodotto ma per tutta la filosofia che la anima: dal rapporto con i coltivatori al recupero dei grani antichi, passando per la sostenibilità ambientale. Crediamo fortemente che questo progetto possa mostrare un modo differente di fare cooperazione, un modo dove la ricostruzione sociale ed economica di famiglie e comunità passi necessariamente attraverso la partecipazione, la formazione e l’impiego femminile, grazie al supporto di imprese attente”.
Il pastificio 'rinato' in Afghanistan grazie al coraggio di un gruppo di donne
Il pastificio 'rinato' in Afghanistan grazie al coraggio di un gruppo di donne
Ed è così che al lavoro portato avanti da Selene e da "She Works for Peace" per la rinascita del pastificio si è aggiunto il sostegno della Girolomoni. “Tre cose mi accomunano alle donne del pastificio di Sima – dice Maria Girolomoni, responsabile comunicazione e pubbliche relazioni della Cooperativa -: la pasta, il lavoro e la famiglia. Spesso penso che sia faticoso portare avanti tutto, ma quando ho sentito le storie di queste donne, mi sono ricordata le priorità della vita, le ho sentite vicine. Insieme a Daniela Bellini, responsabile qualità in Cooperativa da molti anni, abbiamo deciso di sostenerle e speriamo d’intercettare presto altri partner tra le aziende legate alla nostra filiera e non solo, per dare continuità e permettere a Sima di alimentare la speranza, dando lavoro alle donne di quel Paese difficile”.
Daniela Bellini e Maria Girolomoni della Cooperativa Girolomoni
Daniela Bellini e Maria Girolomoni della Cooperativa Girolomoni
Il pastificio creato da Sima oggi è di nuovo aperto e al lavoro ci sono 11 donne, inclusa Sima. La Girolomoni ha messo a disposizione le risorse necessarie per coprire i primi mesi di attività. “Questi fondi sono impiegati per il salario dei dipendenti, l’acquisto dei prodotti, l’elettricità, il trasporto dei materiali, gli strumenti per la lavorazione e il confezionamento della pasta, un kit di primo soccorso. Un aiuto che garantisce la sopravvivenza del pastificio fino ad agosto. Speriamo che in tanti rispondano al nostro appello per continuare ad essere al fianco di queste donne che con determinazione vanno avanti, malgrado un contesto che le priva dei loro diritti fondamentali” spiega Bellini della Cooperativa.

La storia del pastificio

Il pastificio creato da Sima era una realtà vitale, con uno staff di 11 persone (9 donne nella parte di produzione e due uomini per la distribuzione e la logistica) e contratti con ministeri, Ong e ospedali locali per la vendita della pasta. Il pastificio è stato insignito nel 2018 del premio “Bibi Khadija Annual Award” (un premio della Camera di Commercio femminile dedicato alle donne imprenditrici il cui lavoro ha un impatto riconosciuto in Afghanistan), che ne ha riconosciuto la qualità di produzione e le potenzialità. Con l’arrivo dei talebani nell’agosto 2021 e le limitazioni messe in atto nei confronti delle donne, tutto è cambiato: il materiale è stato requisito, le donne mandate a casa, il pastificio obbligato a chiudere. “Sono riuscita a portare via solo le macchine a manovella per fare la sfoglia”, ricorda Sima. La partnership stretta tra "She Works for Peace" e la Cooperativa Girolomoni ha permesso di riaprire l’attività e al momento sono 11 donne. Tra di loro, c’è chi prima del regime talebano lavorava come insegnante, chi come cuoca in un ristorante, e chi invece studiava all’università. Con famiglie numerose – tra i 2 e i 6 bambini a famiglia – e, in alcuni casi, vedove o con mariti malati, queste donne sono le uniche a lavorare per poter supportare i loro famigliari al momento. Per tutte loro, il pastificio rappresenta dunque l’unico modo di provvedere alle loro famiglie, in un momento tanto complicato per il Paese. In un futuro prossimo, il pastificio vorrebbe espandere la produzione e contribuire all’agricoltura locale, non solo tramite l’acquisto delle materie prime in loco ma anche lavorando direttamente con i produttori per migliorare la qualità di grani e farine. La creazione di ulteriori opportunità lavorative per le donne è un altro punto su cui il pastificio vuole puntare a breve. Per il futuro c’è anche l’obiettivo di espandere il mercato di riferimento al di là dell’Afghanistan, vendendo il proprio prodotto ad altri Paesi dell’Asia Centrale.

Selene Biffi e She Works for Peace

Selene Biffi, imprenditrice sociale attiva in Afghanistan sin dal 2009 e fondatrice di "She Works for Peace"
Selene Biffi, imprenditrice sociale attiva in Afghanistan sin dal 2009 e fondatrice di "She Works for Peace"
Imprenditrice sociale, ha lanciato la sua prima startup - una piattaforma per corsi online gratuiti rivolta ai giovani - a 22 anni con soli 150 euro, facendola crescere in 130 Paesi. Arriva in Afghanistan come volontaria nel 2009 e, alcuni anni dopo, apre la "Qessa Academy" a Kabul, una scuola tecnica per il recupero dello storytelling tradizionale. Lavora poi su chatbot per combattere l'hate speech sui social network, su sensori per le mine anti-uomo pensati per le comunità in zone d'emergenza e video giochi a tema scientifico. A seguito della caduta di Kabul nell’agosto 2021, si attiva per l’evacuazione di famiglie afghane e torna poi a Kabul dove crea una rete a supporto di oltre 1.500 persone (principalmente vedove e orfani, disabili e anziani). Lancia inoltre "She Works for Peace", un’associazione no-profit che supporta oltre 300 donne e le loro micro-imprese in Afghanistan. Per l'impatto sociale del suo lavoro, ha ricevuto oltre 60 riconoscimenti, tra cui il "Rolex Awards for Enterprise" e il "Mother Teresa Memorial Award" in India, premio già assegnato al Dalai Lama e a Malala in passato.

La Cooperativa

Estesa sulla collina di Montebello ad Isola del Piano (in provincia di Pesaro Urbino), la Gino Girolomoni è una cooperativa agricola impegnata nella produzione e commercializzazione di prodotti da agricoltura biologica. Attività principale è la produzione della pasta: il modello “dal seme al piatto”, con una intera filiera votata al biologico costruita in 50 anni di lavoro, rende la Girolomoni un caso unico in Italia e in Europa. Erede dell’esperienza straordinaria di Gino Girolomoni, da molti considerato padre del movimento biologico in Italia, che avviò la sua attività pioneristica nel 1971, la nuova generazione prosegue questa storia affascinante fatta di rispetto per la terra, valorizzazione del lavoro e promozione dell’agricoltura sostenibile.
 
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La cooperativa conta 30 soci e 70 dipendenti, e coinvolge nella filiera 400 aziende agricole attraverso la cooperativa Montebello. Il sito produttivo comprende 80 ettari coltivati e lo stabilimento, alimentato ad energia rinnovabile, con mulino, pastificio e magazzini. L’estero è il mercato principale: Girolomoni esporta oggi in 28 paesi, fra cui i principali sono Francia, Germania, Usa, Spagna, Australia e Giappone. La cooperativa è parte dell’“ecosistema Girolomoni”, che comprende anche la Fondazione Girolomoni per la cultura, la cooperativa Montebello per l’agricoltura, l’agriturismo per l’accoglienza e il Consorzio Marche Biologiche per promuovere l’approccio di filiera e la necessità di fare rete.
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