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Home » Attualità » Connecticut, nelle scuole pubbliche gli studi sui cambiamenti climatici diventano obbligatori

Connecticut, nelle scuole pubbliche gli studi sui cambiamenti climatici diventano obbligatori

Dal prossimo anno la materia entra nel curriculum scientifico. "Dobbiamo dotare i bambini di strumenti per affrontare il problema"

Barbara Berti
31 Dicembre 2022
I cambiamenti climatici diventano materia di studio

I cambiamenti climatici diventano materia di studio

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I cambiamenti climatici si studiano a scuola. A partire dal prossimo anno scolastico, lo stato del Connecticut imporrà lo studio del cambiamento climatico nelle scuole pubbliche come parte del curriculum scientifico. La novità segue le orme del New Jersey, che nel 2020 è diventato il primo Stato americano a imporre l’educazione al cambiamento climatico K-12 in tutti i distretti scolastici.

Lo stato del Connecticut imporrà lo studio del cambiamento climatico nelle scuole pubbliche come parte del curriculum scientifico
Lo stato del Connecticut imporrà lo studio del cambiamento climatico nelle scuole pubbliche come parte del curriculum scientifico

Attualmente, quasi il 90% delle scuole pubbliche del Connecticut include lo studio del cambiamento climatico nei propri programmi, tuttavia, rendendolo obbligatorio come parte della legge statale dai cinque ai dodici anni, l’educazione al clima diventerà effettivamente protetta dai tagli di bilancio e dalle opinioni politiche che negano il clima in un momento in cui l’istruzione negli Stati Uniti è diventata un serio campo di battaglia di guerra culturale. “La svolta conservatrice nel nostro paese spesso inizia da un livello molto iper-locale per l’istruzione. C’è questa spinta verso l’anti-intellettualismo, l’anti-scienza, l’anti-ragione, e non volevo che gli enti locali per l’istruzione avessero il potere di ribaltare il curriculum e dire: il cambiamento climatico è troppo politico” sono le parole rilasciate al “The Guardian” da Christine Palm, rappresentante dello Stato del Connecticut e vicepresidente della commissione per l’ambiente dell’assemblea generale. La donna ha avviato i suoi sforzi legislativi per approvare un mandato di educazione al clima già nel 2018. Attraverso vari sondaggi e petizioni, Palm ha scoperto che l’educazione al cambiamento climatico non viene insegnata affatto nelle scuole o non viene insegnata abbastanza. Così Palm ha continuato a presentare la sua legge sull’educazione climatica ogni anno negli ultimi quattro fino a quando non è stata finalmente inclusa nella legge sull’attuazione del bilancio statale. “Dobbiamo assolutamente affrontare il problema, che inizia quando i bambini sono molto piccoli. Dobbiamo dotarli degli strumenti per partecipare alla soluzione di un problema che non hanno contribuito a creare” ha dichiarato Palm.

Preoccupazioni dei giovani per la crisi climatica

Giovani attivisti per l'ambiente (Ansa)
Giovani attivisti per l’ambiente (Ansa)

Mentre il Connecticut si prepara per i cambiamenti curriculari del prossimo anno, gli esperti rimangono cauti sui modi per trasmettere informazioni sulla crisi climatica. Un sondaggio globale condotto lo scorso anno tra 10.000 bambini e giovani (tra i 16 e i 25 anni) in dieci paesi, inclusi gli Stati Uniti, ha rilevato che il 59% degli intervistati era molto o estremamente preoccupato per la crisi climatica. Oltre il 50% ha riferito di provare emozioni tra cui tristezza, ansia, rabbia, impotenza e senso di colpa. Il 75% degli intervistati ha affermato di ritenere che il futuro sia spaventoso. Con l’ansia legata al clima che si sta sempre più diffondendo tra i giovani, molti educatori sono preoccupati per metodi relativi all’insegnamento. “Occorre assicurarsi che i bambini ricevano non solo informazioni accurate ma anche informazioni piene di speranza. Dobbiamo assicurarci che i bambini apprendano le soluzioni, la creatività e la resilienza tanto quanto apprendono le cause e gli effetti” spiega Lauren Madden, educatrice scientifica e professoressa al College of New Jersey, al “The Guardian” ricordando che è fondamentale “una prospettiva basata sull’equità” quando “parliamo con i ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori”.

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  • Avete mai pensato a come fare quando siete in una foresta, in montagna o in una spiaggia solitaria, lontane da tutti, completamente immerse nella natura, ma avete il ciclo? 

🟪 A questa eventualità ha risposto una ragazza scozzese, che ha sviluppato un kit mestruale portatile da usare all’aperto quando non esistono i servizi igienici o non c’è accesso alle toilette. Erin Reid, 25 anni, ha concepito l’idea quando ha affrontato il cammino di 96 miglia (154 km) della West Highland Way da Milngavie, vicino a Glasgow, a Fort William. Ispirata dalle sue esperienze racconta: 

🗣“Ho avuto le mestruazioni per tutto il tempo ed è stata una vera seccatura Il mio obiettivo è quello di risolvere il problema e dare alle persone la possibilità di uscire all’aria aperta quando hanno le mestruazioni”. Secondo Erin, le donne che si trovano in luoghi isolati potrebbero correre il rischio di infezioni del tratto urinario, shock tossico o infertilità a causa della scarsa igiene, quando non c’è accesso a bagni, impianti per lavarsi le mani o luoghi per smaltire i prodotti sanitari usati.

