Un disegno di legge sulla caccia del Governo rischia di stravolgere 30 anni di tutela ambientale

Il WWF Italia denuncia il provvedimento “ammazza-natura” del ministro Lollobrigida: legalizzerebbe la caccia in spiagge e foreste, perfino di notte e con richiami vivi. A rischio biodiversità, sicurezza pubblica e aree protette. Avviata la petizione “Stop caccia selvaggia”

di DOMENICO GUARINO
29 maggio 2025
Il provvedimento rappresenterebbe un colpo durissimo alla tutela della fauna selvatica in Italia

Il provvedimento rappresenterebbe un colpo durissimo alla tutela della fauna selvatica in Italia

“Un disegno di legge inaccettabile, che stravolge i principi della legge 157/92 e calpesta l’articolo 9 della Costituzione italiana, che tutela gli animali e la biodiversità”: il WWF Italia lancia una mobilitazione contro il disegno di legge definito “Ammazza-Natura” a cui si sta lavorando negli uffici del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Lo fa lanciando la petizione “Stop caccia selvaggia”.

Secondo l’associazione ambientalista, infatti, questo provvedimento rappresenterebbe un colpo durissimo alla tutela della fauna selvatica in Italia, trasformando – dice il WWF – “la natura in un poligono di tiro ad uso e consumo dei cacciatori, legalizzando la caccia in aree demaniali come spiagge e foreste, perfino di notte e durante la stagione riproduttiva, aumentando il numero di specie cacciabili e autorizzando l’uso massiccio di richiami vivi”.

Per il WWF il disegno di legge va a vantaggio solo di una piccola minoranza armata e rumorosa e che danneggia tutti
Per il WWF il disegno di legge va a vantaggio solo di una piccola minoranza armata e rumorosa e che danneggia tutti

La bozza della nuova legge, presentata nei giorni scorsi dal ministro Lollobrigida, prevede l’ampliamento delle specie cacciabili e di quelle utilizzabili come esche vive (che passerebbero da 7 a 47), eliminando i limiti numerici per gli esemplari provenienti da allevamenti. Verrebbero inoltre semplificate le procedure per ottenere il porto d’armi anche per cittadini stranieri, mentre le guardie giurate non ambientali – come quelle di istituti di credito e supermercati – avrebbero facoltà di abbattere animali. Anche le aree protette sarebbero colpite: le Regioni verrebbero obbligate a ridurre gli spazi tutelati al massimo al 30% del territorio, se ritenuti “eccessivi”. Inoltre, chi manifesterà contro le attività di controllo della fauna selvatica potrebbe incorrere in sanzioni fino a 900 euro.

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Previsti anche cambiamenti nelle armi utilizzabili e nel numero di giornate permesse per poter svolgere l’attività venatoria. Nel testo della legge si legge infatti: “Salvo che per la caccia di selezione degli ungulati e per la caccia di ulteriori specie individuate con decreto del Ministro dell’Agricoltura (...) l’esercizio venatorio non può essere consentito per un numero settimanale di giornate superiore a tre. Le Regioni possono consentirne la libera scelta al cacciatore. Nei giorni di martedì e di venerdì, l’esercizio venatorio è in ogni caso sospeso”.

Una delle novità più controverse è anche la nuova definizione della caccia proposta nel primo articolo del testo: essa verrebbe considerata non solo un’attività sportiva e ricreativa, ma anche uno strumento utile alla salvaguardia della biodiversità e dell’ecosistema.

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Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida

Secondo il WWF, le conseguenze di queste modifiche “sarebbero drammatiche, con rischi per l’incolumità pubblica – anche per chi vive, lavora o fa escursioni in natura – per la salute di tutti, a causa dell’aumento dell’inquinamento da piombo, e per gli animali, soprattutto le specie già vulnerabili”. Anche perché, sostiene l’associazione, “i controlli saranno più difficili, a tutto vantaggio di bracconieri e trafficanti, criminali che si arricchiscono usando gli animali come merce di scambio nei mercati illegali”.

Per questa ragione il WWF Italia chiede ai cittadini di far sentire la propria voce firmando una petizione contro un provvedimento che, denuncia, “riporta l’orologio della tutela della natura indietro di oltre 30 anni” e che va “a vantaggio solo di una piccola minoranza armata e rumorosa e che danneggia tutti”.

In Italia, secondo le stime più attendibili, ci sono circa 600 mila cacciatori: un numero consistente, ma in costante diminuzione (trent’anni fa erano un milione e mezzo e nel 2000 erano già scesi a 800 mila). Inoltre, l’età media dei cacciatori è sempre più elevata e la maggior parte supera i 65 anni, segno che manca il ricambio generazionale. Il maggior numero di loro si trova in Toscana, Lombardia e Lazio.