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Home » Attualità » Certificazione di Parità di Genere ai nastri di partenza, ne parliamo con la Giurista d’Impresa Florinda Scicolone

Certificazione di Parità di Genere ai nastri di partenza, ne parliamo con la Giurista d’Impresa Florinda Scicolone

"È l'era delle Pari Opportunità, non del femminismo"

Sofia Francioni
6 Maggio 2022
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In Italia il bollino per la parità di genere è legge dal 1 gennaio 2022. A prescindere dalla dimensione, dalla natura e dall’attività dell’impresa, d’ora in poi qualunque azienda può essere alleata dell’empowerment femminile. Sulla carta, è quasi tutto pronto: dopo la legge 162/2021 introdotta dal PNRR e nella legge di Bilancio 2022, a marzo sono state rese note le prime linee guida UNI/PDR 125/2022 che definiscono i requisiti necessari per ottenere la certificazione di Parità di Genere. Le quarantotto pagine iniziano a chiarire come una serie di indicatori prestazionali (Kpi) andranno a misurare ad hoc la presenza delle donne nelle aziende e valuteranno le iniziative concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre i divari su opportunità di crescita, parità salariale a parità di mansioni, gestione delle differenze di genere e tutela della maternità. Le imprese che la avranno, otterranno uno sconto dell’1% (fino a 50mila euro all’anno) sui contributi da versare per i dipendenti. Ma soprattutto in sede di gara riceveranno una premialità nella partecipazione a bandi italiani ed europei.

L’Anac ha già inserito nel suo ultimo bando, come clausola di esclusione della gara, gli operatori economici che al momento della presentazione dell’offerta non si assumono l’obbligo di riservare una quota di assunzioni pari almeno al 30% di occupazioni al femminile. La Fondazione Marisa Bellisario, che da 34 anni in Italia si occupa della valorizzazione dei talenti femminili e che già dieci anni fa istituì la mela rosa, un certificato da consegnare alle aziende virtuose in tema di parità di genere ante-litteram, saluta la nuova legge con buon auspicio. La presidente della Fondazione, Lella Golfo, con la legge Golfo-Mosca del 2011 ha infranto il tetto di cristallo nei cda delle quotate e partecipate, portando le consigliere d’amministrazione dal 7% al 42% in soli 10 anni, come evidenzia l’ultima relazione Consob. “Ma nelle stesse società quotate, nei ruoli dove la legge non trova applicazione, amministratrici delegate donne (2% ndr) o presidenti (4% ndr) ce ne sono pochissime. Questo dimostra non solo che per la parità di genere le leggi sono fondamentali, ma anche che è giunto il momento che l’intuizione avuta per prima dalla presidente Golfo per la costituzione di un Autorithy indipendente per la parità di genere diventi realtà” dichiara la giurista d’impresa Florinda Scicolone, membro della Fondazione Marisa Bellisario.

Florinda Scicolone, giurista d’impresa e membro della Fondazione Bellisario

Dottoressa, perché definisce la legge per la certificazione della parità di genere una rivoluzione copernicana? 

“Grazie alla Golfo-Mosca che ha acceso i motori del cambiamento, con questa legge mettiamo un altro importante tassello in direzione della parità di genere in Italia. La certificazione è destinata a diventare un driver importante del business per le aziende perché non solo le premierà in sede di gara, prevedendo inoltre sgravi contribuitivi, ma anche perché gli stakeholders andranno a guardare a questi indicatori, cosiddetti kpi, di cui sono sicura sentiremo tanto parlare..”

L’obbligatorietà della certificazione per le aziende sarà de facto? 

“Quando  la legge è stata approvata, rumours aziendali dicevano: “Va bè, tanto non è obbligatoria“, oggi invece – parlo da Giurista d’Impresa che si occupa anche di Corporate Compliance – l’atteggiamento sta cominciando a cambiare, Le governance delle aziende stanno iniziando a guardare alla parità di genere non più solo come un beneficio per le donne, ma come un asset importante del business nel quale investire per eccellere in competitività e primalità”.

Al di là dei benefici che la legge prevede, perché le donne rappresentano un valore aggiunto per le aziende? 

“Basti pensare agli effetti della legge Golfo-Mosca: nei consigli d’amministrazione le donne arrivavano sempre molto preparate e questo ha stimolato i consiglieri uomini a fare altrettanto. Le consigliere non si sentivano all’altezza del ruolo, per questo si preparavo di più e per questo sono riuscite in una piccola rivoluzione”.

