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Home » Attualità » L’innocenza di un bambino che scrive a Putin: “Presidente, fermi la guerra. Torniamo a far volare gli aquiloni”

L’innocenza di un bambino che scrive a Putin: “Presidente, fermi la guerra. Torniamo a far volare gli aquiloni”

Ad Avigliano, in provincia di Potenza, un bimbo di 10 anni ha rivolto il suo appello per la pace direttamente al presidente russo. Il Prefetto ha ricevuto il piccolo, complimentandosi con lui

Maurizio Costanzo
9 Aprile 2022
La lettera di un bambino di 10 anni a Putin

La lettera di un bambino di 10 anni a Putin

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Il mondo sarebbe certamente migliore se negli adulti sopravvivesse un po’ della schietta ingenuità e della candida innocenza dei bambini. E se le loro emozioni venissero prese sul serio, di certo non esisterebbero né guerre né atrocità. Nel loro mondo infatti, e nel loro tempo, quello dell’infanzia, dove tutto è gioco e ognuno può essere compagno dei loro giochi – a prescindere da età, sesso, colore della pelle ed etnia – la violenza, così come la diversità, non è contemplata. Il loro sguardo, carico di stupore e meraviglia, negli ultimi tempi si sta però scontrando troppo spesso con le atroci immagini di guerra che la televisione passa giorno dopo giorno. E come scrisse Haim Ginott: “I bambini sono come il cemento umido. Tutto quello che li colpisce lascia un’impronta”.

I bambini si fidano di chi si prende cura di loro, così come sono convinti che anche un piccolo bacio possa far rimarginare una ferita dolorante e sanguinante. Non è ingenuità la loro, piuttosto fiducia incondizionata, ancor di più verso chi ha in mano le sorti di intere nazioni e del mondo intero. “Gli adulti da soli non capiscono niente – è scritto nel Piccolo Principe – ed è stancante per i bambini dover sempre spiegare tutto”. Stanco di vedere scene strazianti, che raccontano di bambini come lui tra le braccia di mamme in lacrime, uno studente di 10 anni ha preso carta e penna e scritto al presidente Vladimir Putin in persona. Poco importa se non conosceva l’indirizzo cui spedirla: i bambini sono abituati a scrivere letterine con mittenti assurdi. E i regali sotto l’albero che trovano ogni 25 dicembre sono la dimostrazione che, se scritte col cuore, le loro parole arrivano sempre a destinazione. Animato da questa convinzione, come a convincere un Babbo Natale cattivo di smetterla di lanciare bombe, e di tornare a essere buono e a fare regali all’umanità, un bambino che frequenta la quinta B della scuola primaria ‘Tommaso Morlino’ dell’Istituto comprensivo ‘Silvio Spaventa Filippi’ di Avigliano, in provincia di Potenza, ha preso carta e penna e chiesto un dono grande, esprimendo un desiderio a nome di tutti: la pace.

La lettera del bambino di 10 anni al presidente russo Vladimir Putin: “Si fermi! Fermi tutti gli uomini che ha mandato a combattere prima che sia troppo tardi”

La lettera del bambino a Putin: “Presidente, si fermi”

“Egregio Presidente Putin – ha scritto – Le scrivo perché avrei tante cose da dirle, nonostante la mia giovane età. Ascolti la voce di Papa Francesco: si fermi! Fermi tutti gli uomini che ha mandato a combattere prima che sia troppo tardi”. “Sempre più spesso ci dicono che i bambini seguono l’esempio degli adulti. Sicuramente è così, ma se lo facessimo in questo periodo, prima ancora di capire cosa sia vivere, conosceremmo la crudeltà e la morte. Sì, signor Putin, può essere fiero di averci insegnato cosa sia la supremazia, la violenza, il non rispetto per l’essere umano. Può essere fiero di tutto il dolore, le lacrime, la sofferenza di tanti bambini, madri, nonni e soprattutto padri che, messi in salvo i propri cari, tornano nella loro città a combattere. Famiglie spezzate, vite spezzate che non vedranno mai volare un aquilone, guardare un tramonto, meravigliarsi davanti ad un arcobaleno”. E conclude con un accorato appello: “Fermi questo orrore che ci costringe a guardare impotenti da un mese affinché ognuno di noi torni a far volare l’aquilone della vita, della pace e della libertà”.

