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Home » Attualità » Roma, bambino autistico di 6 anni preso in giro dalle maestre: “Esultarono quando Luca prese il Covid”

Roma, bambino autistico di 6 anni preso in giro dalle maestre: “Esultarono quando Luca prese il Covid”

La denuncia dell'associazione 'La battaglia di Andrea': il piccolo è stato deriso e insultato in una chat di gruppo su Whatsapp, creata appositamente per parlar male di lui. La mamma: "Quando ho letto quei messaggi sono rimasta sconvolta e incredula"

Remy Morandi
6 Aprile 2022
Roma, bambino autistico di 6 anni preso in giro dalle maestre: "Esultarono quando Luca prese il Covid"

Roma, bambino autistico di 6 anni preso in giro dalle maestre: "Esultarono quando Luca prese il Covid"

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“Che bello, ha preso il Covid“. A Roma un bambino autistico di 6 anni è stato preso in giro dalle maestre in una chat di gruppo su WhatsApp, creato apposta per parlar male del piccolo. La vicenda, denunciata dall’associazione “La battaglia di Andrea” che da anni si batte per i diritti dei disabili, sarebbe avvenuta in una scuola primaria della capitale. La mamma del bambino – il piccolo si chiama Luca – è sotto shock: “Quando ho letto quei messaggi, sono rimasta sconvolta e incredula”, ha dichiarato la madre citata dall’associazione.

Luca, bambino austico di 6 anni, è stato deriso dalle sue insegnanti che hanno creato apposta per parlar male di lui un gruppo su Whatsapp (Foto d’archivio)

Roma, la chat delle maestre per deridere il bambino autistico di 6 anni

Ma ripercorriamo quanto accaduto, secondo la denuncia dell’associazione “La battaglia di Andrea”. In una scuola primaria di Roma alcune insegnanti di ruolo e di sostegno hanno creato una chat di gruppo su WhatsApp per schernire Luca, un bambino autistico di 6 anni. Offese, insulti, messaggi pesanti sono stati scritti nella chat per deridere il piccolo, che a scuola necessita di apposite insegnanti di supporto, le stesse che avrebbero creato la chat di gruppo per sparlare di lui. Le insegnanti – riporta ancora l’associazione napoletana che lotta per i diritti dei disabili – avrebbero addirittura esultato e gioito quando Luca è stato costretto a rimanere a casa dopo essere stato contagiato dal Covid-19.

La mamma di Luca: “Sconvolta e incredula”

È stata la stessa mamma di Luca a denunciare l’accaduto a “La battaglia di Andrea”, dopo essere stata a sua volta avvertita da un’operatrice educativa per l’autonomia, consapevole dell’esistenza di quella chat di gruppo. La madre ha dichiarato all’associazione di essere rimasta sotto shock quando è venuta a sapere di cosa le insegnanti del piccolo stavano facendo a suo figlio: “Mi fece leggere questi messaggi – ha raccontato la mamma di Luca -, rimasi sconvolta e incredula. Mi sono recata subito a scuola per chiedere informazioni, ma l’insegnante di sostegno si è rifiutata di rispondermi”. Per questo motivo la mamma ha deciso di denunciare l’accaduto all’associazione, che a sua volta ha svelato la notizia diffondendo un comunicato su quanto successo al piccolo Luca.

Asia Maraucci
Asia Maraucci, la presidente dell’associazione La battaglia di Andrea: “Se dovesse corrispondere a verità, sarebbe un epidosio gravissimo”

La presidente dell’associazione: “Un episodio gravissimo”

Un episodio che “se quanto raccontato dalla mamma dovesse corrispondere a verità sarebbe gravissimo“. Così ha commentato la presidente dell’associazione “La battaglia di Andrea”, Asia Maraucci. “Siamo certi – ha proseguito la presidente – che la scuola chiarirà la situazione e, soprattutto, siamo certi che gli organi competenti faranno il proprio dovere, soprattutto per il bene del piccolo. Da parte nostra e da parte del nostro legale Sergio Pisani c’è tutta l’assistenza alla famiglia, e soprattutto al piccolo”. Si attendono ora ulteriori aggiornamenti sulla vicenda.

I tanti precedenti di bullismo contro i bambini autistici (ma pochi quelli commessi dalle maestre)

Cercare episodi di bullismo nei confronti di bambini autistici non è un’impresa difficile. Sono tantissimi i precedenti di bambini che a scuola deridono, offendono, insultano, maltrattano e picchiano i loro compagni. Ma sono pochi i precedenti di bullismo commessi dalle maestre nei confronti di bambini e alunni autistici. A fine gennaio del 2020, in una scuola elementare di Ercolano in provincia di Napoli, un bambino autistico è stato “ripetutamente offeso, minacciato, picchiato e preso a calci dall’insegnante di matematica”. A denunciare l’accaduto alla Procura di Torre Annunziata sono stati gli stessi genitori del bambino, che hanno presentato l’esposto contro la maestra, accusata di violenza privata nei confronti del piccolo, ma anche contro la preside e altre due insegnanti di sostegno ritenute dai genitori responsabili di omissioni, per aver mantenuto “un comportamento omertoso” nei confronti della collega. A supporto della tesi dei genitori, le testimonianze di altri genitori che avrebbero segnalato come i loro figli sarebbero stati allontanati ogni volta che portavano conforto al bambino in difficoltà.

