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Arabia Saudita: giustiziate 81 persone in un giorno. Esecuzioni anche in Egitto e Bielorussia

di LETIZIA CINI -
14 marzo 2022
Esecuzione

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Con ogni probabilità, se non ci fosse la guerra alle porte d’Europa, la notizia avrebbe suscitato un’ondata di indignazione. L’eco delle bombe russe rischia di togliere voce all’annuncio delle esecuzioni di massa avvenute sabato 12 marzo a Riad e in altre città del regno di Mohammed Bin Salman. E non manca chi ipotizza che la decisione di mettere a morte 81 presunti terroristi proprio mentre l’Occidente è impegnato a fronteggiare una delle crisi più gravi dalla fine della Guerra Fredda, sia una scelta non casuale.
Delle 81 persone condannate a morte, 73 erano cittadini sauditi, 7 yemeniti e un siriano

Delle 81 persone condannate a morte in Arabia Saudita, 73 erano cittadini sauditi, 7 yemeniti e un siriano

Il Regno dell’Arabia Saudita ha effettuato un’esecuzione di massa di 81 persone. Lo riferisce l’agenzia di stampa statale saudita, secondo cui le 81 persone sono state condannate a morte per terrorismo e crimini capitali, compreso “l’omicidio di uomini, donne e bambini innocenti”. Secondo il ministero dell’Interno saudita, le persone giustiziate erano “colpevoli di aver commesso molteplici crimini atroci che hanno causato la morte di un gran numero di civili e agenti delle forze dell’ordine”. Oltre all’omicidio, le condanne includevano anche il rapimento, la tortura, lo stupro e il contrabbando di armi e bombe nel Paese. Tra i reati specifici delle persone condannate a morte anche l’appartenenza a organizzazioni terroristiche come l’Isis, Al Qaeda e i ribelli Houthi dello Yemen. Secondo l’agenzia di stampa saudita, le persone giustiziate sono state arrestate e processate nei tribunali sauditi e ognuno e’ stato ascoltato da 13 giudici in tre fasi separate del processo.
Il Regno dell’Arabia Saudita ha effettuato un’esecuzione di massa di 81 persone

Il Regno dell’Arabia Saudita ha effettuato un’esecuzione di massa di 81 persone

“Il Regno continuerà ad assumere una posizione rigorosa e incrollabile contro il terrorismo e le ideologie estremiste che minacciano la stabilità del mondo intero”, ha aggiunto l’Agenzia. Secondo le accuse i condannati erano legati allo “Stato islamico, Al- Qaeda, gli Huthi e altre organizzazioni terroristiche”. E stavano pianificando attacchi in luoghi vitali e contrabbandando armi nel Paese. Il metodo più utilizzato per eseguire le pene capitali a quelle latitudini, secondo le principali Ong che si occupano di diritti umani, è la decapitazione. Le teste tagliate, quindi, potrebbero essere state 81

I condannati

Delle 81 persone, 73 erano cittadini sauditi, 7 yemeniti e un siriano. I media affermano che tutti i giustiziati sono stati processati nei tribunali sauditi sotto la supervisione di 13 giudici e in tre fasi separate per ciascun individuo. L’Arabia Saudita ha leggi molto dure che prevedono la pena di morte nel caso di condanne per numerosi reati, ma è raro che siano eseguite così tante esecuzioni in un solo giorno. Nel 2019 ne furono eseguite 37 per decapitazione, mentre tre anni prima un’esecuzione di massa aveva riguardato 47 persone condannate. L’annuncio di sabato segna il numero più alto di condanne a morte registrate nel regno in un giorno e supera il numero di 69 persone giustiziate in tutto il 2021.

Eseguite 7 condanne in Egitto

Non solo in Arabia Saudita  sono state eseguite esecuzioni capitali. La Giustizia egiziana ha eseguito altre 7 condanne a morte contro persone giudicate terroristi islamici in due diversi processi. Lo si è appreso da un media e un avvocato egiziani. Giovedì scorso, 10 marzo, sono state giustiziate 4 persone condannate nel processo detto del 'Microbus di Helwan' in cui terroristi uccisero un agente di polizia e 7 sottufficiali alla periferia sud del Cairo nel 2016, ha segnalato il sito del quotidiano Shorouk. La sentenza definitiva risaliva all’aprile scorso. Oltre che per l’uccisione degli 8 agenti, i 7 erano stati condannati anche per “adesione a un gruppo terroristico, detenzione di armi ed esplosivi", altri attentati terroristici, tre omicidi e una rapina, emerge dal resoconto del giornale. Lo stesso giorno, anche se un altro media parla del giorno prima, sono stati giustiziati 3 imputati nel processo contro la cellula terroristica ’Ajnad Misr’ (i ’Soldati d’Egitto’), ha riferito su Facebook l’avvocato Khaled Al Masry citando il padre di un condannato. Amnesty International calcola che l’Egitto è il terzo Paese con il maggior numero di esecuzioni al mondo dopo Cina e Iran.

