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Home » Attualità » Alpini a Rimini, che cosa è successo? Oltre 150 molestie segnalate, ma nessuna denuncia alle forze dell’ordine

Alpini a Rimini, che cosa è successo? Oltre 150 molestie segnalate, ma nessuna denuncia alle forze dell’ordine

Centinaia di donne hanno raccontato a 'Non una di meno' di essere state vittime di molestie sessuali verbali e fisiche durante la 93ma Adunata Nazionale degli Alpini a Rimini. Il ministro Guerini: "Comportamenti gravissimi, gli episodi segnalati non vanno sottovalutati"

Remy Morandi
10 Maggio 2022
alpini rimini molestie

alpini rimini molestie

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Sono oltre 150 le segnalazioni di molestie raccolte da ‘Non una di meno‘ all’adunata nazionale degli alpini a Rimini. “Comportamenti gravissimi ed episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati”. Così il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha commentato martedì 10 maggio quanto accaduto alla 93ma adunata degli alpini. Tuttavia, capire che cosa è veramente successo nella tre giorni che ha riempito con oltre 400mila persone Rimini e tutta la riviera romagnola non è scontato. Perché se da una parte l’associazione ‘Non una di meno’ ha raccolto sui propri canali la testimonianza di centinaia di donne che avrebbero subito molestie sessuali verbali e fisiche, dall’altra l’ANA, l’Associazione Nazionale Alpini, ha sottolineato che “alle forze dell’ordine non è stata presentata alcuna denuncia“*. E allora, che cosa è successo all’adunata degli alpini a Rimini? 

* Leggi qui l’aggiornamento: è stata presentata la prima denuncia di molestie ai carabinieri di Rimini

La 93esima adunata nazionale degli Alpini a Rimini e San Marino (Foto Dire)

Alpini a Rimini, che cosa è successo?

Lo scorso weekend a Rimini e a San Marino si è tenuta la 93ma adunata nazionale degli Alpini. Il grande evento, se da una parte ha avuto il merito di riempire le strade della riviera romagnola (l’indotto stimato è di 150 milioni di euro), dall’altra si è lasciato dietro uno strascico: l’associazione ‘Non una di meno’ di Rimini, che da anni si batte contro la violenza di genere, ha denunciato sui propri profili Instagram e Facebook che oltre 150 donne avrebbero subito molestie e abusi da parte di alcuni dei partecipanti all’adunata.

Sono tante, centinaia, le giovani donne che hanno raccontato a ‘Non una di meno’ la propria esperienza, tra fischi, urla, proposte oscene e molestie fisiche. Nel mirino soprattutto le giovani e giovanissime bariste e cameriere che sono state impiegate in questi giorni su larga scala per consentire ai bar e ristoranti della riviera romagnola di avere una boccata d’ossigeno dopo due anni di incassi condizionati dalle restrizioni della pandemia da Covid-19.

‘Non una di meno’ ha segnalato che a Rimini è stato diffuso un biglietto con scritto: “Se ti senti sola e annoiata chiama un Alpino dell’Adunata” (Foto / Facebook / Non una di meno Rimini)

“Abbiamo iniziato a raccogliere e condividere le loro testimonianze e la risposta è stata altissima – ha scritto ‘Non una di meno’ -, tanto quanto sconvolgente per il numero e l’intensità delle molestie ricevute. Fischi, cat-calling, minacce e vere e proprie molestie hanno colpito diverse persone colpevoli solo di voler vivere la propria città. Molestie mascherate da goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura patriarcale che vuole donne, perone trans e gender non conforming assoggettate al potere e alla paura, al ricatto e alle minacce in caso di rifiuto”.

