Nel 2023 è ancora necessario parlare di barriere architettoniche. Un tema su cui le città italiane sono molto indietro rispetto alla maggioranza di quelle europee; un po’ perché penalizzate dalla conformazione geofisica dei luoghi, un po’ perché mancano interventi mirati e servizi efficienti.
A ricordarcelo è il racconto delle disavventure della famiglia Gargano che, con due figli adulti disabili, ha deciso di andare ad esplorare alcune delle chicche del centro Italia: Perugia, Arezzo, Siena e Orvieto in camper.
Con il senno di poi praticamente un viaggio a vuoto, che si è risolto in svariati chilometri percorsi con il camper, solo due città visitate su quattro programmate (e non senza difficoltà) e parecchie situazioni spiacevoli da risolvere prima di ritornare a Castel di Sangro, in Abruzzo, dove la famiglia risiede.
Il percorso a ostacoli della famiglia Gargano
“Ogni volta, gli stessi problemi. L’odissea cominciata ad Arezzo, si è ripetuta a Siena e pure a Orvieto – ha denunciato Innocenzo Gargano -. Ogni volta ci risiamo, ostacoli, difficoltà e, alla fine, dobbiamo rinunciare a una visita desiderata.
Ad Arezzo è impossibile visitare il centro per chi ha un figlio in carrozzina; a Siena abbiamo chiamato un taxi che non è mai arrivato e a Orvieto non siamo riusciti a raggiungere il duomo”.
Nel dettaglio, i problemi ad Arezzo hanno riguardato il raggiungimento stesso del centro storico, impossibile senza il taxi appositamente adibito, che in quel momento era occupato e quando è arrivato al punto di ritrovo la famiglia aveva ormai mollato la spugna.
Il vicepresidente della cooperativa dei taxi di Arezzo Pietro Fazzuoli ha lanciato un appello alle aziende in merito all’episodio “affinché possano dare un contributo per l’acquisto di un’altra vettura attrezzata per questo tipo di trasporto e molto costosa”, mentre Atam ha rilanciato: “Invitiamo la famiglia a tornare e saranno nostri ospiti”.
“Prigionieri” delle barriere del centro storico
Saltata la visita ad Arezzo, la comitiva ha deciso di raggiungere Siena, dove però i problemi si sono ripresentati quasi nelle stesse identiche modalità. Una volta entrati nella città del Palio ed esplorato il centro storico, la famiglia abruzzese si è trovata letteralmente bloccata dentro, con la fortuna di aver incontrato un volenteroso universitario.
“Abbiamo chiamato ripetutamente un taxi ma inutilmente. Così, siamo rimasti in piazza fino alle 3.45 di notte. Per fortuna è passato uno studente che ci ha aiutato accompagnando con il suo scooter uno di noi al camper e poi guidandoci per le vie del centro per tornare a
riprendere il resto della comitiva. Siamo andati a dormire alle 5”.
Un’esperienza che farebbe passar la voglia di viaggiare a chiunque, ma i Gargano non si son fatti scoraggiare dall’avventura e, affamati di bellezza, hanno deciso di fermarsi ad Orvieto, sulla strada di ritorno a casa, per ammirare il famoso Duomo.
“Ma anche in questo caso una serie di difficoltà legate al servizio navetta con il centro storico, ci ha indotto a desistere e a riprendere la via di casa – ha spiegato Innocenzo.
Un altro caso a Firenze
Una storia che dovrebbe sdegnare ma che è solo una goccia in un mare di storie di persone disabili, sole o accompagnate, che devono rinunciare anche a svolgere i compiti quotidiani considerati più semplici, come andare dal dentista o alle Poste, per via della mancanza di accessi a loro dedicati.
È la storia denunciata da Valentina Tomirotti, nota giornalista e attivista del mondo della disabilità, sull’impossibilità di visitare il Museo-boutique Gucci garden di Firenze, a causa delle barriere architettoniche.
“Non solo non è presente una rampa, ma non esiste nemmeno un percorso d’accesso secondario. Come unica ‘soluzione’ è stato proposto di riunire più buttafuori per sollevarmi con la carrozzina. È tempo di chiedere che le cose cambino – ha commentato Tomirotti -. Se un disabile non può entrare da Gucci, vuol dire che Gucci non riconosce tale target come possibile acquirente, ed è un boomerang”.
Tra l’altro non è la prima volta che l’attivista sottolinea la poca accessibilità delle città italiane. Tempo fa vinse un’importante battaglia nei confronti dell’Arena di Verona.
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L’accessibilità: una strada in salita
Un problema, quello delle barriere architettoniche, che tocca da vicino il nostro paese, sede però anche di importanti esempi positivi.
Ad esempio Lucca, altra città collinare della Toscana, vanta la presenza significativa dell’associazione “Lucca senza barriere”, il cui impegno è fare in modo che tutti gli esercizi pubblici, le strutture pubbliche e le infrastrutture possano adeguarsi alle normative vigenti e che sia, in questo modo, garantita sia l’accessibilità e la mobilità per tutti i cittadini e i visitatori.
Le attività di associazioni come “Lucca senza barriere” contribuiscono a rendere i territori spazi accessibili e privi di barriere architettoniche, tramite progetti e raccogliendo ogni segnalazione proveniente dalla cittadinanza o dai turisti.
Deve essere chiaro che l’accessibilità non è un regalo alle persone disabili, ma è un diritto che deve essere garantito dallo Stato e che invece è spesso negato nella prassi.