Una
chat tra colleghe, lasciata aperta sbadatamente sul
computer della scuola. Una doccia fredda per una docente nello stesso istituto, alla scoperta del
trattamento che le maestre stavano riservando a suo figlio, descrivendolo come
scarso e pieno di problemi. È la storia incredibile accaduta alla scuola elementare Carducci di corso Cavour, a Pavia.
La scuola elementare Carducci, teatro dell'orribile vicenda
"Pirla, sporco": gli insulti su Whatsapp al bambino
La
madre del bambino, docente nello stesso istituto, è stata
denunciata perché nel guardare la chat rimasta aperta sul computer di scuola con le frasi offensive verso il figlio, si sarebbe
introdotta abusivamente nella
conversazione telematica violando anche la sua
corrispondenza. La storia delle maestre di Pavia che su Whatsapp insultavano il figlio di 8 anni della loro collega, che ha portato alla sospensione cautelare delle docenti, è quindi ora all'esame
della Procura di Milano, competente per i reati informatici di tutto il distretto di Corte d'appello del capoluogo lombardo. La donna aveva scoperto la chat con gli
insulti al suo bambino, sedendosi per caso davanti al computer di un'aula dove la chat tra le tre colleghe era rimasta aperta. Comparivano parole come: "
pirla", "sporco", "bambino di m...". Tra le
foto, condivise su WhatsApp, ce n'era una che lo mostrava seduto al
banco dopo aver ricevuto un
castigo. La scoperta delle chat aveva turbato molte famiglie degli alunni della scuola.
Aumentano sempre di più i casi di bullismo tra i banchi di scuola
Da Roma a Pavia il brutto gesto non cambia
Quello successo a Pavia non deve sorprenderci visto che tempo fa era già accaduto a
Roma dove un
bambino autistico venne deriso dalle insegnanti in chat con messaggi pesanti scritti su WhatsApp in un gruppo creato appositamente per “sparlare” del piccolo di sei anni. A denunciarlo fu l'associazione "
La battaglia di Andrea", una realtà napoletana che si batte per difendere i
diversamente abili. La vicenda è accaduta in una
scuola primaria di Roma, dove una mamma aveva scoperto per caso la chat su un gruppo WhatsApp che era stato appositamente creato dalle maestre del bambino, sia di ruolo che di sostegno, per sparlare del piccolo.
Asia Maraucci, presidente dell'associazione si espresse così sulla vicenda: "Se quanto raccontato dalla mamma dovesse corrispondere a verità sarebbe
gravissimo. Siamo certi che
la scuola chiarirà la situazione e, soprattutto, siamo certi che gli organi competenti faranno il proprio dovere, soprattutto per il bene del piccolo. Da parte nostra e da parte del nostro
legale Sergio Pisani, c'è tutta l'assistenza alla famiglia, e soprattutto al piccolo Luca." Secondo quanto reso noto dall’associazione, “le insegnanti avrebbero addirittura
esultato quando il piccolo è stato costretto a rimanere a casa perché
contagiato dal Covid”. Ad informare l'associazione era stata la madre del bimbo, a sua volta avvertita da un'operatrice educativa per l'autonomia. “Mi fece leggere questi messaggi e rimasi
sconvolta e incredula. Mi sono recata subito a scuola per chiedere spiegazioni, ma l'insegnante di sostegno si è rifiutata di rispondermi" disse la mamma del piccolo.