
Le cardiopatie congenite, che si verificano in otto casi circa ogni mille neonati, sono le malformazioni più comuni alla nascita
Le cardiopatie congenite – che si verificano in otto casi circa ogni mille neonati – sono le malformazioni più comuni alla nascita e possono richiedere interventi chirurgici o trattamenti da eseguire entro i primi mesi di vita. Per i bambini che presentano forme moderate o severe, il rischio di malnutrizione e di deficit di crescita è alto, con conseguenze significative sul decorso clinico, sulla possibilità di infezioni e, soprattutto, sul successo di eventuali interventi medici o cardiochirurgici.
Ecco perché, in occasione della Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite del 14 febbraio la Società Italiana di Neonatologia (Sin) e la Società Italiana di Cardiologia Pediatrica e delle Cardiopatie Congenite (Sicp) hanno lanciato un messaggio forte e chiaro: garantire un’alimentazione adeguata ai neonati vulnerabili è di vitale importanza per migliorare sopravvivenza e qualità della vita.
Molti sono infatti i fattori che contribuiscono allo sviluppo della malnutrizione: l’elevato consumo energetico del cuore e dei muscoli respiratori, l’affaticamento durante l’alimentazione e il ridotto flusso intestinale che può compromettere l’assorbimento dei nutrienti. A complicare il quadro si aggiungono scarso interesse per il cibo da parte del bambino – che può essere dovuto a farmaci o patologie associate - e la sazietà precoce causata dall’ingrandimento di organi come il fegato.
“Nei bambini portatori di cardiopatia congenita e bisognosi di un intervento precoce, un regime alimentare corretto permette di arrivare in sala operatoria col maggior peso possibile - spiega il dottor Gabriele Rinelli, Presidente Sicp-. L’alimentazione dovrebbe iniziare già nelle prime 24 ore di ricovero, come raccomandato dall’European Society of Paediatric and Neonatal Intensive Care (ESPNIC).” E il latte materno resta l’opzione ottimale, come sottolinea il professor Massimo Agosti, Presidente Sin, “Perché favorisce la tolleranza alimentare, sostiene la funzione gastrointestinale, rafforza il sistema immunitario e contribuisce alla composizione corretta del microbiota intestinale. I vantaggi si estendono anche alla riduzione del rischio di complicanze preoperatorie, come l’enterocolite necrotizzante.”
Purtroppo, la separazione tra madre e neonato e la permanenza in Terapia Intensiva Neonatale ostacolano la possibilità di allattare al seno. Se il latte materno non è disponibile, però, è comunque possibile ricorrere al latte umano donato, che può offrire benefici simili. Dopo l’intervento chirurgico, anche introdurre precocemente piccole quantità di latte aiuta a coprire il fabbisogno energetico e a ridurre il rischio di infezioni. Prevenire la malnutrizione nei neonati cardiopatici congeniti, dunque, influisce in modo positivo sulla sopravvivenza, sulla qualità della vita e sullo sviluppo futuro: un investimento fondamentale per dare ai piccoli pazienti un inizio migliore.