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Home » Attualità » Iran, arrestate le attrici Katayoun Riahi e Hengameh Ghaziani. “Forse questo sarà il mio ultimo post”

Iran, arrestate le attrici Katayoun Riahi e Hengameh Ghaziani. “Forse questo sarà il mio ultimo post”

Le due sono state fermate domenica dalla polizia con l'accusa di aver agito contro le autorità e di collusione con i manifestanti. Le proteste nel mondo dello sport

Marianna Grazi
21 Novembre 2022
Hengameh Ghaziani

Hengameh Ghaziani

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Le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato due noti attrici, Katayoun Riahi e Hengameh Ghaziani, colpevoli di essersi mostrate senza il velo islamico e di aver espresso pubblicamente la loro solidarietà con le proteste che da oltre due mesi scuotono la Repubblica islamica. Sia Ghaziani, 52 anni, che Riahi, 60, sono molto conosciute a livello nazionale e internazionale, e hanno un nutrito seguito di fan.

Accusate di collusione e di aver agito contro le autorità iraniane, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Irna, entrambe le artiste sono apparse nelle settimane scorse in pubblico senza il velo, indumento tipico della loro religione ma soprattutto imposto come obbligatorio nello Stato, diventando così simbolo del potere oppressivo con cui il presidente Ebrahim Raisi e l’Ayatollah Khāmeneī, guidano il Paese. Un gesto semplice, come non indossare l’hijab o toglierlo in pubblico, è diventato un’azione potente di opposizione al regime, pagata però a caro prezzo. Le attrici sono state convocate infatti in procura e fermate per i loro post “provocatori” sui social media e per la loro attività solidale con i manifestanti.

Una manifestazione di protesta per le donne iraniane

Le proteste sono scoppiate a settembre, dopo la morte nella capitale Teheran di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale proprio per aver indossato male il velo, lasciando scoperte alcune ciocche di capelli, e morta tre giorni dopo. Secondo alcune voci gli agenti l’avrebbero picchiata con un manganello, sbattendole poi la testa contro un veicolo, ma la polizia ha negato che sia stata maltrattata e ha dichiarato invece che sarebbe morta per un attacco di cuore. Ghaziani e Riahi – entrambe pluripremiate attrici – sono state fermate domenica su ordine dell’ufficio del procuratore iraniano. Prima dell’arresto, la 52enne ha postato lei stessa un video su Instagram, senza velo, per far sapere che era stata convocata dalla magistratura: “Forse questo sarà il mio ultimo post, da questo momento in poi, qualsiasi cosa mi accada, sappiate che come sempre sono con il popolo iraniano fino all’ultimo respiro”

Katayoun Riahi, one of the first actresses who appeared in public without mandatory hijab after the killing of #MahsaAmini, has been reportedly arrested. pic.twitter.com/o7Jxu0UV7j

— Ali Hamedani (@BBCHamedani) November 20, 2022

Le attrici sono tra i personaggi pubblici iraniani di alto profilo che hanno espresso sostegno ai manifestanti che si oppongono all’establishment clericale del Paese. La settimana scorsa Hengameh Ghaziani aveva accusato il regime di aver “assassinato” oltre 50 minori. Riahi è stata arrestata nell’ambito della stessa indagine: a settembre aveva concesso un’intervista, a testa scoperta, all’Iran International Tv, emittente invisa al regime, durante la quale aveva espresso solidarietà alle proteste scaturite dalla morte di Amini.

Tifosi iraniani sugli spalti dei mondiali di calcio in Qatar tengono un cartello dove si legge: “Donna, Vita, Libertà”

Domenica scorsa Ehsan Hajsafi, capitano della nazionale di calcio iraniana ai Mondiali in Qatar, ha dichiarato: “Dobbiamo accettare che le condizioni del nostro Paese non sono giuste e che il nostro popolo non è felice“. Invece il capo della federazione iraniana di pugilato, Hossein Soori, ha annunciato che non sarebbe tornato a casa da un torneo in Spagna a causa della violenta repressione delle proteste nel suo Paese. Ma la protesta si estende a tutto il mondo dello sport: dal calcio all’arrampicata, dalla boxe al beach soccer. E ad una squadra di basket femminile, che posa per una foto di gruppo senza hijab. Sono tredici atlete e tre coach della Canco Canada BC, la foto è postata su Instagram dall’allenatrice Farzaneh Jamami che scrive: “Insegna a tua figlia che cose come i ruoli di genere non sono altro che sciocchezze. Sei preziosa e insostituibile. Se ti dicono il contrario, non crederci. Dì loro ‘non nasconderti’. Alzati, tieni la testa alta e mostra loro cosa sai fare! Digli che sei potente e capace sei una donna di libertà”.

