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Ambiente, l'Africa subsahariana insostenibile entro il 2050. Al via la Conferenza annuale dell'Onu sul clima

E' quanto emerge dal rapporto Ecological Threat Report valutando il rischio di conflitti, disordini civili e sfollamenti causati dal degrado ecologico

di DOMENICO GUARINO -
6 novembre 2022
In Egitto si apre la Conferenza sul clima: numerose nazioni africane sono particolarmente vulnerabili in termini di sostenibilità

In Egitto si apre la Conferenza sul clima: numerose nazioni africane sono particolarmente vulnerabili in termini di sostenibilità

Alti livelli di inquinamento atmosferico, scarse condizioni igienico-sanitarie, alti tassi di omicidi, minacce ecologiche combinate con un’elevata crescita demografica: entro il 2050, gran parte dell’Africa subsahariana dovrà fare i conti con una forte insostenibilità ed un altissimo rischio di conflitti, disordini civili e sfollamenti, con conseguenti migrazioni forzate di massa. Lo mette nero su bianco il rapporto Ecological Threat Report (Etr) pubblicato nei giorni scorsi dal Think tank Institute for economics and peace (Iep), alla vigilia della 27a sessione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che prenderà il via il 6 novembre a Sharm el-Sheikh per affrontare l’ingiustizia climatica. Nel rapporto si evince che oltre 1,4 miliardi di persone, distribuiti in 83 Paesi, si trovano ad affrontare uno stress idrico estremo, e più della metà di questi Paesi si trova in Africa. Sono invece 41 i Paesi, per un totale di 830 milioni di abitanti, che stanno attualmente affrontando una grave insicurezza alimentare, con un impatto fortemente negativo sullo sviluppo economico, sulla salute pubblica e sull’armonia sociale. Anche il livello di sottonutrizione è preoccupante. Il numero di persone colpite è aumentato del 35% nel 2021, superando i 750 milioni di persone e si prevede che la denutrizione peggiorerà a causa del crescente degrado ecologico, dell’aumento dell’inflazione e della guerra tra Russia e Ucraina.
La mappa dell'Africa

La mappa dell'Africa

L’Africa subsahariana è anche la seconda regione più colpita dai disastri naturali. Per questo, le comunità faranno fatica a riprendersi prima che si verifichi il prossimo. Riguardo alle questioni legate all’emigrazione forzata, dal rapporto si evince che nel 2021, i Paesi che hanno registrato il maggior numero di spostamenti interni dovuti a conflitti e disastri naturali sono stati Siria, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan e Sud Sudan. E se l’Africa piange, il resto del mondo non ride. L’Asia-Pacifico è la prima regione più colpita dai disastri naturali, seguita dall’America centrale e dai Caraibi. A preoccupare, si legge nel report, è anche la difficoltà nel gestire le megalopoli. In generale, oltre il 60% delle 33 megalopoli attuali si trova in Paesi con situazioni di sicurezza instabili, con i tassi di crescita demografica più elevati, condizioni igienico-sanitarie più precarie, livelli più alti di microcriminalità e criminalità organizzata e minacce ecologiche sostanziali. Due di queste sono situate in Africa: Laos (Nigeria) e Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo). Ma si prevede che altre 14 città diventeranno megalopoli entro il 2050 e 4 città africane si uniranno al gruppo. Dar es Salaam (Tanzania), Nairobi (Kenya), Khartoum (Sudan) e Luanda (Angola). Tutte città che, si legge nel report, “non hanno la capacità finanziaria e di governance”. Un quadro non certo incoraggiante. Riusciranno le potenze mondiali ad affrontarlo? La Cop27, l'edizione 2022 della Conferenza annuale dell'Onu sul clima, si terrà dal 6 al 18 novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto, con la partecipazione di 40.000 delegati da tutto il mondo e lo Sharm el-Sheikh International Convention Center formerà la Zona blu della Cop27, l'area dove si terranno i negoziati fra i delegati. Da qui potrebbe arriva una prima risposta.