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Home » Attualità » L’aumento dei prezzi minaccia il terzo settore ma CasaOz di Torino rappresenta un modello virtuoso

L’aumento dei prezzi minaccia il terzo settore ma CasaOz di Torino rappresenta un modello virtuoso

Col progetto "Il mio posto nel mondo", i MagazziniOz si confermano sede per la formazione e l'inserimento lavorativo di giovani diversamente abili

Nicolò Guelfi
30 Ottobre 2022
CasaOz, una casa che accoglie i bambini e le famiglie che incontrano la malattia

CasaOz, una casa che accoglie i bambini e le famiglie che incontrano la malattia

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“La crisi economica che ha fatto lievitare i costi di beni e servizi in Italia potrebbe avere effetti nefasti anche per il mondo del volontariato“. Ad affermarlo è Enrica Baricco, fondatrice della onlus torinese di CasaOz, che si occupa di aiutare i bambini affetti da disabilità e le loro famiglie. Il problema è presto spiegato: se il settore si appoggia prevalentemente su donazioni e sovvenzioni (uguali nel tempo) ma i costi di mantenimento aumentano progressivamente, prima o poi si arriverà a un punto di rottura.

CasaOz, la Onlus che si occupa di aiutare i bambini affetti da disabilità e le loro famiglie
CasaOz, la Onlus che si occupa di aiutare i bambini affetti da disabilità e le loro famiglie

Durante la presentazione del bilancio sociale relativo al 2021, la presidente Enrica Baricco ha affermato come sia necessario dare “uno sguardo ai prossimi mesi che ci aspettano. Tre aspetti sono per noi fondamentali: una proficua contaminazione tra realtà sociali della nostra città e non solo; un rinnovato e maturo rapporto tra realtà profit e no-profit; una ricerca comune e concreta di soluzioni alla crisi energetica in cui siamo e che metterà a dura prova il nostro lavoro quotidiano a fianco dei più deboli. Sta a noi, operatori sul campo, cogliere tutte le occasioni per sbilanciarsi insieme, andando ad unire punti che parevano inavvicinabili”. Nella dichiarazione della presidente si evidenzia un tratto caratteristico della onlus torinese: dimostrare come le attività del terzo settore possano essere anche realtà produttive, avere rapporti proficui con il mondo corporate, essere in grado di generare profitto. L’esempio di questa filosofia sono i MagazziniOz, bistrot situato nel cuore di Torino dove per servire i clienti vengono impiegati dipendenti con disabilità o migranti. Un’occasione tanto per chi lavora quanto per chi fruisce: i primi perché hanno la possibilità di sviluppare autonomia e indipendenza, i secondi perché possono aprirsi alla diversità e alla fragilità in un contesto accogliente, caratterizzato dalla bellezza (il locale è situato in un palazzo barocco del 1700 in via Giolitti).

La sala interna dei MagazziniOz con Luca Marin
La sala interna dei MagazziniOz con Luca Marin

Una voce del bilancio sociale della onlus è proprio dedicata ai MagazziniOz: i dati evidenziano la crescita del progetto, nato ormai 8 anni fa, nonostante la crisi Covid sia stata devastante per il settore della ristorazione. Il cuore del progetto sono i percorsi di formazione professionale e di inserimento lavorativo, specificamente rivolti a giovani e a persone che partono da una situazione di svantaggio sociale, avendo particolari difficoltà nell’accedere al mondo del lavoro. Luca Marin, chef e presidente dei Magazzini spiega così il fenomeno: “Nonostante il 2021 sia stato ancora tutt’altro che normale, abbiamo raggiunto i nostri obiettivi in maniera soddisfacente. Il ristorante ha lavorato sul nuovo menù internazionale, che parte dal desiderio di esplorare le culture gastronomiche di tutto il mondo per mostrare come la cucina sia la grammatica comune di tutti i popoli. Le attività sociali si sono ulteriormente rilanciate, con la messa a terra delle prime relazioni concrete con le aziende del territorio, che si sono tradotte nell’introduzione nei loro organici di persone svantaggiate, formate dai MagazziniOz”. Questo è anche l’obiettivo del progetto “Il mio posto nel mondo”, in cui la struttura stessa si è confermata sede per la formazione e l’inserimento.