La ragazza ha dichiarato che il suo kit è pensato per chi pratica l’escursionismo, il kayak e per il personale militare, ma ha spiegato che, grazie anche al design a forma di fiaschetta, potrebbe interessare persino il pubblico femminile dei festival all’aperto, preoccupati di utilizzare i bagni chimici. Il kit contiene: una coppetta mestruale riutilizzabile, salviette antibatteriche, che consentono di pulire la coppetta in viaggio e un semplice erogatore che può essere utilizzato anche senza avere le mani pulite, quindi in situazioni in cui non è possibile accedere a servizi igienici o all’acqua corrente. 

L’ex studentessa della Napier University, laureata in Design del Prodotto, spera ora di lanciare il prodotto nel 2024: appassionata escursionista e ciclista è ora alla ricerca di finanziamenti per portare sul mercato il suo kit per l’igiene mestruale LU Innovations. Che è stato sviluppato con il sostegno di Converge, società di supporto per le università e gli istituti di ricerca che lavorano su nuovi prototipi.

#lucenews #mestruazioni #kitmestruale #ciclomestruale #designdelprodotto
  • “Ho fatto un film artigianale, maldestramente ispirato a una lettera di Elsa Morante, e dedicato a tutte le ‘cattive ragazze’, che cattive non sono, e che lottano in tutto il mondo: dall’Iran all’Afghanistan, ma anche in Svezia e in Umbria”.

Il corto “Le Pupille” di Alice Rohrwcher ha ricevuto ieri, 24 gennaio, una nomination agli Oscar per il miglior Live Action Short. La cerimonia finale si terrà a Los Angeles il 12 marzo.

La reazione e la gioia delle piccole protagoniste, della troupe e della regista✨

#lucenews #lucelanazione #lepupille #oscar2023
  • C’è anche un film italiano in corsa per gli Oscar. 

È il cortometraggio "Le pupille" diretto da Alice Rohrwacher, regista quarantunenne nata in Toscana, cresciuta nella campagna umbra, regista "artigianale", autodidatta, i cui film hanno già ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Le pupille è prodotto dal regista premio Oscar Alfonso Cuarón, ed è entrato nella cinquina delle pellicole in corsa per l’Oscar del Miglior cortometraggio.

"Dedico questa nomination alle “bambine cattive“, che cattive non sono affatto, e che sono in lotta ovunque nel mondo: in Iran, in Afghanistan, ma anche in Svezia e in Umbria. Mi auguro che, come nel mio cortometraggio, possano rompere la torta e condividerla fra loro". 

Si parla, infatti, nel film, di una torta. E di costrizioni, divieti, imposizioni, rigide regole da sovvertire. Il film prende spunto, dice la regista, da una lettera che nel dicembre 1971 la scrittrice Elsa Morante inviò all’amico giornalista e critico cinematografico Goffredo Fofi.

Nella lettera, la Morante racconta una storia avvenuta in un collegio di preti, negli anni del fascismo. Una decina di ragazzi si preparano al pranzo di Natale, scoprendo che a chiudere il pasto c’è un’enorme zuppa inglese. Ma il priore li invita a "fare un fioretto" a Gesù Bambino, rinunciando alla loro fetta di dolce. Qualcuno si ribellerà: un "bimbo cattivo". La lettera è pubblicata, col titolo di Pranzo di Natale, per le edizioni milanesi Henry Beyle, nel 2014.

Invitata da Cuarón a prendere parte a un progetto di corti per Disney+, Alice Rohrwacher ha scelto questa storia. Ma con un radicale cambiamento: ha trasformato i ragazzi in ragazzine, in "pupille", piccole orfane ospitate dalle suore. L’intransigente priora è interpretata dalla sorella della regista, Alba Rohrwacher. A portare la torta in convento è una eccentrica nobildonna che chiede – in cambio del dono – di pregare per l’uomo che la ha tradita e abbandonata.

È la prima volta, invece, che la regista riceve una nomination agli Oscar, e lo fa con una fiaba anarchica, un Canto di Natale "in rosa", rivoluzionario e al femminile.

L
  • Messaggi osceni, allusioni, avances in ufficio e ricatti sessuali. La forma più classica del sopruso in azienda, unita ai nuovi strumenti tecnologici nelle mani dei molestatori. Il movimento Me Too, nel 2017, squarciò il velo di silenzio sulle molestie sessuali subite dalle donne nel mondo del cinema e poi negli altri luoghi di lavoro. Cinque anni dopo, con in mezzo la pandemia che ha terremotato il mondo del lavoro, le donne continuano a subire abusi, che nella maggior parte dei casi restano nell’ombra.

