Le ultime foto insieme, un post con scritto "Lieto Fine" e poi hanno calato il sipario sulla loro vita: Arsen e Tigran si sono gettati dal ponte Davtashen, a Yerevan, in Armenia. La giovane coppia gay, prima di compiere l'ultimo gesto, ha voluto lasciare un amaro saluto sui social, con le immagini di un amore che, in Paese particolarmente ostile ai diritti Lgbt, non sembrava avere speranze di sopravvivere.
Un "Happy End" tutt'altro che felice, raccontato da Pink Armenia, importante associazione per i diritti Lgbt+ che da anni si batte per la tutela della comunità omosessuale. Il gruppo purtroppo racconta che anche la notizia del suicidio di Tigran e Arsen è stata seguita da commenti odiosi e offensivi sui social e sui canali Telegram, in cui si evidenziava l'omosessualità dei due giovani, fatto che avrebbe quindi "giustificato" la loro decisione di togliersi la vita. Ma non basta, perché addirittura altri utenti si sono spinti ad incoraggiare altre persone della comunità a emularli. Insomma, qualcosa di molto simile all'istigazione al suicidio. A dimostrazione che l'omofobia, che ne dicano alcuni dei nostri esponenti politici in Italia, uccide. La scelta di postare le immagini del loro amore, la decisione di Pink Armenia di dare eco a questa ultima volontà, voleva invece essere un modo per accendere i riflettori sul tema dell'omosessualità nel Paese, dove sono sempre più frequenti gli episodi di intollaranza e violenza nei confronti dei giovanissimi Lgbtq+. Quasi a voler stroncare sul nascere le loro speranze, i loro sogni. Sempre secondo l'associazione, infatti, la coppia avrebbe scelto di suicidarsi per via dei "sentimenti di colpa, paura, auto-colpevolizzazione e vergogna dovuti all’atteggiamento della società nei confronti del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere". "L’Armenia è, ad oggi, uno dei Paesi più intolleranti riguardo la comunità LGBTQIA+, costantemente sottoposta ad abusi, violenze psicologiche e fisiche, confinatə ai margini di una società che si rifiuta di riconoscerlə e integrarlə", scrivono ancora gli attivisti. E infine lanciano un appello: è fondamentale denunciare qualsiasi episodio di violenza. In cambio, Pink Armenia si offre di sostenere chiunque abbia bisogno di aiuto e supporto. Perché le foto di Arsen e Tigran siano solo l'ultimo monito, terribile, di una situazione non più tollerabile: l'odio non si vince con la morte, ma con l'amore e l'inclusione e l'accettazione di qualsiasi forma di espressione della propria identità.Visualizza questo post su Instagram