Una rivoluzione gentile 

“Sì: essere riuscite a far studiare di più gli uomini. Noi donne, d’altronde, non lasciamo niente al caso perché siamo oculate. Siamo in grado di svolgere più ruoli contemporaneamente, siamo multitasking per natura, storia, cultura. Se le donne avessero più dicasteri, la società camminerebbe meglio. Marisa Bellisario negli anni Ottanta diceva: Noi donne non abbiamo diritto alla mediocrità. Per occupare dei posti importanti dobbiamo essere bravissime. Ma nel 2022 quei posti non possiamo ancora occuparli”.

Allo stato embrionale della legge, le linee guida di 48 pagine sono molto tecniche e sembrano richiedere figure specializzate per la loro applicazione. Ottenere la certificazione non sarà complesso per le piccole e medie imprese? 

“Servono sicuramente figure precipue per misurare questi indicatori e accompagnare le aziende in fondo al processo. Penso alla figura importante dei manager della diversity e inclusion, più adatti alle grandi aziende, mentre per le piccole e medie imprese l’ausilio verrà dai legali interni, o se sono aziende che non hanno un legale interno, dovranno necessariamente appoggiarsi a consulenti esterni”.

La Golfo-Mosca al tempo della sua presentazione in Parlamento venne osteggiata da tanti, non ultima Confindustria. Dopo aver infranto il soffitto di cristallo nei cda, al 2019 ne era prevista la decadenza. Se la legge fosse stata permanente, infatti, sarebbe stata incostituzionale. Poi però è stata prorogata addirittura con una promozione che ha portato le quote di genere dal 30% al 40-%, perché?

“Perché La Golfo -Mosca è diventata un modello che ha fatto scuola in Europa, il suo successo è stato ricordato dalla Commissione Europea perfino in una Risoluzione. Le conquiste delle donne, però, sono sempre a rischio. La legge Golfo-Mosca emanata nel 2011, che aveva visto come prima firmataria Lella Golfo (Forza Italia ndr) e poi Alessia Mosca (Pd ndr), esempio di impegno trasversale di due donne provenienti da due opposti schieramenti, è stata salvata nel 2019 sempre  da un’altra donna: Cristina Rossello (Forza Italia ndr), che fu fautrice dell’iniziativa parlamentare promossa nel 2018 e ne ha permesso la proroga. La legge  Golfo – Mosca è stata sempre definita da Lella Golfo stessa come un antibiotico che come gli antibiotici nel tempo ha dato i suoi segni“. 

Cos’ha curato?

“Ha curato il gap delle presenze femminili nei Cda delle quotate e delle partecipate. Non solo ma, ha anche curato l’insensibilità culturale in Italia verso le tematiche della parità di genere aziendale. Possiamo affermare che la Legge Golfo-Mosca ha acceso il cambiamento culturale. Anche Confindustria, oggi, ne riconosce i meriti. Al decennale che abbiamo promosso alla Camera dei Deputati io e Cristina Rossello, con la partecipazione di Lella Golfo, lo scorso novembre per celebrare i dieci anni di questa legge copernicana, è stato significativo la presenza proprio del Direttore Generale di Confindustria Francesca Mariotti che, con la voce autorevole in rappresentanza di Confindustria, ne ha elogiato il grande merito attribuito alla normativa in tre mandati di applicazione nei cda.”

La normativa che ha introdotto la certificazione della parità di genere si può definire figlia del cambiamento culturale attivato dalla Legge Golfo-Mosca?

“Senza ombra di dubbio sì'”

In Italia le normative in tema di parità di genere esistono, ma perché spesso non trovano applicazione? 

“Perché è necessaria la creazione di un Autorithy indipendente per la Parità di Genere che vigili e vada a monitorare l’applicabilità, come la presidente Lella Golfo afferma da vent’anni al suono di Donna Economia e Potere. La presidente nel 2008 è stata in Italia la prima firmataria di un progetto di legge alla Camera avente per oggetto proprio la costituzione di un Authority”.

Pari Opportunità, che cosa significano? 

“La collaborazione fra i sessi per l’empowerment women. In questa direzione, l’impegno profuso dev’essere massimo ambo le parti. L’era del femminismo è superata, l’era del Duemila è quella della Parità di Genere”.

Florinda Scicolone, giurista d’impresa e membro della Fondazione Bellisario

Il femminismo è superato secondo lei ?