«Sono pochissime le donne che denunciano – spiega Roberta Vaia, della segreteria milanese della Cisl – e nei casi più gravi preferiscono lasciare il lavoro. Il molestatore andrebbe allontanato dalla vittima ma nei contratti collettivi dei vari settori non è ancora prevista una sanzione disciplinare per chi si rende responsabile di molestie o di mobbing».

Un quadro sconfortante che emerge anche da una rilevazione realizzata dalla Cisl Lombardia, nel corso del 2022, su lavoratrici di diversi settori, attraverso un sondaggio distribuito in fabbriche, negozi e uffici della regione. Sono seimila le donne che hanno partecipato all’indagine, e il 44% ha dichiarato di aver subìto molestie o di «esserne stata testimone» nel corso della sua vita lavorativa.

A livello nazionale, secondo gli ultimi dati Istat, sono 1.404.000 le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’80,9% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro. Quasi nessuna ha denunciato il fatto alle forze dell’ordine: appena lo 0,7% delle vittime.

✍🏻di Andrea Gianni

#lucenews #istat #donne #molestie #lavoro #diritti
I cambiamenti climatici si studiano a scuola. A partire dal prossimo anno scolastico, lo stato del Connecticut imporrà lo studio del cambiamento climatico nelle scuole pubbliche come parte del curriculum scientifico. La novità segue le orme del New Jersey, che nel 2020 è diventato il primo Stato americano a imporre l’educazione al cambiamento climatico K-12 in tutti i distretti scolastici.
Lo stato del Connecticut imporrà lo studio del cambiamento climatico nelle scuole pubbliche come parte del curriculum scientifico
Lo stato del Connecticut imporrà lo studio del cambiamento climatico nelle scuole pubbliche come parte del curriculum scientifico
Attualmente, quasi il 90% delle scuole pubbliche del Connecticut include lo studio del cambiamento climatico nei propri programmi, tuttavia, rendendolo obbligatorio come parte della legge statale dai cinque ai dodici anni, l’educazione al clima diventerà effettivamente protetta dai tagli di bilancio e dalle opinioni politiche che negano il clima in un momento in cui l'istruzione negli Stati Uniti è diventata un serio campo di battaglia di guerra culturale. “La svolta conservatrice nel nostro paese spesso inizia da un livello molto iper-locale per l'istruzione. C'è questa spinta verso l’anti-intellettualismo, l’anti-scienza, l’anti-ragione, e non volevo che gli enti locali per l'istruzione avessero il potere di ribaltare il curriculum e dire: il cambiamento climatico è troppo politico” sono le parole rilasciate al “The Guardian” da Christine Palm, rappresentante dello Stato del Connecticut e vicepresidente della commissione per l’ambiente dell’assemblea generale. La donna ha avviato i suoi sforzi legislativi per approvare un mandato di educazione al clima già nel 2018. Attraverso vari sondaggi e petizioni, Palm ha scoperto che l’educazione al cambiamento climatico non viene insegnata affatto nelle scuole o non viene insegnata abbastanza. Così Palm ha continuato a presentare la sua legge sull'educazione climatica ogni anno negli ultimi quattro fino a quando non è stata finalmente inclusa nella legge sull'attuazione del bilancio statale. “Dobbiamo assolutamente affrontare il problema, che inizia quando i bambini sono molto piccoli. Dobbiamo dotarli degli strumenti per partecipare alla soluzione di un problema che non hanno contribuito a creare” ha dichiarato Palm.

Preoccupazioni dei giovani per la crisi climatica

Giovani attivisti per l'ambiente (Ansa)
Giovani attivisti per l'ambiente (Ansa)
Mentre il Connecticut si prepara per i cambiamenti curriculari del prossimo anno, gli esperti rimangono cauti sui modi per trasmettere informazioni sulla crisi climatica. Un sondaggio globale condotto lo scorso anno tra 10.000 bambini e giovani (tra i 16 e i 25 anni) in dieci paesi, inclusi gli Stati Uniti, ha rilevato che il 59% degli intervistati era molto o estremamente preoccupato per la crisi climatica. Oltre il 50% ha riferito di provare emozioni tra cui tristezza, ansia, rabbia, impotenza e senso di colpa. Il 75% degli intervistati ha affermato di ritenere che il futuro sia spaventoso. Con l’ansia legata al clima che si sta sempre più diffondendo tra i giovani, molti educatori sono preoccupati per metodi relativi all'insegnamento. “Occorre assicurarsi che i bambini ricevano non solo informazioni accurate ma anche informazioni piene di speranza. Dobbiamo assicurarci che i bambini apprendano le soluzioni, la creatività e la resilienza tanto quanto apprendono le cause e gli effetti” spiega Lauren Madden, educatrice scientifica e professoressa al College of New Jersey, al “The Guardian” ricordando che è fondamentale “una prospettiva basata sull’equità” quando “parliamo con i ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori”.
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