“Fra ieri e oggi quello che ho subito dagli alpini è svilente per ogni donna. Un alpino ha provato a leccarmi sulla bocca mentre prendevo un ordine al tavolo. Uno mimava un atto sessuale mentre mi giravo per sparecchiare”. Questa una delle tante testimonianze raccolte da ‘Non una di meno’. “Ieri sera mentre andavo in bici mi hanno fermata cercando di farmi entrare in un capannone, io sono scappata pedalando più veloce”, ha raccontato un’altra donna. “Faccio la cameriera e tra ieri e oggi è stato surreale il livello di molestie che ho dovuto sopportare. Gente che allunga le mani, cerca di darti baci sulla guancia dopo averti tolto di forza la mascherina, continui apprezzamenti che passano dal ‘sei bella’ a chiederti che intimo indossi, se lo indossi”, ha detto un’altra. E ancora: “Durante il mio turno come barista un alpino ha cercato di infilarmi la lingua in gola. Un altro mi ha attirata a sé in modo che potessi cadere sulle sue ginocchia”. Sui social di ‘Non una di meno’ è stato anche segnalato che sono stati distribuiti biglietti da visita sui quali c’era scritto: “Se ti senti sola ed annoiata chiama un Alpino dell’Adunata”.

Un’altra testimonianza di molestia raccolta da ‘Non una di meno’ durante l’Adunata nazionale degli Alpini a Rimini (Foto / Instagram / Non una di meno Rimini)

La “Contro-Adunata” di ‘Non una di meno’

Lunedì 9 maggio, terminato il raduno delle Penne nere, circa cento persone si sono ritrovate in Piazza Cavour a Rimini per un’assemblea pubblica, definita dagli organizzatori di ‘Non una di meno’ una ‘Contro-Adunata, Chiacchierata sui fatti della scorsa settimana‘. Seduti sui gradoni in piazza, i partecipanti all’assemblea hanno ascoltato le parole di giovani donne, principalmente lavoratrici nel settore della ristorazione e del turismo, che hanno condiviso quanto provato nelle giornate dell’Adunata.

“Quelle che sono successe – ha detto una giovane lavoratrice di un hotel – non sono cose nuove, certi approcci, certi modi di dire non sono cose nuove. Quello che è sconvolgente è che tante persone, tutte in una volta, si sono sentite legittimate a comportarsi in quel modo che non è affatto goliardico. È stata data la città in mano agli Apini”.

Queste cose, ha aggiunto un’altra ragazza al lavoro in un locale del centro “avvengono tutti i giorni non solo in occasioni come queste ma è scontato che accadano se si mettono insieme tanti uomini in un simile contesto. Sabato ero sola al lavoro, sono entrati in tanti a consumare. Ero sola e si sono sentiti in dovere di farmi complimenti, rivolgermi apprezzamenti non graditi, che non volevo. Non rispondendo alcuni si sono innervositi, non capivano. Mi dicevano: ‘Devi risponderci, siamo Alpini’. Abbiamo consegnato loro la città: abbiamo dato agli Alpini, per quei giorni, la legittimazione al potere, ha concluso la ragazza.

La marcia degli Alpini sul lungomare di Rimini in occasione della 93ma adunata nazionale (Foto Ansa / Facebook / Comune di Rimini)

La replica degli Alpini: “Nessuna denuncia, ma ci dissociamo”

Lunedì 9 maggio, mentre era in corso la ‘Contro-Adunata’ di ‘Non una di meno’, è arrivato il commento dell’ANA, l’Associazione Nazionale Alpini, che ha preso “le distanze, stigmatizzandoli, dai comportamenti incivili segnalati, che certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre custodisce e porta avanti”. Al tempo stesso l’associazione ha sottolineato che “dopo gli opportuni accertamenti risulta che alle forze dell’ordine non sia stata presentata alcuna denuncia“.

“Quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione, che però non possono certo inficiare il valore dei messaggi di pace, fratellanza, solidarietà e amore per la Patria che sono veicolati da oltre un secolo proprio dall’Adunata: messaggi che sono emersi in tutta la loro essenza sugli striscioni portati in sfilata domenica, con oltre 75mila penne nere provenienti da tutto il mondo”, ha sottolienato ancora l’ANA.

L’associazione ha tenuto a sottolineare che “ci sono centiaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione: a costoro, per mescolarsi alla grande festa, basta infatti comperare un cappello alpino, per quanto non originale, su qualunque bancarella. Un occhio esperto riconosce subito un cappello ‘taroccato’, ma la tendenza è nella maggior parte dei casi a generalizzare. La grandissima maggioranza dei soci dell’Ana, poi, a causa della sospensione della leva nel 2004, oggi ha almeno 38 anni: quindi persone molto più giovani difficilmente sono autentici alpini”.

