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Home » Attualità » Asra Panahi, 16 anni, pestata a morte mentre era a scuola: “Non canto per l’ayatollah”

Asra Panahi, 16 anni, pestata a morte mentre era a scuola: “Non canto per l’ayatollah”

La studentessa iraniana è stata aggredita insieme ad alcune compagne di classe, picchiate a loro volta dalle forse di sicurezza, nella scuola superiore Shahed nella città di Ardabil

Lucia Lapi
18 Ottobre 2022
Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei

Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei

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Violenze, vessazioni, paura. Il regime del terrore non placa la voglia di libertà delle donne iraniane, che stanno pagando a caro prezzo la forza della loro protesta. Pareva già grave il caso di Elnaz Rekabi Primail, sparita e finita in carcere per aver partecipato senza il velo ai Campionati asiatici di Seul. L’atleta ribelle è stata costretta a tornare in Iran per salvare suo fratello. ma al peggio nn c’è mai limite, là dove la detta legge. Il secondo caso è macchiato di sangue. Una studentessa iraniana Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei.

Lo denuncia su Telegram il Consiglio di Coordinamento del sindacato degli insegnanti iraniano secondo cui varie ragazze sono state trasferite in ospedale dopo il pestaggio, avvenuto in una scuola di Ardabil, nel nord ovest del Paese, dopo un raid da parte delle forze di sicurezza che le hanno costrette a intonare una lode a Khamenei.

Il fatto

La studentessa iraniana sarebbe stata picchiata a morte in classe per essersi rifiutata di cantare un inno a favore della Repubblica islamica. Lo ha denunciato su Telegram il Consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti in Iran, secondo cui la vittima, la 16enne Asra Panahi, sarebbe stata picchiata insieme a diverse compagne di classe dalle forze di sicurezza durante un blitz effettuato il 13 ottobre al liceo femminile ‘Shahed’ di Ardabil, nel nord-ovest dell’Iran, mentre non si placano le proteste antigovernative a livello nazionale scatenate dalla morte di Mahsa Amini.

Secondo la fonte, diverse ragazze sono state ricoverate in ospedale a seguito del blitz e un certo numero sono state arrestate. Asra sarebbe morta per le ferite riportate. Le autorità iraniane hanno negato ogni responsabilità e successivamente un uomo, identificato come lo zio della 16enne, è apparso sulla tv di Stato affermando che la nipote sarebbe morta per una patologia cardiaca congenita. Per l’ong con sede a Oslo Iran Human Rights finora sono 215, tra cui 27 minorenni, le persone morte nella brutale repressione delle proteste da parte delle forze di sicurezza.

