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Home » Attualità » Bullismo a Jesi, il bambino di 8 anni picchia i compagni e tutta la classe non si presenta più a scuola

Bullismo a Jesi, il bambino di 8 anni picchia i compagni e tutta la classe non si presenta più a scuola

Botte in faccia, pugni sul naso e amuchina negli occhi. In provincia di Ancona, quattordici ragazzi sono stati lasciati a casa dai genitori per protestare contro i continui episodi di violenza nella scuola primaria "Collodi"

Luca Marchetti
28 Gennaio 2022
Il bullismo nelle scuole è un fenomeno in crescita

Il bullismo nelle scuole è un fenomeno in crescita

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Un bambino bullo talmente violento da far rimanere a casa un’intera classe. È quanto accaduto nella scuola primaria di viale Verdi “Collodi”, a Jesi, in provincia di Ancona. I genitori dei bambini, stanchi dei continui episodi di bullismo commessi da due anni da un bimbo di 8 anni , hanno deciso di protestare, non mandando più a scuola i loro figli. “Abbiamo deciso di tenere i nostri figli a casa perché non ci sentiamo più al sicuro – spiega un rappresentante del gruppo delle mamme e dei papà -. Sono due anni che i nostri piccoli subiscono botte, interruzioni di lezioni, parolacce e insulti da parte di un bambino di 8 anni. Abbiamo fatto una relazione al vice Questore, sono state attivate anche figure professionali e assistenti sociali, ma nulla. Le maestre le hanno provate tutte. Ecco perché chiediamo a gran voce che vengano adottate misure efficaci a tutela dei nostri figli”.

Quattordici i bambini della classe che da tre giorni non si presenta più a scuola. “Sono rimasti tutti a casa, tranne lui”, dichiarano i genitori che con questa protesta sperano di poter fare arrivare il messaggio alla dirigenza scolastica e alla famiglia del bambino bullo. “La scorsa settimana il bullo ha rotto il dente a un compagno – spiegano i genitori -, una bimba ha ricevuto botte e pugni in testa, un’altra l’amuchina negli occhi. E ancora, un’altra bambina ha ricevuto un pugno nel naso. Mandereste i vostri figli a scuola se sapeste che potrebbero essere malmenati? Noi non siamo più sicuri a lasciarli – aggiungono le mamme e i papà – e per questo chiediamo alla dirigente scolastica che vengano presi provvedimenti disciplinari”.

Secondo la ricostruzione dei genitori, in passato alcuni bambini, sfiniti dalle continue violenze del compagno, avrebbero chiesto di cambiare classe e a quanto pare “c’è chi è stato costretto a trasferire il figlio in un’altra scuola, non potendone più di subire angherie”, sostiene una rappresentante dei genitori. “Ora che alcuni alunni sono collegati in Dad – ha aggiunto -, le famiglie possono vedere con i loro occhi cosa accade in classe: proprio l’altro giorno abbiamo visto questo bambino lanciare dei banchi”. Per tutti questi motivi i genitori hanno deciso di protestare, lasciando i propri figli a casa: “Siamo determinati a difendere i nostri bambini da tutte le conseguenze spiacevoli che potrebbero derivare da questa situazione. Andremo fino in fondo e abbiamo già intrapreso le vie legali”.

Lidia Prospesi, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “San Francesco” cui appartiene la scuola “Collodi” ha dichiarato di non negare “l’esistenza a scuola di una situazione di problematicità. Credo che però i toni utilizzati per descrivere questa circostanza siano esasperati”. E così spiega: “L’Istituto, preso atto del problema, si è attivato sin da subito, adottando tutte le misure possibili. Sono state effettuate riunioni online, è stato attivato lo psicologo e altre figure professionali. La situazione è monitorata ed è stato fatto tutto ciò che una scuola può fare per risolverla”. Poi la dirigente ha tenuto a precisare che “non ci sono stati trasferimenti di alunni in altre scuole: un paio di bambini ha cambiato scuola per motivi familiari ben diversi”.

