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Algeria, crociata contro la comunità Lgbtq: vietati i prodotti con i colori arcobaleno

Il ministro del commercio ha già annunciato la distruzione di 38mila giocattoli e articoli scolastici perché contrari alla religione e ai valori morali del paese

di GIOVANNI BOGANI -
7 gennaio 2023
L’Algeria contro i colori Lgbtq ritenuti “contrari ai valori dell’islam e della società”

L’Algeria contro i colori Lgbtq ritenuti “contrari ai valori dell’islam e della società”

L’Algeria vuole vietare i colori Lgbtq. Il ministero algerino del commercio lancia una crociata contro la vendita di articoli "dai colori Lgbt". Il ministro del commercio, Kamel Rezig, ha lanciato ufficialmente il 3 gennaio la sua campagna. Il giorno prima, dal suo ministero ad Algeri, Rezig ha comunicato la sua determinazione a "farla finita con quei prodotti sui quali sono apposti simboli e colori che rappresentano un attacco alla religione e ai valori morali del popolo algerino". Non vengono esplicitamente nominati i colori arcobaleno, ma il riferimento è chiaro. In applicazione di una legge relativa alla protezione del consumatore e alla repressione delle frodi, ha esibito la confisca di oltre trentottomila articoli portanti quei colori e simboli: fra di essi, articoli scolastici, giochi di bambini e anche 4500 esemplari del Corano, come riferisce il quotidiano arabo fono "Ennahar".
Il ministro del commercio algerino, Kamel Rezig

Il ministro del commercio algerino, Kamel Rezig

"Bisogna fermare la propagazione di prodotti contenenti questi colori e questi simboli, che cercano di inculcare certe idee presso le giovani generazioni", ha detto il ministro. E ha chiamato in causa la responsabilità dei consumatori – che non devono comprare quei prodotti – degli importatori, che devono impegnarsi a non comprarli, e infine dei servizi di controllo. Già il 26 dicembre, il ministero del commercio aveva annunciato il lancio della campagna, che ha per slogan "Proteggete le vostre famiglie, diffidate dei prodotti che portano colori e simboli contrari all’Islam e ai nostri valori morali". Non mancano già le voci di dissenso in Algeria. "Sono finiti i colori, è finito l’arcobaleno" ironizza un militante politico, Kaci Tansaout, sulla sua pagina Facebook. "Era proprio la priorità del Ministro del commercio, come se non ci fossero altri problemi", ironizza il regista Ramdane Iftini. E la sceneggiatrice e regista Sofia Djama si indigna: "E che farà Reizig un bel giorno di pioggia con un raggio di sole? Oscurantismo, ignoranza, populismo, estremismo: ogni giorno l’Algeria è umiliata un po’ di più a causa di questo genere di decisioni", dice in un video. Già in una intervista del 2019, l’associazione algerina Alouen (Colori), che raccoglieva la comunità Lgbtq+, puntava il dito sulla "omofobia istituzionale" dell’Algeria: "Sono anni che le autorità algerine dichiarano pubblicamente che in Algeria non ci sono omosessuali. Abbiamo l’obiettivo di contraddire le loro menzogne e di esercitare pressioni per cambiare le nostre leggi omofobe e discriminatorie", dicevano. "Vogliamo portare alla luce gli atti di omofobia in Algeria", dicono dalla associazione, che non ha nessun riconoscimento legale, non può contare su nessun aiuto finanziario pubblico o privato, e trova la sua via di comunicazione grazie al web. La legge in Algeria punisce l’omosessualità, come atto contrario alla religione musulmana: l’"atto contro natura con un individuo dello stesso sesso" prevede la reclusione fino a tre anni. In altri paesi africani le pene sono ancora più severe: in molti paesi dell’area centroafricana (Uganda, Kenya, Tanzania, Zambia) è previsto perfino l’ergastolo; in Mauritania, Sudan, Nigeria settentrionale e Somalia meridionale, chi appartiene alla comunità Lgbtq rischia la pena di morte, come riporta Amnesty International.