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Guerra in Ucraina, partiti medici, psicologi, veterinari: "Anche gli animali hanno bisogno di cure"

di LUCIA LAPI -
13 marzo 2022
La storia di Alisa: 17 chilometri con il suo anziano cane in spalla, da Kiev fino al confine con la Polonia

La storia di Alisa: 17 chilometri con il suo anziano cane in spalla, da Kiev fino al confine con la Polonia

La più giovane partita con l’organizzazione umanitaria Intersos ha 23 anni, nel gruppo medici, psicologi e presto anche un veterinario per gli animali delle famiglie in fuga. Giovani in prima fila per assistere e sostenere la popolazione ucraina in fuga dalla guerra.

Chi sono i giovani italiani assistono profughi in Moldavia

Medici, psicologi, protection expert, logisti, a volte under 30, partiti dall’Italia alla volta della Moldavia per sostenere i profughi in fuga. La più giovane, in missione con l’organizzazione umanitaria Intersos, è Daniela, una social worker di 23 anni. E c’è chi come Giulia, 29 anni, dopo Tijuana in Messico al confine con gli Usa, è partita per occuparsi dei più vulnerabili come protection expert.
Ucraina, un’esplosione ha colpito un rifugio per animali a Makariv

Ucraina, nei giorni scorsi un’esplosione ha colpito un rifugio per animali a Makariv

“Sono originaria di Siret in Romania, città al confine con l’ Ucraina e sono qui per dare il mio supporto nella parte di mediazione”, racconta Daniela Ionita entrata nell’organizzazione come servizio civile e ora in Moldavia per l’emergenza, alla sua prima esperienza all’estero. “L’età media dei nostri operatori in questa missione è di 30 anni, al momento siamo in dieci e altre persone arriveranno per altri progetti che abbiamo avviato in questi giorni - spiega Chiara De Stefano di Intersos - . In questo momento siamo presenti nella zona Sud-Est della Moldavia e lavoriamo su due valichi di frontiera: a Palanca, che dista circa due ore di macchina da Odessa, dove siamo impegnati in attività di ‘protection’, l’individuazione dei bisogni, con informazioni, tra l’altro, su trasporti e assistenza legale, e a Tudora dove siamo presenti anche con attività socio-sanitarie con una clinica mobile per dare un primo soccorso a chi attraversa la frontiera, pronti a dare anche un supporto psicologico”.

Il supporto veterinario di Intersos

E a breve “arriverà anche un veterinario - spiegano da Intersos - le famiglie in fuga, i bambini non hanno voluto sperarsi dai loro animali domestici, sono il loro piccolo conforto e noi cercheremo di aiutarli”.

La storia di Alisa

La storia di Alisa: 17 km con il suo anziano cane in spalla, da Kiev fino al confine con la Polonia

La storia di Alisa: 17 chilometri con il suo anziano cane Pulya  in spalla, da Kiev fino al confine con la Polonia

Alisa ha 35 anni. Lei è una delle migliaia di persone fuggire dall’Ucraina devastata dall’invasione russa. La donna viveva a Kiev con la sua famiglia e, da un giorno all’altro, ha dovuto mettersi in marcia per raggiungere la Polonia. Una storia commovente che è rimbalzata sui social per una foto: lei che porta in spalle per oltre 17 chilometri il suo cane Pulya, un esemplare di pastore tedesco 12 anni e mezzo e troppo anziano per fare così tanta strada. “Alisa ha perso il padre di 59 anni il 23 febbraio scorso - riposta Fulvio Cerutti su La Stampa - . Il giorno dopo giorno dopo Putin ha dato il via all’invasione. Non ha potuto neanche fargli il funerale e il corpo è rimasto all’obitorio. Così lei ha dovuto separarsi dal marito rimasto in Ucraina con altri migliaia di uomini chiamati alle armi per proteggere il Paese". “Abbiamo lasciato Kiev su una piccola Peugeot 307. Eravamo in nove, io, mia mamma, mia sorella, i nostri due mariti, quattro bambini e due cani di grossa taglia, tra cui un anziano pastore tedesco. Era impossibile muoversi all’interno dell’auto. Abbiamo guidato per 16 ore in un villaggio a circa 140 cchilometri da Kiev". Il gruppo ha deciso di fermarsi una notte in quel villaggio e partire in tarda mattinata perché pericoloso. Vicino al confine con la Polonia c’erano molte macchine e non potevamo rimanere nella nostra auto per i successivi tre o cinque giorni. Così hanno deciso di mettersi in marcia a piedi e percorrere gli ultimi 17 chilometri che li separavano dal confine - riporta La Stampa - . Il suo cane Pulya ha fatto di tutto per camminare, ma era troppo anziano per continuare. Dopo un chilometro è caduto a terra e non riusciva più ad alzarsi. «Ho fermato alcune auto e ho chiesto aiuto ma tutti si sono rifiutati di caricarlo. Anzi, ci hanno consigliato di lasciare i cani. Ma loro fanno parte della nostra famiglia. Il mio cane ha vissuto tutti i momenti felici e tristi con noi. Non potevamo abbandonarlo“.

