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Home » Attualità » Bebe Vio felice con le nuove protesi: “Chissà quanto ancora potrà migliorare la nostra vita”

Bebe Vio felice con le nuove protesi: “Chissà quanto ancora potrà migliorare la nostra vita”

La campionessa paralimpica di fioretto è la nuova testimonial dell'azienda healthtech Ottobock, che l'accompagnerà fino a Parigi 2024. E grazie al sostegno alla onlus art4sport tanti bambini amputati potranno beneficiare di ausili sempre più tecnologici

Marianna Grazi
14 Marzo 2022
Share on FacebookShare on Twitter

Il sorriso contagioso che la contraddistingue non manca mai. Ma qualcosa di diverso in lei, c’è: mani e piedi nuovi. Ora però la scelta è ardua: bianchi o neri? Bebe Vio annuncia così, sui suoi canali social, l’arrivo delle nuove protesi:

“Evvaaaai mi sono arrivate le mani ed i piedi nuovi 🎉🎉🎉🦾🦿🤣⁣ Tutte queste cose ✌🏻👌🏻🤟🏻☝🏻👍🏻 non avrei potuto farle senza l’incredibile evoluzione tecnologica degli ultimi anni.⁣ E chissà quanto ancora potrà migliorare la nostra vita in futuro grazie alla ricerca scientifica…⁣”.

Il linguaggio è quello semplice e immediato di una ragazza di 25 anni, scopertasi campionessa nella vita e poi anche nello sport.

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Beatrice Vio (@bebe_vio)

“Ciao mamma, guarda come mi diverto” cantava il suo grande amico e ammiratore Jovanotti, ed è questo il mood adottato da Bebe mentre testa i nuovi arti ipertecnologici e multifunzionali, con le dita delle mani che finalmente si muovono permettendole di fare gesti comuni, a lei finora preclusi. Mani bioniche, gli ingranaggi in bella vista, non c’è bisogno di nascondere nulla, come insegnano gli atleti paralimpici che, come lei, ci hanno fatto tanto gioire in questi mesi. La campionessa paralimpica, mondiale e europea di fioretto individuale, tra le sportive in assoluto più famose e amate al mondo, stringe i pugni, saluta, fa gesti comuni, gli occhi attenti e vispi, il sorriso che non l’abbandona. Sa di far parte di un piccola rivoluzione copernicana, quello della tecnologia, che le permetterà di avere, d’ora in poi, una qualità della vita ma anche prestazioni sportive migliori.

La tecnologia per migliorare la vita dei bambini con disabilitàù

La campionessa batte il cinque a una bambina durante la Bebe Vio Academy: i piccoli con disabilità o amputazioni possono provare diverse discipline e trovare il proprio talento sportivo

Lo spiega anche nel post sui social: “Non avrei potuto fare questo senza l’incredibile evoluzione tecnologica degli ultimi anni. E chissà quanto ancora potrà migliorare la nostra vita in futuro…”, scrive Bebe Vio, per poi ringraziare l’azienda healthtech Ottobock, partner ufficiale delle Paralimpiadi di cui è diventata testimonial, una delle più grandi e importanti realtà mondiali per i supporti, comprese le protesi, dedicati a chi ha una disabilità. Il loro rapporto, infatti, durerà almeno fino a Parigi 2024.
L’altro l’azienda, che conta tra i suoi testimonial campionesse e campioni che hanno partecipato con Bebe a Tokyo 2020 come Martina Caironi, Ambra Sabatini e Alessandro Ossola, da un anno sostiene anche la onlus fondata dai genitori della campionessa veneta, art4sport, che aiuta nella pratica sportiva ragazze e ragazzi con disabilità con protesi sportive: “Insieme sosterremo i progetti di art4sport, l’associazione onlus che abbiamo fondato nel 2009 – annuncia infatti tramite i profili social –. In questo modo aiutiamo bambini e giovani con amputazioni e li inseriamo nel mondo dello sport. Abbiamo grandi idee da realizzare e non vedo l’ora di intraprendere questo viaggio insieme!”. Mani e piedi saranno nuovi, ma il cuore grande di Bebe Vio non cambia mai. E la sua voglia di spendersi per gli altri nemmeno, anzi cresce con lei.