Il Prefetto di Potenza riceve il bambino

Il Prefetto di Potenza, Michele Campanaro ha voluto ricevere e complimentarsi con il piccolo autore di questa missiva, indirizzata a un Grande della Terra che in questo momento tiene il mondo con il fiato sospeso. Perché forse la soluzione a ogni conflitto può avvenire proprio guardando ai bambini, che dopo aver bisticciato, si asciugano le lacrime e tornano lesti a giocare insieme, lasciandosi tutto alle spalle. E questo perché, per loro, la felicità vale più dell’orgoglio. Una bella lezione da cui tutti, volendo, possono imparare qualcosa. Anche gli Zar.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

Il mondo sarebbe certamente migliore se negli adulti sopravvivesse un po’ della schietta ingenuità e della candida innocenza dei bambini. E se le loro emozioni venissero prese sul serio, di certo non esisterebbero né guerre né atrocità. Nel loro mondo infatti, e nel loro tempo, quello dell’infanzia, dove tutto è gioco e ognuno può essere compagno dei loro giochi - a prescindere da età, sesso, colore della pelle ed etnia - la violenza, così come la diversità, non è contemplata. Il loro sguardo, carico di stupore e meraviglia, negli ultimi tempi si sta però scontrando troppo spesso con le atroci immagini di guerra che la televisione passa giorno dopo giorno. E come scrisse Haim Ginott: “I bambini sono come il cemento umido. Tutto quello che li colpisce lascia un’impronta”.

I bambini si fidano di chi si prende cura di loro, così come sono convinti che anche un piccolo bacio possa far rimarginare una ferita dolorante e sanguinante. Non è ingenuità la loro, piuttosto fiducia incondizionata, ancor di più verso chi ha in mano le sorti di intere nazioni e del mondo intero. “Gli adulti da soli non capiscono niente – è scritto nel Piccolo Principe – ed è stancante per i bambini dover sempre spiegare tutto”. Stanco di vedere scene strazianti, che raccontano di bambini come lui tra le braccia di mamme in lacrime, uno studente di 10 anni ha preso carta e penna e scritto al presidente Vladimir Putin in persona. Poco importa se non conosceva l’indirizzo cui spedirla: i bambini sono abituati a scrivere letterine con mittenti assurdi. E i regali sotto l’albero che trovano ogni 25 dicembre sono la dimostrazione che, se scritte col cuore, le loro parole arrivano sempre a destinazione. Animato da questa convinzione, come a convincere un Babbo Natale cattivo di smetterla di lanciare bombe, e di tornare a essere buono e a fare regali all’umanità, un bambino che frequenta la quinta B della scuola primaria ‘Tommaso Morlino’ dell’Istituto comprensivo ‘Silvio Spaventa Filippi’ di Avigliano, in provincia di Potenza, ha preso carta e penna e chiesto un dono grande, esprimendo un desiderio a nome di tutti: la pace.

La lettera del bambino di 10 anni al presidente russo Vladimir Putin: "Si fermi! Fermi tutti gli uomini che ha mandato a combattere prima che sia troppo tardi"

La lettera del bambino a Putin: "Presidente, si fermi"

“Egregio Presidente Putin – ha scritto – Le scrivo perché avrei tante cose da dirle, nonostante la mia giovane età. Ascolti la voce di Papa Francesco: si fermi! Fermi tutti gli uomini che ha mandato a combattere prima che sia troppo tardi”. “Sempre più spesso ci dicono che i bambini seguono l’esempio degli adulti. Sicuramente è così, ma se lo facessimo in questo periodo, prima ancora di capire cosa sia vivere, conosceremmo la crudeltà e la morte. Sì, signor Putin, può essere fiero di averci insegnato cosa sia la supremazia, la violenza, il non rispetto per l’essere umano. Può essere fiero di tutto il dolore, le lacrime, la sofferenza di tanti bambini, madri, nonni e soprattutto padri che, messi in salvo i propri cari, tornano nella loro città a combattere. Famiglie spezzate, vite spezzate che non vedranno mai volare un aquilone, guardare un tramonto, meravigliarsi davanti ad un arcobaleno”. E conclude con un accorato appello: “Fermi questo orrore che ci costringe a guardare impotenti da un mese affinché ognuno di noi torni a far volare l’aquilone della vita, della pace e della libertà”.

Il Prefetto di Potenza riceve il bambino

Il Prefetto di Potenza, Michele Campanaro ha voluto ricevere e complimentarsi con il piccolo autore di questa missiva, indirizzata a un Grande della Terra che in questo momento tiene il mondo con il fiato sospeso. Perché forse la soluzione a ogni conflitto può avvenire proprio guardando ai bambini, che dopo aver bisticciato, si asciugano le lacrime e tornano lesti a giocare insieme, lasciandosi tutto alle spalle. E questo perché, per loro, la felicità vale più dell’orgoglio. Una bella lezione da cui tutti, volendo, possono imparare qualcosa. Anche gli Zar.

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