In fuga: "Non senza di loro"

Guerra in Ucraina, i rifugiati attraversano il confine con la Polonia con i propri animali domestici

Guerra in Ucraina, i rifugiati attraversano il confine con la Polonia con i propri animali domestici

Fuggire dalla guerra e portarsi dietro solo il minimo indispensabile. Lasciano tutto gli ucraini che cercano di scappare dal Paese sotto l’attacco della Russia, ma chi può non si separa dai propri animali domestici: cani, gatti, uccellini, tartarughe. “Questo è il nostro amato gatto - dice Tatiana Tymchuk, rifugiata di Kiev - lo chiamiamo Simon, è un gatto siamese 'snowshoe'. E questa è la nostra amata tartarughina di nome Cherep. Non potevamo lasciarli indietro e li abbiamo portati con noi. Abbiamo anche dei cani, ma sono rimasti a casa con il nonno”. “Con la mia famiglia abbiamo due cani, un maschio e una femmina. Lei si chiama Ursula, Ursa, e lui Baloo. Hanno 9 mesi, quindi sono come dei cuccioli, li amiamo molto e abbiamo deciso di portarli con noi perché non possiamo vivere senza di loro” racconta Katarina, rifugiata di Kiev. In Polonia, a poca distanza dal confine ucraino, c’è anche un rifugio per animali dove volontari portano dall’ Ucraina molti di quelli che sono rimasti a casa. “Ora cominciamo a essere a un punto in cui arrivano cani e gatti da Leopoli, Kiev - spiega Joanna Puchalsa-Tracz, che dirige il rifugio per animali - vengono qui e si riposano, mangiano e bevono e cominciano a essere calmi, perché sono così nervosi, hanno fame, sono stressati. E qui si riposano e poi li mandiamo in Germania o in altri rifugi in Polonia e qui facciamo posto per gli altri che salvano dall’ Ucraina”. Solo in un giorno, racconta, sono arrivati 32 cani e 30 gatti.

"Non dimentichiamo cavalli, asini e muli"

Guerra in Ucraina, i rifugiati attraversano il confine con la Polonia con i propri animali domestici

Guerra in Ucraina, i rifugiati attraversano il confine con la Polonia con i propri animali domestici

Disponibilità ad accogliere o a trovare sistemazioni agli equidi - dunque cavalli, asini, muli, zebre - provenienti dall’ Ucraina, dove è in corso il conflitto con la Russia, in modo da aprire ‘’corridoi’’ anche per questa tipologia di animali. È la richiesta delle associazioni animaliste Enpa, Ihp, Il rifugio degli asinelli, Lav, Progetto Islander e La rete dei santuari di animali liberi in Italia, al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e al Ministero della Salute. "Vi chiediamo - si legge nella lettera inviati ai due Ministeri - di avanzare questa possibilità ai vostri interlocutori istituzionali in Ucraina. Considerato che il direttore della Dg Santé della Commissione europea Bernard Van Goethem ha già consentito l’ingresso agevolato degli animali da compagnia al seguito dei profughi ucraini per ragioni umanitarie straordinarie, abbiamo formulato la richiesta che venga consentito l’ingresso temporaneo agli equidi, con l’indicazione del soggetto ospitante e con la garanzia, da parte delle associazioni, dello svolgimento dei necessari accertamenti sanitari all’arrivo degli animali presso la stalla ospitante’’. La lettera è firmata da Carla Rocchi (presidente Enpa), Sonny Richichi (presidente Ihp), Daniela Marzari (direttrice Il rifugio degli asinelli), Nadia Zurlo (responsabile area equidi Lav), Nicole Berlusconi (presidente progetto Islander) e Dunia Azzabi (coordinamento La rete dei santuari di animali liberi in Italia.

