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Home » Attualità » Il caso di Amber McLaughlin, prima donna transgender giustiziata negli Stati Uniti

Il caso di Amber McLaughlin, prima donna transgender giustiziata negli Stati Uniti

I fatti risalgono al 2003 quando la 49enne era stata giudicata colpevole dell’omicidio dell'ex fidanzata Beverly Guenther

Edoardo Martini
5 Gennaio 2023
Amber McLaughlin, la prima transgender giustiziata negli Usa

Amber McLaughlin, la prima transgender giustiziata negli Usa

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La prima condanna a morte di una persona transgender negli Stati Uniti: è accaduto in Missouri alla 49enne Amber McLaughlin, che nel 2003 era stata giudicata colpevole dell’omicidio di un’ex fidanzata. A nulla è servita la petizione online che chiedeva la grazia e che in poco più di 24 ore aveva raccolto 5mila firme per esortare il governatore Pardon a fermare l’esecuzione.

Missouri plans to execute Amber McLaughlin next week. The death penalty is cruel, barbaric, and inhumane.@RepCleaver and I are urging @GovParsonMO to grant #ClemencyForAmber. pic.twitter.com/HdiutcgUlE

— Congresswoman Cori Bush (@RepCori) December 27, 2022

La storia di Amber McLaughlin

All’epoca dei fatti Amber era ancora conosciuta come Scott: la 49enne ha completato il percorso di transizione per diventare donna mentre era in carcere. Nel 2006 era stata condannata per l’omicidio di primo grado dell’ex fidanzata Beverly Guenther.I vicini di quest’ultima allertarono la polizia di St Louis la notte del 20 novembre 2003, quando non la videro tornare a casa. Gli agenti si recarono allora nell’ufficio dove lavorava e trovarono il manico di un coltello rotto vicino alla sua auto e una scia di sangue. Il giorno dopo, McLaughlin condusse la polizia in un luogo vicino al fiume Mississippi, dove si era liberata del corpo di Guenther. Ma, come sottolineato dai suoi avvocati, alla giura che ha deciso per la pena capitale erano state tenute nascoste rilevanti prove riguardanti la sua salute mentale precaria, dalla depressione alle violenze subite da adolescente, fino ai tentativi di suicidio in età adulta. “Pensiamo che Amber abbia dimostrato un coraggio incredibile, perché c’è molto odio quando si tratta di questo problema”, aveva detto l’avvocato Larry Komp. Nonostante queste informazioni nascoste, la giura non si pronunciò unanimemente a favore della condanna a morte: furono respinti tre dei quattro argomenti pro-pena capitale che la procura aveva sottoposto ai giurati.
Se nella maggior parte degli Usa è richiesto che ci sia unanimità a favore della condanna a morte, questa regola non vale in Missouri, uno degli unici due Stati nord americani, insieme all’Indiana, che consentono ai togati di emettere la sentenza più grave anche in caso di una giuria bloccata.

Le manifestazioni di supporto per la donna

Il precedente in Missouri

Esiste un precedente: si tratta di Bonni B Heady, l’unica donna mai giustiziata in Missouri, che fu condannata a morte il 18 dicembre 1953 per aver rapito e ucciso un bambino di sei anni. Heady è stata giustiziata in una camera a gas, fianco a fianco con un altro rapitore e assassino, Carl Austin Hall. A livello nazionale, invece, nel 2022 sono state giustiziate 18 persone, di cui due in questo Stato. La seconda esecuzione di questo 2023 è stata fissata al 7 febbraio, e riguarda Leonard Taylor, condannato per aver ucciso la compagna e i tre figli piccoli.

 

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  • Avete mai pensato a come fare quando siete in una foresta, in montagna o in una spiaggia solitaria, lontane da tutti, completamente immerse nella natura, ma avete il ciclo? 

🟪 A questa eventualità ha risposto una ragazza scozzese, che ha sviluppato un kit mestruale portatile da usare all’aperto quando non esistono i servizi igienici o non c’è accesso alle toilette. Erin Reid, 25 anni, ha concepito l’idea quando ha affrontato il cammino di 96 miglia (154 km) della West Highland Way da Milngavie, vicino a Glasgow, a Fort William. Ispirata dalle sue esperienze racconta: 

🗣“Ho avuto le mestruazioni per tutto il tempo ed è stata una vera seccatura Il mio obiettivo è quello di risolvere il problema e dare alle persone la possibilità di uscire all’aria aperta quando hanno le mestruazioni”. Secondo Erin, le donne che si trovano in luoghi isolati potrebbero correre il rischio di infezioni del tratto urinario, shock tossico o infertilità a causa della scarsa igiene, quando non c’è accesso a bagni, impianti per lavarsi le mani o luoghi per smaltire i prodotti sanitari usati.

