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Home » Attualità » Appuntamento con la storia, San Marino vota il referendum per legalizzare l’aborto

Appuntamento con la storia, San Marino vota il referendum per legalizzare l’aborto

l codice penale nella Repubblica punisce con la reclusione sia le donne che scelgono l'interruzione di gravidanza sia chiunque le aiuti e procuri l'aborto. Che considerato reato in ogni caso, senza alcuna eccezione. Un ritardo cronico dello Stato sui diritti civili che, da domani, potrebbe ulteriormente accorciarsi

Camilla Prato
25 Settembre 2021
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Domani 26 settembre nella Repubblica di San Marino i cittadini saranno chiamati a decidere se rendere legale o meno l’aborto all’interno del proprio Stato. A indire il referendum, l’Unione delle Donne Sammarinesi (Uds), che da 18 anni reclama un diritto, che in Italia è conquista del secolo scorso (1978). Sembra anacronistico a dirsi, ma nella Repubblica che si chiama come il nome di un santo abortire è considerato un crimine.

Il codice penale di San Marino, che ha subito pochissime modifiche dal 1865, prevede infatti agli articoli 153 e 154 “la reclusione da tre a sei anni per ogni donna che abortisce e per ogni persona che la aiuta e che procura l’aborto“. Motivo per cui fino ad oggi – e forse da domani non più – le donne sammarinesi che decidono di interrompere una gravidanza, hanno un’unica scelta: farlo all’estero. Principalmente nelle strutture ospedaliere dell’Emilia Romagna, dove –come racconta al fattoquotidiano.it la presidente Uds Karen Pruccoli – “le donne spendono 1.500 euro per sottoporsi all’Ivg, più le spese dell’albergo“.

Come in Andorra e a Malta, a San Marino abortire è considerato reato in tutti i casi: se la gravidanza è conseguenza di stupro, se la donna rischia la vita e se il feto mostra delle gravi malformazioni. Un diritto totalmente negato che appare meno assurdo se guardiamo al passato recente di quello Stato, che in tema di diritti ha sempre dimostrato un ritardo cronico: nella Repubblica del Titano la legge sul divorzio viene approvata infatti nel 1986, 16 anni in ritardo rispetto all’Italia (1970); mentre il voto passivo alle donne viene riconosciuto nel 1974, 28 anni dopo rispetto al nostro Paese.

“Il vero problema è che nell’ultimo ventennio, con una piccola eccezione durata tre anni, la stragrande maggioranza dei governi era conservatrice e antiabortista“, raccontava a luglio la presidente Pruccoli. “A San Marino abbiamo ancora la Democrazia cristiana: il nostro è un Paese cattolico, fortemente tradizionalista e patriarcale. Un terreno politico che, ovviamente, ha avuto come conseguenza anche una sottorappresentanza politica delle donne, che sono, dopo tante battaglie dell’Uds, il 33% in Parlamento. Mentre soltanto una donna su 10 è Segretario di Stato, figura equiparabile al ministro italiano”.

L’Unione delle Donne Sammarinesi ha tentato tante strade, prima di arrivare all’appuntamento di domani: innumerevoli Istanze d’Arengo (richieste di pubblico interesse), due disegni di legge di iniziativa popolare, nel 2014 e nel 2019, e infine nel 2020 la raccolta di 3mila firme per indire il referendum. “I tempi non sono maturi, sono maturissimi“, diceva due mesi fa la presidente dell’Uds, che domani si prepara – speriamo – a riscrivere la storia della sua Repubblica.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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