Una studentessa iraniana Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei. Lo denuncia su telegram il Consiglio di Coordinamento del sindacato degli insegnanti iraniano secondo cui varie ragazze sono state trasferite in ospedale dopo il pestaggio, avvenuto in una scuola di Ardabil, nel nord ovest del Paese, dopo un raid da parte delle forze di sicurezza che le hanno costrette a intonare una lode a Khamenei. Una studentessa iraniana sarebbe stata picchiata a morte in classe per essersi rifiutata di cantare un inno a favore della Repubblica islamica. Lo ha denunciato su Telegram il Consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti in Iran, secondo cui la vittima, la 16enne Asra Panahi, sarebbe stata picchiata insieme a diverse compagne di classe dalle forze di sicurezza durante un blitz effettuato il 13 ottobre al liceo femminile ‘Shahed’ di Ardabil, nel nord-ovest dell’Iran, mentre non si placano le proteste antigovernative a livello nazionale scatenate dalla morte di Mahsa Amini. Secondo la fonte, diverse ragazze sono state ricoverate in ospedale a seguito del blitz e un certo numero sono state arrestate. Asra sarebbe morta per le ferite riportate. Le autorità iraniane hanno negato ogni responsabilità e successivamente un uomo, identificato come lo zio della 16enne, è apparso sulla tv di Stato affermando che la nipote sarebbe morta per una patologia cardiaca congenita. Per l’ong con sede a Oslo Iran Human Rights finora sono 215, tra cui 27 minorenni, le persone morte nella brutale repressione delle proteste da parte delle forze di sicurezza. Asra Panahi, di 16 anni, morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei Asra e le sue compagne di classe non avevano nessuna intenzione di intonare un inno in onore della Guida Suprema dell’Iran, il grande ayatollah Ali Khamenei. Indispettiti dal rifiuto, gli agenti delle forze di sicurezza le hanno picchiate selvaggiamente. Alcune studentesse del liceo “Shahed” di Ardabil, una città del Nord-Ovest vicina al mar Caspio, sono finite in ospedale, altre in carcere. Asra Panahi, 16 anni, è morta un giorno dopo, il 14 ottobre, per le ferite subite nell’inatteso e impari scontro. La notizia è emersa grazie al Consiglio di coordinamento dei docenti iraniani, un sindacato dei professori che ha denunciato più volte l’arresto di suoi aderenti durante le proteste di massa innescate dal fermo e dalla tragica fine di Mahsa Amini, la donna curda di 22 anni che secondo la “polizia per la prevenzione del vizio e per la diffusione della virtù” indossava il velo lasciando parzialmente scoperti i capelli. Naturalmente le autorità della teocrazia respingono ogni responsabilità. Per il prossimo fine settimana sono previste altre manifestazioni. Seguendo un copione ormai consolidato, un uomo identificato come lo zio di Asra è apparso sui canali televisivi di Stato e ha dichiarato che la nipote è stata stroncata da un difetto cardiaco congenito. Esattamente come accadde per Mahsa Amini, arrestata a Teheran il 13 settembre. Nei giorni scorsi le autorità hanno ordinato raid e incursioni nelle scuole di tutto il Paese. Molti studenti sono stati fermati e caricati su auto in sosta vicino alle loro aule. In diverse occasioni i poliziotti hanno sparato gas lacrimogeni. Il sindacato dei docenti ha condannato le «brutali e disumane incursioni» e ha chiesto le dimissioni del ministro dell’istruzione Yousef Nouri. Una studentessa di 19 anni, che il quotidiano britannico The Guardian identifica come Nergis, avvertendo però che è un nome di fantasia, sostiene che la morte di Asra Panahi, di Nika Shahkarami, 17 anni, e di Sarina Esmailzadeh, 16 anni, tutte finite per loro sventura nelle grinfie delle forze di sicurezza, motiva lei e i suoi coetanei a non mollare. Nergis è stata colpita alle gambe e alla schiena con proiettili di gomma, ma non demorderà. «L’intera nazione – spiega – si è svegliata e si riconosce in una causa comune. Non è questione solo della fine di Asra Panahi. La Repubblica Islamica sta uccidendo la nostra gente da quaranta anni, ma nessuno sentiva le nostre voci. Facciamo sapere al mondo che questa non è più solo una protesta, ma che ci battiamo per una rivoluzione. Ora che tutti ci state ascoltando non ci fermeremo». «Adesso – insiste e precisa – sappiamo quello che prima ci sfuggiva e cioè che siamo tutti uniti, compresa la gente del Balucistan e delle regioni curde. Il mondo ha conosciuto i casi di Nika, di Sarina e di Asra, ma ci sono anche altre vicende di adolescenti dei quali non si è mai parlato».
Una studentessa iraniana Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema

Il 13 ottobre scorso Asra e le sue compagne di classe non avevano nessuna intenzione di intonare un inno in onore della Guida Suprema dell’Iran, il grande ayatollah Ali Khamenei. Indispettiti dal rifiuto, gli agenti delle forze di sicurezza le hanno picchiate selvaggiamente. Alcune studentesse del liceo “Shahed” di Ardabil, una città del Nord-Ovest vicina al mar Caspio, sono finite in ospedale, altre in carcere. Asra Panahi, 16 anni, è morta un giorno dopo, il 14 ottobre, per le ferite subite nell’inatteso e impari scontro. La notizia è emersa grazie al Consiglio di coordinamento dei docenti iraniani, un sindacato dei professori che ha denunciato più volte l’arresto di suoi aderenti durante le proteste di massa innescate dal fermo e dalla tragica fine di Mahsa Amini, la donna curda di 22 anni che secondo la “polizia per la prevenzione del vizio e per la diffusione della virtù” indossava il velo lasciando parzialmente scoperti i capelli.

Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza
Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza

Naturalmente le autorità della teocrazia respingono ogni responsabilità. Per il prossimo fine settimana sono previste altre manifestazioni. Seguendo un copione ormai consolidato, un uomo identificato come lo zio di Asra è apparso sui canali televisivi di Stato e ha dichiarato che la nipote è stata stroncata da un difetto cardiaco congenito. Esattamente come accadde per Mahsa Amini, arrestata a Teheran il 13 settembre. Nei giorni scorsi le autorità hanno ordinato raid e incursioni nelle scuole di tutto il Paese. Molti studenti sono stati fermati e caricati su auto in sosta vicino alle loro aule. In diverse occasioni i poliziotti hanno sparato gas lacrimogeni. Il sindacato dei docenti ha condannato le «brutali e disumane incursioni» e ha chiesto le dimissioni del ministro dell’istruzione Yousef Nouri.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Violenze, vessazioni, paura. Il regime del terrore non placa la voglia di libertà delle donne iraniane, che stanno pagando a caro prezzo la forza della loro protesta. Pareva già grave il caso di Elnaz Rekabi Primail, sparita e finita in carcere per aver partecipato senza il velo ai Campionati asiatici di Seul. L’atleta ribelle è stata costretta a tornare in Iran per salvare suo fratello. ma al peggio nn c'è mai limite, là dove la detta legge. Il secondo caso è macchiato di sangue. Una studentessa iraniana Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei. Lo denuncia su Telegram il Consiglio di Coordinamento del sindacato degli insegnanti iraniano secondo cui varie ragazze sono state trasferite in ospedale dopo il pestaggio, avvenuto in una scuola di Ardabil, nel nord ovest del Paese, dopo un raid da parte delle forze di sicurezza che le hanno costrette a intonare una lode a Khamenei.