Esecuzione in Bielorussia

La Bielorussia “resta l’ultimo paese in Europa e in Asia centrale ad applicare la pena di morte“

La Bielorussia “resta l’ultimo paese in Europa e in Asia centrale ad applicare la pena di morte“

Nei giorni scorsi il Comitato dei diritti umani dell’Onu ha condannato l’esecuzione in Bielorussia di un uomo condannato a morte per omicidio, in un caso che era pendente davanti al Comitato stesso. E’ la quindicesima volta dal 2010 che il governo di Minsk esegue condanne capitali mentre gli esperti del Comitato stanno esaminando la vicenda. L’uomo giustiziato, Victor Pavlov, è stato arrestato per omicidio il 3 gennaio 2019 e lo stesso giorno ha firmato una confessione senza la presenza di un avvocato. Condannato a morte nel luglio 2019, Pavlov aveva fatto appello alla Corte suprema bielorussa, che ha però confermato la sentenza. L’uomo si era poi rivolto al Comitato diritti umani dell’Onu, denunciando di aver subito torture e abusi durante la detenzione. La Bielorussia viene accusata di aver violato il Patto internazionale dei diritti civili e politici, che impone agli stati firmatari di cooperare in buona fede con il Comitato Onu. Minsk ha aderito al Patto nel 1992. La Bielorussia è l’ultimo paese dell’Europa e l’Asia centrale ad applicare la pena di morte. Dopo che la Russia è stata espulsa dal Consiglio d’Europa il 26 febbraio, a causa dell’invasione dell’Ucraina, l’ex premier ed ex presidente russo Dmitry Medvedev, oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza nazionale, ha detto che Mosca potrebbe ora reintrodurre la pena di morte per reati particolarmente gravi. Recentemente un tribunale interno ha finalmente informato la famiglia di Pavlov che la pena di morte era già stata eseguita, senza fornire alcuna informazione su quando è stato giustiziato o dove è stato sepolto.

Il Comitato

In casi simili il Comitato ha ritenuto che l’esecuzione segreta sia una violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici. “Nei casi di pena di morte, la mancata comunicazione da parte di uno stato parte ai parenti delle informazioni sulla data dell’esecuzione di un individuo e sul luogo di sepoltura del corpo lascia le famiglie in uno stato di incertezza e disagio mentale, che costituisce una violazione del Patto", spiega Arif Bulkan, vicepresidente della Commissione per i diritti umani. Il Comitato “ha inoltre ritenuto che il mancato rispetto da parte della Bielorussia della sua richiesta di misure provvisorie sia una violazione del Protocollo facoltativo al Patto internazionale sui diritti civili e politici, in base al quale gli stati parti sono obbligati a cooperare in buona fede con il Comitato. La procedura delle misure provvisorie ai sensi del Protocollo facoltativo mira a impedire a uno stato parte di intraprendere qualsiasi azione che avrebbe conseguenze irreparabili. La Bielorussia ha aderito al protocollo opzionale nel 1992". La Bielorussia “resta l’ultimo paese in Europa e in Asia centrale ad applicare la pena di morte“. Nel suo ultimo rapporto sulla Bielorussia, pubblicato nel novembre 2018, il Comitato per i diritti umani ha sottolineato che la Bielorussia “dovrebbe considerare l’istituzione di una moratoria sulle esecuzioni come primo passo verso l’abolizione legale della pena di morte e la ratifica del Protocollo al Patto, commutare tutte le condanne a morte pendenti in reclusione e aumentare gli sforzi per cambiare la percezione pubblica sulla necessità di mantenere la pena di morte“. Nonostante l’esecuzione di Victor Pavlov, il Comitato per i diritti umani esaminerà a fondo il suo caso in una delle prossime sessioni.