Cani e gatti

Guarra in UIcraina, impossibile separarsi dai propri animali

Guarra in UIcraina, impossibile separarsi dai propri animali

Molti animali sono fortunati perché i proprietari hanno deciso di fuggire insieme con loro, ma per quelli che vivono nei rifugi e negli allevamenti, molti dei quali fuori da ogni controllo, la situazione è drammatica e la loro vita è appesa a quella di chi si prende cura di loro. “Tantissimi allevatori ucraini non sono in regola - spiega Valentina Bagnato, responsabile di Oipa international (Organizzazione internazionale protezione animali)su La Stampa - . Tanti cercano di uscire dal Paese portandone anche 30 cani, stipati in furgoni che viaggiano anche per 50 ore. Ma alla frontiera vengono fermati perché secondo il regolamento europeo del 2013 non possono uscire più di 5 animali alla volta e non allo scopo di vendita, tutti con passaporto, vaccini e antirabbica che è richiesta per i cani che escono dall’Ucraina. Alcuni riescono a passare quando ci sono veterinari alla frontiera che chiudono un occhio vista la situazione di emergenza".

Istituzioni e associazioni

In Italia il ministero della Salute ha predisposto una deroga al regolamento, per via della guerra, che permette l’ingresso nel nostro Paese di animali sprovvisti di passaporto Ue, “ma in Polonia non è così - continua Bagnato - e il rischio è che questi animali vengano suddivisi in gruppi e poi rivenduti al mercato nero, quando non abbandonati".
Sara Turetta, presidente di Save the dogs, associazione che si occupa della gestione del randagismo tra Italia e Romania, lavora ininterrottamente da giorni

Sara Turetta, presidente di Save the dogs, associazione che si occupa della gestione del randagismo tra Italia e Romania, lavora ininterrottamente da giorni

Sara Turetta, presidente di Save the dogs, associazione che si occupa della gestione del randagismo tra Italia e Romania, lavora ininterrottamente da giorni: “Chiediamo a gran voce, insieme alle associazioni in Romania, che almeno per la durata della guerra le compagnie aeree low cost accettino gli animali in cabina verso ogni destinazione, altrimenti si rischia che i profughi siano costretti a lasciarli nelle strutture già in sofferenza. Stiamo preparando una petizione internazionale". Il suo lavoro si concentra alla frontiera Sud dell’Ucraina: “Portiamo lettiere, ciotole, trasportini, cibo ai profughi che arrivano con i loro animali. Nei rifugi la situazione è drammatica e il cibo scarseggia. La difficoltà più grande è proprio quella di far arrivare gli aiuti oltre il confine. Nell’aeroporto di Otopeni di Bucarest forniamo trasportini per cani e gatti per consentire a chi si muove con gli animali di continuare il viaggio“. Tanti animali che da giorni vivono, come i loro padroni, sotto i bombardamenti, senza cibo, o in cammino verso i confini. Tante le immagini di cittadini ucraini in fuga dalla guerra insieme ai loro gatti e cani, accampati in rifugi di fortuna, o accalcati su pullman e convogli. Tanti anche i cani e gatti rimasti nelle città bombardate, sia randagi che ospiti in canili dove le provviste, giorno dopo giorno, stanno esaurendo.

Save the Dogs and other Animals

Trasportini donati dall'associazione Save The Dogs per consentire ai profughi di viaggiare con i propri animali

Trasportini donati dall'associazione Save The Dogs per consentire ai profughi di viaggiare con i propri animali

È a loro che si rivolgono i volontari di Save the Dogs and other Animals, l’associazione che tutela la salute e il benessere dei quattro zampe con sede in Italia e in Romania dove, da anni, combatte il randagismo endemico sul territorio. Proprio dal confine tra Romania e Ucraina Save the dogs sta facendo la sua parte in questa guerra senza regole. Da giorni i volontari della Onlus presidiano le frontiere romene di Odessa e Isaccea dove stanno arrivando le famiglie di rifugiati che lasciano il Paese. È da lì che ci risponde la fondatrice e presidente dell’associazione Sara Turetta che via social, in questi giorni, testimonia la drammaticità della guerra con le sue ‘dirette dal confine’. “Sono qui già da qualche giorno, insieme ad alcuni dei 50 volontari in forza nella nostra sede in Romania”,  racconta di un fiato". “Il fiume di profughi in uscita dall’Ucraina cresce di ora in ora. Sono persone traumatizzate che vengono assistite dalle tre organizzazioni umanitarie presenti: Croce Rossa, Save The Children e Adra. E poi ci siamo noi a occuparci sia degli animali delle famiglie in arrivo alle frontiere che di quelli rimasti in territorio ucraino”.

L'appello dell'Enpa

Un altro appello lo lancia Carla Rocchi, presidente dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali): “L’Enci (Ente nazionale cinofilo italiano) si attrezzi per accogliere i cani degli allevamenti ucraini. Questi animali devono essere adottati e non dati in vendita, qualunque cane ha diritto a essere accolto".