“La ringrazio per la domanda perché mi permette di chiarire il concetto appena esposto. Non mi fraintenda, quando dico è superato non intendo dire che lo dobbiamo rinnegare, ma ringraziare perché ci ha permesso di arrivare a inseguire una nuova fase storica con nuovi obiettivi. Femminismo significa lotta per l’emancipazione femminile, mi riferisco proprio all’etimologia della parola latina, emancipatio cioè la fuori uscita della donna dalla patria potestà maschile . Mi occupo di Inclusion Women da circa vent’anni, ho anche diretto in politica attiva nel passato per svariati anni un Dipartimento dei Diritti Civili delle Donne e negli anni 2000 ho potuto verificare che l’emancipazione è stata raggiunta, nel senso del termine latino sopra indicato, ciò è nel senso che nei paesi occidentali, la donna è, grazie al cielo, ormai libera dalla potestà maschile. Oggi dobbiamo andare nella direzione che deve tendere a superare la fase dell’emancipazione femminile nel senso del termine latino, cercare di affermate la collaborazione tra i sessi è un salto in più. Sappiamo che la democrazia si compie soltanto con la parità di genere. Per cui, pur lungo lo stesso fil rouge storico, la fase è un’altra. Dobbiamo impegnarci e lottare per la collaborazione fra uomini e donne. Solo la collaborazione tra uomini e donne porterà al superamento dei divari di genere. Se continuano chiamarla battaglia femminista, secondo me, poniamo il rischio di creare ancora oggi nella mente maschile un muro che vogliamo e dobbiamo, a mio avviso, ormai evitare. Sono dell’idea che sia giunto il momento storico in cui uomini e donne non si devono contrapporre, ma stringersi la mano per una fattiva collaborazione. Inoltre, il concetto delle Pari Opportunità è quello giusto perché è l’unico che fa ancora davvero paura all’uomo”.

La Parità di genere in Italia è a rischio controndata? 

“Come sempre nei momenti di crisi, e lo abbiamo visto durante la pandemia, è la parità di genere a essere la prima vittima. Una delle paure per esempio è che a rimanere ferita sotto la riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari sia proprio la rappresentanza di genere negli scranni  parlamentari nelle prossime politiche, perché vi è il fondato rischio che la riduzione del numero dei parlamentari equivalga a una  minore rappresentatività delle donne in Parlamento. Come società civile dobbiamo impedire che ciò accada perché non ci sarà una completa democrazia fino a quando l’altra metà del cielo non sarà rappresentata in modo egualitario sia nella governance privata che in quella pubblica”.

 