Bullismo e cyberbullismo, oltre il 50% dei ragazzi ne è vittima in Italia

In Italia oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito episodi di bullismo. Così ricorda la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). La questione diventa ancor più grave per quanto riguarda il cyberbullismo. Secondo un’indagine realizzata dall’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo – che hanno raccolto le opinioni su bullismo e cyberbullismo di 8mila giovani, femmine e maschi, delle scuole secondarie in tutta Italia – il cyberbullismo colpisce per lo più le ragazze: il 12,4% delle giovani ammette di esserne state vittima, contro il 10,4% dei ragazzi. A questi dati si sommano le molestie e i commenti a sfondo sessuale, subiti dal 32% delle ragazze, contro il 6,7% dei ragazzi.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Un bambino bullo talmente violento da far rimanere a casa un’intera classe. È quanto accaduto nella scuola primaria di viale Verdi “Collodi”, a Jesi, in provincia di Ancona. I genitori dei bambini, stanchi dei continui episodi di bullismo commessi da due anni da un bimbo di 8 anni , hanno deciso di protestare, non mandando più a scuola i loro figli. “Abbiamo deciso di tenere i nostri figli a casa perché non ci sentiamo più al sicuro – spiega un rappresentante del gruppo delle mamme e dei papà -. Sono due anni che i nostri piccoli subiscono botte, interruzioni di lezioni, parolacce e insulti da parte di un bambino di 8 anni. Abbiamo fatto una relazione al vice Questore, sono state attivate anche figure professionali e assistenti sociali, ma nulla. Le maestre le hanno provate tutte. Ecco perché chiediamo a gran voce che vengano adottate misure efficaci a tutela dei nostri figli”. Quattordici i bambini della classe che da tre giorni non si presenta più a scuola. “Sono rimasti tutti a casa, tranne lui”, dichiarano i genitori che con questa protesta sperano di poter fare arrivare il messaggio alla dirigenza scolastica e alla famiglia del bambino bullo. “La scorsa settimana il bullo ha rotto il dente a un compagno – spiegano i genitori -, una bimba ha ricevuto botte e pugni in testa, un’altra l’amuchina negli occhi. E ancora, un’altra bambina ha ricevuto un pugno nel naso. Mandereste i vostri figli a scuola se sapeste che potrebbero essere malmenati? Noi non siamo più sicuri a lasciarli – aggiungono le mamme e i papà – e per questo chiediamo alla dirigente scolastica che vengano presi provvedimenti disciplinari”. Secondo la ricostruzione dei genitori, in passato alcuni bambini, sfiniti dalle continue violenze del compagno, avrebbero chiesto di cambiare classe e a quanto pare “c’è chi è stato costretto a trasferire il figlio in un’altra scuola, non potendone più di subire angherie”, sostiene una rappresentante dei genitori. “Ora che alcuni alunni sono collegati in Dad – ha aggiunto -, le famiglie possono vedere con i loro occhi cosa accade in classe: proprio l’altro giorno abbiamo visto questo bambino lanciare dei banchi”. Per tutti questi motivi i genitori hanno deciso di protestare, lasciando i propri figli a casa: “Siamo determinati a difendere i nostri bambini da tutte le conseguenze spiacevoli che potrebbero derivare da questa situazione. Andremo fino in fondo e abbiamo già intrapreso le vie legali”. Lidia Prospesi, dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo "San Francesco" cui appartiene la scuola "Collodi" ha dichiarato di non negare "l'esistenza a scuola di una situazione di problematicità. Credo che però i toni utilizzati per descrivere questa circostanza siano esasperati". E così spiega: "L'Istituto, preso atto del problema, si è attivato sin da subito, adottando tutte le misure possibili. Sono state effettuate riunioni online, è stato attivato lo psicologo e altre figure professionali. La situazione è monitorata ed è stato fatto tutto ciò che una scuola può fare per risolverla". Poi la dirigente ha tenuto a precisare che "non ci sono stati trasferimenti di alunni in altre scuole: un paio di bambini ha cambiato scuola per motivi familiari ben diversi".

Bullismo e cyberbullismo, oltre il 50% dei ragazzi ne è vittima in Italia

In Italia oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito episodi di bullismo. Così ricorda la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). La questione diventa ancor più grave per quanto riguarda il cyberbullismo. Secondo un’indagine realizzata dall’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo - che hanno raccolto le opinioni su bullismo e cyberbullismo di 8mila giovani, femmine e maschi, delle scuole secondarie in tutta Italia – il cyberbullismo colpisce per lo più le ragazze: il 12,4% delle giovani ammette di esserne state vittima, contro il 10,4% dei ragazzi. A questi dati si sommano le molestie e i commenti a sfondo sessuale, subiti dal 32% delle ragazze, contro il 6,7% dei ragazzi.
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