L’Associazione Nazionale Alpini, “per quello che le penne nere sono e rappresentano, ritiene quindi ingeneroso e ingiustificato veicolare un messaggio che associa la figura dell’alpino a quegli episodi di maleducazione. Gli alpini in congedo sono quelli che hanno scritto e continuano a scrivere pagine intense di sacrificio, amore e solidarietà, come testimoniano ad esempio i 5,4 milioni di ore di lavoro volontario presentate in un anno durante l’emergenza Covid, e che si impegnano a trasmettere i loro valori ai giovani”.

Perché se le molestie sono state segnalate non sono state anche denunciate?

Se dunque ci sono state centinaia di segnalazioni, viene da chiedersi: perché non è pervenuta alcuna denuncia alle forze dell’ordine? Una spiegazione a questa domanda è arrivata da Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia-Romagna: “Le segnalazioni che sono arrivate dall’adunata degli alpini a Rimini devono essere prese sul serio anche quando non prendono la forma di una denuncia alle forze dell’ordine; spesso le donne non denunciano perché temono di non essere credute“.

La vicepresidente ha quindi sottolineato che a differenza di quanto dichiarato dall’ANA, non si è trattato di “episodi di maleducazione o di ubriachezza“. “Queste sono molestie – ha tenuto a precisare Elly Schlein -. E troppo poco si è capito che il problema è molto più profondo, è anche culturale”.

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, 55 anni, alla cerimonia per il 161mo anniversario della fondazione dell’Esercito Italiano (Foto Ansa)

Il ministro della Difesa Guerini: “Comportamenti gravissimi”

Martedì 10 maggio è arrivato anche il commento del ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “I comportamenti raccontati da alcune donne sono gravissimi. Episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati. Episodi, voglio ribadirlo con forza, che sarebbero all’opposto dei valori degli Alpini e di una manifestazione che è celebrazione di solidarietà, principi e bellissime tradizioni”.

“È sbagliato fare generalizzazioni, ma allo stesso tempo non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare alcuna giustificazione e vanno condannate senza esitazioni”. Queste in conclusione le parole del ministro della Difesa Lorenzo Guarini su quanto accaduto all’Adunata nazionale degli Alpini a Rimini.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Sono oltre 150 le segnalazioni di molestie raccolte da 'Non una di meno' all'adunata nazionale degli alpini a Rimini. "Comportamenti gravissimi ed episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati". Così il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha commentato martedì 10 maggio quanto accaduto alla 93ma adunata degli alpini. Tuttavia, capire che cosa è veramente successo nella tre giorni che ha riempito con oltre 400mila persone Rimini e tutta la riviera romagnola non è scontato. Perché se da una parte l'associazione 'Non una di meno' ha raccolto sui propri canali la testimonianza di centinaia di donne che avrebbero subito molestie sessuali verbali e fisiche, dall'altra l'ANA, l'Associazione Nazionale Alpini, ha sottolineato che "alle forze dell'ordine non è stata presentata alcuna denuncia"*. E allora, che cosa è successo all'adunata degli alpini a Rimini?  * Leggi qui l'aggiornamento: è stata presentata la prima denuncia di molestie ai carabinieri di Rimini
La 93esima adunata nazionale degli Alpini a Rimini e San Marino (Foto Dire)

Alpini a Rimini, che cosa è successo?

