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Home » Attualità » Congedo mestruale, in Francia il mobilificio Louis offre un giorno retribuito al mese alle dipendenti

Congedo mestruale, in Francia il mobilificio Louis offre un giorno retribuito al mese alle dipendenti

L'azienda francese ha garantito alle donne la possibilità di fermarsi duranti i giorni più dolorosi del ciclo. Anche in Spagna, nel comune di Girona, è stato garantito il congedo. In Italia la proposta e il dibattito sono fermi dal 2016

Sofia Francioni
12 Maggio 2022
congedo mestruale

congedo mestruale

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In Francia, in via sperimentale per un anno, il mobilificio Louis tra i benefit per i dipendenti ha incluso il congedo mestruale. Un’intera giornata retribuita ogni 30 giorni che le 8 dipendenti dell’azienda possono utilizzare per fermarsi durante i giorni più dolorosi del ciclo. In un’intervista, il direttore generale di Louis Thomas Devineaux ha spiegato che la misura è vantaggiosa per tutti. Non solo per le donne. “Le dipendenti non devono produrre nessun certificato medico e non c’è bisogno di autorizzazioni. In caso di cicli dolorosi basta informare il manager. Lavoriamo in un clima di flessibilità e così evitiamo imprevisti durante la produzione. È importante che nel luogo di lavoro ci siano fiducia e benessere, così facendo speriamo di spingere altre aziende a seguire il nostro esempio”.

Il congedo mestruale in Italia e nel resto del mondo

Il direttore generale di Louis, Thomas Devineaux

Paese apripista per il congedo mestruale nel mondo è il Giappone, che lo ha introdotto nel 1947, seguito dall’Indonesia. In Spagna, dal 2021, il comune di Girona garantisce otto ore di stop dal lavoro per donne affette da dismenorrea o endometriosi. Mentre, a livello nazionale, il governo ha appena inserito un articolo sul congedo mestruale in una nuova proposta di legge sull’aborto, disponendo lo stop sul lavoro da tre a cinque giorni in caso di ciclo doloroso, oltre all’obbligo di prodotti igienici gratuiti negli istituti scolastici: ma l’iter e la discussione parlamentare sono ancora un’incognita.

In Francia l’esperimento del mobilificio Louis, affiancato dalle aziende Marédoc, Apres La Collective e Intimina, rimangono dei casi isolati dato che la legge francese sul lavoro nazionale non contiene norme sul tema. E, mentre la Scozia è la prima nazione al mondo a fornire assorbenti gratuiti, in Italia il congedo mestruale è lettera morta: nel 2016 alcune deputate Pd presentarono alla Camera una proposta di legge per l’istituzione del congedo per le donne che soffrono di dismenorrea, per massimo tre giorni al mese e previo certificato del medico specialista. Le deputate partivano da alcuni dati: “tra il 60 e il 90 % delle donne soffre durante il ciclo mestruale e questo causa tassi dal 13% al 51% di assenteismo a scuola e dal 5% al 15 % di assenteismo nel lavoro”. Il congedo si rivolgerebbe alle lavoratrici con contratti di lavoro subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato, determinato o a progetto. Ma il dibattito, come la proposta sono ancora fermi al 2016.

 

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
In Francia, in via sperimentale per un anno, il mobilificio Louis tra i benefit per i dipendenti ha incluso il congedo mestruale. Un'intera giornata retribuita ogni 30 giorni che le 8 dipendenti dell'azienda possono utilizzare per fermarsi durante i giorni più dolorosi del ciclo. In un'intervista, il direttore generale di Louis Thomas Devineaux ha spiegato che la misura è vantaggiosa per tutti. Non solo per le donne. "Le dipendenti non devono produrre nessun certificato medico e non c'è bisogno di autorizzazioni. In caso di cicli dolorosi basta informare il manager. Lavoriamo in un clima di flessibilità e così evitiamo imprevisti durante la produzione. È importante che nel luogo di lavoro ci siano fiducia e benessere, così facendo speriamo di spingere altre aziende a seguire il nostro esempio".

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