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
In Italia il bollino per la parità di genere è legge dal 1 gennaio 2022. A prescindere dalla dimensione, dalla natura e dall’attività dell'impresa, d'ora in poi qualunque azienda può essere alleata dell'empowerment femminile. Sulla carta, è quasi tutto pronto: dopo la legge 162/2021 introdotta dal PNRR e nella legge di Bilancio 2022, a marzo sono state rese note le prime linee guida UNI/PDR 125/2022 che definiscono i requisiti necessari per ottenere la certificazione di Parità di Genere. Le quarantotto pagine iniziano a chiarire come una serie di indicatori prestazionali (Kpi) andranno a misurare ad hoc la presenza delle donne nelle aziende e valuteranno le iniziative concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre i divari su opportunità di crescita, parità salariale a parità di mansioni, gestione delle differenze di genere e tutela della maternità. Le imprese che la avranno, otterranno uno sconto dell’1% (fino a 50mila euro all’anno) sui contributi da versare per i dipendenti. Ma soprattutto in sede di gara riceveranno una premialità nella partecipazione a bandi italiani ed europei. L'Anac ha già inserito nel suo ultimo bando, come clausola di esclusione della gara, gli operatori economici che al momento della presentazione dell’offerta non si assumono l’obbligo di riservare una quota di assunzioni pari almeno al 30% di occupazioni al femminile. La Fondazione Marisa Bellisario, che da 34 anni in Italia si occupa della valorizzazione dei talenti femminili e che già dieci anni fa istituì la mela rosa, un certificato da consegnare alle aziende virtuose in tema di parità di genere ante-litteram, saluta la nuova legge con buon auspicio. La presidente della Fondazione, Lella Golfo, con la legge Golfo-Mosca del 2011 ha infranto il tetto di cristallo nei cda delle quotate e partecipate, portando le consigliere d'amministrazione dal 7% al 42% in soli 10 anni, come evidenzia l’ultima relazione Consob. "Ma nelle stesse società quotate, nei ruoli dove la legge non trova applicazione, amministratrici delegate donne (2% ndr) o presidenti (4% ndr) ce ne sono pochissime. Questo dimostra non solo che per la parità di genere le leggi sono fondamentali, ma anche che è giunto il momento che l’intuizione avuta per prima dalla presidente Golfo per la costituzione di un Autorithy indipendente per la parità di genere diventi realtà" dichiara la giurista d'impresa Florinda Scicolone, membro della Fondazione Marisa Bellisario.
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Dottoressa, perché definisce la legge per la certificazione della parità di genere una rivoluzione copernicana?  "Grazie alla Golfo-Mosca che ha acceso i motori del cambiamento, con questa legge mettiamo un altro importante tassello in direzione della parità di genere in Italia. La certificazione è destinata a diventare un driver importante del business per le aziende perché non solo le premierà in sede di gara, prevedendo inoltre sgravi contribuitivi, ma anche perché gli stakeholders andranno a guardare a questi indicatori, cosiddetti kpi, di cui sono sicura sentiremo tanto parlare.." L'obbligatorietà della certificazione per le aziende sarà de facto?  "Quando  la legge è stata approvata, rumours aziendali dicevano: "Va bè, tanto non è obbligatoria", oggi invece - parlo da Giurista d’Impresa che si occupa anche di Corporate Compliance - l'atteggiamento sta cominciando a cambiare, Le governance delle aziende stanno iniziando a guardare alla parità di genere non più solo come un beneficio per le donne, ma come un asset importante del business nel quale investire per eccellere in competitività e primalità". Al di là dei benefici che la legge prevede, perché le donne rappresentano un valore aggiunto per le aziende?  "Basti pensare agli effetti della legge Golfo-Mosca: nei consigli d'amministrazione le donne arrivavano sempre molto preparate e questo ha stimolato i consiglieri uomini a fare altrettanto. Le consigliere non si sentivano all'altezza del ruolo, per questo si preparavo di più e per questo sono riuscite in una piccola rivoluzione". Una rivoluzione gentile  "Sì: essere riuscite a far studiare di più gli uomini. Noi donne, d'altronde, non lasciamo niente al caso perché siamo oculate. Siamo in grado di svolgere più ruoli contemporaneamente, siamo multitasking per natura, storia, cultura. Se le donne avessero più dicasteri, la società camminerebbe meglio. Marisa Bellisario negli anni Ottanta diceva: Noi donne non abbiamo diritto alla mediocrità. Per occupare dei posti importanti dobbiamo essere bravissime. Ma nel 2022 quei posti non possiamo ancora occuparli". Allo stato embrionale della legge, le linee guida di 48 pagine sono molto tecniche e sembrano richiedere figure specializzate per la loro applicazione. Ottenere la certificazione non sarà complesso per le piccole e medie imprese?  "Servono sicuramente figure precipue per misurare questi indicatori e accompagnare le aziende in fondo al processo. Penso alla figura importante dei manager della diversity e inclusion, più adatti alle grandi aziende, mentre per le piccole e medie imprese l’ausilio verrà dai legali interni, o se sono aziende che non hanno un legale interno, dovranno necessariamente appoggiarsi a consulenti esterni". La Golfo-Mosca al tempo della sua presentazione in Parlamento venne osteggiata da tanti, non ultima Confindustria. Dopo aver infranto il soffitto di cristallo nei cda, al 2019 ne era prevista la decadenza. Se la legge fosse stata permanente, infatti, sarebbe stata incostituzionale. Poi però è stata prorogata addirittura con una promozione che ha portato le quote di genere dal 30% al 40-%, perché? "Perché La Golfo -Mosca è diventata un modello che ha fatto scuola in Europa, il suo successo è stato ricordato dalla Commissione Europea perfino in una Risoluzione. Le conquiste delle donne, però, sono sempre a rischio. La legge Golfo-Mosca emanata nel 2011, che aveva visto come prima firmataria Lella Golfo (Forza Italia ndr) e poi Alessia Mosca (Pd ndr), esempio di impegno trasversale di due donne provenienti da due opposti schieramenti, è stata salvata nel 2019 sempre  da un'altra donna: Cristina Rossello (Forza Italia ndr), che fu fautrice dell’iniziativa parlamentare promossa nel 2018 e ne ha permesso la proroga. La legge  Golfo - Mosca è stata sempre definita da Lella Golfo stessa come un antibiotico che come gli antibiotici nel tempo ha dato i suoi segni".  Cos'ha curato? "Ha curato il gap delle presenze femminili nei Cda delle quotate e delle partecipate. Non solo ma, ha anche curato l’insensibilità culturale in Italia verso le tematiche della parità di genere aziendale. Possiamo affermare che la Legge Golfo-Mosca ha acceso il cambiamento culturale. Anche Confindustria, oggi, ne riconosce i meriti. Al decennale che abbiamo promosso alla Camera dei Deputati io e Cristina Rossello, con la partecipazione di Lella Golfo, lo scorso novembre per celebrare i dieci anni di questa legge copernicana, è stato significativo la presenza proprio del Direttore Generale di Confindustria Francesca Mariotti che, con la voce autorevole in rappresentanza di Confindustria, ne ha elogiato il grande merito attribuito alla normativa in tre mandati di applicazione nei cda." La normativa che ha introdotto la certificazione della parità di genere si può definire figlia del cambiamento culturale attivato dalla Legge Golfo-Mosca? "Senza ombra di dubbio sì'" In Italia le normative in tema di parità di genere esistono, ma perché spesso non trovano applicazione?  "Perché è necessaria la creazione di un Autorithy indipendente per la Parità di Genere che vigili e vada a monitorare l'applicabilità, come la presidente Lella Golfo afferma da vent'anni al suono di Donna Economia e Potere. La presidente nel 2008 è stata in Italia la prima firmataria di un progetto di legge alla Camera avente per oggetto proprio la costituzione di un Authority". Pari Opportunità, che cosa significano?  "La collaborazione fra i sessi per l'empowerment women. In questa direzione, l'impegno profuso dev'essere massimo ambo le parti. L'era del femminismo è superata, l'era del Duemila è quella della Parità di Genere".
Florinda Scicolone, giurista d'impresa e membro della Fondazione Bellisario
Il femminismo è superato secondo lei ? "La ringrazio per la domanda perché mi permette di chiarire il concetto appena esposto. Non mi fraintenda, quando dico è superato non intendo dire che lo dobbiamo rinnegare, ma ringraziare perché ci ha permesso di arrivare a inseguire una nuova fase storica con nuovi obiettivi. Femminismo significa lotta per l’emancipazione femminile, mi riferisco proprio all’etimologia della parola latina, emancipatio cioè la fuori uscita della donna dalla patria potestà maschile . Mi occupo di Inclusion Women da circa vent’anni, ho anche diretto in politica attiva nel passato per svariati anni un Dipartimento dei Diritti Civili delle Donne e negli anni 2000 ho potuto verificare che l’emancipazione è stata raggiunta, nel senso del termine latino sopra indicato, ciò è nel senso che nei paesi occidentali, la donna è, grazie al cielo, ormai libera dalla potestà maschile. Oggi dobbiamo andare nella direzione che deve tendere a superare la fase dell’emancipazione femminile nel senso del termine latino, cercare di affermate la collaborazione tra i sessi è un salto in più. Sappiamo che la democrazia si compie soltanto con la parità di genere. Per cui, pur lungo lo stesso fil rouge storico, la fase è un'altra. Dobbiamo impegnarci e lottare per la collaborazione fra uomini e donne. Solo la collaborazione tra uomini e donne porterà al superamento dei divari di genere. Se continuano chiamarla battaglia femminista, secondo me, poniamo il rischio di creare ancora oggi nella mente maschile un muro che vogliamo e dobbiamo, a mio avviso, ormai evitare. Sono dell'idea che sia giunto il momento storico in cui uomini e donne non si devono contrapporre, ma stringersi la mano per una fattiva collaborazione. Inoltre, il concetto delle Pari Opportunità è quello giusto perché è l'unico che fa ancora davvero paura all'uomo". La Parità di genere in Italia è a rischio controndata?  "Come sempre nei momenti di crisi, e lo abbiamo visto durante la pandemia, è la parità di genere a essere la prima vittima. Una delle paure per esempio è che a rimanere ferita sotto la riforma costituzionale che prevede il taglio dei parlamentari sia proprio la rappresentanza di genere negli scranni  parlamentari nelle prossime politiche, perché vi è il fondato rischio che la riduzione del numero dei parlamentari equivalga a una  minore rappresentatività delle donne in Parlamento. Come società civile dobbiamo impedire che ciò accada perché non ci sarà una completa democrazia fino a quando l’altra metà del cielo non sarà rappresentata in modo egualitario sia nella governance privata che in quella pubblica".  
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