Campionessa oltre i limiti

Bebe Vio

Ha vinto tutto. A partire da quella malattia, la meningite, che a 11 anni ha provato a toglierle la vita, ma è riuscita solo a portarle via gli arti. L’ha battuta una volta, da bambina. Poi Bebe (Beatrice all’anagrafe) ha preso quello che le restava ed è andata a conquistare il mondo. Con un sorriso che niente e nessuno è mai riuscito a toglierle. Ha rimesso mano, o meglio protesi, al suo amato fioretto e si è andata a conquistare qualcosa come 4 medaglie paralimpiche, sei mondiali (di cui 4 titoli) e altrettante europee, imponendosi come la schermitrice paralimpica da battere fin dal 2014, ad appena 17 anni. Nel 2009 la sua famiglia fonda art4sport, la onlus che vuole sostenere l’integrazione sociale tramite la pratica sportiva dei bambini che hanno subìto amputazioni. Come lei, come migliaia di altri. Nel 2012 è tra i tedofori ai Giochi paralimpici di Londra, quattro anni dopo sarà l’alfiere alla Cerimonia di Chiusura di Rio de Janeiro, a Tokyo 2020 invece è lei a tenere alto il Tricolore in occasione delle Paralimpiadi post covid. Testimonial in tv, sulle passerelle dell’alta moda, nei centri del potere mondiali (dalla Casa Bianca al Parlamento Europeo) del valore dello sport nella vita di persone con disabilità e dello sport paralimpico in generale, è un’assoluta figura ispiratrice per le generazioni più giovani e non solo. Qualcuno la definisce la ragazza bionica, qualcun altro una forza della natura. Quella forza che l’ha fatta sopravvivere un’altra volta, ad aprile 2021, quando un’infezione da stafilococco ha provato a farle ‘uno sgambetto’. È tornata, ancora una volta, in pedana e si è riguadagnata il tetto dell’Olimpo. Ma nel cuore di tutti, quel posto, non lo ha mai lasciato vuoto.

 

 

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Instagram

  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Il sorriso contagioso che la contraddistingue non manca mai. Ma qualcosa di diverso in lei, c'è: mani e piedi nuovi. Ora però la scelta è ardua: bianchi o neri? Bebe Vio annuncia così, sui suoi canali social, l'arrivo delle nuove protesi:
"Evvaaaai mi sono arrivate le mani ed i piedi nuovi 🎉🎉🎉🦾🦿🤣⁣ Tutte queste cose ✌🏻👌🏻🤟🏻☝🏻👍🏻 non avrei potuto farle senza l'incredibile evoluzione tecnologica degli ultimi anni.⁣ E chissà quanto ancora potrà migliorare la nostra vita in futuro grazie alla ricerca scientifica...⁣".
Il linguaggio è quello semplice e immediato di una ragazza di 25 anni, scopertasi campionessa nella vita e poi anche nello sport.
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"Ciao mamma, guarda come mi diverto" cantava il suo grande amico e ammiratore Jovanotti, ed è questo il mood adottato da Bebe mentre testa i nuovi arti ipertecnologici e multifunzionali, con le dita delle mani che finalmente si muovono permettendole di fare gesti comuni, a lei finora preclusi. Mani bioniche, gli ingranaggi in bella vista, non c'è bisogno di nascondere nulla, come insegnano gli atleti paralimpici che, come lei, ci hanno fatto tanto gioire in questi mesi. La campionessa paralimpica, mondiale e europea di fioretto individuale, tra le sportive in assoluto più famose e amate al mondo, stringe i pugni, saluta, fa gesti comuni, gli occhi attenti e vispi, il sorriso che non l'abbandona. Sa di far parte di un piccola rivoluzione copernicana, quello della tecnologia, che le permetterà di avere, d'ora in poi, una qualità della vita ma anche prestazioni sportive migliori.

