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Home » Attualità » Arabia Saudita, cercansi 30 macchiniste di treni. All’offerta di lavoro rispondono 28mila donne

Arabia Saudita, cercansi 30 macchiniste di treni. All’offerta di lavoro rispondono 28mila donne

La compagnia ferroviaria spagnola Renfe ha pubblicato un annuncio di lavoro per guidare i treni ad alta velocità nella tratta Mecca-Medina. Boom di candidature delle donne saudite

Remy Morandi
18 Febbraio 2022
Arabia Saudita donne treni

Arabia Saudita donne treni

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I posti disponibili erano 30, ma si sono candidate in 28mila. In Arabia Saudita una compagnia ferroviaria ha pubblicato un’offerta di lavoro per reclutare 30 macchiniste di treni. Dopo pochissimo tempo le domande arrivate erano già 28mila. Tutte candidature di donne che in quel lavoro sperano di trovare la libertà, i diritti e l’emancipazione da troppo tempo repressa nel Paese arabo. Un annuncio di lavoro per 30 macchiniste. La candidatura di 28mila donne. Come a dire, “vogliamo essere noi le capotreno della nostra libertà”.

Arabia Saudita, l’offerta di lavoro per 30 macchiniste di treni ad alta velocità

La notizia è stata diffusa dal quotidiano The National. Lo scorso dicembre la compagnia ferroviaria spagnola Renfe ha ottenuto il via libera dal governo dell’Arabia Saudita per operare nella tratta tra le città sante della Mecca e Medina. Dopo l’autorizzazione, la compagnia si è mossa subito per cercare i macchinisti dei treni, anzi, le macchiniste dei treni. L’offerta di lavoro pubblicata dalla Renfe era rivolta infatti a sole donne. Trenta posti per lavorare sui treni ad alta velocità tra la Mecca e Medina. Una tratta che da sempre era stata coperta da soli uomini (attualmente sono 80 i macchinisti maschi di quella tratta). All’annuncio di lavoro sono così arrivate migliaia e migliaia di candidature, 28mila per l’esattezza. La compagnia, sorpresa per quel boom di domande, ha iniziato subito a selezionare le candidate. Molte non avevano il requisito della lingua inglese, e per questo già scartate. Comunque, la selezione della compagnia sta ancora proseguendo e andrà avanti fino a fine marzo, termine ultimo per inviare le candidature.

Mohammed Bin Salman, 36 anni, è figlio di Salman, re dell’Arabia Saudita

Le riforme in Arabia Saudita per aumentare la partecipazione delle donne al lavoro

È la prima volta che un’offerta di lavoro per macchinisti di treni viene riservata alle donne. Per decenni l’Arabia Saudita ha avuto uno dei tassi di partecipazione femminile al lavoro tra i più bassi in tutto il mondo. Ma negli ultimi anni il governo e il regno di Mohammed Bin Salman si sono impegnati per cercare di aumentare il numero di donne lavoratrici con una serie di riforme sociali, tra cui la fine del divieto alle donne di guidare. Grazie a queste riforme negli ultimi cinque anni la partecipazione delle donne alla forza lavoro è quasi raddoppiata, attestandosi al 33%. Tuttavia, secondo uno studio del think tank americano Brookings Institute, gli uomini continuano a detenere la maggior parte dei posti di lavoro, in particolare nel settore pubblico. E inoltre, nonostante le riforme, le donne saudite devono ancora oggi ottenere l’approvazione di un uomo per fare tantissime cose, dal matrimonio alle cure mediche. Gli attivisti per i diritti umani affermano che ancora oggi le donne in Arabia Saudita continuano a subire pesanti discriminazioni, soprattutto in ambito famigliare. Per questo non sorprende che le domande arrivate per mettersi alla guida di un treno siano state così tante.