Un’altra storia di maltrattamenti nei confronti di un bambino austico fu quella che arrivò a inizio ottobre del 2021 da una scuola di Castellammare di Stabia, sempre in provincia di Napoli. I genitori di un ragazzo di 14 anni affetto da disturbi dello spettro autistico denunciarono alla Procura di Torre Annunziata di aver ritrovato il loro figlio completamente nudo e sporco dei suoi stessi escrementi chiuso nella palestra della scuola. Fu un’operatrice della cooperativa che accompagnava a scuola il ragazzo a chiamare i genitori, dicendo loro di aver ritrovato il ragazzo “tutto sporco”. Quando i genitori arrivarono a scuola, trovarono il 14enne senza alcun vestito addosso e sporco di escrementi. Per la rabbia il padre scaraventò una sedia contro il muro della scuola, la madre riprese la scena con il cellulare, inveendo contro gli insegnanti e il preside della scuola.

 

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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È stata la stessa mamma di Luca a denunciare l'accaduto a "La battaglia di Andrea", dopo essere stata a sua volta avvertita da un'operatrice educativa per l'autonomia, consapevole dell'esistenza di quella chat di gruppo. La madre ha dichiarato all'associazione di essere rimasta sotto shock quando è venuta a sapere di cosa le insegnanti del piccolo stavano facendo a suo figlio: "Mi fece leggere questi messaggi - ha raccontato la mamma di Luca -, rimasi sconvolta e incredula. Mi sono recata subito a scuola per chiedere informazioni, ma l'insegnante di sostegno si è rifiutata di rispondermi". Per questo motivo la mamma ha deciso di denunciare l'accaduto all'associazione, che a sua volta ha svelato la notizia diffondendo un comunicato su quanto successo al piccolo Luca.
Asia Maraucci
Asia Maraucci, la presidente dell'associazione La battaglia di Andrea: "Se dovesse corrispondere a verità, sarebbe un epidosio gravissimo"

La presidente dell'associazione: "Un episodio gravissimo"

Un episodio che "se quanto raccontato dalla mamma dovesse corrispondere a verità sarebbe gravissimo". Così ha commentato la presidente dell'associazione "La battaglia di Andrea", Asia Maraucci. "Siamo certi - ha proseguito la presidente - che la scuola chiarirà la situazione e, soprattutto, siamo certi che gli organi competenti faranno il proprio dovere, soprattutto per il bene del piccolo. Da parte nostra e da parte del nostro legale Sergio Pisani c'è tutta l'assistenza alla famiglia, e soprattutto al piccolo". Si attendono ora ulteriori aggiornamenti sulla vicenda.

I tanti precedenti di bullismo contro i bambini autistici (ma pochi quelli commessi dalle maestre)

Cercare episodi di bullismo nei confronti di bambini autistici non è un'impresa difficile. Sono tantissimi i precedenti di bambini che a scuola deridono, offendono, insultano, maltrattano e picchiano i loro compagni. Ma sono pochi i precedenti di bullismo commessi dalle maestre nei confronti di bambini e alunni autistici. A fine gennaio del 2020, in una scuola elementare di Ercolano in provincia di Napoli, un bambino autistico è stato "ripetutamente offeso, minacciato, picchiato e preso a calci dall'insegnante di matematica". A denunciare l'accaduto alla Procura di Torre Annunziata sono stati gli stessi genitori del bambino, che hanno presentato l'esposto contro la maestra, accusata di violenza privata nei confronti del piccolo, ma anche contro la preside e altre due insegnanti di sostegno ritenute dai genitori responsabili di omissioni, per aver mantenuto "un comportamento omertoso" nei confronti della collega. A supporto della tesi dei genitori, le testimonianze di altri genitori che avrebbero segnalato come i loro figli sarebbero stati allontanati ogni volta che portavano conforto al bambino in difficoltà. Un'altra storia di maltrattamenti nei confronti di un bambino austico fu quella che arrivò a inizio ottobre del 2021 da una scuola di Castellammare di Stabia, sempre in provincia di Napoli. I genitori di un ragazzo di 14 anni affetto da disturbi dello spettro autistico denunciarono alla Procura di Torre Annunziata di aver ritrovato il loro figlio completamente nudo e sporco dei suoi stessi escrementi chiuso nella palestra della scuola. Fu un'operatrice della cooperativa che accompagnava a scuola il ragazzo a chiamare i genitori, dicendo loro di aver ritrovato il ragazzo "tutto sporco". Quando i genitori arrivarono a scuola, trovarono il 14enne senza alcun vestito addosso e sporco di escrementi. Per la rabbia il padre scaraventò una sedia contro il muro della scuola, la madre riprese la scena con il cellulare, inveendo contro gli insegnanti e il preside della scuola.    
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