La tecnologia per migliorare la vita dei bambini con disabilitàù

La campionessa batte il cinque a una bambina durante la Bebe Vio Academy: i piccoli con disabilità o amputazioni possono provare diverse discipline e trovare il proprio talento sportivo
Lo spiega anche nel post sui social: "Non avrei potuto fare questo senza l'incredibile evoluzione tecnologica degli ultimi anni. E chissà quanto ancora potrà migliorare la nostra vita in futuro...", scrive Bebe Vio, per poi ringraziare l'azienda healthtech Ottobock, partner ufficiale delle Paralimpiadi di cui è diventata testimonial, una delle più grandi e importanti realtà mondiali per i supporti, comprese le protesi, dedicati a chi ha una disabilità. Il loro rapporto, infatti, durerà almeno fino a Parigi 2024. L’altro l'azienda, che conta tra i suoi testimonial campionesse e campioni che hanno partecipato con Bebe a Tokyo 2020 come Martina Caironi, Ambra Sabatini e Alessandro Ossola, da un anno sostiene anche la onlus fondata dai genitori della campionessa veneta, art4sport, che aiuta nella pratica sportiva ragazze e ragazzi con disabilità con protesi sportive: "Insieme sosterremo i progetti di art4sport, l'associazione onlus che abbiamo fondato nel 2009 – annuncia infatti tramite i profili social –. In questo modo aiutiamo bambini e giovani con amputazioni e li inseriamo nel mondo dello sport. Abbiamo grandi idee da realizzare e non vedo l'ora di intraprendere questo viaggio insieme!". Mani e piedi saranno nuovi, ma il cuore grande di Bebe Vio non cambia mai. E la sua voglia di spendersi per gli altri nemmeno, anzi cresce con lei.

Campionessa oltre i limiti

Bebe Vio
Ha vinto tutto. A partire da quella malattia, la meningite, che a 11 anni ha provato a toglierle la vita, ma è riuscita solo a portarle via gli arti. L'ha battuta una volta, da bambina. Poi Bebe (Beatrice all'anagrafe) ha preso quello che le restava ed è andata a conquistare il mondo. Con un sorriso che niente e nessuno è mai riuscito a toglierle. Ha rimesso mano, o meglio protesi, al suo amato fioretto e si è andata a conquistare qualcosa come 4 medaglie paralimpiche, sei mondiali (di cui 4 titoli) e altrettante europee, imponendosi come la schermitrice paralimpica da battere fin dal 2014, ad appena 17 anni. Nel 2009 la sua famiglia fonda art4sport, la onlus che vuole sostenere l'integrazione sociale tramite la pratica sportiva dei bambini che hanno subìto amputazioni. Come lei, come migliaia di altri. Nel 2012 è tra i tedofori ai Giochi paralimpici di Londra, quattro anni dopo sarà l'alfiere alla Cerimonia di Chiusura di Rio de Janeiro, a Tokyo 2020 invece è lei a tenere alto il Tricolore in occasione delle Paralimpiadi post covid. Testimonial in tv, sulle passerelle dell'alta moda, nei centri del potere mondiali (dalla Casa Bianca al Parlamento Europeo) del valore dello sport nella vita di persone con disabilità e dello sport paralimpico in generale, è un'assoluta figura ispiratrice per le generazioni più giovani e non solo. Qualcuno la definisce la ragazza bionica, qualcun altro una forza della natura. Quella forza che l'ha fatta sopravvivere un'altra volta, ad aprile 2021, quando un'infezione da stafilococco ha provato a farle 'uno sgambetto'. È tornata, ancora una volta, in pedana e si è riguadagnata il tetto dell'Olimpo. Ma nel cuore di tutti, quel posto, non lo ha mai lasciato vuoto.    
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