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Home » Attualità » Chi è Carolyn Bertozzi, premio Nobel per la chimica con Sharpless e Mendal

Chi è Carolyn Bertozzi, premio Nobel per la chimica con Sharpless e Mendal

Unica donna vincitrice dei riconoscimenti scientifici 2022, è dichiaratamente lesbica. "Il coming out avrebbe potuto ostacolare la mia carriera"

Barbara Berti
5 Ottobre 2022
La scienziata Carolyn Bertozzi, premio Nobel per la chimica 2022 insieme a Morten Meldal e Barry Sharpless (Facebook)

La scienziata Carolyn Bertozzi, premio Nobel per la chimica 2022 insieme a Morten Meldal e Barry Sharpless (Facebook)

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Il premio Nobel per la chimica 2022 è andato a Carolyn Bertozzi, Morten Meldal e Barry Sharpless “per lo sviluppo di un nuovo modo per assemblare nuove molecole”. Il loro metodo, chiamato “click chemistry”, o chimica a scatto, permette di unire le molecole insieme in modo semplice ed efficiente. “Il Premio per la Chimica di quest’anno si occupa di non complicare eccessivamente le questioni, ma di lavorare con ciò che è facile e semplice. Le molecole funzionali possono essere costruite anche seguendo un percorso semplice” dichiara Johan Åqvist, presidente del Comitato Nobel per la chimica.

Sharpless, 81 anni, che aveva già vinto nel 2001, è il quinto scienziato a ottenere due Nobel. Lavora allo Scripps Institute di La Jolla, in California; Meldal è invece affiliato all’università di Copenhagen in Danimarca e Bertozzi a quella di Stanford, sempre in California. Grazie a quest’ultima, la tecnica della chimica a scatto è stata applicata anche alle molecole biologiche, “nella sua forma originale non è adatta agli esseri viventi”. Le applicazioni vanno dalla creazione di nuovi farmaci alle terapie ad alta precisione contro i tumori, senza dimenticare la chimica verde. “La nostra tecnica – spiega la scienziata americana con origini italiane – permette di inventare molecole completamente nuove”.

Chi è la scienziata Carolyn Bertozzi

Carolyn Ruth Bertozzi, che divide equamente il Nobel per la Chimica 2022 con Morten Meldal e K. Barry Sharpless è l’unica donna vincitrice dei Nobel scientifici 2022. La scienziata, imprenditrice e sostenitrice della diversità molto ammirata, in particolare per le persone Lgbtq+, è nata a Boston il 10 ottobre 1966 ed è docente dell’Università di Stanford. Nel 2010 è stata la prima donna a ricevere il Premio Lemelson-MIT (il programma Lemelson-MIT assegna, ogni anno, diversi premi a inventori negli Stati Uniti). È membro dell’Accademia nazionale delle scienze (2005), dell’Istituto di medicina (2011) e dell’Accademia nazionale degli inventori (2013). Nel 2014 è diventata capo della rivista scientifica ACS Central Science dell’American Chemical Society. Tra gli altri premi vinti, nel febbraio 2022 ha ricevuto il Premio Wolf per la chimica.

La scienziata Carolyn Bertozzi con il dottorando Fred Tomlin (Facebook)
La scienziata Carolyn Bertozzi con il dottorando Fred Tomlin (Facebook)

La scienziata ha inventato il campo di ricerca della chimica bioortogonale, termine che si riferisce a qualsiasi reazione chimica che avvenga all’interno di un organismo vivente senza interagire né interferire con i numerosissimi processi biochimici naturali concomitanti. Fin dalla sua introduzione, la chimica bioortogonale ha permesso di studiare biomolecole come glicani, proteine e lipidi in tempo reale in sistemi viventi senza creare problemi di tossicità cellulare.