La ragazza ha dichiarato che il suo kit è pensato per chi pratica l’escursionismo, il kayak e per il personale militare, ma ha spiegato che, grazie anche al design a forma di fiaschetta, potrebbe interessare persino il pubblico femminile dei festival all’aperto, preoccupati di utilizzare i bagni chimici. Il kit contiene: una coppetta mestruale riutilizzabile, salviette antibatteriche, che consentono di pulire la coppetta in viaggio e un semplice erogatore che può essere utilizzato anche senza avere le mani pulite, quindi in situazioni in cui non è possibile accedere a servizi igienici o all’acqua corrente. 

L’ex studentessa della Napier University, laureata in Design del Prodotto, spera ora di lanciare il prodotto nel 2024: appassionata escursionista e ciclista è ora alla ricerca di finanziamenti per portare sul mercato il suo kit per l’igiene mestruale LU Innovations. Che è stato sviluppato con il sostegno di Converge, società di supporto per le università e gli istituti di ricerca che lavorano su nuovi prototipi.

#lucenews #mestruazioni #kitmestruale #ciclomestruale #designdelprodotto
  • “Ho fatto un film artigianale, maldestramente ispirato a una lettera di Elsa Morante, e dedicato a tutte le ‘cattive ragazze’, che cattive non sono, e che lottano in tutto il mondo: dall’Iran all’Afghanistan, ma anche in Svezia e in Umbria”.

Il corto “Le Pupille” di Alice Rohrwcher ha ricevuto ieri, 24 gennaio, una nomination agli Oscar per il miglior Live Action Short. La cerimonia finale si terrà a Los Angeles il 12 marzo.

La reazione e la gioia delle piccole protagoniste, della troupe e della regista✨

#lucenews #lucelanazione #lepupille #oscar2023
  • C’è anche un film italiano in corsa per gli Oscar. 

È il cortometraggio "Le pupille" diretto da Alice Rohrwacher, regista quarantunenne nata in Toscana, cresciuta nella campagna umbra, regista "artigianale", autodidatta, i cui film hanno già ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Le pupille è prodotto dal regista premio Oscar Alfonso Cuarón, ed è entrato nella cinquina delle pellicole in corsa per l’Oscar del Miglior cortometraggio.

"Dedico questa nomination alle “bambine cattive“, che cattive non sono affatto, e che sono in lotta ovunque nel mondo: in Iran, in Afghanistan, ma anche in Svezia e in Umbria. Mi auguro che, come nel mio cortometraggio, possano rompere la torta e condividerla fra loro". 

Si parla, infatti, nel film, di una torta. E di costrizioni, divieti, imposizioni, rigide regole da sovvertire. Il film prende spunto, dice la regista, da una lettera che nel dicembre 1971 la scrittrice Elsa Morante inviò all’amico giornalista e critico cinematografico Goffredo Fofi.

Nella lettera, la Morante racconta una storia avvenuta in un collegio di preti, negli anni del fascismo. Una decina di ragazzi si preparano al pranzo di Natale, scoprendo che a chiudere il pasto c’è un’enorme zuppa inglese. Ma il priore li invita a "fare un fioretto" a Gesù Bambino, rinunciando alla loro fetta di dolce. Qualcuno si ribellerà: un "bimbo cattivo". La lettera è pubblicata, col titolo di Pranzo di Natale, per le edizioni milanesi Henry Beyle, nel 2014.

Invitata da Cuarón a prendere parte a un progetto di corti per Disney+, Alice Rohrwacher ha scelto questa storia. Ma con un radicale cambiamento: ha trasformato i ragazzi in ragazzine, in "pupille", piccole orfane ospitate dalle suore. L’intransigente priora è interpretata dalla sorella della regista, Alba Rohrwacher. A portare la torta in convento è una eccentrica nobildonna che chiede – in cambio del dono – di pregare per l’uomo che la ha tradita e abbandonata.

È la prima volta, invece, che la regista riceve una nomination agli Oscar, e lo fa con una fiaba anarchica, un Canto di Natale "in rosa", rivoluzionario e al femminile.