I corsi dell’UNASCA per insegnare alle donne saudite a diventare istruttrici di guida

I corsi per insegnare alle donne saudite come diventare istruttrici di guida

In Arabia Saudita le donne hanno ottenuto la libertà di conseguire la patente di guida solo nel 2019. Il problema però era che in pochissimi, o meglio, pochissimi uomini si offrivano per insegnare alle donne come si guidava un’auto. Così a febbraio del 2021 un’associazione italiana, l’UNASCA, si attivò per reclutare delle istruttrici italiane per andare in Arabia Saudita a fare scuola guida alle donne saudite. “L’Arabia Saudita sta vivendo una transizione storica e le donne sono chiamate a dare il loro contributo nella formazione alla guida. Soprattutto si ha l’occasione di contribuire all’accelerazione del processo di emancipazione delle donne saudite”, commentò Manuel Picardi, segretario generale dell’EFA (Federazione delle autoscuole europee). Alle istruttrici italiane venne infatti chiesto di formare a loro volta le istruttrici saudite così che il Paese potesse diventare sempre più autonomo nel corso degli anni. Furono tante le donne che risposero all’appello. Le prime istruttrici di guida arrivarono dalla Francia e dall’Olanda (perché l’iniziativa era stata estesa anche a livello europeo), ma non mancarono anche le italiane. Tutte insieme per cercare di dare una lezione di guida e di emancipazione a quelle donne saudite, che stavano da poco iniziando a conoscere il concetto di libertà.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
I posti disponibili erano 30, ma si sono candidate in 28mila. In Arabia Saudita una compagnia ferroviaria ha pubblicato un'offerta di lavoro per reclutare 30 macchiniste di treni. Dopo pochissimo tempo le domande arrivate erano già 28mila. Tutte candidature di donne che in quel lavoro sperano di trovare la libertà, i diritti e l'emancipazione da troppo tempo repressa nel Paese arabo. Un annuncio di lavoro per 30 macchiniste. La candidatura di 28mila donne. Come a dire, "vogliamo essere noi le capotreno della nostra libertà".

Arabia Saudita, l'offerta di lavoro per 30 macchiniste di treni ad alta velocità

La notizia è stata diffusa dal quotidiano The National. Lo scorso dicembre la compagnia ferroviaria spagnola Renfe ha ottenuto il via libera dal governo dell'Arabia Saudita per operare nella tratta tra le città sante della Mecca e Medina. Dopo l'autorizzazione, la compagnia si è mossa subito per cercare i macchinisti dei treni, anzi, le macchiniste dei treni. L'offerta di lavoro pubblicata dalla Renfe era rivolta infatti a sole donne. Trenta posti per lavorare sui treni ad alta velocità tra la Mecca e Medina. Una tratta che da sempre era stata coperta da soli uomini (attualmente sono 80 i macchinisti maschi di quella tratta). All'annuncio di lavoro sono così arrivate migliaia e migliaia di candidature, 28mila per l'esattezza. La compagnia, sorpresa per quel boom di domande, ha iniziato subito a selezionare le candidate. Molte non avevano il requisito della lingua inglese, e per questo già scartate. Comunque, la selezione della compagnia sta ancora proseguendo e andrà avanti fino a fine marzo, termine ultimo per inviare le candidature.
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I corsi dell'UNASCA per insegnare alle donne saudite a diventare istruttrici di guida

I corsi per insegnare alle donne saudite come diventare istruttrici di guida

In Arabia Saudita le donne hanno ottenuto la libertà di conseguire la patente di guida solo nel 2019. Il problema però era che in pochissimi, o meglio, pochissimi uomini si offrivano per insegnare alle donne come si guidava un'auto. Così a febbraio del 2021 un'associazione italiana, l'UNASCA, si attivò per reclutare delle istruttrici italiane per andare in Arabia Saudita a fare scuola guida alle donne saudite. "L'Arabia Saudita sta vivendo una transizione storica e le donne sono chiamate a dare il loro contributo nella formazione alla guida. Soprattutto si ha l'occasione di contribuire all'accelerazione del processo di emancipazione delle donne saudite", commentò Manuel Picardi, segretario generale dell'EFA (Federazione delle autoscuole europee). Alle istruttrici italiane venne infatti chiesto di formare a loro volta le istruttrici saudite così che il Paese potesse diventare sempre più autonomo nel corso degli anni. Furono tante le donne che risposero all'appello. Le prime istruttrici di guida arrivarono dalla Francia e dall'Olanda (perché l'iniziativa era stata estesa anche a livello europeo), ma non mancarono anche le italiane. Tutte insieme per cercare di dare una lezione di guida e di emancipazione a quelle donne saudite, che stavano da poco iniziando a conoscere il concetto di libertà.
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