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Home » Attualità » Aggredito su un tram a Roma: “Sei un finocchio, mi fai schifo”. Ennesimo episodio di omofobia

Aggredito su un tram a Roma: “Sei un finocchio, mi fai schifo”. Ennesimo episodio di omofobia

Insultato pesantemente perché omosessuale: "Siete malati. Tra finocchi e stranieri, povera Italia". La denuncia del Partito Gay: : "Il Ddl Zan non è sufficiente"

Marianna Grazi
5 Giugno 2021
young woman with Rainbow ribbon LGBTQ for Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender and Queer community pride concept

young woman with Rainbow ribbon LGBTQ for Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender and Queer community pride concept

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“Roma, salgo sul tram 3 con la musica in cuffia. Ad un certo punto, inizio a notare un po’ di agitazione intorno a me e tolgo la musica. Un uomo sulla quarantina stava insultando pesantemente due donne di origine asiatica ed un ragazzo le stava difendendo”. Inizia così il racconto di Tommaso Sangiorgio, che ha pubblicato su Instagram un video con un attacco omofobo.

“Povera Italia, tra stranieri e finocchi” commenta l’uomo. Tommaso decide quindi di intervenire quando, come scrive sul post, “Dal razzismo, l’uomo passa all’omofobia iniziando ad insultare il ragazzo, anche con minacce esplicite di aggressione ‘vieni de fori, te sfonno la faccia'” Bastano questo perché su di lui si riversi una vera e propria cascata di insulti, parole pesanti e volgari, come “Siete malati” e “Non ti metto le mani addosso perché sarebbe come metterle su una donna, anzi peggio, pederasta inc***** di merda” .

L’autore del video conclude il post affermando la necessità di approvare l’ormai noto disegno di legge contro l’omotransfobia: “Continuiamo a dire pure che il Ddl Zan limita la libertà d’espressione, che non serve a niente, che non è una priorità e altre bugie simili. La verità è che situazioni del genere capitano ogni singolo giorno, a tutti”.

Un appello che però, non trova pieno appoggio da parte del Partito Gay per i diritti LGBT+, come denuncia il portavoce Fabrizio Marrazzo: “Diamo la nostra solidarietà e sostegno al ragazzo, vittima di omofobia. Quanto vediamo nel video è purtroppo quanto quotidianamente molte persone LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) subiscono solo per uscire di casa e sono casistiche che le associazioni denunciano quotidianamente. Questo è avvenuto in pieno giorno ed in centro, immaginate cosa accade in luoghi isolati e periferici. La legge contro l’omotransfobia approvata alla camera e chiamata Ddl Zan non è sufficiente, infatti se vediamo quanto dichiara l’omofobo sul tram, si basa sui pregiudizi che la legge non va a sanzionare”.

“Infatti con l’art.4 consente di chiamarci malati ed inferiori, e con l’art.7 viene di fatto proibito qualsiasi corso nelle scuole contro le discriminazioni verso le persone LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) – prosegue Marrazzo – quindi, non aiuta a combattere i pregiudizi, anzi tutela gli omofobi che li alimentano, comportando paradossalmente l’aumento di episodi come questi che sono solo il passo successivo di chi potrà liberamente definirci malati”. E conclude: “Pertanto, la legge deve almeno dare gli stessi diritti contro il razzismo cosa che l’attuale testo non fa, anzi le dichiarazioni di chi dovrebbe sostenere la legge, ma apre alle destre ed ai vescovi, ci preoccupano, perché rischiano solo di peggiorare o affossare la proposta. Pertanto, quanto accade nella società e nella politica dimostra l’importanza di un Partito come il nostro che rappresenti realmente gli interessi delle persone LGBT+”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
"Roma, salgo sul tram 3 con la musica in cuffia. Ad un certo punto, inizio a notare un po' di agitazione intorno a me e tolgo la musica. Un uomo sulla quarantina stava insultando pesantemente due donne di origine asiatica ed un ragazzo le stava difendendo". Inizia così il racconto di Tommaso Sangiorgio, che ha pubblicato su Instagram un video con un attacco omofobo. "Povera Italia, tra stranieri e finocchi" commenta l'uomo. Tommaso decide quindi di intervenire quando, come scrive sul post, "Dal razzismo, l’uomo passa all’omofobia iniziando ad insultare il ragazzo, anche con minacce esplicite di aggressione 'vieni de fori, te sfonno la faccia'" Bastano questo perché su di lui si riversi una vera e propria cascata di insulti, parole pesanti e volgari, come "Siete malati" e "Non ti metto le mani addosso perché sarebbe come metterle su una donna, anzi peggio, pederasta inc***** di merda" . L'autore del video conclude il post affermando la necessità di approvare l'ormai noto disegno di legge contro l'omotransfobia: "Continuiamo a dire pure che il Ddl Zan limita la libertà d’espressione, che non serve a niente, che non è una priorità e altre bugie simili. La verità è che situazioni del genere capitano ogni singolo giorno, a tutti". Un appello che però, non trova pieno appoggio da parte del Partito Gay per i diritti LGBT+, come denuncia il portavoce Fabrizio Marrazzo: "Diamo la nostra solidarietà e sostegno al ragazzo, vittima di omofobia. Quanto vediamo nel video è purtroppo quanto quotidianamente molte persone LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) subiscono solo per uscire di casa e sono casistiche che le associazioni denunciano quotidianamente. Questo è avvenuto in pieno giorno ed in centro, immaginate cosa accade in luoghi isolati e periferici. La legge contro l'omotransfobia approvata alla camera e chiamata Ddl Zan non è sufficiente, infatti se vediamo quanto dichiara l'omofobo sul tram, si basa sui pregiudizi che la legge non va a sanzionare". "Infatti con l'art.4 consente di chiamarci malati ed inferiori, e con l'art.7 viene di fatto proibito qualsiasi corso nelle scuole contro le discriminazioni verso le persone LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) - prosegue Marrazzo - quindi, non aiuta a combattere i pregiudizi, anzi tutela gli omofobi che li alimentano, comportando paradossalmente l'aumento di episodi come questi che sono solo il passo successivo di chi potrà liberamente definirci malati". E conclude: "Pertanto, la legge deve almeno dare gli stessi diritti contro il razzismo cosa che l'attuale testo non fa, anzi le dichiarazioni di chi dovrebbe sostenere la legge, ma apre alle destre ed ai vescovi, ci preoccupano, perché rischiano solo di peggiorare o affossare la proposta. Pertanto, quanto accade nella società e nella politica dimostra l'importanza di un Partito come il nostro che rappresenti realmente gli interessi delle persone LGBT+".
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