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Asiago, per l'ennesima volta si "cercano commesse diciottenni libere da impegni familiari"

Riappare ancora il cartello sessista e discriminatorio. In Italia la ricerca di una lavoro è a ostacoli per le donne, soprattutto se hanno figli

di MAURIZIO COSTANZO -
7 gennaio 2023
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Maternità, fragilità, accudimento rappresentano ancora un ‘pericolo’ per le donne che vogliono essere assunte. In altre parole, gli stereotipi che caratterizzano il genere femminile resistono ancora, soprattutto in ambito lavorativo. Lo dimostra il fatto che, per l’ennesima volta, ad Asiago, in provincia di Vicenza, è spuntato un cartello sessista e discriminatorio in un negozio che recita: “Cercansi commesse diciottenni libere da impegni familiari”, come riporta Welcome to Favelas.
Il titolare del negozio aveva usato questo cartello già due volte

Il titolare del negozio aveva usato questo cartello già due volte

Non sono bastate l’indignazione generale e le polemiche – con tanto di multa da 7mila euro dell’Ispettorato del Lavoro - che sono scaturite la volta scorsa per aver esposto un cartello simile, come abbiamo già raccontato su Luce!. Il titolare di un negozio di abbigliamento di Asiago è tornato alla carica. Quel “libere da impegni familiari” parla chiaro: sono da preferire le ragazze giovani che non hanno impegni di sorta, dunque famiglia, marito e figli al seguito. Insomma è sempre la stessa storia, come sanno bene le donne che continuano a sentirsi chiedere ai colloqui di lavoro: “Lei vuole avere figli?”. Da parte sua il titolare si è difeso obiettando che “Sono un libero professionista che non dipende da alcun sindacato e che nella propria azienda ha il diritto di fare ciò che vuole”.
In certi casi le offerte di lavoro penalizzano le donne

In certi casi le offerte di lavoro penalizzano le donne

Ma come stanno le cose in Italia? E questi stereotipi quanto influiscono, e ostacolano, la ricerca di un lavoro per le donne? Il 42,6% delle mamme tra i 25 e i 54 anni non è occupata e il 39,2% con 2 o più figli minori è in contratto part-time. Solo poco più di 1 contratto a tempo indeterminato su 10 attivato è a favore delle donne nel primo semestre 2021. Nel solo 2020 sono state più di 30mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni. Per il settimo anno consecutivo, Save The Children diffonde il rapporto "Le Equilibriste. La maternità in Italia 2022" con i valori delle regioni italiane dove essere madri è più o meno semplice, con il Nord in cima e il Sud, seppure in basso nella classifica, ma in ripresa nei servizi alla prima infanzia. È un "quadro critico" quello che emerge dalla ricerca di Save the Children, che riguarda circa 6 milioni di madri "equilibriste" che si dividono tra vita familiare e lavorativa, spesso senza supporto e con un carico di cura, aggravato dalla pandemia. Anche la lieve ripresa economica dello scorso anno è stata caratterizzata "da ingiustizie di genere": delle 267.775 trasformazioni contrattuali a tempo indeterminato del primo semestre 2021, solo il 38% riguarda donne. Se si guarda il numero totale di attivazioni contrattuali (sul totale di tutte le attivazioni) nel primo semestre per le donne (poco più di 1,3 milioni), la maggior parte (38,1%) è a tempo determinato; seguono il lavoro stagionale (17,7%), la somministrazione (15,3%) e, solo per ultimo, l'indeterminato (14,5%).
Le donne continuano a sentirsi chiedere ai colloqui di lavoro: “Lei vuole avere figli?”

Le donne continuano a sentirsi chiedere ai colloqui di lavoro: “Lei vuole avere figli?”

Degli oltre 2 milioni di contratti attivati per gli uomini, quasi la metà (il 44,4%) è a tempo determinato, subito seguito dall'indeterminato (il 18%). Il 42,6% delle donne con figli nella fascia d'età 25-54 risulta non occupata, con uno divario rispetto agli uomini di più di 30 punti percentuali. Il dato cambia notevolmente a seconda delle aree del Paese, arrivando a sfiorare il picco del 62,6% nel Mezzogiorno, dal 35,8% al Centro e da un 29,8% al Nord. Mentre il tasso di occupazione dei padri tende a crescere all'aumentare del numero di figli minorenni presenti nel nucleo, quello delle madri tende a diminuire. Anche i dati sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri di bambini/e di 0-3 parlano chiaro: su 42.377 casi nel 2020, il 77,4% riguarda donne. Le lavoratrici madri rappresentano il 77,2% (30.911) del complesso delle dimissioni volontarie, a fronte delle 9.110 dei padri. Sul totale delle motivazioni indicate nelle convalide, quella più frequentemente segnalata continua ad essere la difficoltà di conciliazione della vita professionale con le esigenze di cura dei figli.