L
  • Messaggi osceni, allusioni, avances in ufficio e ricatti sessuali. La forma più classica del sopruso in azienda, unita ai nuovi strumenti tecnologici nelle mani dei molestatori. Il movimento Me Too, nel 2017, squarciò il velo di silenzio sulle molestie sessuali subite dalle donne nel mondo del cinema e poi negli altri luoghi di lavoro. Cinque anni dopo, con in mezzo la pandemia che ha terremotato il mondo del lavoro, le donne continuano a subire abusi, che nella maggior parte dei casi restano nell’ombra.

«Sono pochissime le donne che denunciano – spiega Roberta Vaia, della segreteria milanese della Cisl – e nei casi più gravi preferiscono lasciare il lavoro. Il molestatore andrebbe allontanato dalla vittima ma nei contratti collettivi dei vari settori non è ancora prevista una sanzione disciplinare per chi si rende responsabile di molestie o di mobbing».

Un quadro sconfortante che emerge anche da una rilevazione realizzata dalla Cisl Lombardia, nel corso del 2022, su lavoratrici di diversi settori, attraverso un sondaggio distribuito in fabbriche, negozi e uffici della regione. Sono seimila le donne che hanno partecipato all’indagine, e il 44% ha dichiarato di aver subìto molestie o di «esserne stata testimone» nel corso della sua vita lavorativa.

A livello nazionale, secondo gli ultimi dati Istat, sono 1.404.000 le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’80,9% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro. Quasi nessuna ha denunciato il fatto alle forze dell’ordine: appena lo 0,7% delle vittime.

✍🏻di Andrea Gianni

#lucenews #istat #donne #molestie #lavoro #diritti
La prima condanna a morte di una persona transgender negli Stati Uniti: è accaduto in Missouri alla 49enne Amber McLaughlin, che nel 2003 era stata giudicata colpevole dell’omicidio di un’ex fidanzata. A nulla è servita la petizione online che chiedeva la grazia e che in poco più di 24 ore aveva raccolto 5mila firme per esortare il governatore Pardon a fermare l’esecuzione.

Missouri plans to execute Amber McLaughlin next week. The death penalty is cruel, barbaric, and inhumane.@RepCleaver and I are urging @GovParsonMO to grant #ClemencyForAmber. pic.twitter.com/HdiutcgUlE

— Congresswoman Cori Bush (@RepCori) December 27, 2022

La storia di Amber McLaughlin

All’epoca dei fatti Amber era ancora conosciuta come Scott: la 49enne ha completato il percorso di transizione per diventare donna mentre era in carcere. Nel 2006 era stata condannata per l’omicidio di primo grado dell’ex fidanzata Beverly Guenther.I vicini di quest'ultima allertarono la polizia di St Louis la notte del 20 novembre 2003, quando non la videro tornare a casa. Gli agenti si recarono allora nell'ufficio dove lavorava e trovarono il manico di un coltello rotto vicino alla sua auto e una scia di sangue. Il giorno dopo, McLaughlin condusse la polizia in un luogo vicino al fiume Mississippi, dove si era liberata del corpo di Guenther. Ma, come sottolineato dai suoi avvocati, alla giura che ha deciso per la pena capitale erano state tenute nascoste rilevanti prove riguardanti la sua salute mentale precaria, dalla depressione alle violenze subite da adolescente, fino ai tentativi di suicidio in età adulta. "Pensiamo che Amber abbia dimostrato un coraggio incredibile, perché c'è molto odio quando si tratta di questo problema", aveva detto l'avvocato Larry Komp. Nonostante queste informazioni nascoste, la giura non si pronunciò unanimemente a favore della condanna a morte: furono respinti tre dei quattro argomenti pro-pena capitale che la procura aveva sottoposto ai giurati. Se nella maggior parte degli Usa è richiesto che ci sia unanimità a favore della condanna a morte, questa regola non vale in Missouri, uno degli unici due Stati nord americani, insieme all'Indiana, che consentono ai togati di emettere la sentenza più grave anche in caso di una giuria bloccata.
Le manifestazioni di supporto per la donna

Il precedente in Missouri

Esiste un precedente: si tratta di Bonni B Heady, l'unica donna mai giustiziata in Missouri, che fu condannata a morte il 18 dicembre 1953 per aver rapito e ucciso un bambino di sei anni. Heady è stata giustiziata in una camera a gas, fianco a fianco con un altro rapitore e assassino, Carl Austin Hall. A livello nazionale, invece, nel 2022 sono state giustiziate 18 persone, di cui due in questo Stato. La seconda esecuzione di questo 2023 è stata fissata al 7 febbraio, e riguarda Leonard Taylor, condannato per aver ucciso la compagna e i tre figli piccoli.  
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