Un momento delle attività di CasaOz (Facebook)
Un momento delle attività di CasaOz (Facebook)

Ma quanto può effettivamente impattare l’assunzione di personale svantaggiato in un locale dove si lavora al pubblico? Abbastanza, pare infatti che da ogni euro investito nel progetto si abbia un impatto di oltre quattro volte superiore: la metodologia utilizzata per quantificarlo si chiama Sroi (Social Return On Investment) e ha l’obiettivo di misurare la redditività del capitale investito definendo un indice che esprime il rapporto tra risorse investite e impatto ottenuto considerando sia i risultati quantitativi di un’attività (output), sia i benefici immateriali derivanti da quell’attività (outcome). Carla Chiarla, responsabile del programma di inserimento lavorativo pressi i MagazziniOz, lo spiega così: “L’inserimento lavorativo delle persone diversamente abili ha un valore decisivo nella vita di queste persone e delle loro famiglie. Sono persone che, senza un accompagnamento mirato, difficilmente troverebbero occasioni di impiego a lungo periodo. È stata quindi una duplice soddisfazione constatare che anche questa metodologia ha certificato l’impatto del lavoro di accompagnamento alla formazione, all’inserimento lavorativo ed al mantenimento dell’occupazione. L’analisi ha dimostrato che 1euro investito nel progetto genera un impatto di 4,2 euro. Il progetto ‘Il mio posto nel mondo’ è quindi un potente generatore e moltiplicatore di risorse”.

L’esempio di CasaOz è virtuoso perché è un aiuto dato al prossimo che però non vuole essere un semplice dispendio di fondi, quanto un terreno fertile per creare risorse. Questo modello potrebbe essere esportato, in modo tale che, come ha aiutato la onlus a continuare durante la crisi Covid, possa essere un importante ammortizzatore anche altrove per le nuove sfide a venire.

 

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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"La crisi economica che ha fatto lievitare i costi di beni e servizi in Italia potrebbe avere effetti nefasti anche per il mondo del volontariato". Ad affermarlo è Enrica Baricco, fondatrice della onlus torinese di CasaOz, che si occupa di aiutare i bambini affetti da disabilità e le loro famiglie. Il problema è presto spiegato: se il settore si appoggia prevalentemente su donazioni e sovvenzioni (uguali nel tempo) ma i costi di mantenimento aumentano progressivamente, prima o poi si arriverà a un punto di rottura.
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La sala interna dei MagazziniOz con Luca Marin
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Una voce del bilancio sociale della onlus è proprio dedicata ai MagazziniOz: i dati evidenziano la crescita del progetto, nato ormai 8 anni fa, nonostante la crisi Covid sia stata devastante per il settore della ristorazione. Il cuore del progetto sono i percorsi di formazione professionale e di inserimento lavorativo, specificamente rivolti a giovani e a persone che partono da una situazione di svantaggio sociale, avendo particolari difficoltà nell’accedere al mondo del lavoro. Luca Marin, chef e presidente dei Magazzini spiega così il fenomeno: “Nonostante il 2021 sia stato ancora tutt’altro che normale, abbiamo raggiunto i nostri obiettivi in maniera soddisfacente. Il ristorante ha lavorato sul nuovo menù internazionale, che parte dal desiderio di esplorare le culture gastronomiche di tutto il mondo per mostrare come la cucina sia la grammatica comune di tutti i popoli. Le attività sociali si sono ulteriormente rilanciate, con la messa a terra delle prime relazioni concrete con le aziende del territorio, che si sono tradotte nell’introduzione nei loro organici di persone svantaggiate, formate dai MagazziniOz”. Questo è anche l’obiettivo del progetto “Il mio posto nel mondo”, in cui la struttura stessa si è confermata sede per la formazione e l’inserimento.
Un momento delle attività di CasaOz (Facebook)
Un momento delle attività di CasaOz (Facebook)
Ma quanto può effettivamente impattare l’assunzione di personale svantaggiato in un locale dove si lavora al pubblico? Abbastanza, pare infatti che da ogni euro investito nel progetto si abbia un impatto di oltre quattro volte superiore: la metodologia utilizzata per quantificarlo si chiama Sroi (Social Return On Investment) e ha l’obiettivo di misurare la redditività del capitale investito definendo un indice che esprime il rapporto tra risorse investite e impatto ottenuto considerando sia i risultati quantitativi di un’attività (output), sia i benefici immateriali derivanti da quell’attività (outcome). Carla Chiarla, responsabile del programma di inserimento lavorativo pressi i MagazziniOz, lo spiega così: “L’inserimento lavorativo delle persone diversamente abili ha un valore decisivo nella vita di queste persone e delle loro famiglie. Sono persone che, senza un accompagnamento mirato, difficilmente troverebbero occasioni di impiego a lungo periodo. È stata quindi una duplice soddisfazione constatare che anche questa metodologia ha certificato l’impatto del lavoro di accompagnamento alla formazione, all’inserimento lavorativo ed al mantenimento dell’occupazione. L’analisi ha dimostrato che 1euro investito nel progetto genera un impatto di 4,2 euro. Il progetto 'Il mio posto nel mondo' è quindi un potente generatore e moltiplicatore di risorse”. L’esempio di CasaOz è virtuoso perché è un aiuto dato al prossimo che però non vuole essere un semplice dispendio di fondi, quanto un terreno fertile per creare risorse. Questo modello potrebbe essere esportato, in modo tale che, come ha aiutato la onlus a continuare durante la crisi Covid, possa essere un importante ammortizzatore anche altrove per le nuove sfide a venire.  
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