Una squadra di basket femminile iraniana posa senza velo per la foto pre partita

Gli attivisti per i diritti umani hanno dichiarato che circa 400 manifestanti sono stati uccisi e altri 16.800 arrestati durante la repressione delle forze di sicurezza. I leader iraniani affermano che le proteste sono “rivolte” orchestrate dai nemici stranieri del Paese. Almeno cinque manifestanti sono stati condannati a morte in relazione alle manifestazioni.

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato due noti attrici, Katayoun Riahi e Hengameh Ghaziani, colpevoli di essersi mostrate senza il velo islamico e di aver espresso pubblicamente la loro solidarietà con le proteste che da oltre due mesi scuotono la Repubblica islamica. Sia Ghaziani, 52 anni, che Riahi, 60, sono molto conosciute a livello nazionale e internazionale, e hanno un nutrito seguito di fan. Accusate di collusione e di aver agito contro le autorità iraniane, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Irna, entrambe le artiste sono apparse nelle settimane scorse in pubblico senza il velo, indumento tipico della loro religione ma soprattutto imposto come obbligatorio nello Stato, diventando così simbolo del potere oppressivo con cui il presidente Ebrahim Raisi e l'Ayatollah Khāmeneī, guidano il Paese. Un gesto semplice, come non indossare l'hijab o toglierlo in pubblico, è diventato un'azione potente di opposizione al regime, pagata però a caro prezzo. Le attrici sono state convocate infatti in procura e fermate per i loro post "provocatori" sui social media e per la loro attività solidale con i manifestanti.
Una manifestazione di protesta per le donne iraniane
Le proteste sono scoppiate a settembre, dopo la morte nella capitale Teheran di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale proprio per aver indossato male il velo, lasciando scoperte alcune ciocche di capelli, e morta tre giorni dopo. Secondo alcune voci gli agenti l'avrebbero picchiata con un manganello, sbattendole poi la testa contro un veicolo, ma la polizia ha negato che sia stata maltrattata e ha dichiarato invece che sarebbe morta per un attacco di cuore. Ghaziani e Riahi - entrambe pluripremiate attrici - sono state fermate domenica su ordine dell'ufficio del procuratore iraniano. Prima dell'arresto, la 52enne ha postato lei stessa un video su Instagram, senza velo, per far sapere che era stata convocata dalla magistratura: "Forse questo sarà il mio ultimo post, da questo momento in poi, qualsiasi cosa mi accada, sappiate che come sempre sono con il popolo iraniano fino all'ultimo respiro"

Katayoun Riahi, one of the first actresses who appeared in public without mandatory hijab after the killing of #MahsaAmini, has been reportedly arrested. pic.twitter.com/o7Jxu0UV7j

— Ali Hamedani (@BBCHamedani) November 20, 2022
Le attrici sono tra i personaggi pubblici iraniani di alto profilo che hanno espresso sostegno ai manifestanti che si oppongono all'establishment clericale del Paese. La settimana scorsa Hengameh Ghaziani aveva accusato il regime di aver "assassinato" oltre 50 minori. Riahi è stata arrestata nell'ambito della stessa indagine: a settembre aveva concesso un'intervista, a testa scoperta, all'Iran International Tv, emittente invisa al regime, durante la quale aveva espresso solidarietà alle proteste scaturite dalla morte di Amini.
Tifosi iraniani sugli spalti dei mondiali di calcio in Qatar tengono un cartello dove si legge: "Donna, Vita, Libertà"
Domenica scorsa Ehsan Hajsafi, capitano della nazionale di calcio iraniana ai Mondiali in Qatar, ha dichiarato: "Dobbiamo accettare che le condizioni del nostro Paese non sono giuste e che il nostro popolo non è felice". Invece il capo della federazione iraniana di pugilato, Hossein Soori, ha annunciato che non sarebbe tornato a casa da un torneo in Spagna a causa della violenta repressione delle proteste nel suo Paese. Ma la protesta si estende a tutto il mondo dello sport: dal calcio all'arrampicata, dalla boxe al beach soccer. E ad una squadra di basket femminile, che posa per una foto di gruppo senza hijab. Sono tredici atlete e tre coach della Canco Canada BC, la foto è postata su Instagram dall'allenatrice Farzaneh Jamami che scrive: "Insegna a tua figlia che cose come i ruoli di genere non sono altro che sciocchezze. Sei preziosa e insostituibile. Se ti dicono il contrario, non crederci. Dì loro 'non nasconderti'. Alzati, tieni la testa alta e mostra loro cosa sai fare! Digli che sei potente e capace sei una donna di libertà".
Una squadra di basket femminile iraniana posa senza velo per la foto pre partita
Gli attivisti per i diritti umani hanno dichiarato che circa 400 manifestanti sono stati uccisi e altri 16.800 arrestati durante la repressione delle forze di sicurezza. I leader iraniani affermano che le proteste sono "rivolte" orchestrate dai nemici stranieri del Paese. Almeno cinque manifestanti sono stati condannati a morte in relazione alle manifestazioni.
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