Il fatto

La studentessa iraniana sarebbe stata picchiata a morte in classe per essersi rifiutata di cantare un inno a favore della Repubblica islamica. Lo ha denunciato su Telegram il Consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti in Iran, secondo cui la vittima, la 16enne Asra Panahi, sarebbe stata picchiata insieme a diverse compagne di classe dalle forze di sicurezza durante un blitz effettuato il 13 ottobre al liceo femminile ‘Shahed’ di Ardabil, nel nord-ovest dell’Iran, mentre non si placano le proteste antigovernative a livello nazionale scatenate dalla morte di Mahsa Amini. Secondo la fonte, diverse ragazze sono state ricoverate in ospedale a seguito del blitz e un certo numero sono state arrestate. Asra sarebbe morta per le ferite riportate. Le autorità iraniane hanno negato ogni responsabilità e successivamente un uomo, identificato come lo zio della 16enne, è apparso sulla tv di Stato affermando che la nipote sarebbe morta per una patologia cardiaca congenita. Per l’ong con sede a Oslo Iran Human Rights finora sono 215, tra cui 27 minorenni, le persone morte nella brutale repressione delle proteste da parte delle forze di sicurezza.
Una studentessa iraniana Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei. Lo denuncia su telegram il Consiglio di Coordinamento del sindacato degli insegnanti iraniano secondo cui varie ragazze sono state trasferite in ospedale dopo il pestaggio, avvenuto in una scuola di Ardabil, nel nord ovest del Paese, dopo un raid da parte delle forze di sicurezza che le hanno costrette a intonare una lode a Khamenei. Una studentessa iraniana sarebbe stata picchiata a morte in classe per essersi rifiutata di cantare un inno a favore della Repubblica islamica. Lo ha denunciato su Telegram il Consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti in Iran, secondo cui la vittima, la 16enne Asra Panahi, sarebbe stata picchiata insieme a diverse compagne di classe dalle forze di sicurezza durante un blitz effettuato il 13 ottobre al liceo femminile ‘Shahed’ di Ardabil, nel nord-ovest dell’Iran, mentre non si placano le proteste antigovernative a livello nazionale scatenate dalla morte di Mahsa Amini. Secondo la fonte, diverse ragazze sono state ricoverate in ospedale a seguito del blitz e un certo numero sono state arrestate. Asra sarebbe morta per le ferite riportate. Le autorità iraniane hanno negato ogni responsabilità e successivamente un uomo, identificato come lo zio della 16enne, è apparso sulla tv di Stato affermando che la nipote sarebbe morta per una patologia cardiaca congenita. Per l’ong con sede a Oslo Iran Human Rights finora sono 215, tra cui 27 minorenni, le persone morte nella brutale repressione delle proteste da parte delle forze di sicurezza. Asra Panahi, di 16 anni, morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei Asra e le sue compagne di classe non avevano nessuna intenzione di intonare un inno in onore della Guida Suprema dell’Iran, il grande ayatollah Ali Khamenei. Indispettiti dal rifiuto, gli agenti delle forze di sicurezza le hanno picchiate selvaggiamente. Alcune studentesse del liceo “Shahed” di Ardabil, una città del Nord-Ovest vicina al mar Caspio, sono finite in ospedale, altre in carcere. Asra Panahi, 16 anni, è morta un giorno dopo, il 14 ottobre, per le ferite subite nell’inatteso e impari scontro. La notizia è emersa grazie al Consiglio di coordinamento dei docenti iraniani, un sindacato dei professori che ha denunciato più volte l’arresto di suoi aderenti durante le proteste di massa innescate dal fermo e dalla tragica fine di Mahsa Amini, la donna curda di 22 anni che secondo la “polizia per la prevenzione del vizio e per la diffusione della virtù” indossava il velo lasciando parzialmente scoperti i capelli. Naturalmente le autorità della teocrazia respingono ogni responsabilità. Per il prossimo fine settimana sono previste altre manifestazioni. Seguendo un copione ormai consolidato, un uomo identificato come lo zio di Asra è apparso sui canali televisivi di Stato e ha dichiarato che la nipote è stata stroncata da un difetto cardiaco congenito. Esattamente come accadde per Mahsa Amini, arrestata a Teheran il 13 settembre. Nei giorni scorsi le autorità hanno ordinato raid e incursioni nelle scuole di tutto il Paese. Molti studenti sono stati fermati e caricati su auto in sosta vicino alle loro aule. In diverse occasioni i poliziotti hanno sparato gas lacrimogeni. Il sindacato dei docenti ha condannato le «brutali e disumane incursioni» e ha chiesto le dimissioni del ministro dell’istruzione Yousef Nouri. Una studentessa di 19 anni, che il quotidiano britannico The Guardian identifica come Nergis, avvertendo però che è un nome di fantasia, sostiene che la morte di Asra Panahi, di Nika Shahkarami, 17 anni, e di Sarina Esmailzadeh, 16 anni, tutte finite per loro sventura nelle grinfie delle forze di sicurezza, motiva lei e i suoi coetanei a non mollare. Nergis è stata colpita alle gambe e alla schiena con proiettili di gomma, ma non demorderà. «L’intera nazione – spiega – si è svegliata e si riconosce in una causa comune. Non è questione solo della fine di Asra Panahi. La Repubblica Islamica sta uccidendo la nostra gente da quaranta anni, ma nessuno sentiva le nostre voci. Facciamo sapere al mondo che questa non è più solo una protesta, ma che ci battiamo per una rivoluzione. Ora che tutti ci state ascoltando non ci fermeremo». «Adesso – insiste e precisa – sappiamo quello che prima ci sfuggiva e cioè che siamo tutti uniti, compresa la gente del Balucistan e delle regioni curde. Il mondo ha conosciuto i casi di Nika, di Sarina e di Asra, ma ci sono anche altre vicende di adolescenti dei quali non si è mai parlato».
Una studentessa iraniana Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla Guida suprema
Il 13 ottobre scorso Asra e le sue compagne di classe non avevano nessuna intenzione di intonare un inno in onore della Guida Suprema dell’Iran, il grande ayatollah Ali Khamenei. Indispettiti dal rifiuto, gli agenti delle forze di sicurezza le hanno picchiate selvaggiamente. Alcune studentesse del liceo “Shahed” di Ardabil, una città del Nord-Ovest vicina al mar Caspio, sono finite in ospedale, altre in carcere. Asra Panahi, 16 anni, è morta un giorno dopo, il 14 ottobre, per le ferite subite nell’inatteso e impari scontro. La notizia è emersa grazie al Consiglio di coordinamento dei docenti iraniani, un sindacato dei professori che ha denunciato più volte l’arresto di suoi aderenti durante le proteste di massa innescate dal fermo e dalla tragica fine di Mahsa Amini, la donna curda di 22 anni che secondo la “polizia per la prevenzione del vizio e per la diffusione della virtù” indossava il velo lasciando parzialmente scoperti i capelli.
Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza
Asra Panahi, di 16 anni, è morta dopo un pestaggio da parte delle forze di sicurezza
Naturalmente le autorità della teocrazia respingono ogni responsabilità. Per il prossimo fine settimana sono previste altre manifestazioni. Seguendo un copione ormai consolidato, un uomo identificato come lo zio di Asra è apparso sui canali televisivi di Stato e ha dichiarato che la nipote è stata stroncata da un difetto cardiaco congenito. Esattamente come accadde per Mahsa Amini, arrestata a Teheran il 13 settembre. Nei giorni scorsi le autorità hanno ordinato raid e incursioni nelle scuole di tutto il Paese. Molti studenti sono stati fermati e caricati su auto in sosta vicino alle loro aule. In diverse occasioni i poliziotti hanno sparato gas lacrimogeni. Il sindacato dei docenti ha condannato le «brutali e disumane incursioni» e ha chiesto le dimissioni del ministro dell’istruzione Yousef Nouri.
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