La scienziata dagli anni ‘80 non nasconde di essere lesbica e viene spesso coinvolta in iniziative di comunicazione. “Al college, all’età di 18 anni, divenni consapevole di essere gay” dice alla rivista scientifica “C&En” raccontando il suo coming out. “Sono uscita in un momento in cui le persone si stavano davvero mobilitando per cercare di ottenere un cambiamento politico ma anche in un momento in cui il coming out avrebbe potuto impedirmi di trovare un lavoro. Quindi, quando è stato il momento di cercare le scuole di specializzazione, avevo bisogno di andare in un posto dove c’era una forte comunità gay, perché la sicurezza è numerica, giusto? Sapevo che Berkeley aveva un ottimo dipartimento di chimica e quando vivi nella Bay Area, sei in un ambiente generalmente favorevole. So dai miei amici che lavorano in altri posti che c’erano (e ci sono tuttora) molti stigma per i gay negli Stati Uniti”. La scienziata, poi, analizza la situazione attuale: “Almeno ora, abbiamo diritti civili e legali che ci danno una sorta di uguaglianza agli occhi della legge, ma l’omofobia esiste ancora. Sono stata relativamente privilegiata e protetta da ciò, ma esci dagli Stati Uniti, esci dal Canada, ci sono posti in cui sei ancora punito per essere gay, a volte anche con la morte. Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che la scienza è internazionale”.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

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Il premio Nobel per la chimica 2022 è andato a Carolyn Bertozzi, Morten Meldal e Barry Sharpless “per lo sviluppo di un nuovo modo per assemblare nuove molecole”. Il loro metodo, chiamato “click chemistry”, o chimica a scatto, permette di unire le molecole insieme in modo semplice ed efficiente. “Il Premio per la Chimica di quest’anno si occupa di non complicare eccessivamente le questioni, ma di lavorare con ciò che è facile e semplice. Le molecole funzionali possono essere costruite anche seguendo un percorso semplice” dichiara Johan Åqvist, presidente del Comitato Nobel per la chimica. Sharpless, 81 anni, che aveva già vinto nel 2001, è il quinto scienziato a ottenere due Nobel. Lavora allo Scripps Institute di La Jolla, in California; Meldal è invece affiliato all'università di Copenhagen in Danimarca e Bertozzi a quella di Stanford, sempre in California. Grazie a quest’ultima, la tecnica della chimica a scatto è stata applicata anche alle molecole biologiche, “nella sua forma originale non è adatta agli esseri viventi”. Le applicazioni vanno dalla creazione di nuovi farmaci alle terapie ad alta precisione contro i tumori, senza dimenticare la chimica verde. “La nostra tecnica – spiega la scienziata americana con origini italiane - permette di inventare molecole completamente nuove”.

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La scienziata Carolyn Bertozzi con il dottorando Fred Tomlin (Facebook)
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La scienziata ha inventato il campo di ricerca della chimica bioortogonale, termine che si riferisce a qualsiasi reazione chimica che avvenga all’interno di un organismo vivente senza interagire né interferire con i numerosissimi processi biochimici naturali concomitanti. Fin dalla sua introduzione, la chimica bioortogonale ha permesso di studiare biomolecole come glicani, proteine e lipidi in tempo reale in sistemi viventi senza creare problemi di tossicità cellulare. La scienziata dagli anni ‘80 non nasconde di essere lesbica e viene spesso coinvolta in iniziative di comunicazione. “Al college, all'età di 18 anni, divenni consapevole di essere gay” dice alla rivista scientifica “C&En” raccontando il suo coming out. “Sono uscita in un momento in cui le persone si stavano davvero mobilitando per cercare di ottenere un cambiamento politico ma anche in un momento in cui il coming out avrebbe potuto impedirmi di trovare un lavoro. Quindi, quando è stato il momento di cercare le scuole di specializzazione, avevo bisogno di andare in un posto dove c'era una forte comunità gay, perché la sicurezza è numerica, giusto? Sapevo che Berkeley aveva un ottimo dipartimento di chimica e quando vivi nella Bay Area, sei in un ambiente generalmente favorevole. So dai miei amici che lavorano in altri posti che c’erano (e ci sono tuttora) molti stigma per i gay negli Stati Uniti”. La scienziata, poi, analizza la situazione attuale: “Almeno ora, abbiamo diritti civili e legali che ci danno una sorta di uguaglianza agli occhi della legge, ma l’omofobia esiste ancora. Sono stata relativamente privilegiata e protetta da ciò, ma esci dagli Stati Uniti, esci dal Canada, ci sono posti in cui sei ancora punito per essere gay, a volte anche con la morte. Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che la scienza è internazionale”.
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