Lo scorso weekend a Rimini e a San Marino si è tenuta la 93ma adunata nazionale degli Alpini. Il grande evento, se da una parte ha avuto il merito di riempire le strade della riviera romagnola (l'indotto stimato è di 150 milioni di euro), dall'altra si è lasciato dietro uno strascico: l'associazione 'Non una di meno' di Rimini, che da anni si batte contro la violenza di genere, ha denunciato sui propri profili Instagram e Facebook che oltre 150 donne avrebbero subito molestie e abusi da parte di alcuni dei partecipanti all'adunata. Sono tante, centinaia, le giovani donne che hanno raccontato a 'Non una di meno' la propria esperienza, tra fischi, urla, proposte oscene e molestie fisiche. Nel mirino soprattutto le giovani e giovanissime bariste e cameriere che sono state impiegate in questi giorni su larga scala per consentire ai bar e ristoranti della riviera romagnola di avere una boccata d'ossigeno dopo due anni di incassi condizionati dalle restrizioni della pandemia da Covid-19.
'Non una di meno' ha segnalato che a Rimini è stato diffuso un biglietto con scritto: "Se ti senti sola e annoiata chiama un Alpino dell'Adunata" (Foto / Facebook / Non una di meno Rimini)
"Abbiamo iniziato a raccogliere e condividere le loro testimonianze e la risposta è stata altissima - ha scritto 'Non una di meno' -, tanto quanto sconvolgente per il numero e l'intensità delle molestie ricevute. Fischi, cat-calling, minacce e vere e proprie molestie hanno colpito diverse persone colpevoli solo di voler vivere la propria città. Molestie mascherate da goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura patriarcale che vuole donne, perone trans e gender non conforming assoggettate al potere e alla paura, al ricatto e alle minacce in caso di rifiuto". "Fra ieri e oggi quello che ho subito dagli alpini è svilente per ogni donna. Un alpino ha provato a leccarmi sulla bocca mentre prendevo un ordine al tavolo. Uno mimava un atto sessuale mentre mi giravo per sparecchiare". Questa una delle tante testimonianze raccolte da 'Non una di meno'. "Ieri sera mentre andavo in bici mi hanno fermata cercando di farmi entrare in un capannone, io sono scappata pedalando più veloce", ha raccontato un'altra donna. "Faccio la cameriera e tra ieri e oggi è stato surreale il livello di molestie che ho dovuto sopportare. Gente che allunga le mani, cerca di darti baci sulla guancia dopo averti tolto di forza la mascherina, continui apprezzamenti che passano dal 'sei bella' a chiederti che intimo indossi, se lo indossi", ha detto un'altra. E ancora: "Durante il mio turno come barista un alpino ha cercato di infilarmi la lingua in gola. Un altro mi ha attirata a sé in modo che potessi cadere sulle sue ginocchia". Sui social di 'Non una di meno' è stato anche segnalato che sono stati distribuiti biglietti da visita sui quali c'era scritto: "Se ti senti sola ed annoiata chiama un Alpino dell'Adunata".
Un'altra testimonianza di molestia raccolta da 'Non una di meno' durante l'Adunata nazionale degli Alpini a Rimini (Foto / Instagram / Non una di meno Rimini)

La "Contro-Adunata" di 'Non una di meno'

Lunedì 9 maggio, terminato il raduno delle Penne nere, circa cento persone si sono ritrovate in Piazza Cavour a Rimini per un'assemblea pubblica, definita dagli organizzatori di 'Non una di meno' una 'Contro-Adunata, Chiacchierata sui fatti della scorsa settimana'. Seduti sui gradoni in piazza, i partecipanti all'assemblea hanno ascoltato le parole di giovani donne, principalmente lavoratrici nel settore della ristorazione e del turismo, che hanno condiviso quanto provato nelle giornate dell'Adunata. "Quelle che sono successe - ha detto una giovane lavoratrice di un hotel - non sono cose nuove, certi approcci, certi modi di dire non sono cose nuove. Quello che è sconvolgente è che tante persone, tutte in una volta, si sono sentite legittimate a comportarsi in quel modo che non è affatto goliardico. È stata data la città in mano agli Apini". Queste cose, ha aggiunto un'altra ragazza al lavoro in un locale del centro "avvengono tutti i giorni non solo in occasioni come queste ma è scontato che accadano se si mettono insieme tanti uomini in un simile contesto. Sabato ero sola al lavoro, sono entrati in tanti a consumare. Ero sola e si sono sentiti in dovere di farmi complimenti, rivolgermi apprezzamenti non graditi, che non volevo. Non rispondendo alcuni si sono innervositi, non capivano. Mi dicevano: 'Devi risponderci, siamo Alpini'. Abbiamo consegnato loro la città: abbiamo dato agli Alpini, per quei giorni, la legittimazione al potere, ha concluso la ragazza.
La marcia degli Alpini sul lungomare di Rimini in occasione della 93ma adunata nazionale (Foto Ansa / Facebook / Comune di Rimini)

