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Home » Attualità » La Carta di Matera per i diritti delle persone autistiche: un esempio da seguire in tutta Italia

La Carta di Matera per i diritti delle persone autistiche: un esempio da seguire in tutta Italia

L'obiettivo è quello di tutelare i diritti e le libertà fondamentali delle persone con disabilità e promuovere il rispetto per la loro dignità. Ecco perché è necessario rieducare la società

Domenico Guarino
4 Giugno 2022
carta matera persone autistiche

carta matera persone autistiche

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Una Carta dei diritti delle persone autistiche che vivono in Basilicata, stilata sulla base di altri fondamentali documenti quali dichiarazione ONU sui Diritti dei Disabili Mentali (1971) e sui Diritti delle Persone con Handicap (1975), la Carta dei diritti delle persone con autismo (1993), la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (2006), la legge 3 marzo 2009, n. 18, la legge n.134/2015, la legge italiana n.107-2015. La Carta, che prende il nome di ‘Carta di Matera” dal nome della città in cui è stata presentata ed approvata nasce con l’obiettivo di “promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità”.

A Matera è stata redatta la Carta dei diritti delle persone autistiche, un esempio da seguire in tutta Italia

L’obiettivo della Carta di Matera: accrescere il rispetto per i diritti delle persone con disabilità

Ma non solo: con la Carta si intende anche spingere la Medicina ad una migliore presa in carico ed infine a portare la politica nazionale e regionale a comprendere che nei prossimi anni urge concretizzare ciò che finora è rimasto lettera morta. “La Carta – afferma Vincenzo Giuliano, garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Basilicata – vuole sensibilizzare la società e le singole famiglie sulla situazione delle persone con disabilità e accrescere il rispetto per i diritti e la dignità di queste ultime, combattere gli stereotipi, i pregiudizi e le pratiche dannose, promuovere la consapevolezza delle capacità e i contributi delle persone con disabilità”.

Secondo il garante “è necessaria una ‘rieducazione’ della società affinché non ci si fermi alla mera compassione ma si prosegua verso un vero e proprio processo di integrazione di queste persone, prefiggendosi di arrivare un giorno alla tanto auspicata inclusione”.

Vincenzo Giuliano, garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Basilicata: “La Carta vuole sensibilizzare la società sulla situazione delle persone con disabilità”

Perché è necessario rieducare la società

“Le attuali leggi – prosegue Giuliano- , tra cui la recente legge regionale per l’autismo n. 40/2021, la legge sul Caregiver (DDL 1461), sul Dopo/Durante noi (112/2016), sul Progetto di vita e vita indipendente (328/2000) e sull’Autismo (134/2015) fanno ben sperare in una inversione di tendenza. Molti studi rispetto all’ambito riabilitativo e farmacologico, nonché gli esperimenti ben riusciti di co-housing, di vita indipendente e di inserimento lavorativo suscitano nei genitori, spesso uniche persone che si occupano dei figli disabili, soprattutto se over 18, nuove speranze e nuove aspettative. Le associazioni e le famiglie avvertono la necessità di vedere concretizzata una nuova era, sia da un punto di vista socio-sanitario che legislativo e di consapevolezza”.

“Tutto questo – conclude il Garante – sarà più facile da concretizzare se l’educazione e la presa in carico degli autistici in età evolutiva sarà seria, basata sui trattamenti maggiormente raccomandati e coinvolgerà attivamente la famiglia, la scuola e la società intorno al bambino stesso; questo perché come spesso si dice, il Dopo di noi comincia nel Durante noi”.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
Una Carta dei diritti delle persone autistiche che vivono in Basilicata, stilata sulla base di altri fondamentali documenti quali dichiarazione ONU sui Diritti dei Disabili Mentali (1971) e sui Diritti delle Persone con Handicap (1975), la Carta dei diritti delle persone con autismo (1993), la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (2006), la legge 3 marzo 2009, n. 18, la legge n.134/2015, la legge italiana n.107-2015. La Carta, che prende il nome di ‘Carta di Matera” dal nome della città in cui è stata presentata ed approvata nasce con l’obiettivo di “promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità”.
A Matera è stata redatta la Carta dei diritti delle persone autistiche, un esempio da seguire in tutta Italia

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Vincenzo Giuliano, garante dell'infanzia e dell'adolescenza della Basilicata: "La Carta vuole sensibilizzare la società sulla situazione delle persone con disabilità"

Perché è necessario rieducare la società

“Le attuali leggi – prosegue Giuliano- , tra cui la recente legge regionale per l’autismo n. 40/2021, la legge sul Caregiver (DDL 1461), sul Dopo/Durante noi (112/2016), sul Progetto di vita e vita indipendente (328/2000) e sull’Autismo (134/2015) fanno ben sperare in una inversione di tendenza. Molti studi rispetto all’ambito riabilitativo e farmacologico, nonché gli esperimenti ben riusciti di co-housing, di vita indipendente e di inserimento lavorativo suscitano nei genitori, spesso uniche persone che si occupano dei figli disabili, soprattutto se over 18, nuove speranze e nuove aspettative. Le associazioni e le famiglie avvertono la necessità di vedere concretizzata una nuova era, sia da un punto di vista socio-sanitario che legislativo e di consapevolezza”. “Tutto questo – conclude il Garante – sarà più facile da concretizzare se l’educazione e la presa in carico degli autistici in età evolutiva sarà seria, basata sui trattamenti maggiormente raccomandati e coinvolgerà attivamente la famiglia, la scuola e la società intorno al bambino stesso; questo perché come spesso si dice, il Dopo di noi comincia nel Durante noi”.
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