
La sabbia di silice è tra i materiali più diffusi sulla terra, quindi con costi di base bassissimi
Avete presente i castelli di sabbia? Quelli che si fanno (o meglio, si facevano…) in spiaggia? Allora sapete che la sabbia asciutta non è proprio l’elemento adatto per costruirne di resistenti. Molto meglio quella bagnata. O meglio, inumidita, perché se c’è trappa acqua la struttura cede. Inadatta al castello, la sabbia che scotta è dotata di una sorprendente proprietà: quella di conservare il calore anche ad altissime temperature.
E allora, si sono chiesti alla Magaldi – azienda nata a Buccino (in provincia di Salerno) nel 1901, oggi con 250 dipendenti, metà dei quali ingegneri, con sedi negli Usa, in Messico, a Dubai e in India – , perché non sfruttare questo principio per utilizzarla come accumulatore di energia? Ecco a voi le ‘Batterie di sabbia’, nome tecnico MGTES, Magaldi Green Thermal Energy Storage, che dopo un periodo di test e una serie di prototipi, nel mese di maggio entrerà nella fase operativa presso lo stabilimento IGI che produce grassi e oli alimentari per la Ferrero, sempre a Buccino.
Il vantaggio di una tecnica siffatta? Molto semplice: la sabbia di silice è tra i materiali più diffusi sulla terra, quindi con costi di base bassissimi. Ma soprattutto si tratta di un materiale che non presenta problemi di sostenibilità. E, cosa non banale di questi tempi, non soggetto ai rischi legati alle catene di fornitura e alle difficoltà approvvigionamento. La sabbia dà origine a un sistema ‘power to heat’: viene cioè caricato con energia elettrica rinnovabile e rilascia energia termica ad alta temperatura su richiesta. È pertanto definibile come un accumulo di lunga durata.
Con quali utilizzi? Le batterie di sabbia possono sostituire accumuli di diversa natura o energia prodotta da fossili per diversi tipi di industrie: farmaceutica, food & beverage, plastica, carta, tessile, prodotti chimici. Contemporaneamente supporta l’uso di rinnovabili permettendo di scongiurare il rischio dell’interruzione del flusso, tipico del solare e dell’eolico, ponendosi come elementi di stabilizzazione e bilanciamento per la rete elettrica.
Questo perché la sabbia, grazie al fotovoltaico, arriva a scaldarsi fino a 1000 gradi e si comporta come una caldaia che accumula i calore. La sabbia viene poi versata in un grande modulo metallico isolato, dove viene scaldata fino a 600. Il prototipo può contenere circa 40 tonnellate di sabbia, quello che entrerà in funzione a maggio ne contiene, invece, 70 che consentono una capacità di accumulo fino a 7,5 MWh termici. Quando serve l’energia, il calore accumulato viene rilasciato per alimentare processi industriali o per generare vapore. Il tutto a basso impatto ambientale.
Alla fine il risparmio stimato è di circa il 15% di gas, e 550 tonnellate di anidride carbonica all’anno. La capacità di accumulo delle batterie di sabbia è inoltre stimata 1.000 volte più economica di quella delle batterie al litio: con 100 tonnellate di sabbia si può immagazzinare calore a circa 500-600°C per mesi.