La replica degli Alpini: "Nessuna denuncia, ma ci dissociamo"

Lunedì 9 maggio, mentre era in corso la 'Contro-Adunata' di 'Non una di meno', è arrivato il commento dell'ANA, l'Associazione Nazionale Alpini, che ha preso "le distanze, stigmatizzandoli, dai comportamenti incivili segnalati, che certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre custodisce e porta avanti". Al tempo stesso l'associazione ha sottolineato che "dopo gli opportuni accertamenti risulta che alle forze dell'ordine non sia stata presentata alcuna denuncia". "Quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione, che però non possono certo inficiare il valore dei messaggi di pace, fratellanza, solidarietà e amore per la Patria che sono veicolati da oltre un secolo proprio dall'Adunata: messaggi che sono emersi in tutta la loro essenza sugli striscioni portati in sfilata domenica, con oltre 75mila penne nere provenienti da tutto il mondo", ha sottolienato ancora l'ANA. L'associazione ha tenuto a sottolineare che "ci sono centiaia, se non migliaia, di giovani che pur non essendo alpini, approfittano della situazione: a costoro, per mescolarsi alla grande festa, basta infatti comperare un cappello alpino, per quanto non originale, su qualunque bancarella. Un occhio esperto riconosce subito un cappello 'taroccato', ma la tendenza è nella maggior parte dei casi a generalizzare. La grandissima maggioranza dei soci dell'Ana, poi, a causa della sospensione della leva nel 2004, oggi ha almeno 38 anni: quindi persone molto più giovani difficilmente sono autentici alpini". L'Associazione Nazionale Alpini, "per quello che le penne nere sono e rappresentano, ritiene quindi ingeneroso e ingiustificato veicolare un messaggio che associa la figura dell'alpino a quegli episodi di maleducazione. Gli alpini in congedo sono quelli che hanno scritto e continuano a scrivere pagine intense di sacrificio, amore e solidarietà, come testimoniano ad esempio i 5,4 milioni di ore di lavoro volontario presentate in un anno durante l'emergenza Covid, e che si impegnano a trasmettere i loro valori ai giovani".

Perché se le molestie sono state segnalate non sono state anche denunciate?

Se dunque ci sono state centinaia di segnalazioni, viene da chiedersi: perché non è pervenuta alcuna denuncia alle forze dell'ordine? Una spiegazione a questa domanda è arrivata da Elly Schlein, vicepresidente dell'Emilia-Romagna: "Le segnalazioni che sono arrivate dall'adunata degli alpini a Rimini devono essere prese sul serio anche quando non prendono la forma di una denuncia alle forze dell'ordine; spesso le donne non denunciano perché temono di non essere credute". La vicepresidente ha quindi sottolineato che a differenza di quanto dichiarato dall'ANA, non si è trattato di "episodi di maleducazione o di ubriachezza". "Queste sono molestie - ha tenuto a precisare Elly Schlein -. E troppo poco si è capito che il problema è molto più profondo, è anche culturale".
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, 55 anni, alla cerimonia per il 161mo anniversario della fondazione dell'Esercito Italiano (Foto Ansa)

Il ministro della Difesa Guerini: "Comportamenti gravissimi"

Martedì 10 maggio è arrivato anche il commento del ministro della Difesa Lorenzo Guerini: "I comportamenti raccontati da alcune donne sono gravissimi. Episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati. Episodi, voglio ribadirlo con forza, che sarebbero all'opposto dei valori degli Alpini e di una manifestazione che è celebrazione di solidarietà, principi e bellissime tradizioni". "È sbagliato fare generalizzazioni, ma allo stesso tempo non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare alcuna giustificazione e vanno condannate senza esitazioni". Queste in conclusione le parole del ministro della Difesa Lorenzo Guarini su quanto accaduto all'Adunata nazionale degli Alpini a Rimini.
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