Cardiopatie congenite tra i neonati: sono le malformazioni più comuni ma basta poco per fare la differenza

In occasione della Giornata mondiale delle cardiopatie congenite la Sin e Sicp lanciano l’appello: “Latte materno e latte umano donato sono alleati fondamentali per la loro crescita e il loro benessere”

di CATERINA CECCUTI
15 febbraio 2025
Le cardiopatie congenite, che si verificano in otto casi circa ogni mille neonati, sono le malformazioni più comuni alla nascita

Le cardiopatie congenite, che si verificano in otto casi circa ogni mille neonati, sono le malformazioni più comuni alla nascita

Le cardiopatie congenite – che si verificano in otto casi circa ogni mille neonati – sono le malformazioni più comuni alla nascita e possono richiedere interventi chirurgici o trattamenti da eseguire entro i primi mesi di vita. Per i bambini che presentano forme moderate o severe, il rischio di malnutrizione e di deficit di crescita è alto, con conseguenze significative sul decorso clinico, sulla possibilità di infezioni e, soprattutto, sul successo di eventuali interventi medici o cardiochirurgici.

Ecco perché, in occasione della Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite del 14 febbraio la Società Italiana di Neonatologia (Sin) e la Società Italiana di Cardiologia Pediatrica e delle Cardiopatie Congenite (Sicp) hanno lanciato un messaggio forte e chiaro: garantire un’alimentazione adeguata ai neonati vulnerabili è di vitale importanza per migliorare sopravvivenza e qualità della vita.

Molti sono infatti i fattori che contribuiscono allo sviluppo della malnutrizione: l’elevato consumo energetico del cuore e dei muscoli respiratori, l’affaticamento durante l’alimentazione e il ridotto flusso intestinale che può compromettere l’assorbimento dei nutrienti. A complicare il quadro si aggiungono scarso interesse per il cibo da parte del bambino – che può essere dovuto a farmaci o patologie associate - e la sazietà precoce causata dall’ingrandimento di organi come il fegato.

“Nei bambini portatori di cardiopatia congenita e bisognosi di un intervento precoce, un regime alimentare corretto permette di arrivare in sala operatoria col maggior peso possibile - spiega il dottor Gabriele Rinelli, Presidente Sicp-. L’alimentazione dovrebbe iniziare già nelle prime 24 ore di ricovero, come raccomandato dall’European Society of Paediatric and Neonatal Intensive Care (ESPNIC).” E il latte materno resta l’opzione ottimale, come sottolinea il professor Massimo Agosti, Presidente Sin, “Perché favorisce la tolleranza alimentare, sostiene la funzione gastrointestinale, rafforza il sistema immunitario e contribuisce alla composizione corretta del microbiota intestinale. I vantaggi si estendono anche alla riduzione del rischio di complicanze preoperatorie, come l’enterocolite necrotizzante.”

Purtroppo, la separazione tra madre e neonato e la permanenza in Terapia Intensiva Neonatale ostacolano la possibilità di allattare al seno. Se il latte materno non è disponibile, però, è comunque possibile ricorrere al latte umano donato, che può offrire benefici simili. Dopo l’intervento chirurgico, anche introdurre precocemente piccole quantità di latte aiuta a coprire il fabbisogno energetico e a ridurre il rischio di infezioni. Prevenire la malnutrizione nei neonati cardiopatici congeniti, dunque, influisce in modo positivo sulla sopravvivenza, sulla qualità della vita e sullo sviluppo futuro: un investimento fondamentale per dare ai piccoli pazienti un inizio migliore.