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Home » Attualità » Barbara e Davide abbattono tutte le barriere e trovano lavoro: “Un grande sogno che si realizza”

Barbara e Davide abbattono tutte le barriere e trovano lavoro: “Un grande sogno che si realizza”

Entrambi affetti da Sindrome di Down, scoprono a Pisa un contesto virtuoso in cui istituzioni, associazioni e imprese provano a vincere la sfida dell'inclusione

Antonia Casini
28 Gennaio 2023
Davide, uno dei ragazzi del progetto Aipd

Davide, uno dei ragazzi del progetto Aipd

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Un appello sentito, su un tema non rinviabile. Rivolto alle aziende del territorio pisano: “Assumete persone disabili“. Il garante dei diritti delle persone con disabilità del Comune di Pisa, Alessandro Di Ciolo, parla soprattutto alle nuove imprese. “E’ una doppia chance: vale per chi non ha un impiego, e quindi neppure autonomia, e anche per le piccole e medie attività”. Sì, perché “valorizzando le caratteristiche di ciascuno, si troveranno grandi risorse”. Il riferimento è la legge numero 68 del 1999 che riserva posti alle persone disabili sia negli enti pubblici che nei privati.

Barbara e Davide trovano lavoro: “Un sogno che si realizza”

Il mondo del lavoro è in evoluzione. Ma, grazie anche alla sensibilizzazione portata avanti da alcune associazioni, si possono raccontare storie belle, di integrazione e inclusione. Barbara ha firmato giovedì scorso per un tirocinio retribuito in uno storico ristorante pisano, La Pergoletta. Davide invece lavora al Mc Donald’s di Navacchio (Cascina). Lei ha 53 anni, lui 31. Hanno la sindrome di Down. Barbara Lupetti è “commossa”. E non vede l’ora di cominciare, martedì prossimo. “Un sogno che si realizza, dopo tanto impegno”. Servirà durante l’ora di pranzo. I suoi piatti preferiti sono “i taglieri di salumi e formaggi e le ostriche”. “Formiamo i nostri candidati con laboratori, corsi e inserimenti socio-terapeutici”, spiega Alessandra Testi, responsabile del servizio orientamento in Aipd (Associazione italiana persone down). “Ho incontrato una persona che ascolta e che è molto motivata – commenta Daniela Petraglia, titolare del locale in cui lavorerà Barbara – Qualità che non vedevo da molto tempo. Sono sicura che impareremo tanto da lei. E’ il momento di essere solidali”.

Barbara insieme alla ristoratrice pisana Daniela Petraglia

Progetto Aipd, trenta le aziende inclusive nel pisano

Sono 52 a Pisa, dal 2019 a oggi, le persone coinvolte nel progetto Aipd che si trovano in età lavorativa e hanno un impiego: undici a tempo indeterminato, una a tempo determinato, tre in tirocinio, sedici in inserimento socio-terapeutico e sei in alternanza scuola lavoro. Trenta le aziende pubbliche e private partecipanti. Tra gli assunti con un contratto a tempo indeterminato c’è Davide Antonelli che dal 2019 lavora al Mc Donald’s di Navacchio dopo un inserimento di sei mesi. “Ormai è diventato un punto di riferimento”. Una chance che ha tardato ad arrivare per la pandemia. “Avremmo di sicuro cominciato prima se non ci fosse stato il Covid – aggiunge Testi –  Nasce dalle competenze di Barbara e dalla sua passione. E’ stata fatta una mappatura delle offerte. Garantiamo sostegno psicologico e abbiamo anche un laboratorio. In questo caso è emersa la disponibilità da parte della proprietaria del locale a prendere una persona all’ora di pranzo per servire ai tavoli. L’associazione ha fatto da ponte”. Un ponte che può portare lontano.

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Instagram

  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
Un appello sentito, su un tema non rinviabile. Rivolto alle aziende del territorio pisano: "Assumete persone disabili". Il garante dei diritti delle persone con disabilità del Comune di Pisa, Alessandro Di Ciolo, parla soprattutto alle nuove imprese. "E’ una doppia chance: vale per chi non ha un impiego, e quindi neppure autonomia, e anche per le piccole e medie attività". Sì, perché "valorizzando le caratteristiche di ciascuno, si troveranno grandi risorse". Il riferimento è la legge numero 68 del 1999 che riserva posti alle persone disabili sia negli enti pubblici che nei privati.

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Il mondo del lavoro è in evoluzione. Ma, grazie anche alla sensibilizzazione portata avanti da alcune associazioni, si possono raccontare storie belle, di integrazione e inclusione. Barbara ha firmato giovedì scorso per un tirocinio retribuito in uno storico ristorante pisano, La Pergoletta. Davide invece lavora al Mc Donald’s di Navacchio (Cascina). Lei ha 53 anni, lui 31. Hanno la sindrome di Down. Barbara Lupetti è "commossa". E non vede l’ora di cominciare, martedì prossimo. "Un sogno che si realizza, dopo tanto impegno". Servirà durante l’ora di pranzo. I suoi piatti preferiti sono "i taglieri di salumi e formaggi e le ostriche". "Formiamo i nostri candidati con laboratori, corsi e inserimenti socio-terapeutici", spiega Alessandra Testi, responsabile del servizio orientamento in Aipd (Associazione italiana persone down). "Ho incontrato una persona che ascolta e che è molto motivata – commenta Daniela Petraglia, titolare del locale in cui lavorerà Barbara – Qualità che non vedevo da molto tempo. Sono sicura che impareremo tanto da lei. E’ il momento di essere solidali".
Barbara insieme alla ristoratrice pisana Daniela Petraglia

Progetto Aipd, trenta le aziende inclusive nel pisano

Sono 52 a Pisa, dal 2019 a oggi, le persone coinvolte nel progetto Aipd che si trovano in età lavorativa e hanno un impiego: undici a tempo indeterminato, una a tempo determinato, tre in tirocinio, sedici in inserimento socio-terapeutico e sei in alternanza scuola lavoro. Trenta le aziende pubbliche e private partecipanti. Tra gli assunti con un contratto a tempo indeterminato c’è Davide Antonelli che dal 2019 lavora al Mc Donald’s di Navacchio dopo un inserimento di sei mesi. "Ormai è diventato un punto di riferimento". Una chance che ha tardato ad arrivare per la pandemia. "Avremmo di sicuro cominciato prima se non ci fosse stato il Covid – aggiunge Testi –  Nasce dalle competenze di Barbara e dalla sua passione. E’ stata fatta una mappatura delle offerte. Garantiamo sostegno psicologico e abbiamo anche un laboratorio. In questo caso è emersa la disponibilità da parte della proprietaria del locale a prendere una persona all’ora di pranzo per servire ai tavoli. L’associazione ha fatto da ponte". Un ponte che può portare lontano.
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